martedì 17 marzo 2015

DALLA TOSCANA........ALL'AMERICA

DALLA MASSONERIA TOSCANA A QUELLA NEWYORKESE................

RENZI: DALLA MASSONERIA TOSCANA ALLA SUPER-LOGGIA NEWYORKESE. IL GRAN MAESTRO GIOELE MAGALDI VUOTA IL SACCO
 Intervistato da Popoff, il Gran Maestro Gioele Magaldi svela i legami del presidente del consiglio non solo con la massoneria italiana, ma anche con quella mondiale.
Matteo Renzi non è nuovo ad ambienti della massoneria. Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente democratico e iniziato nella superloggia “Thomas Paine”, racconta a Popoff che, prima di diventare presidente del consiglio, Renzi aveva avuto a che fare con «piccole trame toscane, gestite con il supporto del massone Denis Verdini». Ma questo non basta. Non è quello di cui ha bisogno per entrare a far parte dei veri circoli di potere. «Renzi si sta molto agitando in questa prospettiva. Sa che soltanto essendo ammesso a tali consessi potrà contare davvero qualcosa», spiega Magaldi. E svela i retroscena dell’incontro segreto con Richard Nathan Haass, Maestro Venerabile della superloggia “Leviathan”, avvenuto a New York lo scorso settembre. In tale occasione, Renzi avrebbe richiesto l’affiliazione proprio alla “Leviathan”.
Nel suo libro “Massoni – Società a responsabilità illimitata”, il primo volume di una trilogia, parla di Matteo Renzi come di un aspirante massone. Quali sono gli elementi che lo identificano come tale?
Renzi si sta molto agitando in questa prospettiva, per soddisfare l’ambizione di entrare nelle vere cabine di regia per l’Italia e per l’Europa. L’attuale premier italiano sa bene che, fintanto che non gli siano aperti certi templi, la sua posizione personale sarà piuttosto precaria e subordinata a progetti più grandi di lui. Così, egli vorrebbe cooperare direttamente, da pari a pari, con chi delinea veramente le sceneggiature che poi vengono recitate dai vari frontmen politici o, per meglio dire, politicanti. Renzi non desidera, insomma, essere iniziato nel Grande Oriente d’Italia o in qualche altra comunione ordinaria della Penisola. Punta molto più in alto. Preferibilmente ad una delle Ur-Lodges (superlogge sovranazionali, nda) della rete di Mario Draghi (“Three Eyes”, “Edmund Burke”, “Pan-Europa”, “Compass Star-Rose”, “Der Ring”). Ma sarebbe molto felice, in alternativa, anche di essere affiliato alla “Leviathan”, grazie ai buoni uffici di Richard Nathan Haass, oppure alla “White Eagle” e/o alla “Hathor Pentalpha”, mediante il massone Michael Leeden.
A proposito di Richard Nathan Haass, presidente del Council on Foreign Relations di New York, qual è il suo ruolo nel mondo della massoneria?
È massone da moltissimi anni. Attualmente, è il Maestro Venerabile della Ur-Lodge “Leviathan”, fondata nel 1910 e rifondata nel 1918, a composizione prevalentemente angloamericana, con intenzionalità liberali sia di destra che di sinistra. Tale loggia figura tra le massime promotrici dell’istituzione, nel 1920, del Riia, Royal Institute of International Affairs e, nel 1921, del Cfr, Council on Foreign Relations. Nel 1965 ebbe una decisa svolta conservatrice e neoaristocratica.

LA SEDE DEL COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS A NEW YORK, UN ISTITUTO PARA MASSONICO STATUNITENSE, DOVE RENZI HA TENUTO UN DISCORSO LO SCORSO 24 SETTEMBRE.

