giovedì 28 dicembre 2017

NON CREDERE A BERLUSCONI..............."UN DOVERE"!!!!



                                                                        



E' cominciata la campagna elettorale, nessun pentimento per quei 1000 politici di Roma, una schifezza unica..... e qui sono costretto obiettivamente dar ragione persino a Feltri che definisce “la peggior legislatura di sempre”.....ma Berlusconi comincia subito con il sistema acchiappaconsensi, con i suoi sogni impossibili da “realizzare", l'economista Francesco Daveri scrive che quello che dice è "propaganda elettorale"
"Come si fa a dire che i sogni non sono belli? Tutti vorremmo realizzarli ma l'agenda di Berlusconi prevede maggiori spese e minori entrare". Secondo l'economista Francesco Daveri, professore di macroeconomica all'Università Bocconi di Milano, qualcosa non quadra nelle proposte lanciate dal leader di Forza Italia che vorrebbe inserire in Italia un 'Reddito di dignità'. Una misura drastica per far fronte all'emergenza della povertà garantendo a tutti almeno mille euro al mese, pensionati compresi. Inoltre l'ex premier propone uno sgravio fiscale totale per quelle aziende che assumono giovani con contratto di apprendistato o di primo impiego per tre anni. E infine agevolazioni fiscali anche per chi si prende cura di un animale domestico.

"Tutte queste – spiega il professore Daveri - sono misure che presumibilmente aumenteranno il deficit pubblico ma di quanto è difficile a dirsi. Sembra di essere davanti a un altro giro di promesse elettorali per le cui coperture ci si preoccuperà solo una volta vinte le elezioni dando poi la colpa agli altri componenti della coalizione quando non si realizzeranno". Tuttavia, spiega ancora l'esperto, sulla carta" si tratta di buonsenso, che vanno nella direzione della coesione sociale. Chi può essere contrario al reddito di dignità? Ma Berlusconi non ha indicato i mezzi per realizzarlo. La spesa pubblica ha dei costi, l'alternativa sarebbe andare in Europa a rinegoziare i trattati e chiedere di aumentare il deficit, ma non la ritengo la giusta via".

Sta di fatto che Berlusconi con questa idea del Reddito di dignità, che si ispira all'imposta negativa sul reddito lanciata dal premier Nobel americano Milton Friedman, prova a scavalcare il Movimento 5 Stelle con il loro "reddito di cittadinanza". Tanto che i grillini replicano parlando di "fotocopiatrice impazzita" e Luigi Di Maio aggiunge: "Ci ha copiato"."Berlusconi abusa della parola 'Reddito di dignità' che era il nome la campagna promossa da Libera-Gruppo Abele alla quale il Movimento 5 Stelle ha aderito – ricordano Pesco, Moronese e Catalfo - mentre non c'è mai stata nessuna adesione da parte di Forza Italia. Se il condannato per frode fiscale Berlusconi vuole fare una cosa dignitosa la smetta di prendere in giro gli italiani".

Dai possibili alleati, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per adesso tutto tace, mentre il Pd rivendica il "reddito di inclusione dei governi Renzi e Gentiloni, prima misura universale di contrasto alla povertà". Il responsabile Welfare Giovanni Lattanzi in una nota ricorda che sono stati "messi oltre 2 miliardi per il 2018. La nostra misura - osserva - supera il mero assistenzialismo, mettendo al centro la persona".

Nel dettaglio va invece Stefano Fassina esponente di Liberi e Uguali, che facendo un rapido calcolo tira le somme: "Reddito di dignità per portare tutti a 1000 euro al mese, senza specificare se è richiesto lavorare o se ne possa comodamente fare a meno; pensioni innalzate fine a 1000 euro al mese, estese anche alle casalinghe; decontribuzione totale per giovani neo-assunti, in continuita' con l'inutile intervento da 20 miliardi del Governo Renzi nel 2015; una pioggia di agevolazioni fiscali, come nelle ultime Leggi di Bilancio renziane e gentiloniane. Poi, ovviamente, la cancellazione della Legge Fornero e la Flat tax. Insomma, più spesa e meno tasse per tutti, nell'ordine del centinaio di miliardi all'anno". Viene stimato dunque un centinaio di miliardi di euro all'anno, ammesso che un calcolo sia possibile farlo.

Come sempre le falsita' esaltano gli italiani troppo creduloni con questi politici 

                                                                                                          
                                                                                                                        Max

lunedì 18 dicembre 2017

UN ANTIFASCISMO CHE PUZZA DI FASCISMO!!!!

