giovedì 27 settembre 2012

MESE DI OTTOBRE VENDEMMIA PER LA CASTA !!!!


Tempo di vendemmia: da ottobre bonus vitalizio per 350 parlamentari

Deputati e senatori attendono il vitalizio da 2500 euro al mese in su


Vitalizio Parlamentari
E’ arrivato l’autunno ed è tempo di vendemmia. Da una Regione all’altra, si cerca di capire se il 2012 passerà in cantina come un raccolto particolarmente sfizioso. Ma c’è un luogo dove esiste l’assoluta certezza che quella in corso sarà un’annata da ricordare: il Parlamento. Già, perché per 349 eletti nel 2008 tra Montecitorio e palazzo Madama, infatti, ottobre 2012 è sinonimo di “vitalizio”.
Insomma, è stata dura ma alla fine anche i “diseredati” delle istituzioni ce l’hanno fatta: ancora qualche giorno di attesa e poi sarà per tutti, anche per gli ultimi arrivati, l’ora della “cuccagna”. Insediatasi a maggio 2008, infatti, la legislatura corrente sta per tagliare il traguardo dei 4 anni, 6 mesi e un giorno, cioè il minimo indispensabile per maturare il requisito al vitalizio.
Sarebbero 349, secondo i calcoli pubblicati da milanofinanza.it, i deputati e senatori che, nell’arco di pochissimi giorni, otterranno per la prima volta il bonus: 78 deputati e 37 senatori per il Pdl;  84 e 34 in seno al Pd; 36 e 12 per la Lega Nord; 12 e 7 per l’Italia dei valori; e poi, per i gruppi presenti solo alla Camera, Udc6 deputati, Gruppo Misto 9, Popolo e Territorio 14, Futuro e Libertà 8.
Così, una bella fetta di onorevoli si prepara a fare posto nel proprio conto in banca: sono in arrivo 2486 euro lordi per le “matricole”, che diventano 4973 per chi è alla seconda legislatura e 7460 per chi siede negli scranni da almeno 15 anni. Naturalmente, al mese. Così, la folta schiera di parlamentari nominati, salita alle istituzioni per diktat delle segreterie in seguito alla legge Porcellum che aboliva le preferenze, potrà finalmente esultare per il traguardo raggiunto.
Un bel nugolo di creditori, i quali, c’è da credere, esulteranno in silenzio, stante gli scandali che sono via via scoppiati nelle Regioni negli ultimi, dal Lazio alla Sicilia, con il malaffare diffuso che caratterizzava la gestione dei fondi pubblici, gli stipendi d’oro dei consiglieri e il crescente malcontento verso la classe politica. Mentre dalle parti del governo si cerca di lanciare l’ennesimo salvagente ai partiti, con l’emanazione di una legge tagliasprechi ad hoc, l’arrivo del vitalizio non sarebbe certo lo spot migliore per un’élite in cerca di redenzione agli occhi dell’opinione pubblica.
C’è, poi, il governo dei “terzi”. Mario Monti e il suo plotone di tecnici d’ora in avanti farebbero meglio a stare in guardia: da quando il vitalizio sarà realtà, infatti, è facile che i parlamentari si sentiranno improvvisamente con le mani libere, avendo raggiunto l’obiettivo della rendita garantita. Una condizione che può aprire scenari imprevedibili nell’ultimo scorcio di legislatura, prima delle elezioni che daranno vita a un nuovo Parlamento, riazzerando, naturalmente, il contatore del vitalizio e aprendo un nuovo giro della giostra dei privilegi.
Morale?????nessuna........nessuna trattativa.........se ne devono andare via tutti, agli italiani non servono più.

                                                                                                                                   Max

                                                                                                                                                                                                             

martedì 25 settembre 2012

LE MACERIE DELLA DESTRA



Le dimissioni di Renata Polverini, forse le più lunghe della storia repubblicana, non sono solo l'ultimo atto di una gigantesca ruberia regionale. Nell'uscita di scena della governatrice c'è il tramonto di una carriera personale. C'è il tracollo di un sistema di potere fondato sul saccheggio del denaro pubblico. C'è la tragedia di una destra italiana che consuma la fase terminale della sua balcanizzazione, e di un Pdl che di fatto cessa di esistere come soggetto politico. Sono tutti colpevoli, in questo pecoreccio lupanare romano, metafora solo più rozza e plebea di un verminaio che è anche italiano.