Durante la sua visita negli Stati Uniti, lo scorso settembre, Matteo Renzi ha tenuto un discorso proprio al Council on Foreign Relations. Nel suo libro, lei sostiene che, poi, ci sia stato un incontro privato tra Renzi e Haass. Che tipo di rapporti intercorrono tra i due?
Di grande cordialità e interesse reciproco. A Renzi serve un’affiliazione diretta e pesante in una delle Ur-Lodges del circuito neoaristocratico. Ad Haass non dispiacerebbe avere un ascendente forte, quasi come un mentore, sull’attuale presidente del consiglio italiano in carica. Ma, naturalmente, Haass non può decidere da solo. E non tutti, all’interno della “Leviathan”, sono d’accordo nell’accordare un ingresso alla loro officina ad un personaggio che, per il momento, è stato respinto e messo in stand-by da liberi muratori del calibro di Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Angela Merkel e Wolfgang Schaüble (ministro delle finanze del secondo governo Merkel, nda).
A chi era nota la notizia di questo incontro privato?
A tutti gli addetti ai lavori del back o high-office del potere, ma era trapelata anche presso giornalisti e politici profani. Le fonti sono molteplici, e hanno a che vedere con i rispettivi staff di Haass e Renzi. Io l’ho saputo da un altro membro della “Leviathan”.
Quali sono gli interessi di Renzi nell’entrare a far parte di una Ur-Lodge sovranazionale?
Renzi sa che soltanto essendo ammesso a tali consessi potrà contare davvero qualcosa, sullo scenario europeo e internazionale.
Prima di diventare presidente del consiglio, Renzi aveva mai avuto rapporti con la massoneria?
Piccole trame toscane, gestite con il supporto del massone Denis Verdini e del non massone Tiziano Renzi, suo padre, comunque in rapporti di vicinanza a diverse realtà latomistiche (massoniche, na) locali.
Lei, Magaldi, fa parte di una Ur-Lodge?
Io sono stato iniziato nel 2010 nella più antica Ur-Lodge esistente, la “Thomas Paine”, fondata già nel 1849. Tra i suoi primi membri annoverava personaggi del calibro di John Stuart Mill,, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Victor Hugo. In seguito, avrebbe contato tra le sue fila massoni del calibro di John Maynard Keynes, William Beveridge, Franklin Delano Roosevelt, Eleanor Roosevelt, George Marshall, Mahatma Gandhi, Nelson Mandela, e altri). Radicata originariamente soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia e poi operante a livello globale, sino in Estremo Oriente. Mi sono messo in sonno di recente da questa prestigiosa loggia progressista, anche perché, insieme ad altri fratelli dell’establishment latomistico internazionale, abbiamo intenzione di dar vita prestissimo alla superloggia “Paine de Gouges”, che sarà la prima Ur-Lodge non segreta al mondo. Si tratterà di una super-officina iper-selettiva come tutte le sue consorelle, ma limpida, solare e manifesta nei suoi rapporti con l’opinione pubblica e la società civile e politica.
Mai paura di raccontare la verità
 
                                                                                                                        Max

sabato 14 marzo 2015

ASSOLTO O NO........BERLUSCONI RESTA BERLUSCONI

QUESTA MAGISTRATURA PIACE A SILVIO !!!!!!