Un antifascismo che puzza di fascismo
                                                                                     



Un pò di chiarezza? Ricapitoliamo: dopo il blitz dei neonazisti di Como della scorsa settimana, oggi PD, MDP, CGIL, Sinistra Italiana e Campo Progressista hanno fatto, tutti insieme e proprio lì, una “manifestazione antifascista istituzionale” a cui hanno aderito Boldrini, D’Alema e Veltroni. Il corteo indetto dagli studenti comaschi è stato, invece, negato dalla Questura locale.
Ecco servito il nuovo “antifascismo istituzionale” che segue l’appello accorato di Walter l’amerikanissimo contro l’ ”onda nera” che sta infestando l’Europa ma che serve, in realtà, a tirare fuori il PD dal cul-de-sac in cui l’ha spinto quel testone di Renzi.
Prova ne è il fatto che questi antifascisti dell’ultima ora nulla hanno da obbiettare se, alle realtà sociali e politiche che vengono continuamente minacciate ed aggredite dai fascisti e che praticano il proprio antifascismo militante, viene vietato di manifestare. D’altronde, come potrebbero se, poi, quel genere di disposizioni a Prefetti e questure le danno proprio loro?
«Nulla di peggio del fascismo degli antifascisti» scrisse Pier Paolo Pasolini sulle pagine del Corriere della Sera, il 16 luglio 1974, in “Scritti Corsari”. Una profezia che suona più che mai attuale se è vero che quest’ “antifascismo istituzionale” ci ricorda, così tanto, quell’“antifascismo” che servì da alibi perfetto, ad un Partito Comunista Italiano ormai completamente imballato nel compromesso storico, per annientare tutto ciò che stava alla sua sinistra e per far fuori, definitivamente, l’intero movimento di classe negli anni settanta.
Così, oggi, questo “antifascismo istituzionale” fa il paio con la riduzione in schiavitù del lavoro messo in atto con la copertura dei sindacati complici; con i tentativi di compressione del diritto di sciopero e della rapprensentanza sindacale; con le politiche securitarie e del “decoro” che colpiscono nuovi poveri e migranti; con l’imposizione fascista ai territori ed alle popolazioni locali di quelle “grandi opere” che fanno grandi solo i profitti di mafie e consorterie amiche(vedi TAV e TAP).
E non è stato proprio un caso se quest’estate il ministro Minniti ha raccolto un’ovazione alla “festa Atreiu”, organizzata da Giorgia Meloni. “In quella platea che festeggiava Italo Balbo – che lì celebrano come trasvolatore, ma che noi ricordiamo come feroce e vile squadrista sconfitto a Parma dagli Arditi del Popolo di Picelli – il ministro di polizia, lo sbirro, ha trovato la sua sede naturale” sottolineò Giorgio Cremaschi durante il convegno di Bologna dello scorso settembre promosso da Eurostop e convocato proprio per aprire un confronto sulle azioni da mettere in campo per difendere l’agibilità politica e democratica nel nostro paese, minacciata dal modello repressivo incarnato dall’azione delle Leggi Minniti-Orlando
Se è da temere questo rigurgito neo-fascista, non di meno, è da temere questo “antifascismo istituzionale” che salta fuori a qualche mese dalle elezioni e che viene confusamente agitato proprio da chi sta devastando la vita sociale e politica mentre non ha nemmeno il coraggio di approvare una legge minima di civiltà qual’è lo “Ius Soli” proprio perchè è da un pezzo che sta correndo dietro le parole d’ordine della destra più infame.
Questo è uno di quei casi in cui mi ritorna in mente, ossessivamente, una frase, di paternità incerta – da alcuni attribuita a Mino Maccari e da altri ad Ennio Flaiano – che dice, pressapoco, così: “i fascisti si sono sempre divisi in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”
L'antifascismo è la realtà della storia. STOP

                                                                                                              Max


domenica 5 novembre 2017

DEPRAVATI........NESSUN ALTRO GIUDIZIO!!


                                                                             


Il leader di Fn Roberto Fiore e il business delle opere d'arte. Non solo società che fatturano milioni, intestate a giovani militanti del movimento senza uno straccio di competenza. Fiore e due esponenti di peso di Fn, Giovanni Maria Camillacci, titolare di diverse coop nere per la cura del verde e Luca Mancinotti, ex sediario di papa Benedetto XVI con una sfilza di precedenti di polizia alle spalle, cercano anche di mediare nella vendita di un antico quadro di Gauguin.

Così, il 21 ottobre 2014, i tre si avventurano in una trattativa per piazzare un'opera del pittore francese a cui è interessata una famiglia americana. L'incarico ai tre viene affidato da un privato. Il quadro è un'opera del pittore francese, rubata a Londra, ritrovata nel 1974 a Torino nell'ufficio oggetti smarriti della stazione ferroviaria. All'epoca acquistata all'asta per 45mila euro da un operaio della Fiat. Il valore, 40 anni dopo, è di 5 milioni di euro. "Hanno offerto un milione e otto quelli no?", chiede Camillacci a Fiore al telefono. "Sì lo so, un milione e ottocentocinquanta, il problema è quella documentazione". "Mo' arriva - lo rassicura il fidato militante - noi gli diciamo che ci riserviamo trenta giorni per darvi una risposta. Gli diciamo, sentiamo i proprietaru e sentiamo se è ok, poi secondo me questi se lo comprano pure senza pratica ".

MUSEO DEL BAHRAIN
I due delfini del leader forzanovista, Camillacci e Mancinotti, vogliono accelerare la pratica della vendita e cercano anche altri acquirenti. "A me de perde tempo così me so' rotto un po' i coglioni - pressa Mancinotti - col museo del Bahrain già abbiamo avuto contatti ma non se ne fa un cazzo. Ma se fosse stato interessato ci avrebbe contattato come ci hanno contattato sti' grandi personaggi perché il pezzo (il quadro di Gauguin, ndr) non è da museo, il pezzo è una merda, Gianmarì ". "Il pezzo è una cagata - lo asseconda Camillacci - è tagliato al centro, è tagliato ai lati, è reintelato, è senza telaio, è sporco, è un'opera bretone, è rubato: cioè più di questo che cazzo vogliamo aggiungere ".

"TRE MILIONI SONO POCHI"
Il quadro non riescono a piazzarlo agli americani al prezzo che dicono loro. "Stiamo parlando dei famosi tre milioni giusto?" dice Camillacci. "Sì sono pochi, sono pochi ", si lamenta Mancinotti. Ma il problema è la documentazione che attesti l'autenticità dell'opera, che loro non hanno. "Siamo arrivati a un punto in cui dobbiamo produrre i documenti, è difficile temporeggiare ". Il problema è come dirlo a Fiore. "Tu non gli dire che sono incazzato, non fare polemiche. Fai tutto molto serenamente". Alla fine il quadro non verrà venduto. E così l'affare salta definitivamente.

