giovedì 30 maggio 2013

GRILLO......"IERI SERA HAI TOPPATO"


                                                                      




CARO SIGNOR BEPPE GRILLO
QUESTA VOLTA MI HAI VERAMENTE SCOCCIATO, SIA CHIARO NON SONO UN TUO ELETTORE MA CREDO SIA GIUSTO CHE NEMMENO TU POSSA PRENDERE PER IL CULO LA GENTE.
IERI SERA DURANTE L'INTERVISTA TRASMESSA SULLA TV DI STATO HAI DICHIARATO CHE NON SEI PREOCCUPATO PER IL CRAC DI DOMENICA E FORSE HAI DIMOSTRATO ANCORA UNA VOLTA LA TUA STUPIDITA' NEL RACCONTARE I FATTI COME SONO.
LA GIORNALISTA HA FATTO L'ERRORE DI RIMANERE ZITTA SENZA INTERVENIRE SU QUELLO CHE HAI DETTO............LEI TI HA CHIESTO DEL CALO SPAVENTOSO CHE HAI FATTO COL TUO MOVIMENTO E TU HAI SEMPLICEMENTE AFFERMATO CHE NON E' VERO PERCHE' I CONSIGLIERI DEL M5S SONO PRESENTI OVUNQUE.
CERTO........RISPETTO ALLE AMMINISTRATIVE DI 5 ANNI FA HAI FATTO BENE, OVVIO QUESTO......MA LA DOMANDA DELLA GIORNALISTA ERA IN RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DI FEBBRAIO DOVE HAI PRESO UNA BATOSTA INCREDIBILE.
IERI SERA HAI DIMOSTRATO ANCHE TU CHE I GIOCHINI DI CHI VINCE O DI CHI PERDE SONO IN USO ANCHE PER GLI ALTRI PARTITI DUNQUE “SMETTILA DI PRENDERE PER IL CULO LA GENTE”..........VUOI ESSERE DIVERSO MA DIVERSO NON LO SEI.....STAI ADOPERANDO LO STESSO LINGUAGGIO DI QUEI PARTITI CHE NOI TUTTI CONOSCIAMO.
SE FOSSI STATO ONESTO IERI SERA AVRESTI RISPOSTO SEMPLICEMENTE CHE RISPETTO ALLE PRECEDENTI ELEZIONI AMMINISTRATIVE IL M5S HA VINTO.........MA RISPETTO LE POLITICHE DI FEBBRAIO............BE I RISULTATI ESISTONO.
PER QUANTO RIGUARDA L'ITALIA MIGLIORE O PEGGIORE SINCERAMENTE PIETOSO IL TUO GIUDIZIO......LASCIAMO PERDERE I PENSIONATI PERCHE' ANCHE SU QUELLO HAI TOPPATO ALLA GRANDE......IL SIGNIFICATO E' CHE IL TUO GRANDE BOOMMMM ELETTORALE DI FEBBRAIO LO HAI AVUTO DALL'ELETTORATO SIA DI DESTRA CHE DI SINISTRA STANCO DELLE PORCATE DEI PARTITI TRADIZIONALI.........DOPO TRE MESI ESATTI QUALCUNO HA VISTO QUELLO CHE IL TUO MOVIMENTO HA FATTO IN QUESTO PERIODO........CREDIMI.......NULLA IN ASSOLUTO......... SOLO IL BUONISSIMO COMPENSO MENSILE........OPPORTUNITA' NE AVEVI..........IERI IL TUO SINCERO RIEPILOGO......
SCENDI DA QUEL PIEDISTALLO.......QUELLO CHE DICI TU OGGI.........CON UN BELLISSIMO CONTO IN BANCA............LO DICO IO DA 40 ANNI............E CREDIMI SONO RIMASTO SEMPRE LO STESSO


MAX


mercoledì 29 maggio 2013

PD......:"LONTANO DAI MIEI IDEALI"

DON GALLO E LA ROVINA DEL PD

Il Pd non c'entra nulla coi principi ispiratori del vecchio Pci, che invece permangono in una parte della società, la stessa che era ai funerali di don Gallo. Se non c'è stata un'impronta diversa al Paese, la responsabilità è dei Veltroni, D'Alema, Fassino, Violante, Bersani


                                                             