Colpevole è la Polverini. Se non sul piano giudiziario (almeno fino a prova contraria) sicuramente sul piano politico. Ha avuto bisogno di una settimana per capire ciò che era chiaro fin dall'inizio. Di fronte all'enormità dello scandalo che ha travolto la sua Regione, il suo partito e la sua lista, resistere non era solo impossibile. Era prima di tutto irresponsabile. Lei l'ha fatto. Per sette giorni ha tentato di difendere l'indifendibile. La Grande Abbuffata della Pisana e i Toga party alla vaccinara, gli stipendi gonfiati fino a 50 mila euro al mese e gli "ad personam" da 200 mila euro all'anno dei consiglieri, il Suv del Batman di Anagni e le ostriche dei Battistoni e degli Abruzzese.

Davanti alle tre delibere regionali che hanno fatto lievitare da 1 a 14 milioni i fondi pubblici "rubati" dai partiti nel corso dei tre anni della sua consiliatura, non ha capito che non avrebbe potuto recitare (anche lei, come a suo tempo Scajola e poi persino Bossi) la parte della governatrice "a sua insaputa". O forse lo ha capito, ma proprio per questo non ha voluto e potuto fare altrimenti, cioè scaricare su altri colpe che, se non erano sue dal punto di vista soggettivo, lo erano senz'altro dal punto vista oggettivo. Ora parla di "consiglio indegno". Dice di aver aspettato proprio per vedere "fino a che punto il consiglio era vile".

La verità è un'altra. Si è illusa che quella patetica sforbiciata ai trasferimenti e alle auto blu, votata in tutta fretta sabato scorso, fosse il colpetto di spugna sufficiente a mondare la Regione di tutti i suoi peccati. Si è lasciata addomesticare da Berlusconi, che le ha chiesto di restare al suo posto per non aprire nel Lazio una faglia che avrebbe finito per inghiottire quel che resta del Popolo delle Libertà. In ogni caso, lei non poteva e non può tuttora chiamarsi fuori, perché è stata ed è parte di quel "consiglio indegno". Perché dal 2010 ne ha di fatto coperto gli atti e i misfatti. Per colpa (non ha vigilato). O per dolo (ha condiviso). Il risultato politico non cambia. Le sue dimissioni non sanano niente. Al contrario, amplificano lo scandalo.

Colpevoli, sia pure in forma e in misura totalmente diverse, sono i partiti dell'opposizione. In questi anni sono stati testimoni dello scempio, e invece di farlo esplodere lo hanno silenziato, mettendo anche la loro firma sulle delibere spartitorie della maggioranza. Certo (anche qui, fino a prova contraria) non hanno usato quei soldi dei contribuenti per festini in maschera e scorpacciate pantagrueliche da Pepenero. Giurano di averli impiegati per stampare manifesti e organizzare convegni. Insomma, per fare normale attività politica. Ma la quantità anomala di denaro che hanno comunque contribuito a drenare, mentre la Regione triplicava la sovrattassa Irpef e tagliava i posti letto negli ospedali, meritava un altro impiego. E comunque una denuncia pubblica, indignata e fragorosa, che invece non c'è stata. O è arrivata troppo tardi, con le dimissioni in massa annunciate dai consiglieri Pd, Idv e Sel. O è arrivata in modo ambiguo e omertoso, come nel caso dell'Udc.

Ma il vero colpevole di questa devastante catastrofe etica e politica è la destra italiana. Una destra che dà il peggio di sé, da Belsito a Fiorito. Che va in frantumi, da Palermo a Milano. E lascia deflagrare, al centro e in periferia, l'inevitabile diaspora tra le sue "culture" mai fuse perché inconciliabili o inesistenti: il populismo autocratico del Cavaliere, il moderatismo irenico degli ex democristiani, l'affarismo famelico dei cacicchi post-missini. Persi per strada prima Casini, poi Fini e da ultimo Bossi, Silvio Berlusconi non ha riunito queste "anime perse" sotto le insegne del conservatorismo europeo, ma le ha impastate con il fango dei rispettivi interessi (economici e affaristici). Le ha plasmate a sua immagine e somiglianza, secondo i "principi" dell'azzardo morale, dell'arricchimento individuale, dell'impunità penale. Le ha indottrinate di ideologismi demagogici su scala nazionale, ma gli ha lasciato mani  libere  scala locale.