INTERNAZIONALE NERA
Dalle carte emerge anche la rete internazionale di contatti del movimento. Fiore viaggia per l'Europa, arriva fino al Medio Oriente, in Siria. A novembre del 2014 vuole organizzare una conferenza a Damasco in piena guerra civile. Un incontro con "le comunità mediorientali che sto riorganizzando come Ailiance for Peace and Freedom", dice il segretario di Forza Nuova a Camillacci in una conversazione intercettata dai carabinieri.

Poi, a gennaio del 2015, Fiore vola in Grecia per far sentire la sua vicinanza al leader di Alba Dorata Nikolaos Michaloliakos, rinchiuso in carcere perché accusato di appartenere a un'organizzazione criminale. Un incontro talmente positivo che un forzanovista (intercettato dai Ros) sostiene che ora i vertici del partito di estrema destra greco "vogliono bene a Forza Nuova". Assieme a Fiore ad Atene, a trovare Michaloliakos, annotano i militari, sarebbe andato anche un altro pezzo da novanta del neofascismo europeo. L'eurodeputato Udo Voigt eletto con il partito Nazionaldemocratico di Germania, nel 2012 condannato per sedizione a 10 mesi per aver lodato in un comizio le Waffen-SS. Ma non sono solo i forzanovisti a viaggiare in giro per l'Europa.
Anche "altri camerati" vengono a Roma per suggellare alleanze. È il caso dei neofascisti polacchi arrivati nella Capitale a settembre del 2014 per far visita ai forzanovisti. L'incontro, si legge nella carte della procura, avviene nella sede romana del partito in via Amulio.

Nuovo millennio..........sempre stesso fascismo

                                                                                                                          Max

sabato 28 ottobre 2017

LA DESTRA AVANZA?? GRAZIE SINISTRA

                                                                           


