venerdì 26 ottobre 2018

I 5 STELLE E LA COSTITUZIONE...........


Per difendere la Costituzione il Movimento 5 Stelle salì perfino sul tetto della Camera dei deputati. Durante la campagna referendaria contro la riforma Renzi-Boschi un indiscutibile feeling legava i Grillini al “popolo della Costituzione”: un rapporto che si è tradotto almeno in parte anche in un voto (nonostante i tanti dubbi sull’assenza di democrazia interna, sull’assenza di un dissenso articolato e riconoscibile).

Ebbene, oggi quel rapporto è in piena crisi: se non definitivamente incrinato, certo in veloce logoramento.
Una parte rilevante del “popolo della Costituzione” inizia a pensare che tra il Movimento e la Carta ci sia un rapporto simile a quello tra la Sinistra e la giustizia sociale: una bandiera per quando si è all’opposizione, un intralcio da cui liberarsi non appena si arriva al governo. Non è, d’altra parte, un caso: il costituzionalismo moderno è leggibile come la costruzione della difesa dei cittadini dal potere dei governi. Le costituzioni legano, intralciano, impongono pesi e mettono argini: tutte cose che servono proprio a limitare l’arbitrio di chi è sopra, a beneficio di chi è sotto. Ed è evidente che tutto guida l’azione di governo del Movimento tranne che la bussola dei valori costituzionali.
Sia chiaro: non c’è, almeno per ora, un attacco formale alla Costituzione. A differenza di quelle partorite da Berlusconi e da Renzi, le riforme costituzionali proposte dal ministro Fraccaro, comunque le si valutino nel merito, sono formalmente rispettose dell’articolo 138 e ispirate alle buone pratiche suggerite in questi anni dai costituzionalisti. Ed è questo, sia detto per inciso, il motivo per cui la «Zagrebelsky e associati» (come la definisce quasi quotidianamente il Foglio) non è in armi contro questo Governo, o almeno non sul fronte costituzionale. La tesi del Foglio è che dopo aver urlato “al lupo” contro chi lupo non era (Berlusconi e Renzi), ora i “professoroni” tacciono contro i veri lupi della Costituzione (i 5 Stelle). Una tesi nutrita di evidente malafede: perché da una parte c’erano stravolgimenti formali approvati dalle Camere, qua si parla di dichiarazioni, di stile, di silenzi.
C’è tuttavia una punta di verità in questa caricatura tendenziosa, che però ribalterei nei seguenti termini: la stessa malattia che ha colpito i berlusconiani e i renziani sembra ora attaccarsi ai grillini. Se quelli avevano la febbre a 40, qua si comincia a registrare un 37,5 da non trascurare. È una conclusione che sembra fatta apposta per fare imbestialire tutte le tifoserie, ma sembra purtroppo la più vicina alla verità: e cioè che i grillini non sono troppo alieni, ma troppo normali. E la normalità culturale di questo momento storico, in realtà la normalità di gran parte della storia politica dell’Italia unita, è un netto antiparlamentarismo, nutrito di diffidenza verso la democrazia rappresentativa; è la retorica della democrazia diretta; è la passione per la prevalenza dell’esecutivo sul legislativo; è l’attrazione per la disintermediazione. Era questa la cifra delle riforme berlusconiane e renziane: e questa sta diventando anche la cifra dei 5 Stelle di governo.
L’antiparlamentarismo militante è il tratto più evidente della retorica di Di Maio e compagni. L’identificazione del Parlamento con la “casta” (la battaglia esasperata sui vitalizi), l’annunciata riduzione dei parlamentari (contraddittoria con gli ideali di democrazia diretta, visto che allenta e annacqua ancora il nesso rappresentante-rappresentati) e soprattutto la dichiarata volontà di andare verso il vincolo di mandato dimostrano il disamore verso l’impianto parlamentare, che è il cuore procedurale della nostra Costituzione. E anche la prospettiva di un referendum propositivo senza quorum sembra del tutto indifferente agli equilibri della democrazia: davvero siamo pronti a farci imporre le leggi da una minoranza agguerrita?