Il risultato è questo. Oggi, con l'ammaina bandiera nel Lazio, il Pdl viaggia a grandi passi verso la dissoluzione finale. Un destino irreversibile, per un partito "personale" che è nato e che morirà insieme all'improbabile maieuta che l'ha creato in pochi mesi e con molti miliardi. Che l'ha dotato di cuore, l'ha nutrito di pancia ma non ha voluto o saputo dargli una testa e due gambe per camminare. Non ha voluto o saputo dargli un'identità e una struttura. Sono penosi, in questi giorni, i conciliaboli a Palazzo Grazioli tra il Cavaliere e Angelino Alfano, i soliti coordinatori e gli impresentabili capigruppo. Ed è ancora più penoso sentire Gianni Letta che sdottoreggia alla Luiss contro "i gruppi di interessi particolari che frenano il sistema" (lui, che di quei "gruppi" è da vent'anni il garante supremo) o Gianni Alemanno che invoca "l'azzeramento totale e la rifondazione del centrodestra" (lui, che da sindaco della Capitale ha assunto plotoni di famigli e di ex picchiatori fascisti all'Ama e all'Atac.

C'è questa destra italiana, oggi, sotto le macerie fumanti della Pisana. Ma i miasmi spurgano ovunque. Per una Polverini che fa un passo indietro nel Lazio, c'è uno Scopelliti che resiste in Calabria, un Caldoro che resiste in Campania. E soprattutto c'è un Formigoni che continua inopinatamente a "regnare" in Lombardia. La sua Vacanzopoli ambrosiana può apparire forse un po' più raffinata nella forma, ma nella sostanza non è meno grave della Sprecopoli ciociara. Sarebbe ora che anche il Celeste ne prendesse atto. 

Ormai non esiste nessun orgoglio italiano.......non esiste più patria e onore........"ADESSO VE NE DOVETE  
ANNA' "

                                                                                                                          Max

domenica 23 settembre 2012

LAZIO, L'ITALIA........LA VERGOGNA

Lazio, ecco i contratti d'oro
In un mese 40 collaboratori

Consulenze a pioggia con i fondi regionali del Pdl. In un mese 40 collaboratori. L'ex capogruppo in un mese si fece accreditare oltre 50mila euro anziché 8mila



Franco Fiorito




È stata fantasiosa la gestione di Francone. Nei due anni in cui il denaro del gruppo consigliare del Pdl alla Regione Lazio è stato controllato da lui, si è passatidalle spese per arredamento e sport a quelle per le collaborazioni, le sculture, la vacanze e i vini. La fantasia non sembra essere mancata al consigliere conosciuto come er Batman, insieme con una incredibile e, quantomeno sospetta, generosità. A spulciare tra i numeri di uno degli estratti conto messi a disposizione della procura di Roma, emergono, infatti, tutta una serie di dati che non fanno altro che evidenziare quanto sperpero sia avvenuto con i soldi pubblici. Fiorito avvia la sua gestione regalandosi una mega vacanza in Sardegna, all’hotel Pitrizza, che costerà trentamila euro e andrà in conto al gruppo.

Man mano che passano i mesi, fino ad arrivare ai giorni recenti, l’ex capogruppo modificherà il meccanismo: spenderà più in fretta e di più. Tanto che i consiglieri del Pdl, già ampiamente muniti di personale proprio, tra segretari e impiegati, pagheranno - così dice la banca - fino a quaranta collaboratori esterni. Quasi tutti giovani, alcuni con cognomi altisonanti, altri vicini al circolo di Anagni, che è tanto caro a Fiorito. Una media di 50-60 mila euro al mese per delle mansioni tutte da chiarire. Fiorito bonificherà in un paio di occasioni 5 mila euro a Marco Cesaritti, presidente del Consiglio comunale di Anagni, motivandolo come rimborso forfettario per attività di consulenza politica. Poco più di quattromila euro, invece, destinerà a Giuseppe Viti, che nello stesso comune del frusinate fa l’assessore al Bilancio.

Pur di promuovere l’attività politica, i consiglieri del gruppo, con Francone in testa, ne pensano di tutti i colori. Affidano all’Unione rugby pontina una manifestazione politico-sportiva, e un progetto educativo e sociale: 35 mila euro in tutto. Il problema, però, è che questa società sportiva non svolge più alcuna attività agonistica da anni, niente campionati da tempo. Anche se tra i suoi affezionati frequentatori, in quanto ex rugbista ed ex presidente del settore giovanile, c’è il consigliere regionale del Pdl eletto a Latina, Stefano Galetto. L’Unione rugby pontina, dal canto suo, tiene a sottolineare di aver fatto le cose in regola. Rimane, comunque, non operativa ed è finita anche al centro di una polemica sulla gestione dell’unico impianto.