Il Partito Popolare – ÖVP - di destra, di Sebastian Kurz (è stato già notato: Kurz ha lo stesso cognome del personaggio del male imperialista che appare sia nel romanzo “Cuore di tenebre, di Joseph Conrad, che nel film “Apocalypse Now”, di Francis Ford Coppola: analogie, segni di un destino?) ha vinto le elezioni in Austria di domenica 15 ottobre con il 31,7% dei voti. Il secondo Partito è quello della FPÖ, nella traduzione italiana Partito Liberale, quando invece è il Partito, reso di massa, del nazifascista Jörg Haider e ora diretto dall’altrettanto nazifascista Heinz-Christian Strache, che cresce ancora e raggiunge il 26% dei voti. Insieme, il Partito Popolare e la FPÖ, contano quasi su di un impressionante 58 % dei voti. Scriviamo “insieme” poiché la Große Koalition di estrema destra tra ÖVP e FPÖ  – sotto l’insegna del razzismo hitleriano e della critica all’Unione europea – è una possibilità molto forte e concreta e, peraltro, in questi giorni è stato lo stesso Robert Menasse (il maggior romanziere austriaco vivente e recentissimo vincitore del prestigioso premio letterario per scrittori in lingua tedesca, il “Deutscher Buchpresis”) a dichiarare che “ormai il leader della ÖVP si è spostato così tanto a destra da divenire il pagliaccio di Strache e che i due sono ormai indistinguibili e cercare le differenze tra i due è come spiegare le diversità tra uno gnocco di patate ed un canederlo”.
Una forte inquietudine, in tutta Europa, corre dopo questa vittoria della destra estrema in Austria. Ma è una paura certo non nuova, certo non inedita negli ultimi anni. La recente vittoria di Macron in Francia, infatti, non può far certo dimenticare l’ascesa poderosa del Fronte Nazionale di Maria Le Pen che, seppur sconfitta da Macron, è giunta al ballottaggio con lo storico dato del 21,53%.
In Germania, nelle ultime elezioni nazionali dello scorso settembre, che hanno visto la “piccola vittoria” della Merkel, l’Alternative fuer Deutschland (ADF), su posizioni chiaramente nazifasciste, ha raccolto oltre il 13% dei voti, entrando per la prima volta al Bundestag e conquistando ben 94 deputati, su di un totale di 630.
Nella Repubblica Ceca – dove si andrà alle elezioni i prossimi 20 e 21 ottobre – impetuosa è la crescita del movimento populista, di destra e razzista, Ano 2011 (Alleanza del cittadino scontento), capeggiato dal miliardario e proprietario di intere catene mediatiche Andrej Babis, dato addirittura tra i possibili vincitori delle elezioni.
In Olanda il Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders, su posizioni neo fasciste, nelle ultime elezioni olandesi del marzo 2017 ha ottenuto oltre il 13% dei voti, crescendo del 3% e conquistando 20 parlamentari.
Nella Slovacchia il Partito Nazionale Slovacco (SNS, neonazista) ha ottenuto nelle ultime elezioni nazionali oltre l’8% dei voti, è entrato a far parte della coalizione di governo e ha ben tre propri ministri.
In Polonia, nell’ottobre del 2105, il Partito nazionalista e ultraconservatore Giustizia e Libertà (PIS) fondato dai fratelli Kaczynski, è giunto al potere e, col governo guidato da Beata Szydlo, pratica le politiche più reazionarie, compresa la più conseguente politica anticomunista, che giunge a gettare i comunisti polacchi nell’illegalità e nella persecuzione costante e accettata, anche dall’Unione europea.
In Finlandia, il Partito di destra estrema, post fascista, dei Veri Finlandesi (Perussuomalaiset) è parte, dal 2015, della coalizione di governo, una coalizione guidata dal premier di “centro” Juha Sipila e nella quale i Veri Finlandesi possono contare su di un loro ministro: degli Esteri e degli Affari europei. Nelle ultime elezioni, 2015, i Veri Finlandesi hanno ottenuto quasi il 18% e 38 eletti al Parlamento.
In Danimarca il Partito del Popolo danese (Df) ha ottenuto nelle elezioni del 2015, il 21,1%, confermandosi secondo partito nazionale.
In Grecia, nel 2015, il Partito Alba Dorata, di chiara matrice neonazista ottiene il 7% dei voti, divenendo la terza forza politica greca.
In Belgio, nell’ottobre del 2014, l’NVA – partito fiammingo nazionalista e di destra capeggiato dal sindaco di Anversa Bart De Wewer - ha ottenuto il 33% dei voti, entrando nella coalizione di governo e puntando all’indipendenza delle Fiandre.
In Ungheria non solo assistiamo alla vittoria e al governo del Partito di destra reazionaria e razzista Fidesz, capeggiato da Vicktor Orban, che è anche capo del governo, ma anche alla crescita costante del Partito Jobbik (“Meglio a destra”) di stampo fascista, che ha ottenuto il 20% alle elezioni dell’aprile 2014 e conta di superare lo stesso Fidesz, puntando al governo.