Se la gode, Super Silvio. E intorno a lui, manco a dirlo, se la godono altrettanto i suoi cortigiani e i suoi fan. La Cassazione, la cosiddetta “Suprema Corte”, ha confermato la sentenza di appello che nel luglio dell’anno scorso aveva assolto l’ex Cavaliere dai reati di concussione e prostituzione minorile, nell’ambito dell’arcinoto Rubygate, e adesso tutti loro sono euforizzati come non accadeva da anni. Lo scampato pericolo li entusiasma, li ringalluzzisce, li inebria. Fino a fargli travisare completamente la realtà, sia giudiziaria che politica.
La reazione corretta dovrebbe essere quella del basso profilo. Festeggiamenti privati, o quasi, nella consapevolezza che il verdetto è quello che è, ossia una scappatoia in extremis che non nega i comportamenti scabrosi dell’imputato ma li considera, bontà sua, non rilevanti sul piano penale. Invece, dal capintesta in giù, eccoli lì a straparlare ovunque e ad atteggiarsi a parte lesa. A povere vittime, non solo incolpevoli in senso processuale ma addirittura sul piano etico, che per anni e anni sono state perseguite in maniera tanto ingiustificata quanto accanita e che ora, perciò, hanno diritto a ogni sorta di rivalsa.
L’idea, anzi la pretesa, è attribuire a questa singola assoluzione un valore onnicomprensivo, che ripulisca Berlusconi di ogni precedente addebito e lo legittimi, all’opposto, come il campione dei cittadini onesti che vengono tiranneggiati in modo subdolo e arbitrario. Il ragionamento, si fa per dire, poggia su un sillogismo sbilenco e ributtante: siccome è stata riconosciuta l’infondatezza di questo gravissimo impianto accusatorio – che mettendo insieme l’abuso di potere istituzionale e l’illegalità/immoralità della condotta privata screditava completamente il leader di Forza Italia, inchiodandolo a un’immagine corrotta e delinquenziale sia come governante che come persona – allora vanno ritenuti parimenti immotivati qualsiasi altra contestazione o sospetto di analoghe bassezze, sia per il passato che per l’avvenire.
Alé: il rito dell’ordalia si è compiuto e il volere di Dio si è palesato. San Silvio Martire è stato sottratto, finalmente, al pubblico ludibrio, e restituito alla gloria che gli compete. Per cui si può tornare, evviva, a onorarlo come merita. Egli stesso, che dell’autocelebrazione ha un bisogno smodato e quasi incontrollabile, si è precipitato a rivendicare la legittimazione perduta, o quantomeno assai appannata, e a ergersi a demiurgo di una futura rinascita nazionale: «Archiviata anche questa triste pagina, sono di nuovo in campo per costruire, con Forza Italia e con il centrodestra, un'Italia migliore, più giusta e più libera».
In effetti, e al di là della grottesca promessa di migliorare il Paese (si è visto come è andata quando ha avuto in mano le leve del comando, per un totale di quasi dieci anni da capo del governo), l’affermazione è a dir poco prematura. La sua incandidabilità, che nel novembre 2013 ne ha comportato la decadenza da senatore, dipende dalla condanna definitiva per frode fiscale e perdurerà fino al 2019. A meno che la Corte Europea di Strasburgo non gli dia ragione, riconoscendo che tali misure sono illegittime per il fatto che si basano sull’applicazione retroattiva della legge Severino, la situazione è questa e questa rimane.
Berlusconi lo sa benissimo, ovviamente. Ma sa ancora meglio che la propaganda è cosa ben diversa dalla verità. Ancora una volta, quindi, si affretta a scommettere sui difetti e sulle debolezze altrui: di qua la credulità di quegli elettori del centrodestra che non vedono l’ora di riaverlo come totem da osannare, per poi sentirsi a loro volta vincenti e autorizzati a coltivare qualsiasi egoismo e qualunque rozzezza; di là, l’opportunismo dei “professionisti del consenso” che si sono ingrassati all’ombra di Forza Italia e dintorni, e che dopo tre anni di fortissime turbolenze sperano di ritrovare il loro leader-benefattore, così da tornare in auge o assicurarsi, se non altro, un’ulteriore stagione di vantaggi e privilegi.
Il cinismo di alcuni, la stupidità di altri, la meschinità di entrambi. Un groviglio di interessi materiali e di smanie personalistiche. Guarda caso, le stesse identiche espressioni che si potrebbero usare per l’holding renziana.

                                                                    Max

martedì 3 marzo 2015

CHI SONO I VERI PADRONI DEL MONDO............

I veri padroni del mondo

Multinazionali, società, giornali, partiti politici, fondazioni e così via. Ecco a voi i veri padroni del mondo e la loro fitta "ragnatela di controllo".


Clicca l'immagine per ingrandirla.




Avete letto chi c'è al centro? Il Club Bilderberg, ovviamente...