Se queste sono le riforme annunciate, c’è poi la prassi del Governo del cambiamento: che non cambia un accidenti, perché si nutre di decretazione d’urgenza esattamente come per i governi precedenti. Un esempio scandaloso: il Decreto Sicurezza, che limita in modo gravissimo le libertà e le garanzie costituzionali (nonostante l’incredibile firma di Mattarella, presidente assai più sensibile alle regole di bilancio che non ai diritti umani) e che è passato come necessario e urgente senza essere né l’uno né l’altro.
Aggiungiamo il (pessimo) folklore: le uscite di Casaleggio sulla futura inutilità dei parlamenti e di Grillo sui poteri costituzionali del Capo dello Stato: parole in libertà, ma parole che guarda caso vanno nella stessa direzione degli altri segnali citati. Ancora: la totale disintermediazione che porta a fare il DEF senza confrontarsi con le parti sociali, nel miglior stile renziano. Le intemerate di Di Maio contro i giornali: che fanno capire che il vicepresidente del Consiglio, nel migliore dei casi, non ha capito quali sono i limiti anche verbali dell’esecutivo in una democrazia moderna.
E poi c’è la sostanza. Berlusconi e Renzi erano lontani anni luce dalla Costituzione non solo perché hanno provato a stravolgerla formalmente: quella fu la conclusione. Ne erano remoti perché non ne condividevano il progetto: l’Italia che avrebbero creato se avessero avuto la bacchetta magica sarebbe stata profondamente diversa, per larghi tratti opposta, a quella immaginata dalla Costituzione.
Nel famoso discorso del 1955 ai giovani di Milano Piero Calamandrei disse:
«La parte più viva, più vitale, più piena d’avvenire, della Costituzione, non è costituita da quella struttura d’organi costituzionali che ci sono e potrebbero essere anche diversi: la parte vera e vitale della Costituzione è quella che si può chiamare programmatica, quella che pone delle mete che si debbono gradualmente raggiungere e per il raggiungimento delle quali vale anche oggi, e più varrà in avvenire, l’impegno delle nuove generazioni … La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare».
Qual è il cuore di questo programma? Ancora Calamandrei:
«Dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità d’uomini. Soltanto quando questo sarà raggiunto si potrà veramente affermare che la formula contenuta nell’articolo 1: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica».
Ebbene: in che direzione va la politica del Governo in cui i 5 Stelle sono gli azionisti principali? La politica razzista sui migranti, la stretta “texana” sulla legittima difesa danno o tolgono «a tutti gli uomini dignità d’uomini»? L’ulteriore spallata alla progressività fiscale (caposaldo della Costituzione) sferrata dalla presenza della flat tax nel contratto di governo? Il reddito di cittadinanza fatto così va verso «il pieno sviluppo della persona umana» o no?
Certo, ci sono anche segnali contrastanti: la lotta alle privatizzazioni e quella (però confusa e senza un progetto) contro l’austerità europea, per esempio. Ma, dobbiamo chiederci, l’Italia che i 5 Stelle stanno iniziando a costruire va verso l’Italia della Costituzione, o – come prima, come sempre – va in direzione opposta?
La domanda è urgente, le risposte per nulla tranquillizzanti.
                                                                                    articolo di Tomaso Montanari