Persino in Svezia, il Partito Nazionalista dei Democratici Svedesi, di estrema destra, punta razionalmente a diventare il primo partito svedese nelle prossime elezioni nazionali del settembre 2018. La Svezia, peraltro, sembra essere diventato il Paese di orientamento più “al – right” (quel movimento politico e ideologico di stampo profondamente reazionario che ha portato al potere Donald Trump e del quale il famigerato Stephen Bannon è uno dei capi riconosciuti) di tutta Europa e ciò rende dunque verosimile una prossima affermazione elettorale del Partito Nazionalista dei Democratici Svedesi, di impianto reazionario e razzista.
In Italia, peraltro, non siamo messi meglio: la Lega di Salvini usa un linguaggio tra i più truci e reazionari dell’intero quadro politico italiano e punta, verosimilmente, a divenire il partito-guida del centro-destra italiano; Fratelli d’Italia è partito reazionario e chiaramente post fascista; Forza Nuova è in crescita evidente tra i settori sottoproletari, proletari e delle periferie metropolitane; Forza Italia, se non farà l’accordo di governo post elettorale con Renzi, sarà inevitabilmente attratta dall’arco di forze dell’estrema destra italiana, che sotto la spinta dell’attuale vittoria delle forze di destra estrema e fasciste in Austria puntano ancor più decisamente ad una loro leadership sul fronte dell’intera destra, compreso Berlusconi.
Ora, è del tutto evidente che per non limitarsi a gridare “ al lupo al lupo”, di fronte ad una crescita così vasta, profonda e sovranazionale delle forze di estrema destra e neo fasciste in tutta Europa, occorrono almeno due azioni – politiche e culturali – centrali: da una parte rilanciare con forza e determinazione un antifascismo di massa, attivo e militante e, d’altra parte, iniziare a scavare nel profondo nel tentativo di capire i motivi dell’espansione di questo neo fascismo con caratteri di massa su scala europea.
Per capire occorrerà un’analisi davvero profonda degli attuali e profondi moti sociali, politici e culturali che corrono nel “sottosuolo” europeo, un’analisi da portare avanti in modo collettivo. Tuttavia vi sono già degli elementi che vanno sin da ora rimarcati: primo, siamo di fronte ad un segno che informa di sé ogni crescita dell’estrema destra e neo fascista europea e il segno che rende omogeneo questo fronte reazionario è la critica serrata all’Unione Europea e alle sue politiche ultra liberiste. Cioè, ancor più esplicitamente: la crescita neo fascista avviene all’interno della costruzione liberista e antipopolare dell’Unione Europea, su questo terreno antioperaio e antidemocratico pascolano e crescono le nuove formazioni e i nuovi movimenti di stampo neo fascista. Ma vi è un altro elemento da tenere in fortissima considerazione, al fine di mettere a fuoco il quadro generale all’interno del quale ricresce l’erba cattiva del neo fascismo e delle sue diverse “epifanie”: l’involuzione profonda, in senso liberista, della socialdemocrazia europea, trasformatasi, nel tempo, nello stesso Cavallo di Troia delle politiche liberiste dell’Unione europea su scala sovranazionale, una trasformazione, peraltro, che ha trascinato quasi sempre, dietro di sé, le organizzazioni sindacali di massa che alle socialdemocrazie erano e sono legate.
Impressionante è stato – lungo i decenni dell’Unione Europea e dei suoi Trattati - il livello di metamorfosi / involuzione, in senso ultraliberista dello storico Labour Party , in Gran Bretagna, trasformatosi da forza socialdemocratica in forza totalmente “blairista-reaganiana”, liberista e strutturalmente “post-tatcheriana”, filo imperialista e filo NATO, battistrada di altre involuzioni socialdemocratiche europee ( e non è un caso che una certa ripresa dello stesso Labour avvenga solo ora, in coincidenza della sterzata “a sinistra” impressa dalla leadership di Jeremy Corbiyn); come impressionate è stato il crollo del Partito Socialista Francese, anch’esso tra i più trainanti “cavalli di Troia” dell’Unione europea e delle politiche imperialiste USA e NATO: esso, nelle ultime elezioni francesi, quelle vinte da Macron, ottiene il 7,4% al primo turno e il 5,7% al secondo, perdendo 250 seggi e conquistandone solo 31, rendendo in questo modo verosimile l’ipotesi “di fine storica del Partito Socialista Francese”, fine fortemente evocata anche da dirigenti socialisti come Manuel Valls ( magari opportunista nella sua scelta di schierarsi con Macron, ma certamente in grado di cogliere la crisi storica del