Ecco un'intervista a Domenico Moro, autore di "Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo":


Franco Bernabè, Tommaso Padoa-Schioppa, Mario Monti, John Elkan, Mario Draghi, Paolo Scaroni, Alfredo Ambrosetti, Gianni Riotta, Domenico Siniscalco, Rodolfo De Benedetti, Fulvio Conti (vice presidente della Confindustria), Corrado Passera, Giulio Tremonti, Paolo Fresco, Gabriele Galateri di Genola, Ferruccio De Bortoli, Marco Tronchetti-Provera, Romano Prodi, Enrico Letta, Gian Maria Gros, Ignazio Visco. Sono solo alcuni dei membri italiani del Bilderberg Club, un’organizzazione che raggruppa l’élite internazionale, quell’1% della popolazione mondiale che detiene il 46% della ricchezza del globo. «Per il Bilderberg sono passati tutti i ministri delle finanze dei governi italiani degli ultimi 13 anni e due governatori della Banca d’Italia», documenta Domenico Moro, autore del libro Club Bilderberg: gli uomini che comandano il mondo. Un testo che tratta un argomento oscuro con approccio scientifico. Abbiamo incontrato Moro alla presentazione del libro a Verona e ci ha rilasciato questa intervista.
Cos’è il Club Bilderberg e cos’è la Trilateral?
Il Club Bilderberg e la Commissione Trilaterale sono le due più importanti organizzazioni della classe capitalistica transnazionale, ovvero lo strato superiore del capitalismo mondiale. I loro incontri annuali mettono in contatto i vertici del mondo economico (multinazionali industriali e banche internazionali), con i vertici del mondo politico e istituzionale (capi di Stato e di governo, ministri economici, commissari europei, responsabili delle banche centrali) e del mondo culturale (think tank, università, fondazioni e centri di studio). Il Club Bilderberg, nato nel 1954, ha un carattere “atlantico”, riunendo personalità che provengono da Usa, Canada ed Europa occidentale. La Trilaterale nasce nel 1973 come filiazione del Bilderberg, con l’intento di allargare la partecipazione alle élite capitalistiche non occidentali, prima al Giappone e poi ad altri Stati come la Corea del Sud, l’Indonesia, l’Australia, il Messico. L’importanza delle due organizzazioni è testimoniata dal fatto che numerosi primi ministri e alti burocrati italiani ed europei, prima di diventare tali, hanno ricevuto una sorta di imprimatur dai due gruppi o ne sono stati dirigenti. Ad esempio, Tommaso Padoa-Schioppa, Giulio Tremonti, e Mario Draghi hanno partecipato agli incontri annuali del Bilderberg, mentre Romano Prodi e Mario Monti hanno fatto parte del suo comitato direttivo. Enrico Letta è stato dirigente della Trilaterale e l’anno prima di essere nominato premier partecipò all’incontro del Bilderberg.
Quali sono i propositi di queste organizzazioni e attraverso quali mezzi li perseguono?
L’obiettivo iniziale del Bilderberg era coordinare le élite delle due sponde dell’Atlantico al duplice scopo di rafforzare la loro integrazione economica e la lotta contro l’Urss e i partiti comunisti occidentali. La Trilaterale, invece, nasce come risposta al declino dell’egemonia capitalistica, soprattutto del suo centro statunitense, a seguito delle lotte studentesche e operaie nei Paesi avanzati e delle lotte di liberazione nel Terzo mondo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ‘70. È significativo che la Trilaterale metta da subito al centro dei suoi lavori la “crisi della democrazia”, intesa come “eccesso di partecipazione” delle masse popolari alla vita politica. L’obiettivo generale di queste organizzazioni era ed è favorire l’accumulazione di capitale mediante la realizzazione di un mercato mondiale ad egemonia Usa ed Europea occidentale. I mezzi principali sono, sul piano istituzionale, l’affermazione di una forma di democrazia oligarchica basata sulla prevalenza dei governi sui parlamenti, e sul piano economico, il ritiro dello Stato dall’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari e del mercato del lavoro, le privatizzazioni e la riduzione dello Stato sociale. Anche l’unificazione europea e l’euro sono stati uno strumento per bypassare i parlamenti nazionali e attuare politiche economiche draconiane altrimenti inapplicabili.
La copertina del libro recita «Gli uomini che comandano il mondo». È così? Quanto c’è di vero, quanto c’è di plausibile e quanto c’è di fantasioso nelle teorie complottistiche che riguardano il Bilderberg? C’è una relazione con le logge massoniche?
Le cosiddette “teorie del complotto” tendono a semplificare la questione del rapporto tra élite, società e Stato. Il Bilderberg e la Trilaterale influenzano pesantemente e in modo non trasparente le vicende degli Stati e dei popoli. Ciò, però, non avviene tanto mediante oscuri complotti, quanto mediante l’elaborazione di linee guida strategiche che successivamente vengono implementate a livello nazionale e sovrannazionale. Tale implementazione si realizza grazie al coinvolgimento diretto dei vertici della politica mediante la loro integrazione con i vertici economici in organizzazioni internazionali come il Bilderberg e la Trilaterale. In effetti, l’élite politica è essa stessa parte della classe borghese transnazionale, visto che i suoi membri, attraverso il sistema delle “porte girevoli”, passano con disinvoltura dai consigli d’amministrazione delle multinazionali e delle grandi banche ai consigli dei ministri o alla Commissione europea e alla Bce nonché alle università d’élite e ai think tank e viceversa, come nel caso di Draghi, Monti, Trichet, Prodi, ecc. Si tratta di un tipo di corruzione che produce effetti più gravi dei cosiddetti “costi delle politica” e delle ruberie personali continuamente denunciate dai media, perché si sostanzia nella sottomissione degli interessi generali a quelli particolari di una ristretta élite. È in questo modo che si produce il degrado della vita democratica interna dei partiti, il quale favorisce il diffondersi degli sprechi e della corruzione personale. Con la Massoneria ci sono analogie e contatti. La Massoneria, come il Bilderberg, è una organizzazione che riunisce in maniera “riservata” i vari settori delle élite borghesi. Inoltre, ci sono stati frequentatori del Bilderberg di cui è assodata l’appartenenza alla Massoneria, come nel caso di Vittorio Valletta, per molti anni amministratore delegato della Fiat.