Politica e sport devono appassionare l’ex capogruppo: 12 mila euro, infatti, sono finiti a un’altra società sportiva, la Usp Samagor di Latina, e nella stessa provincia, ma a Minturno, ci sono 6 mila euro «per rimborso» bonificati al consigliere Romolo Del Balzo. Nella stessa provincia sono stati spesi, poi, oltre duemila euro per chissà quale prezioso acquisto alla gioielleria Biondo, molto famosa a Latina. E ancora, esistono bonifici a favore di Salvatore Marrocco, di Fondi, titolare di un’azienda di legnami e terra, nonché alla termoidraulica Pines di San Felice Circeo (poco meno di duemila euro). Cifre che fanno pensare alla magnifica villa che Fiorito ha in quella zona. Tutte, comunque, messe in carico al gruppo.

A leggere tra i dati della banca, la mancanza di regolarità diventa più di un sospetto. Nel 2012, forse quando Fioritosente vacillare la sua poltrona, le spese aumentano e anche le stranezze. I collaboratori lievitano, e oltre allo stipendio garantito alla fidanzata Samantha Weruska Reali, ci sono bonifici per più di 15 mila euro destinati a un architetto d’interni diventata scultrice, Lucy Rejior Mireille. Cosa avrà mai eseguito per il gruppo del Pdl alla Pisana?

L’altro dato che ricorre con frequenza sono i soldi che vengono pagati a Teleradio mondo scarl di Rieti, una media di 313 euro mensili, a Tele Rieti srl, 2500 euro al mese, e a Rete televisiva reatina srl, mille-mille e 200 euro al mese. Qualcuno azzarda che potrebbe trattarsi di costi per pubblicità, o forse di soldi destinati a interviste a pagamento. La procura indagherà anche su questo particolare, perché le cifre ricorrono con la frequenza di uno stipendio e non cambiano mai......
Che dire?????? penso nulla...........basta parole "FATTI FATTI FATTI"


                                                                                              Max

venerdì 21 settembre 2012

IL SENATO DECOLLATO.............

HO BISOGNO DI RIPRENDERMI............

Per riprendermi dalle foto del toga party laziale - deputate travestite da ancelle e maiali travestiti da maiali - sentivo il bisogno di rifugiarmi in un’istituzione seria, il Senato della Repubblica. Ieri quell’augusto consesso si occupava di violenza sulle donne. Nell’accostarmi al dibattito, trasmesso dalla tv parlamentare, mi domandavo quali mozioni ed emozioni avrebbero prevalso. In realtà la domanda che avrei dovuto pormi era un’altra: a che ora sarebbe atterrato l’aereo del vicepresidente Nania.
L’uomo incaricato di presiedere la seduta, Nania appunto, era infatti ancora all’aeroporto di Catania (non Singapore) per un ritardo di cui ha subito incolpato il ministero dei Trasporti. Ingenuamente mi sono chiesto cosa ci facesse il vicepresidente del Senato a Catania di giovedì. Già il Parlamento funziona due giorni e mezzo alla settimana. Sarà troppo pretendere che almeno quelle sessanta ore i nostri stipendiati le trascorrano a Roma nel luogo di lavoro? In attesa del decollo di Nania, sullo scranno presidenziale è salita Rosy Mauro, che dopo lo scandalo della Lega si è dimessa da vicepresidente vicario, però non da vice semplice. La capisco: i distacchi vanno centellinati. Ma anche lei aveva un aereo in partenza e così «per impegni urgenti e improrogabili» (qualche laurea all’estero?) una donna ha sospeso la seduta dedicata alla violenza sulle donne. Dopo mezz’ora di buio istituzionale senza precedenti è dovuto accorrere il presidente Schifani, interrompendo un incontro coi beagle della Brambilla. Sto cercando una battuta per chiudere, ma dalla disperazione mi è caduta la testa sulla tastiera. La rialzerò appena atterra Nania.........nel frattempo mi ritiro in convento


                                                                                                                                                      Max

lunedì 17 settembre 2012

MONTI? PIU' CHE TECNICO UNA BESTIA


Il Presidente del Consiglio Monti, nel suo Alto magistero, ci fa sapere che lo Statuto dei diritti dei lavoratori è stato un danno per l’occupazione, perché, ingessando l’economia con troppi diritti per i lavoratori, ha scoraggiato gli investimenti che avrebbero creato lavoro. In effetti, se i lavoratori fossero tenuti 16 ore alla macchina, possibilmente legati con una solida catena, in modo da evitare inutili interruzioni per stupide ragioni fisiologiche, non perdessero tempo in assemblee sindacali, ricevessero un salario di pura sussistenza, come nelle zone interne della Thailandia o della Birmania, sarebbe molto più conveniente investire in Italia e ci sarebbe tanta occupazione in più. Considerando poi che con un trattamento simile, una parte considerevole dei lavoratori non raggiungerebbe l’età della pensione, questo rappresenterebbe un vantaggio per le casse statali, produrrebbe un turn over assai veloce e proprio non ci sarebbe disoccupazione.

