giovedì 30 ottobre 2014

FINALMENTE SI VEDE IL FASCISMO !!!

                                                                               


Finalmente si vede il fascismo
Sono sorpresa davvero! Non mi aspettavo tanto clamore per le manganellate che ieri hanno ferito quattro operai a Roma. Sorpresa e stupita, come se l'Italia fosse finalmente nell'era del disgelo. Come se fuori stagione arrivasse la primavera.
C'è chi oggi parla di fascismo come se fosse stato finalmente svelato l'ultimo dei segreti di Fatima. Sono così sorpresa che mi domando se non sia finito l'incantesimo malvagio che aveva addormentato bellamente gran parte del paese. Finalmente il fascismo lo vedono tutti e io non sono più visionaria.
Ovviamente son pure contenta che se ne parli, che s'intuisca finalmente che è ora di accettare una verità per troppo tempo ignorata: l'Italia è stretto nella morsa di un fascismo subdolo e codardo che non ha nemmeno il coraggio di ammettere se stesso.
A memoria ricordo il marzo del 2009, quando Roma i lavoratori del'Alcoa di Portovesme subirono lo stesso trattamento. Teste spaccate e lacrime. Era gente che perdeva il lavoro in una terra – la mia – che piano diventa deserto. Ma nel 2009 c'era ancora il debosciato figadipendente, ed era bello insultarlo dandogli del piduista, quasi fosse uno scherzo tra amici. Parlare di fascismo era impossibile, perché già il fascismo non esisteva più, cancellato dalla storia che era diventata un fatto vecchio, una "roba antica". "Dobbiamo superare le ideologie" era il diktat che spianava la strada al futuro.
Ma anche nel 2012, sebbene fosse cambiato il governo le teste dei lavoratori di Portovesme, vennero spaccate dai manganelli dello stato sempre più fascista. Un fascismo diverso, è vero, quello di Mario Monti, che aveva finalmente sdoganato il criminale potere economico, più serioso del precedente. Un potere diverso, disintossicato dalla figa che aveva a cuore solo l'interesse del padrone. Quelli che spaccarono le teste degli operai, furono chiamati "manganelli sobri", guidati dalla triade Passera, Fornero, Profumo. Banchieri, servi dei banchieri.
Oggi pur essendo tutto uguale a ieri, tutto è cambiato. Il fascismo è riuscito laddove nemmeno il primo burattino debosciato aveva fallito: la cancellazione della sinistra, e l'intento ormai raggiunto del partito unico. Il fascismo ha rubato i panni alla sinistra, ma son panni che vanno larghi mostrando il ridicolo che c'è in questo povero paese distrutto. Lo sciopero è vietato, manifestare sarà proibito.
Si esigono le scuse del governo che non tratterà mai con i sindacati, che le leggi le approva ancor prima di scriverle, che non ha più bisogno nemmeno di nascondersi dietro un angolo nel buio. E magari, tanto per continuar la pantomima e lasciare gli animi tranquilli, con costernazione sarà pronto anche a farle le sentire e calde scuse. "Ops… pensavamo voleste bloccare i treni, scusateci tanto, ma il posto di lavoro lo perderete ugualmente, perché così è deciso."
Sì, perché nonostante le teste spaccate e gli anni passati, pure l'Alcoa ha chiuso, e insieme alla fabbrica hanno chiuso intere città, svuotate della vita e della loro gioventù.
Rita Pani (ANTIFASCISTA)..................mi associo
Massimo Lorenzato (ANTIFASCISTA)