L’hotel dove nacque il gruppo nel 1954 (Fonte www.theglobalistreport.com)
Quali sono i mass media attraverso i quali il Bilderberg agisce?
Uno dei settori industriali maggiormente presenti al Bilderberg è quello dei media, che rappresenta oltre il 10 per cento degli invitati agli ultimi tre incontri. Sono molti i tycoon e i dirigenti dei grandi gruppi del settore che intervengono alle riunioni, come gli editori di network televisivi e di quotidiani prestigiosi come El PaisLe MondeThe Washington Post, ecc. Numerosa è anche la presenza di saggisti e giornalisti che hanno un ruolo importante di opinion makers a livello nazionale e internazionale. In particolare, va segnalata la partecipazione di The Economist, organo semiufficiale del Bilderberg, nel cui consiglio d’amministrazione siedono esponenti del capitalismo internazionale come i Rothschild e gli Agnelli. La ragione della forte presenza dei media sta nel fatto che questi hanno un ruolo centrale nel preparare il terreno presso l’opinione pubblica, in modo da permettere ai politici di far passare quelle linee strategiche di politica economica e istituzionale di cui ho parlato.
Quanto ha influito e quanto influisce il Bilderberg sulla politica internazionale? 
I meccanismi che ho sommariamente descritto sopra e che vengono analizzati in dettaglio nel mio libro permettono allo strato superiore del capitale internazionale di esercitare, per dirla con Gramsci, una sottile e pervasiva forma di egemonia sulle società occidentali, basata sulla manipolazione del consenso. Sotto molti aspetti tale egemonia si è realizzata in pieno. Nel corso degli ultimi trent’anni gli obiettivi definiti nel documento della Trilaterale “La Crisi della democrazia” si sono realizzati. Tra di essi l’affermazione del neoliberismo, del mercato autoregolato, nonché la stessa globalizzazione. Tuttavia, non è stato realizzato alcun Nuovo ordine mondiale governato dell’élite internazionale. Le politiche del Bilderberg non sono in grado di annullare ed anzi hanno accentuato le contraddizioni del capitalismo, che porta con sé crisi, squilibri e sperequazioni. Ciò determina guerre e conflitti endemici che hanno aperto una nuova fase di caos che si prospetta essere assai lunga.