Monti è un vero progressista! Però ci deve dare qualche spiegazione su come lavora lui.Recentemente l’illustre economista (il cui ultimo libro risale al 1992, dopo solo interviste e qualche rapporto), ha recentemente ammesso che, in effetti, l’economia italiana è in recessione e che questo è il prodotto delle scelte di austerità fatte dal suo governo. Però questo era necessario per rimettere in ordine i conti.
Peraltro, nel mese di luglio abbiamo appreso che, nonostante il massiccio aumento della pressione fiscale con l’aumento dell’Iva e l’istituzione dell’Imu (insieme a non so quante altre tasse) lo Stato ha incassato il 3% in meno, rispetto al gettito fiscale dell’anno precedente.
Se abbiamo capito bene è successo questo:
1.il debito pubblico è cresciuto rispetto al Pil: infatti se il debito resta alle quotazioni in cui è ed il Pil diminuisce del 2,7-2,8 (vedremo il dato preciso a fine anno, vuol dire che il debito è cresciuto in proporzione
2.la flessione delle attività economiche è stata tale da produrre un gettito fiscale più basso, nonostante gli aumenti decisi
3.pertanto, questo significa che i vantaggi dei tagli alla spesa, in buona parte se ne vanno solo per compensare il calo di introiti
4.la crescita del debito in proporzione al Pil e la flessione del gettito fiscale riducono la possibilità di restituire il capitale preso in prestito, per cui gli investitori vogliono interessi più alti per ricomprare i titoli; e, infatti, lo spread  dopo una momentanea e limitata riduzione è tornato ribaldamente oltre i 500 punti per poi diminuire nuovamente (non sappiamo per quanto) mantenendosi comunque oltre quota 300 ed al limite della sostenibilità
5.tutto questo, poi, significa che quel che resta delle economie realizzate con i tagli se ne vanno per pagare i differenziali di interesse sul debito.
E tutto questo Monti lo chiama “mettere in ordine i conti”. Intervento del tipo: “l’operazione è riuscita, ma l’ammalato è morto”. Uno così, ve lo scegliereste come amministratore di condominio?
Però Monti ci assicura che intravede la fine della crisi, anzi che la sente: forse ha consultato il mago Othelma o i fondi di caffè. Di sicuro, non si capisce sulla base di quali ragionamenti economici si regga una affermazione così perentoria. Molti sostengono che Monti capisce poco di politica ma come economista…! In effetti  Monti, come politico vale poco, ma come economista vale minus quam straminem (siamo persone educate e moderiamo l’espressione).
Ma se Monti in quanto tale è solo una macchietta da avanspettacolo, il montismo è una cosa molto più seria che non va presa sotto gamba (ci torneremo) e la dimostrazione è in questa generale confluenza delle forze politiche, che, non contente del disastro già prodotto, vogliono di più.
In tutto questo la cosa più imbarazzante è l’atteggiamento del Pd che fa scudo con il suo corpo a Monti perché finisca la legislatura e poi si riprenda la nuova con il programma dell’agenda Monti. E che il “montismo” sia qualcosa di più di Monti (che magari il Pd si appresta ad eleggere sul Colle), destinato a durare oltre il suo scalcinato fondatore, lo dice l’atteggiamento isterico del Pd nei confronti del referendum sull’art. 18.
Considerato che, nella migliore ipotesi, il referendum avrà luogo fra 2 anni, nel 2014, e che nel frattempo il Parlamento può modificare la legge per evitare il referendum, perché mai prendersela così calda ora, arrivando a mettere in crisi l’accordo con il suo unico alleato di qualche peso? Il senso, puro è semplice, è che quello è un punto acquisito –al pari degli altri già imposti da Monti- e che non è ammesso che l’elettorato ci metta il becco. Quindi è inutile che Bersani, con aria vanamente pensosa, ci dica che, si, l’agenda Monti bisogna proseguirla, ma contemperandola con imprecisate esigenze sociali: non incanta nessuno, il programma del Pd è in perfetta continuità con Monti e il resto sono chiacchiere.
Va bene amici, andate avanti così ed auguri!

                                                                                             Max

venerdì 14 settembre 2012

MA PERCHE' OFFENDERE IL DIO DEGLI ALTRI POPOLI????