Adesso ho capito, quelle 6000 persone che erano a Genova  e le molte altre che da lontano hanno salutato per l'ultima volta Don Gallo non c'entrano nulla col Pd. Ecco il dramma della sinistra in Italia. Un patrimonio umano, ideale, politico immenso e ricchissimo che una volta trovava espressione nel Pci di Enrico Berlinguer, ora è rimasto solo, senza che nessun partito riesca veramente a rappresentarlo. Il presidente della Regione Burlando era presente ma non ha parlato, nessuno del partito ha detto qualcosa, quella società, quelle persone che hanno un'anima, un sentimento, dei valori in cui credono e che si chiamano giustizia sociale, verità, onestà, libertà sembrano lontani dalla cultura politica del Pd, anzi la cosidetta società civile fa paura, è pericolosa, a D'Alema addirittura "fa orrore". D'altra parte potreste immaginare un D'Alema al funerale di don Gallo? Spesso don Gallo si è trovato il Pd dall'altra parte delle barricate: contro il Tav in Val di Susa, contro l'insediamento militare americano a Vicenza, contro il finanziamento delle cosidette guerre umanitarie, contro l'acquisto dei caccia bombardieri, contro il G8 di Genova (l'allora capo della polizia De Gennaro è sempre stato difeso dal Pd), a favore del referendum per mantenere l'acqua pubblica (il Pd ha cambiato posizione all'ultimo), a favore dei lavoratori della Fiom contro Marchionne, e l'elenco potrebbe continuare. Non entro nel merito delle singole questioni, non stiamo parlando di errori, ma di scelte. Il Pd ha scelto di stare dalla parte del denaro, di chi ha i soldi, di chi ha il potere, è vestito bene, parla bene, sta bene, mangia bene, veste bene, non grida, non dà fastidio. Scusate la brutalità ma è così. Alla tavola dei poveri il Pd non si siede da decenni. Dispiace vedere camminare il sindaco di Torino Fassino per il Salone del libro circondato dalla scorta, mentre fa piacere vedere il sindaco di Genova, Marco Doria, alla veglia per Gallo, cittadino tra altri cittadini. La trans Valentina ha detto molto giustamente, con un sorprendente rovesciamento di prospettiva, che adesso chi va aiutato è chi sta in alto perché chi è in alto è solo, senza sentimenti e l'unica forza che ha è quella del potere (si riferiva anche al cardinale Bagnasco che avrebbe dovuto l'indomani darle la comunione).

Pensate. Se gli scorsi decenni il Pd avesse fatto una politica di sinistra vera, cioè si fosse battuto allora per l'ineggibilità di Berlusconi (ora è fuori tempo massimo), contro il libero mercato, contro la crescita senza qualità, contro la corruzione e i costi della politica, contro la rovina dell'ambiente, e per un'economia a misura d'uomo, ora avrebbe praterie davanti a disposizione. Ora che anche i capitalisti più testardi hanno capito che il modello che hanno difeso per decenni fa acqua da tutte le parti. Ci sarebbe in Italia un'alternativa forte, credibile, temprata da anni di battaglie e democratica, estremista non nei comportamenti ma nelle idee, quindi spendibile anche all'estero. Invece no. E la colpa non è solo del Pd ma anche di tanti intellettuali, giornalisti, accademici, professionisti che dopo anni di battaglie e di delusioni (il terrorismo ha azzerato la spinta ideale degli anni settanta) hanno preferito chiudersi e mettere in soffitta sentimenti e principi. Tutto in nome del mercato e del potere. Come è stata possibile questa distrazione generalizzata? La Boccassini non sta processando Ruby e Berlusconi ma lo sputtanamento di una intera classe dirigente che si è venduto al migliore offerente. Il Pd in quanto partito di sinistra non c'è e non c'entra nulla coi principi ispiratori del vecchio Pci che invece permangono in una parte della società, la stessa che era a Genova ai funerali di don Gallo e che in lui si riconosce. Una riserva ideale buttata via e che imbarazza il Pd perché rappresenta proprio quello che una volta era il partito di Berlinguer: la coscienza civile del paese (di questo ribaltamento di valori se ne ha conferma nel libro di Fassino, Per passione, scritto quando il sindaco, allora segretario dei Ds, fece l'elogio di Craxi prendendo le distanze da Berlinguer) e, inaspettamente, anche una riserva di voti che oggi sarebbero decisivi per dare un'impronta diversa al paese. Se questa non c'è stata non possiamo imputarlo a Berlusconi ma proprio al Pd. La responsabilità storica dei Veltroni, D'Alema, Fassino, Violante, Bersani è enorme.
Inutile è più forte di me.......quando mi trovo dentro la cabina elettorale non mi è mai passato per un secondo di porre la mia croce sul simbolo PD, non sono come me percepisco la mia diversità, anzi se devo essere sincero non li sopporto eppure al'interno ci sono dei giovani promettenti......ma la nomenclatura è semplicemente un disastro.