                                                                                                                       MAX

lunedì 20 ottobre 2014

SINODO: COLPA DELLA CATTIVA FILOSOFIA

SINODO: I VESCOVI SONO DIVISI?
COLPA DELLA CATTIVA FILOSOFIA
                                                                           
 
Molti si saranno chiesti come sia possibile che su questioni di tanta importanza per la dottrina e la fede cattolica i vescovi e i cardinali la pensino in modo tanto diverso. Questi giorni di Sinodo, infatti, lo hanno messo in evidenza in modo perfino fin troppo plateale. I sacramenti, il peccato, la grazia, il matrimonio… i fedeli rimangono colpiti nel constatare nei maestri e nelle guide opinioni tanto diverse su queste cose di non marginale importanza.
Vorrei qui cercare una spiegazione in un elemento che non è finora emerso granché nel dibattito attorno al Sinodo. Mi riferisco alle filosofie di riferimento, che cardinali e vescovi adoperano per affrontare le questioni teologiche. La Fides et ratio di san Giovanni Paolo II dice che non si fa teologia senza una filosofia e che se non si assume una filosofia vera e conforme alla fede si finisce per assumerne un’altra non vera e difforme dalla fede. In ogni caso una filosofia la si assume.
Quale filosofia hanno assunto cardinali e vescovi che ora intervengono su questi problemi nell’aula del Sinodo ed anche fuori? Quale filosofia hanno studiato e fatta propria lungo i loro studi e nelle loro letture? La filosofia è lo strumento di cui si avvale la teologia. Uno strumento però non neutro, dato che condiziona la stessa teologia, perché ne determina oggetto, metodo e linguaggio.
Non è lo stesso se Dio viene inteso come l’ “Esse Ipsum” di san Tommaso d’Aquino o un “Trascendentale esistenziale” come fa Karl Rahner (profeta dell'inversione antropologica). Non è lo stesso ammettere la dimensione ontologica della fede (la dimensione che fa della fede una questione relativa all’essere) oppure riconoscere in essa solo una dimensione fenomenologica od esistenziale. Avendo alle spalle schemi filosofici diversi, i vescovi e i cardinali affronteranno i problemi teologici, compresi quelli del Sinodo, in modo diverso. Karl Rahner diceva che il pluralismo filosofico e teologico, oltre ad essere irreversibile era anche corretto e auspicabile. La Fides et ratio diceva invece di no. Sono convinto che la maggior parte dei teologi ha preferito Rahner alla Fides et ratio. La confusione delle lingue in questi giorni del Sinodo sembra però dare ragione a quest’ultima.
La dimensione cattolica della fede richiede, a mio avviso, ma mi sembra anche ad avviso della Fides et Ratio, la dimensione ontologica. Se la “nuova creatura” che nasce dal Battesimo non appartiene ad un nuovo piano dell’essere, allora è una verniciatura esistenziale o sentimentale. Se, sposandosi, i due coniugi non danno vita ad una nuova realtà, sul piano dell’essere, realtà che non è la somma di 1 + 1 (ed infatti “saranno due in una carne sola”), allora il matrimonio potrà essere esistenzialmente rivisto, rifatto, ricelebrato, ricontrattato. Se c’è una realtà nuova – ripeto: sul piano dell’essere – non si potrà più sciogliere. L’unica cosa che si potrà fare sarà accertare se esiste o no, ma se esiste nessuno ci può più fare nulla. Per accertare se esiste si dovrà fare una indagine veritativa e non semplicemente pastorale o amministrativa. Se invece il matrimonio ha solo carattere fenomenologico o esistenziale, allora non c’è nessuna realtà da appurare e tutto può essere rivisto e rimanipolato.
A ben vedere, tutta la vita di fede, e non solo il sacramento del matrimonio, ha un aspetto ontologico. La situazione di peccato non è solo una questione esistenziale, ma è la morte spirituale dell’essere della nostra anima. Chi vive volutamente in peccato mortale è spiritualmente – ossia ontologicamente – morto. Se vediamo le cose in questo modo come si potrà, in questo stato, accedere alla comunione? Il sacramento della comunione ci immette realmente, ontologicamente, nella vita divina. Esso non è una cerimonia di socializzazione, un rito sentimental-esistenziale.
Il sacramento della confessione ha pure natura ontologica, perché risana l’anima gravata dal peccato, la fa rivivere. Non è una seduta psicoterapeutica. Le grazie che riceviamo nei sacramenti sono vita reale, vita divina.
L’ingresso nella Chiesa, col Battesimo, non è la partecipazione ad una associazione, ma l’accesso ad una nuova dimensione dell’essere, in cui superiamo noi stessi e partecipiamo della vita della Trinità. Quando San Paolo dice “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me” esprime questa novità ontologica della “nuova creatura”.
Quello che alcuni vescovi hanno detto dentro l’aula sinodale e ai microfoni dei giornalisti fuori dell’aula è conseguenza di quello che viene insegnato da molto tempo in molti seminari e studi teologici. Del resto, anche i vescovi non cadono dal cielo, ma hanno avuto dei maestri e sono stati educati in un certo contesto di cultura filosofica. Ora, se queste filosofie che si insegnano non sono conformi a quanto indica la Fides et ratio, è logico e conseguente che anche l’esame dei temi del matrimonio, del divorzio e della comunione venga deviato dalle attese della Fides et ratio.
Per esempio: se Dio è un “trascendentale esistenziale”, come afferma Karl Rahner, tutti ci siamo dentro, la coppia sposata, quella di fatto ed anche quella omosessuale. Non esistono gli atei, come non esistono i peccatori. Ci sarà solo un cammino per passare dall’essere cristiani anonimi all’essere cristiani nonimi; un cammino da fare insieme, senza escludere o condannare nessuna situazione particolare di vita, perché tutte possono essere un buon punto di partenza. Molti vescovi esprimono questa visione teologica che però riflette una particolare filosofia di tipo esistenzialista. Karl Rahner era allievo di Heidegger, non di san Tommaso. Quanti vescovi sanno di Rahner e non di san Tommaso?
 