Perché un'offesa a Maometto può scatenare lo scontro di civiltà

Ogni offesa al Profeta scatena violente reazioni nel mondo islamico. Per i musulmani Muhammad non è solo un Profeta.

Nella credenza religiosa islamica egli ha ricevuto direttamente la parola di Dio, attraverso l'angelo Gabriele: dunque, è il prescelto a trasmettere un messaggio divino che ha contenuti sia mondani che extramondani.
Egli, appunto, è il suo Inviato, come recita la sahada, la professione di fede che segna l'entrata dell'individuo nella comunità ed è pronunciata nella preghiera e in ogni momento della vita dei musulmani, così come è riportata in ogni sede, dalle bandiere agli atti ufficiali dei paesi islamici.
Muhammad è l'uomo che ha dato origine al Mito di fondazione dell'Islam, la città ideale in cui non c'era alcuna separazione tra religione e legge, tra dimensione spirituale e potere politico.
Da qui l'aura che il Profeta ha sempre avuto agli occhi dei fedeli.. Offenderlo, così come umanizzarlo descrivendone eventuali difetti, è ritenuta colpa gravissima, che rende lecita, soprattutto per i fautori del "gergo dell'autenticità" salafiti radicali, ogni reazione verso chi si è reso colpevole della macchia.
Si tratti di letteratura, cinema, vignette. Certo, le reazioni salafite in Egitto e Libia al film L'innocenza dei musulmani hanno anche ragioni politiche.
Il fatto che un cristiano copto lo abbia divulgato in Rete, che l'autore sia di origine ebraica così come i suoi finanziatori, che nelle
stesse ora Zawahiri annunciasse la morte per mano americana del numero due di Al-Qaeda, Al Libi, ha fomentato la protesta, sfociata a Bengasi nella tragica morte dell'ambasciatore americano Stevens.
Il filmato non solo offende il Profeta ma lo mostra in "immagine", sfregio inaudito per i fedeli a oltranza. Nella tradizione religiosa si racconta che proprio Muhammad disse "Gli angeli non entrano in una casa in cui vi siano immagini o figure".
E gli angeli sono importanti nell'islam: stanno accanto al trono di Allah, sono suoi messaggeri presso i profeti, portano il castigo. Una dimensione iconoclasta, quella islamica verso le immagini che, per analogia, una delle fonti della legge, si è estesa poi anche a cinema e tv.
Ma perchè essere così imbecilli ????????? perchè ogni volta insultare il Dio di un altro popolo ??????
ma cosa pretendiamo?????di andare sempre a casa degli altri ad uccidere, imporre il nostro modo di vivere??ma noi dobbiamo darci una regolata, basta con i giochini dei paladini della liberta' e della democrazia, chi semina raccoglie, vecchio detto ma sempre attuale.

                                                                                                        Massimo

lunedì 10 settembre 2012

NON VUOI VOTARE???? LA SICUREZZA DEL TUO VOTO A NESSUNO


C'E' UN MODO LEGALE PER DIRE : NON VOTO PERCHE' NON MI SENTO RAPPRESENTATO DA NESSUNO


C'E' UN MODO LEGALE PER NON FARE PROTESTARE ED OTTENERE UN RISULTATO OTTIMO..
Con la legge elettorale in vigore, non andando a votare facciamo il loro gioco..
invece un'articolo della legge elettorale esattamente ..Art. 104 comma 5...noi possiamo presentarci al nostro seggio elettorale , con la scheda e il documento,
...ci facciamo registrare e solo allora quando ci stanno dando le schede da votare 
...noi chiediamo al presidente di seggio di mettere a verbale una nostra dichiarazione dove ci sarà scritto ...NON VOTO PERCHE' NON MI SENTO RAPPRESENTATO DA NESSUNO...
Il presidente non può rifiutarsi perchè passibile di multa da 4.000 euro ..o reclusione fino a tre mesi... cosi facendo noi risultiamo di aver votato ma il nostro voto non va a nessuno..ma fa cumulo di presenze...
ISTRUZIONI PER L’ELETTORE:

      1)   Andare a votare, presentarsi con i documenti + tessera elettorale e farsi vidimare la scheda

       2) NON TOCCARE LA SCHEDA (se si tocca la scheda viene contata come nulla e quindi rientra nel meccanismo del             premio di maggioranza)
       2) ESERCITARE IL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA (dopo vidimata), dicendo: 'rifiuto la scheda per           protesta, e chiedo che sia verbalizzato!'

