mercoledì 16 gennaio 2019

SALVINI FIGLIO DELLA BORGHESIA........


200px-hw-robespierreCommentando un mio articolo uscito su Agoravox, un lettore dice di capire «in base a quali valori e principi la Chiesa Cattolica afferma che tutti vanno accolti», mentre non gli è chiaro […] perché la Sinistra affermi la medesima necessità.
La Sinistra, prosegue «ha valori e principi diversi da quelli dei cattolici […], considera anche la Società nel suo complesso, i rapporti di produzione tra soggetti economici e lavoratori, la qualità della coscienza collettiva (un tempo si chiamava “di classe”) dei lavoratori, la loro corrispondente forza contrattuale nei confronti del padronato, il patrimonio di diritti conquistati con le lotte sindacali». Se critico Salvini, quindi, lo faccio perché ignoro i valori fondanti della sinistra.
Da questa convinzione deriva evidentemente la domanda che chiude il commento: «Secondo lei, quali di questi valori e principi della Sinistra impongono il dovere morale di accettare che masse di sottoproletari vengano immesse senza alcun limite nel contesto nel quale la Sinistra ha costruito con decenni di dure lotte i diritti del Lavoro? Se vuole può citarmi qualche pensatore o teorico marxista o di tradizione socialista che affermi questo dovere morale sopra ogni altro».
Che dire? Parlare di solidarietà non sarebbe sufficiente e d’altra pare, rispondere a una domanda con una domanda non è corretto, ma non posso fare a meno di chiederlo a me stesso: se fossi cattolico, quindi, per il mio lettore avrei ragione?
In quanto alla citazione, perché ricorrere a marxisti o socialisti? Per rispondere al difensore di Salvini, figlio di quella borghesia italiana che non ha mai fatto la sua rivoluzione, citerò un rivoluzionario borghese, che gli avrebbe risposto così:
«Siccome l’universo non è popolato da orde selvagge, è accaduto che il commercio e l’umanità hanno collegato tutte le nazioni; che i soggetti di ogni Stato hanno acquisito il diritto di entrare liberamente e di soggiornare nell’ambito degli altri Stati, e per il periodo in cui vi soggiornano vivono sotto la protezione delle leggi e del governo […] sia per sempre, sia per un periodo più o meno lungo […]. La giustizia […] sembra accrescersi e prendere un carattere più augusto, quando protegge i diritti degli stranieri; allora un tribunale particolare sembra diventare il giudice di tutti i popoli, per estendere la legge della benevolenza a tutto l’universo»:
Sono parole scritte nel 1786, 231 anni prima che il lettore esponendo il suo pensiero, ci conducesse indietro di due secoli e mezzo. Robespierre ha senso storico e quando parla dei diritti degli stranieri, sente che il colonialismo e le sue atrocità pesano in modo schiacciante sulla sua coscienza; egli perciò non può evitare di riconoscere responsabilità inconfessabili. Come spiegherebbe Robespierre la nostra barbarie a bambini che teniamo a forza nel mare in tempesta, negando soccorso e asilo? Con le parole utilizzate nel Discorso sui diritti degli uomini di colore, pronunciato nel settembre del 1791.
E’ vero, direbbe a quei bambini Robespierre , noi «vi abbiamo […] riconosciuto dei diritti; vi abbiamo, è vero, considerati esseri umani e cittadini […] e ciononostante d’ora in poi vi respingeremo nella miseria e nell’avvilimento; e vi ricondurremo ai piedi di quei padroni tirannici, il cui giogo vi avevamo aiutato a scuotere».
La verità è che le destre sostituiscono il potere coloniale con dittature che abbattono, quando tornano al colonialismo, mettono avanti a tutto le più orribili passioni e lo fanno in nome di interessi individuali e privilegi di classe. Avanti ai diritti umani, avanti ai diritti civili. Avanti a ogni diritto.
I diritti, «ecco i beni ai quali si dà così scarsa importanza». Così risponderebbe il borghese rivoluzionario al borghese senza rivoluzione.