Partito Socialista Francese). Una crisi, quella delle forze socialiste e socialdemocratiche europee, che non risparmia di certo il Partito Socialista Spagnolo, che nelle ultime elezioni (pur mantenendo un 22,8%) si vede battuto dal Partito Popolare di Raioy e di nuovo dissanguato, a sinistra, da Podemos. Gravissima, poi, è la crisi dei socialisti greci (Pasok) precipitati in pochi anni dal 44% dei consensi elettorali all’attuale 5%, una crisi forse irreversibile che affonda tutte le proprie radici nella svendita feroce che lo stesso Pasok ha fatto degli interessi del popolo greco sull’altare di Maastricht, di Berlino, della BCE e del FMI. In Germania, la Socialdemocrazia tedesca (la SPD) non vince le elezioni da ormai più di 22 anni e nelle ultime elezioni in Germania (settembre scorso) ha raccolto il 20% dei voti, uno dei suoi minimi storici. E ciò, dopo aver governato assieme, e per anni, alla coalizione di centro destra della Merkel, facendosi anch’essa architrave – la SPD - delle politiche dell’Unione europea. Il Partito Socialdemocratico Svedese, seppur con forti perdite rispetto ai tradizionali consensi (ha vinto le elezioni del settembre 2014 col 31,3% dei voti e governa con i Verdi) resiste nel proprio Paese e il Partito Socialista Portoghese vince di nuovo le elezioni ( nell’ottobre 2015 e dopo la lunga e non terminata sbandata liberista indotta dall’Unione europea) solo in virtù della, seppur lieve, sterzata a sinistra che lo porta a governare con l’appoggio esterno del Partito Comunista Portoghese e del “Bloco de esquerda”. In Italia, poi, la trasformazione del PD di Renzi nel partito stesso dell’Unione europea (e degli USA e della NATO), se non porta ancora questo partito ad una crisi elettorale evidente, lo porta già a delle crisi interne significative e sicuramente ad una trasformazione di sé in senso liberista che appare il prezzo più alto, sinora, da pagare per la subordinazione allo spirito e alla lettera di Maastricht e dei Trattati.
Anche se dobbiamo approfondire l’analisi, poiché con ogni probabilità, in Europa, ci troviamo di fronte ad un crocevia storico ancora misconosciuto, tuttavia alcuni elementi, anche probanti, al fine di tirare le prime somme, ci sono: le forze dell’estrema destra, le forze neo fasciste e neo naziste, le forze populiste di matrice reazionaria e razzista crescono in modo ormai preoccupante in tutta l’area dell’Unione europea, soprattutto in virtù di due fenomeni, che tra loro si tengono e sono tra loro dialettici: le durissime politiche antisociali e ultra liberiste emanate dall’Unione europea e la trasformazione delle socialdemocrazie in forze trainanti, in ogni loro Paese, di tali politiche. Da questo punto di vista è intellettualmente e politicamente corretto e lecito parlare di una relazione profonda tra la costruzione di questa Unione europea liberista e il ritorno storico della nefasta opzione reazionaria e fascista. In sintesi: l’Unione europea dissemina ovunque un profondo disagio sociale e un altrettanto profondo senso di disorientamento di massa per un oscuro futuro; le socialdemocrazie, le forze socialiste e le organizzazioni sindacali ad esse legate non solo non rispondono all’attacco strategico dell’Unione europea, ma addirittura se ne fanno complici, cosicché l’oscuro ed inquieto sentimento di massa, l’esigenza della controffensiva sociale vengono – sciaguratamente – raccolti ed organizzati dalle destre, anche estreme e neofasciste.
Di ciò è lecito trarre una lezione anche per le forze comuniste e della sinistra anticapitalista dell’Unione europea: non vi è nessuna possibilità, per questi partiti e per queste forze, di tornare a svolgere un ruolo sociale e politico significativo se non da una posizione radicalmente alternativa all’Unione europea e alle forze politiche della” sinistra liberista” che la sostengono. E ciò vale – è del tutto evidente – anche in Italia, dove, per i comunisti e le forze anticapitaliste e antimperialiste, ogni alleanza con il PD va esclusa in ragione di questa, essenziale, premessa, ma ogni altra alleanza, anche “a sinistra”, va commisurata al livello reale di lotta contro le politiche di guerra e di riarmo dell’imperialismo USA e della NATO e dallo scontro di classe che le forze “ di sinistra” intendono praticare contro la base materiale dell’attacco sociale che da anni si scatena contro il movimento operaio complessivo europeo e contro la base materiale del rigurgito neo fascista di massa che va estendendosi su scala continentale: l’Unione europea.
Sempre peggio.............comunque grazie sinistra