       3) pretendere che venga verbalizzato il rifiuto della scheda

       4) esercitare, se si vuole, il proprio diritto di aggiungere, in calce al verbale, un commento che
          giustifichi il rifiuto                       (ad esempio, ma ognuno decida il suo motivo: 'nessuno dei politici inseriti nelle liste mi rappresenta' – oppure:
‘perché nessun partito ha nel suo programma il ripristino della sovranità monetaria costituzionale’)         
(d.p.r. 30 marzo 1957, n. 361 - art. 104, già citato) così facendo non voterete, ed eviterete che il voto,nullo o            bianco, sia conteggiato come quota premio per il partito con più voti.
_______________________________________________________________________________

DICHIARARE:        NON MI SENTO RAPPRESENTATO DA NESSUNO E PER QUESTO NON ESPRIMO PREFERENZE !            (dichiarare che non sentendovi rappresentati non esprimete preferenze, è un diritto di chi vota), BISOGNA PRETENDERE, E' LEGGE, L'ESATTA TRASCRIZIONE DELLA VS DICHIARAZIONE !!!            SE SI RIFIUTANO CHIAMARE LE FORZE DELL'ORDINE PRESENTI. RICORDATE è UN VS '' DIRITTO ' !!
Seguendo la procedura la scheda non è nulla, e non puo essere attribuita a nessun partito,
Come ricordato, il segretario di sezione è obbligato a verbalizzare qualsiasi reclamo provenga dagli elettori.
Benché forti di questa norma, evitare in ogni caso di passare dalla ragione al torto ed incorrere nelle sanzioni previste per chi turba il regolare svolgimento delle operazioni di voto. Di fronte all’eventuale ostinazione dei presidenti e alla riluttanza dei segretari a non verbalizzare, e laddove non ci si senta in grado di sostenere il confronto, evitare di farsi
coinvolgere in accese ed inutili discussioni. Rivolgersi invece alla forza pubblica per richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario che può avere accesso nella sezione per notificare al presidente proteste e reclami relativi alle operazioni della sezione (art. 44 comma 4 D.P.R. 30 marzo 1957, n° 361 e successive modifiche).


SE NOI TUTTI, POPOLO FACCIAMO COSI,
  ANCHE  SE MANDANO I LORO TIRAPIEDI A VOTARE, NON RAGGIUNGERANNO MAI LA MAGGIORANZA E PER FORZA MAGGIORE DEVONO PRENDERNE COSCIENZA...


link della legge elettorale:
http://www.riforme.net/leggi/testo-unico-leggi-elettorali.htm

................A.T.T.E.N.Z.I.O.N.E...................
Da più parti arriva la richiesta di un riscontro di legge puntuale circa la possibilità di non ritirare o restituire le schede elettorali, con conseguente verbalizzazione dei motivi del rifiuto o della restituzione.
Il dubbio, è che in assenza di una previsione normativa chiara i Presidenti di seggio potrebbero facilmente mettere in difficoltà chi volesse portare avanti questo tipo d'iniziativa.
Di fronte ad una simile difficoltà si potrebbe agevolmente rispondere con una richiesta
analoga per il motivo opposto: dove sta scritto che all'elettore è fatto divieto di restituire la
scheda e l'impossibilità, quindi, di esigere la verbalizzazione dei motivi del gesto?
Neanche questo, appunto, sta scritto da alcuna parte. In linea di principio, quindi, in
assenza di divieti espliciti o desumibili dal combinato disposto di più norme, la presunzione
sta tutta a vantaggio di ciò che non è stato in alcun modo vietato. 






                                                                                                                          Max

venerdì 7 settembre 2012

QUALCOSA STA BOLLENDO......STAREMO A VEDERE


Chi è Gianroberto Casaleggio e dove sta portando il M5S?

 