venerdì 12 ottobre 2018

I RACCOMANDATI DEI 5 STELLE.....VERGOGNA!!!!!

Di Maio dà un incarico al ministero all'amichetto sessista e nemico dei 'ricchioni'...


Tale Enrico Esposito sarà vice-capo dell'ufficio a 65 mila euro l'anno. Le sue uniche qualità sono essere amico di 'giggino' e vomitatore di squallide volgarità sui social. Il cambiamento...


Omofobo, sessista, un personaggio rivoltante del web per le cose schifose che ha avuto il coraggio di scrivere.
Però era un amichetto di Giggino di Maio. E i grillini (vedi Lanzalone, Giarrusso e tanti amici e trombati, sono molto generosi nel ricompensare amici e amici degli amici con incarichi pubblici pagati dai contribuenti. Ossia da quella parte del popolo italiano che paga le tasse (tante) e non beneficia dei condoni per ricchi di Salvini.
Ora tal Enrico Esposito, il cui unico merito è la sua vicinanza con Di Maio è stato nominato vicecapo dell’ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico. Percepirà 65mila euro l’anno. Che non sono bruscolini.

L’Espresso ha ritrovato una serie di  tweet condivisi tra il 2013 e il 2016, da cui emergono opinioni sessiste e omofobe e volgarità a ruota libera.
Nel 2013 commentò la nomina di Michela Biancofiore come sottosegretaria al Dipartimento per le Pari Opportunità dicendo «Non c’è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa». Aveva poi grevemente aggiunto: «Comunque sono contento delle quote rosa al governo, almeno le leviamo da mezzo alla strada»E ancora: «#TikiTaka per Melissa Satta il dito medio di Mancini non è grave. Ovvio, “vaffanculo” per lei è un lavoro mica un insulto» twitta nel febbraio 2016.
Poi l’omofobia iniziata con volgarità vomitevoli: «Dolce e Gabbana chiusi “per indignazione”. Ma si può sempre entrare dal retro». Il tweet datato luglio 2013 riguardava la chiusura di 3 giorni dei negozi milanesi dei due stilisti dopo che l’assessore del capoluogo lombardo aveva definito sbagliato concedere spazi a marchi vip «che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale». 
Non pago aveva aggiunto: «Quando ti chiamano “ricchione” o rispondi “a puttan e mammt” o vai a piangere dalla maestra. Se fai la seconda cosa, sei ricchione davvero».

Emanuele Fiano
«Il vicecapo del legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato tweet indecorosi e offensivi» scrive, rivolgendosi poi ai vertici del Movimento 5 Stelle: «ci chiediamo quanto il vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio attenderà ancora per prendere provvedimenti».
Vladimir Luxuria
Scopro solo oggi che è stato nominato vicecapo dell’ufficio legislativo del #Mise di #DiMaio #Enricoesposito che scriveva su Fb che in un paese normale Vladimir Luxuria dovrebbe stare in galera. Non ho rubato, non ho corrotto, quale reato mi contesta : divieto di trans-ito?...

lunedì 1 ottobre 2018

NAZIONE UNITE??? UNA GRANDE PUTTANATA

                            Fucilare i bambini palestinesi non è reato...

Li uccidono così, fucilandoli a freddo. Adulti e bambini senza distinzione, tanto sono palestinesi!
Sanno che per i loro continui crimini, anche se a volte configurabili come crimini di guerra, altre come crimini contro l'umanità non pagheranno alcun prezzo.
Chi sono questi serial killer finora impuniti? sono i soldati di Tsahal, le forze armate israeliane.
Ieri ne hanno uccisi sette di palestinesi inermi. Il più giovane non aveva ancora 12 anni, praticamente un cucciolo, il più vecchio ne aveva 26. Ma nessuna sanzione arriverà a fermare il grilletto dei killer, cecchini cui Israele ha dato mandato di colpire i palestinesi che manifestano lungo la linea dell'assedio.
                 

                                                                     
Manifestano per rivendicare ciò che NON dovrebbe neanche essere chiesto, se l'ONU avesse un senso, perché è già loro dovuto.
Chiedono, anzi giustamente pretendono, il rispetto di due diritti essenziali e ritenuti tali da più Risoluzioni della Nazioni Unite, il diritto alla libertà e il diritto al ritorno nelle terre che furono costretti ad abbandonare.
Solo ieri i criminali israeliani ne hanno feriti circa 500 portando a oltre 20.000 il numero dei feriti complessivi della Grande marcia per il ritorno, e uccisi altri sette portando la strage di inermi, solo lungo il border, a quasi 200 martiri.
Numeri da guerra e non da due ore di manifestazione. Una vergogna insopportabile per uno Stato democratico, ma Israele non prova vergogna, perché Israele è uno Stato etnocratico e NON democratico. Sarebbe ora di dirlo a voce alta e di pretendere, dati alla mano, che le nostre istituzioni facciano altrettanto. La vergogna non appartiene a Israele se uccide o ferisce centinaia di "goym", cioè di non ebrei, alias di non appartenenti al popolo eletto, a maggior ragione se questi sono "solo" dei palestinesi, ma appartiene a chi si riconosce nei valori democratici e per questo prova indignazione oltre che umano dolore.