                                                                                                       Max

                                                                         

martedì 3 ottobre 2017

CHE FIGURA DI MAIO...............

LAICITA' QUESTA SCONOSCIUTA


                                                                             

L'Italia aveva proprio grande bisogno di un altro baciatore di ampolle.
Luigi di Maio non si è sottratto alla sottomissione clericale che a Napoli si ritualizza con questo spettacolo circense.
La dichiarazione che ne è seguita è stata ancora più deprimente: "L'ho vissuto prima di tutto come cittadino, poi come istituzione".
Se si fosse limitato a dire che aveva compiuto questo rituale come privato cittadino, nessuno avrebbe potuto entrare nella sua sfera privata.
Ma il futuro candidato alla Presidenza del Consiglio (qualcuno gli spieghi che il premier nella Costituzione repubblicana non esiste), ha voluto ribadire e sottolineare che il bacio lo ha espresso anche come "istituzione" e dunque nella veste di Vicepresidente della Camera dei Deputati.
Un assaggio della laicità a 5 stelle.
Che pena.

                                                                                               Max

martedì 26 settembre 2017

CATTOLICI ??.....OGNUNO AL SUO POSTO

                                              


ARTICOLO TRE
Non troverai mai una mia sola parola contro chi crede e trova nella religione cattolica o altra religione, il suo conforto.
Non ho mai pensato che i credenti dovessero essere costretti a non credere.
Ho sempre sostenuto senza mezzi termini che l'ateismo di Stato è un crimine contro l'umanità.
Ma ho anche sostenuto che imporre una religione e i suoi simboli è un crimine contro l'umanità.
Lo scontro con la sharia islamica purtroppo non troverà un ostacolo nel diritto canonico cattolico, ma nelle legislazioni nazionali che avranno adottato il principio di laicità come principio cardine.
Ciò accade in Francia o in Giappone dove non è consentito che le manifestazioni religiose abbiano spazio nelle istituzioni pubbliche ma solo negli ambiti privati.
Noi abbiamo un articolo 3 della Costituzione che riserva a tutti gli stessi diritti.
Oggi finanziamo le scuole cattoliche disattendendo la Costituzione.
Domani quelle stesse argomentazioni usate dai cattolici per aggirare la Costituzione e farsi finanziare le scuole cattoliche, saranno usate dagli islamici per farsi finanziare le scuole coraniche, in virtù dell'articolo 3 che rende tutti uguali.
Oppure i cattolici suggeriranno una modifica costituzionale secondo la quale saremo tutti uguali tranne coloro che avranno aderito alla religione islamica

giovedì 10 agosto 2017

DESTRA PD? UNA REALTA'....A SINISTRA PEGGIO


                                                     

Disumano. Tutto, in questa terribile estate 2017 ci pare disumano. Il caldo mostruoso e il fuoco che divorano l'Italia: e le piogge che iniziano a sgretolarlo, al Nord. E disumano appare un discorso politico che di fronte alla più grande questione del nostro tempo, la migrazione di una parte crescente dell'umanità, reagisce invocando la polizia. Un muro di divise che faccia nel Mediterraneo quello che vorrebbe fare il muro di Trump al confine col Messico.
Eppure no: è tutto terribilmente umano. È stato l'uomo a cambiare il clima. È stato l'uomo a innescare la grande migrazione: sono state la diseguaglianza, l'ingiustizia, la desertificazione, lo sfruttamento selvaggio dell'Africa, la stolta politica internazionale e le guerre umanitarie. "Ascoltate, e intendetemi bene: è dal cuore dell'uomo che escono i propositi di male", dice Gesù nel Vangelo di Marco.
Umano, dunque: terrificantemente umano. Di una umanità sfigurata dalla paura, dalla rabbia, dall'avidità. Parliamo di tutto questo quando parliamo della vittoria della destra: peggio, di una egemonia culturale della destra che si estende sul discorso pubblico. Una egemonia culturale che domina – piaccia o non piaccia: è un fatto – il maggior partito italiano: già di centro-sinistra, oggi inequivocabilmente vittima del pensiero unico della destra della paura e dell'odio. E ci sono almeno tre differenti tipi di destra che si stanno mangiando oggi il corpo del Pd.
La prima è quella che ha dominato il pensiero unico del centrosinistra negli ultimi decenni: quella del neoliberismo appena travestito da terza via blairiana. Quella per cui ormai siamo non solo in una economia, ma in una società, di mercato. A cui non c'è alternativa. Per esempio: nella legge sulla concorrenza approvata la settimana scorsa c'è un articolo che distrugge alla radice l'idea stessa di tutela dei beni culturali. Che si potranno esportare con una semplice autocertificazione basata sulle soglie di valore. Il denaro come unico metro, la totale libertà dell'individuo, l'abdicazione dello Stato. Un articolo esplicitamente scritto dalla lobby dei mercanti d'arte, un cui rappresentante sedeva nella commissione, nominata dal ministro Franceschini, che ha scritto la legge.
Un provvedimento settoriale, certo: ma che confermando ancora che il denaro è l'unica misura della libertà chiarisce molto bene l'orizzonte anti-umano di questo "centrosinistra".
La seconda destra è quella, più tradizionale, del ministro Minniti. Una destra law and order che vuole mettere la polizia a bordo delle navi Ong: una destra perfino un po' grottesca, perché vorrebbe resuscitare la faccia poliziesca dello Stato avendo però smontato del tutto lo Stato. Se non è la Guardia Costiera a governare la situazione, nel Mediterraneo, è perché centrodestra e centrosinistra hanno indistinguibilmente distrutto lo Stato, definanziando e disprezzando tutto ciò che è pubblico, dalle forze di polizia alla scuola, dalla sanità alla forestale, dalle biblioteche ai pubblici ministeri. E non è certo militarizzando le Ong che si ricostruisce lo Stato. Come non è con il reato di immigrazione clandestina che si può sperare di affrontare l'età delle migrazioni.
La terza destra è quella di Matteo Renzi. Una destra anarcoide, individualista e populista. Una destra che sostituisce allo Stato una somma di gated communities: comunità separate dai soldi, divise per censo. Una destra che non ha nessuna chiusura verso le libertà individuali, anzi le incoraggia in chiave antisociale. Gratificando privatamente i cittadini a cui si toglie ogni dimensione pubblica, sociale, comunitaria.
E, come ha scritto Guido Mazzoni in una analisi molto fine:
Se un certo fondo di anarchismo unisce la destra populista al modello liberale classico, ciò che li separa è l'ethos. La destra populista costruisce se stessa attorno a un'antitesi netta, identitaria, fra Noi e Loro. ... Il senso comune cui la destra populista si richiama nasce dall'arcaico: è l'ethos dei primi occupanti, che separa i legittimi dagli illegittimi, i normali dagli anormali, gli autoctoni dai barbari. Il gruppo dei primi occupanti trasforma la propria identità nel corso del tempo, includendo gruppi di secondi occupanti radicati, o mostrandosi più tollerante verso identità di genere e comportamenti che fino a qualche anno fa avrebbero portato all'esclusione, ma non viene mai meno l'asimmetria fra chi viene-prima e chi viene-dopo.
È esattamente questa la chiave culturale che permette di comprendere l'affermazione di Renzi sull'"aiutiamoli a casa loro".
Dove il punto è la contrapposizione delle case: la nostra, la loro. Un fortissimo richiamo identitario: il conflitto tra "Noi" e "Loro" che prende il posto del conflitto di classe e di censo, negato, rimosso, depotenziato. E questa terza destra, si badi, non è solo del leader: la mutazione riguarda tutto il partito, come dimostrano le affermazioni di una esponente della segreteria Pd sulla "razza italiana" da perpetuare, quelle di un senatore sul fatto che salvare vite umane non è un obiettivo (perché sono le Loro vite, beninteso), quelle della sindaca che aumenta le tasse a chi accoglie Loro.
Mi pare che se non si prenda atto di questa triplice involuzione destrorsa del Partito democratico tutti i discorsi sul futuro della Sinistra italiana non faranno i conti con la realtà. È davvero possibile un centrosinistra se il centro è questo? E una forza come Mdp (che vota la legge sulla concorrenza e sostiene il governo del Codice Minniti) ambisce a contrastare l'egemonia culturale di questa nuova destra espansiva, o ne è a sua volta vittima? Sono questi i nodi da sciogliere.