Ogni volta che si pensa a Beppe Grillo e al suo blog, la mente corre a Gianroberto Casaleggio, consulente e secondo alcuni vero ideatore e deus ex machina del MoVimento 5 stelle.
Sarebbe lui che su internet compare come il fondatore della Casaleggio Associati (azienda specializzata in strategie di rete), il direttore dell’orchestra di quello che sui quotidiani è conosciuto come grillismo.
Sembra che non ci sia post, presa di posizione o polemica sollevata ad arte che Beppe Grillo non concordi prima con Gianroberto Casaleggio, maestro d’immagine e di comunicazione, già manager di successo (è stato tra l’altro nel consiglio di amministrazione di Lottomatica e della Olivetti), scrittore di saggi sul web, ex curatore del sito dell’Italia dei valori, ed inoltre secondo i detrattori fautore delle epurazioni e delle scomuniche che ciclicamente avvengono all’interno del M5S, all’indirizzo di coloro che non accettano pienamente il verbo del fondatore del partito.
Intorno a Casaleggio si è creata un’aura di mistero, fomentata più dalle notizie che non si conoscono rispetto a quelle che si sanno sul personaggio. Come è possibile che il movimento che i sondaggi attestano al 18% (anche se ultimamente viene registrata anche la sua battuta di arresto) e forse potrebbe diventare il secondo partito italiano si regga su una figura di cui si sa poco o quasi nulla, le cui intenzioni politiche rimangono opache?
Quale è il vero ruolo della Casaleggio Associati, nella proposta politica di Grillo?
E’ mai possibile che il fondatore “ufficiale” del M5S non dica nulla sul suo ghost writer, che ha tanti interessi nel prodotto che ha creato e che ha fatto del suo blog una sorta di bancarella virtuale con tutti i libri e dvd che propone ai suoi assidui e numerosi lettori?
Quali interessi economici, politici, o di altra natura intercorrono tra Grillo e Casaleggio? E’ ora che qualcuno all’interno del M5s parli chiaramente (e chi se non il suo presunto leader) soprattutto per rispetto ai milioni di simpatizzanti che alle prossime elezioni potrebbero votarlo.
La democrazia è prima di tutto trasparenza. Prima di voler rifondare la repubblica, di voler mandare a casa i politici inquisiti, prima di voler mettere dei tetti ai compensi dei dirigenti pubblici e voler far piazza pulita del sistema dei partiti che hanno retto l’Italia negli ultimi 60 anni bisogna sapere chi c’è dietro coloro che portano avanti questa (legittima) battaglia politica.
Se Gianroberto Casaleggio è più di un consulente di Grillo è giusto che lo dichiari apertamente, in maniera tale che sia anche lui il referente con cui dialogare e discutere delle iniziative del movimento, nel caso anche confrontandosi e scontrandosi. Non è pensabile che nel partito che predica discontinuità con il passato ci sia un’anima grigia, sconosciuta ai più, che manovra i pensieri e le pedine da dietro le quinte.
Se leggo un post sul sito di Grillo devo sapere se lo ha scritto Beppe, Gianroberto o tutti e due, e quanto c’è di uno e dell’altro in ciascun intervento. Anche Berlusconi nella sua carriera politica ha letto in Parlamento discorsi scritti per lui da Giuliano Ferrara, ma il pensiero politico dell’Elefantino era (ed è) noto anche perché dirige un giornale, considerato fucina del pensiero del centrodestra italico.
Casaleggio invece, chi è? Cosa fa? Cosa vuole? E soprattutto dove vuole portare il principale partito della futura opposizione italiana?
Per esempio secondo Il Fatto quotidiano il cervello (e la penna) che c’è dietro il M5S avrebbe avuto in passato simpatie leghiste. Quindi dietro le parole scritte e dette da Grillo contro la semplificazione delle procedure di cittadinanza degli immigrati e contro un diritto improntato sullo ius soli c’è l’ex leghista Casaleggio o il fondatore del M5s? Nel suo ultimo post di risposta a Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo che a Bologna tra l’altro ha detto
“Grillo è un classico fenomeno di protesta che non mi pare né molto democratico, né molto trasparente. Non ha uno statuto per il suo movimento. Non si sa come lavora”
Grillo ha rilanciato la sua idea di un referendum sull’euro da fare al più presto ed ha scritto:
“In quanto all’euro, non ho detto che bisogna uscirne, non voglio arrogarmi una decisione così importante, ho proposto invece che siano gli italiani attraverso un referendum a decidere”
Come è possibile che questa proposta coincida pedissequamente con l’iniziativa leghista già annunciata da Maroni lo scorso 16 agosto con queste parole:
“A fine agosto presenteremo in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per abbinare alle politiche del 2013 un referendum consultivo nel quali i cittadini italiani possano esprimersi sull’euro”.
Il movimento 5 stelle sta diventando un propaggine della Lega Nord, o è solo una sensazione che traspare dal blog più letto d’Italia? Chi è che può dare una risposta? E soprattutto la domanda va posta a Grillo o al suo “consigliere” Casaleggio?
Tra i due, chi comanda chi?
In queste ore molte persone mi hanno scritto, spedito dei link dei file per sapere, per capire.......non vorrei che molte bravissime persone fossero prese in giro da qualcuno, sarebbe grave perchè in questo momento la gente ha voglia di cambiare anche se secondo il mio modesto parere sotto c'è qualcosa.......staremo a vedere

                                                                                                                                  Max