 
                                                                                                                       Max

mercoledì 8 ottobre 2014

NEL NOME DEL CAMBIAMENTO: "UNA FARSA"

"C’è la prevenzione. Ma le sanzioni sono poco chiare o del tutto assenti. La separazione tra interessi privati e pubblici non è efficace, e si considera il conflitto solo per le cariche di governo. Dimenticando i parlamentari e soprattutto il presidente della Repubblica. L’incompatibilità a posteriori? Totalmente assente. Silvio Berlusconi? Ancora una volta potrebbe salvarsi. Matteo Colaninno o Alberto Bombassei? Nemmeno presi in considerazione". Questo governo riesce ad essere impositivo sui diritti ai gay (vedi Alfano), ma non riesce a combinare nulla su corruzione ed evasione. E rimaniamo in attesa della svolta buona. Ancora ieri sera ad Otto e mezzo, la parlamentare Moretti spiegava come il TFR fosse un'operazione di restituizone di soldi agli italiani. Al chè, il direttore de Il fatto Padellaro, scuotendo la testa, cercava di spiegare che sono soldi già dei dipendenti. Ma non importa, nella democrazia governata dalla televisione vince chi fa lo spot più efficace. Che intorta più gli italiani. Ma ora, la mission più difficile è intortare l'Europa, l'Ocse, con lo "scalpo" dell'articolo 18, che verrà discusso oggi in Senato. Con decretazione d'urgenza. Perché è urgente riformare per l'ennesima volta il lavoro e usare questa come vessillo da sbandierare in Europa. Un po' come la bandiera dell'Isis che sventola sulla cima al monte Kobane. Che forse dovrebbe preoccuparci un poì di più dei rigori della juve, del TFR e dei gufi nostrani. Che si sono sciolti come neve al sole alle prime minacce. Sia dentro FI (è bastata una minaccia a Fitto) che dentro la ditta del PD. Ottobre sarà il mese più lungo per l'Italia e per Renzi. La manovra, il lavoro, l'Europa, i conti, i vescovi. La difficoltà nel trovare nuovi spot e nuovi nemici su cui distogliere l'attenzione. MAX