Ma, al di là dell'indignazione che, in quanto democratici sinceri, proviamo davanti a tale efferata e non sanzionata violenza, cerchiamo di capire a cosa mira Israele. Non è sufficiente fermarsi all'osservazione sociologica di un dato incontestabile, e cioè ia sua sempre più evidente deriva verso una pratica a dir poco nazistoide, per dare una spiegazione convincente circa la strategia che determina tanta criminale violenza.
Netanyahu, all'assemblea dell'Onu di tre giorni fa, ha liquidato con disprezzo la questione palestinese, considerandola ormai risolta e si è tuffato sull'Iran e su Hezbollah. Ma Israele lo sa che sta rischiando e facendo rischiare molto grosso a tutto il Medio Oriente, e non solo?
Vorrà forse utilizzare una delle sue 137 o più bombe nucleari? Risulta difficile crederci. Allora cosa vuole Israele? e cosa vuol fare dei palestinesi, per restare nel tema che stiamo affrontando?
La violenza di cui stiamo parlando riguarda i palestinesi di Gaza, ma la Cisgiordania non è davvero risparmiata dagli abusi israeliani, al punto che perfino l'Alto rappresentante UE per gli Affari Esteri, F. Mogherini ha preso, almeno verbalmente, posizione (v. la minacciata demolizione della scuola di gomme e del villaggio di Khan al Ahmar). Forse, rispetto a Gaza, il suo è semplicemente un gioco criminale per testare Hamas e vedere se dopo tante provocazioni risponderà, fornendogli la possibilità di dire che è stato "costretto" ad attaccare massicciamente ancora una volta la Striscia e
poterla usare, come ritenuto da alcuni analisti, come laboratorio per sperimentare nuove armi.

Non abbiamo la possibilità di verificarlo e quindi lo lasciamo nella sfera del dubbio. Ma una cosa sappiamo ed è di pubblico dominio: Israele ha già più volte usato fosforo bianco e cluster bombs contro i gazawi e non ha avuto per questo alcuna sanzione.Perché l'ONU teme Israele? forse perché le voci di lobbies ebraiche che dagli USA governano il mondo non sono semplici fantasie?
Ma anche questo non basta a capire. C'è qualcosa che va indagato più a fondo, pena il rischio di liquidare tutto in una formula che chiama la religione ebraica a sostegno dell'agire israeliano al di fuori, al di sopra e contro ogni legalità, riducendo il Diritto e le Istituzioni internazionali in cenere.
Il problema vero non sarebbe comunque nel liquidare tutto a problema religioso, quanto le sue conseguenze circa il Diritto internazionale. Un danno che va ben oltre le violenze contro i palestinesi e lo sprezzo per i loro diritti.
Un danno che per una specie di legge fisica tracima dalla Palestina e coinvolge il mondo.
Questo consentire a Israele di agire impunito in una sorta di riconoscimento del suo essere "über alles" tollerando, o fingendo di ignorare o addirittura acclamando le sue illegalità è un problema enorme eppure i media mainstream seguitano a fornire copertura mediatica a questo Stato fuorilegge
derubricando perfino le fucilazioni di bambini a "risultati degli scontri". Scontri impossibili per definizione data la struttura del border.
Mentre trascrivo i nomi degli ultimi sette martiri per non lasciarli solo come numeri dell'eccidio, mi viene in mente il sermone del pastore protestante Niemoeller, poi ripreso nei versi di Brecht,
"vennero a prendere i comunisti ma io non dissi niente, non ero comuniista. Poi vennero a prendere gli ebrei ma io non dissi niente, non ero ebreo. Vennero..... ...poi vennero a prendere me, ma non c'era più nessuno che potesse parlare".
Che ci pensino i nostri colleghi dei media mainstream, almeno quelli che si definiscono democratici, ci pensino. E non solo per sostenere la causa palestinese che noi riteniamo assolutamente giusta, ma per non lasciar decomporre quel che che resta dei valori democratici di cui troppo spesso a vuoto riempiono le loro pagine.
Oggi sono stati sepolti   Mohammed Nayef ,14 anni,  Iyad Khalil  20 anni,  Mohammed Walid Haniya, di 24 anni come  Mohammed Bassam Shaksa, il piccolo Nasser Azmi Musabeh di soli 12 anni, Mohammed Ali Anshasi, 18 anni e  Mohammed Ashraf Al-Awawdeh di 26 anni. Tutti fucilati ti senza processo da uno Stato che compiendo abitualmente questi crimini non può che essere definito
CANAGLIA.



                                                                                                    Patrizia Cecconi - Milano 29 settembre

                                                                                                    Max