(Fonte www.somethinelse.com)
E in Italia? Quali sono i soggetti politici che più perseguono le teorie neoliberiste del club Bilderberg? 
L’Italia è uno dei Paesi occidentali dove le linee guida espresse dal Bilderberg e dalla Trilaterale sono state maggiormente applicate. Il processo di separazione dello Stato dall’economia, attraverso le privatizzazioni, è stato più accentuato che altrove, e le conseguenze più devastanti perché il ruolo ricoperto dallo Stato era più importante. L’Italia ha attraversato anche un processo di riduzione dell’”eccesso di democrazia”, mediante il prevalere dell’esecutivo sul Parlamento, il cui ruolo ne è risultato sempre più svilito. Questo, insieme alle leggi elettorali maggioritarie, al bipolarismo e alle modifiche della Costituzione, che hanno reso sempre più simili gli orientamenti di fondo di centro-destra e centro-sinistra, ha indebolito la capacità di rappresentare la società da parte della politica e dei partiti. In particolare, il centro-sinistra, i cui maggiori esponenti hanno frequentato il Bilderberg e la Trilaterale molto più di quelli di centro-destra, ed il Pd si sono fatti espressione più coerente delle tendenze “riformistiche” in Italia, tanto che The Economist ha appoggiato Bersani alle ultime elezioni. Lo svilimento della forma di governo parlamentare ha raggiunto il suo apice con i governi delle larghe intese prima di Monti e poi di Enrico Letta, entrambi voluti dal Presidente Napolitano, il quale si è fatto garante del rispetto dei trattati e dei vincoli di bilancio europei. Del resto, Napolitano al momento della nomina di Letta, ha addotto come una delle ragioni della sua scelta la frequentazione da parte di Letta di «importanti sedi di discussione internazionale», vale a dire il Bilderberg e la Trilaterale. Per concludere, l’Unione Europea e ancor di più l’unione monetaria europea, come auspicava la Trilaterale negli anni ’70, sono state uno strumento fondamentale per combattere l’”eccesso di democrazia”, imponendo con il “ce lo chiede l’Europa” quelle scelte economiche e politiche che altrimenti non sarebbero passate.
Sembra che la lotta di classe sia stata presa molto sul serio, ma solo dalla classe capitalistica. 
Il problema sta nel fatto che la classe capitalistica è fortemente interconnessa e organizzata a livello internazionale, ha una coscienza dei suoi interessi complessivi molto alta e si è integrata con il personale politico e burocratico di vertice. Viceversa, i lavoratori salariati sono divisi non solo a livello internazionale – un limite gravissimo dati i processi di globalizzazione – ma anche nazionale. Inoltre, non hanno una coscienza chiara dei propri interessi ed obiettivi generali e non hanno appoggi dentro lo Stato. Tale condizione pone i lavoratori in una situazione di netta inferiorità. Tuttavia, non è vero che non ci sia una lotta di classe anche da parte dei salariati e delle altre classi subalterne. Si tratta, però, di una lotta frammentata e che si indirizza verso obiettivi parziali e qualche volta fuorvianti, come appunto la rivolta contro “la casta”. Manca una autonomia culturale, politica e organizzativa, che permetta di ricollegare le varie lotte e dargli obiettivi politici complessivi. Come affrontare questa situazione? Per iniziare, bisogna capire la nuova realtà che ci circonda e per farlo è essenziale studiare le basi economiche della classe borghese transnazionale ed i meccanismi attraverso cui riproduce la sua egemonia sulla società. E soprattutto è necessario studiare nello specifico come la democrazia parlamentare si stia trasformando in una democrazia oligarchica. È proprio in questa direzione che, con il mio libro, ho voluto dare un contributo che spero possa essere utile.







                                                                                                                                                Max