Perché oggi un progetto per una nuova sinistra non può che ripartire da quel "pieno sviluppo della persona umana" che l'articolo 3 della Costituzione indica come bussola alla Repubblica. Mai come in questa estate essere e restare umani appare un obiettivo rivoluzionario.

martedì 1 agosto 2017

DA VENEZIANO QUESTA STORIA NON LA CONOSCEVO

Il Patriarca di Venezia: tutelare la vita. Ma lei non parla, non sente, non vede, non mangia, non si muove

2588151_0827_h11_30002129
Elisa

www.corriere.it/cronache/17_luglio_...7f672a608.shtml

LA STORIA
Nella stanza di Elisa, in coma da 12 anni: gli occhi chiusi e le carezze di Adriana. Il papà: lei non vive
Nella camera dove vive la donna che oggi ha 46 anni: il 22 febbraio 2006 ha avuto un incidente mentre tornava a casa con il fidanzato da Padova. Lui si salvò e poi si tolse la vita per il rimorso. Da allora lei vive immobilizzata a letto all’Antica Scuola Santa Maria dei Battuti di Mestre
di Andrea Pasqualetto, inviato a Mestre

Macchine, cannule, la sacca con l’intruglio che la alimenta, il baxter che la idrata. Eccola Elisa. Ha gli occhi chiusi e la bocca aperta e chissà dov’è. Il suo mondo mentale è sconosciuto, quello fisico si risolve in questa stanza senza tempo perché qui è sempre tutto uguale. Siamo al terzo piano dell’Antica Scuola Santa Maria dei Battuti di Mestre, una casa di riposo che ha una sezione speciale e riservatissima, dove gli estranei non possono entrare. La chiamano Svp, stati vegetativi permanenti. Elisa lo è. Non parla, non mangia, non vede, non si muove. La sua è una vita sospesa da dodici anni, da quando un incidente stradale l’ha fatta entrare in questo tunnel senza uscita.
«Questa non è vita e non è neppure sospesa perché è una situazione permanente, irreversibile, non so nemmeno io cos’è... — dice il padre di Elisa, Giuseppe, che cerca una parola che non esiste per definire la condizione di sua figlia —. Elisa non ha più niente di com’era. Non la riconosco, non la chiamerei neppure persona. Lei era bella, arguta, piacevole. Ora non ha nemmeno la sensibilità di un vegetale che almeno gode di un raggio di sole, di una goccia d’acqua. Lei non potrà mai godere di niente, potrà solo soffrire». Brividi. Il signor Giuseppe che tutti chiamano Pino, si agita al telefono, mentre Elisa, 46 anni, giace immobile davanti a noi. Accanto a lei c’è Adriana, la badante che la guarda, la accarezza, la cura. «Non si è mai svegliata, le manca una parte di cervello, vedi qui...», indica.
Sul letto a fianco, corpo inerte e occhi sbarrati, la compagna di stanza. Si chiama Marina e ha 68 anni, in coma vigile permanente da dieci. Ad accudirla c’è il figlio Eros che viene ogni giorno, anche oggi che ha iniziato le ferie. «Non è un obbligo, sia chiaro, io voglio esserci perché succede spesso che le viene il catarro e io so come aspirare», dice Eros, una quarantina d’anni e gli occhi di chi deve aver visto qualcosa di brutto in questi anni.
Improvvisamente Elisa ha un sussulto e si sposta dalla parte destra del letto. Adriana balza in piedi e la blocca mentre tossisce catarrosa. La badante infila i guanti blu, prende la macchina aspiratrice, la aggancia a una sonda che esce dal collo di Elisa e aspira. «Bisogna fare così, altrimenti peggiora». Arriva anche Eros che ha l’abilità di un infermiere e cambia la sacca alimentare con quella dell’acqua. Toglie, apre, armeggia e aspetta che scenda una goccia, il segnale che il liquido la sta idratando. «Sono dieci anni che lo faccio con mia mamma, se capita ad altri intervengo».
Nella stanza di Elisa va così, si aiutano a vicenda. Anche perché oggi Pino non è potuto passare a trovare la figlia. È in viaggio verso Belluno dove incontrerà un dottore per chiedergli un consiglio sul da farsi. «Da quando è morto il nonno, un paio di mesi fa, io sono rimasto da solo a gestirla — spiega sempre al telefono —. Se mi succede qualcosa che ne sarà di lei? Mi angoscia il solo pensiero di ammalarmi, di avere un incidente che mi blocca in casa per qualche settimane». Non osa neppure pensare all’eventualità più terribile: quella di sopravviverle. «Perché Elisa ha un fisico resistente, è sempre stata così. Comunque non vorrei farne una battaglia personale, come lei ci sono molti altri pazienti in stato vegetativo». Due sono qui, dieci nella sola provincia di Venezia. Sono assistiti, curati, ma esiste il problema del fine vita.
Il signor Pino ha deciso di affidarsi all’associazione Luca Coscioni, dopo aver interpellato anni fa lo studio legale Campeis, che assisteva la famiglia di Eluana Englaro. «Il quadro normativo è chiaro, coerente e consolidato — spiega l’avvocato Giuseppe Campeis —. Il signor Pino, come amministratore di sostegno di Elisa, può chiedere al giudice tutelare di rinunciare al trattamento medico in corso. Ottenuta l’autorizzazione potrà rivolgersi al sistema sanitario nazionale per avere le cure palliative che accompagnino sua figlia a una morte senza sofferenza».
Perché, dunque, queste famiglie non chiedono l’intervento del giudice tutelare? «Non vorrei essere io a farlo — sospira Eros, mentre la madre ha un attacco di tosse —. Deve essere lo Stato a decidere. Quando era in rianimazione potevano lasciarla andare invece di stabilizzarla...». Eros la vede così. Giuseppe, invece, non esclude di chiedere la dolce morte di Elisa ma gli sembra un percorso a ostacoli. Lui è persona poco avvezza alle questioni di legge e qui c’è di mezzo il parere di un giudice tutelare. «Chiederò all’associazione Luca Coscioni cosa ne pensa, non escludo di agire per vie legali».
Dal canto suo, anche un grande esperto di stati vegetativi come il dottor Giuseppe Olivari che fino all’anno scorso ha seguito Elisa e casi analoghi, si dice perplesso: «La domanda è sempre quella: il trattamento medico in corso è o non è accanimento terapeutico? Se lo è, esiste il diritto a interrompere. Qui i comitati etici devono lavorarci perché mi sembra che non abbiano partorito alcunché». Nel frattempo, il cielo sopra l’Antica Scuola dei Battuti si è fatto azzurro. Splende un bel sole di mezza estate. Ma Elisa non lo sa.
28 luglio 2017 (modifica il 28 luglio 2017 | 11:32)

www.ilgazzettino.it/nordest/venezia...ia-2588151.html
Il Patriarcato dice la sua su Elisa: «È difficile, ma la vita è da tutelare»
PER APPROFONDIRE: elisa, patriarcato, tutelare, venezia, vita
Il Patriarcato dice la sua su Elisa: «È difficile, ma la vita è da tutelare»
di Gianluca Amadori
VENEZIA - «Capisco la sofferenza, il dolore del padre di Elisa, ancora più forte oggi che si è trovato da solo ad affrontarlo e voglio esprimergli la mia vicinanza. Ma non sempre la soluzione definitiva, quella di staccare la macchina, è la soluzione: non è detto che porti sollievo. Il vuoto del dopo può essere peggio».
Non è la prima volta che monsignor Dino Pistolato si occupa di casi delicati riguardanti il tema controverso del fine vita, come questo della veneziana da 12 anni in stato vegetativo: in passato lo ha fatto incontrando Beppino Englaro, il padre battutosi per ottenere la sospensione dell'alimentazione artificiale della figlia Eluana; più recentemente commentando il caso di Charlie, il piccolo inglese gravemente malato per il quale i giudici hanno deciso di staccare le macchine che lo tengono in vita.
«La posizione della chiesa è chiara: difesa del concepimento, della vita, di una fine naturale - spiega intervenendo anche in qualità di responsabile della Pastorale diocesana della Salute - Personalmente sono contrario all'accanimento terapeutico: ci sono modi per non far soffrire le persone malate, per accompagnarle verso la fine. Ci sono strutture in grado di aiutare, di non far sentire da soli. Non è facile, lo so. Capisco la fatica e mi sento di dire al papà di Elisa che non voglio lasciarlo da solo in questo suo ultimo atto di donare amore alla figlia».