                                                                                                  Max

martedì 28 maggio 2013

RICORDI DEL PASSATO............NOSTALGIA DI TUTTO

C'ERA UNA VOLTA.......DEMOCRAZIA PROLETARIA 



C'ERA UNA VOLTA ...
DEMOCRAZIA PROLETARIA
Nel panorama non certamente ricco dell’editoria politica italiana sono apparsi in un breve lasso di tempo due interessanti saggi sulla storia di Democrazia proletaria, il partito che dal 1978 fino al 1991, anno della sua confluenza dentro Rifondazione comunista, è stato l’espressione politica di quei movimenti nati nel ‘68 e protagonisti degli anni settanta.
Infatti Democrazia proletaria ha costituito un tentativo originale per un partito comunista nel fare convivere varie esperienze e sensibilità politiche: da un marxismo non ortodosso all'ambientalismo, dal cattolicesimo del dissenso al pacifismo.
Democrazia proletaria nasce in una prima fase come un semplice cartello elettorale per le elezioni regionale del 1975 di due delle più forti organizzazioni della cosiddetta Nuova Sinistra: il Partito di unità proletaria per il comunismo che contava circa 15.000 militanti ed Avanguardia operaia che ne contava 10.000.
A questo cartello si uniscono anche il Movimento lavoratori per il socialismo, i Gruppi comunisti rivoluzionari e la Lega dei comunisti.
Questa esperienza elettorale ha, in quegli anni che vedono lo strapotere del Partito comunista italiano, un discreto risultato. Infatti Dp si attesta sul 2% dei voti riuscendo a fare eleggere alcuni consiglieri regionali. Ricordiamo per dovere di cronaca i vari fallimenti elettorali alla sinistra del Pci che vi erano stati in precedenza: nelle elezioni politiche del 1972 il Psiup alla Camera prese 648.763 voti pari all'1,9% senza eleggere nessun deputato (al Senato si presentò unito col Pci), mentre il Manifesto che presentava nelle sue liste l'anarchico Pietro Valpreda incarcerato ingiustamente per la strage di Piazza Fontana raccolse soltanto 224.288 voti.
Questo discreto risultato favorì un anno dopo, nelle elezioni politiche anticipate, la formazione di un altro cartello elettorale che vede questa volta l'adesione di Lotta continua.
Democrazia proletaria prenderà 557.025 voti pari all'1,52% facendo così eleggere sei deputati. Queste elezioni che vedranno il trionfo del Pci con il 34% dei voti e il consolidamento della Democrazia cristiana con il 38,7% provocano una situazione di grave ingovernabilità che produrrà la nascita di un governo (il terzo Governo Andreotti) solo grazie all'astensione del Pci.
Per Lotta continua però questo suo primo impegno elettorale (dove riuscì ad eleggere un suo rappresentante, Mimmo Pinto) fu anche l’ultimo. Infatti la spaccatura profonda tra le femministe ed i fautori della lotta armata portarono alla decisione del suo gruppo dirigente di sciogliere l’organizzazione.
Al contrario il Pdup e Ao puntarono ad una proposta politica alternativa che coinvolgesse il movimento del ’77 evitando così la scelta suicida della lotta armata.
I tempi sembravano effettivamente maturi per una unificazione tra il Pdup ed Avanguardia operaia, ma questa unificazione non riesce o per meglio dire riesce solo a metà. Infatti si assiste ad un rimescolamento delle carte che vede la minoranza di Avanguardia operaia confluire nel Pdup mentre la maggioranza di Avanguardia operaia, la minoranza del Pdup diretta da Vittorio Foa e la Lega dei comunisti nella primavera del '77 danno vita alla costituente di Democrazia proletaria, come fase preparatoria per il congresso di fondazione per una nuova Dp che si terrà nell'aprile 1978 al cinema Jolly di Roma durante i giorni tragici del rapimento Moro.
Terrorismo a parte la nascita di Democrazia proletaria non avviene in un clima tra i più propizi. Infatti si veniva da una stagione di pesanti sconfitte inserite in un quadro politico caratterizzato dai compromessi tra la Dc ed il Pci.
Dp presenta una organizzazione incentrata su una collegialità abbastanza originale, frutto anche della critica della forma-partito caratteristica del movimento del ‘77: niente segretario generale, niente comitato centrale. Spicca in questo partito l’eccezionale figura di Vittorio Foa, un grande intellettuale dotato di un profondo carisma che manterrà insieme tutte le culture e sensibilità diverse di questo “piccolo partito delle grandi ragioni”.
L’autore a questo punto giustamente ricorda l’importanza nella storia di Dp, ma in realtà nella storia della società civile italiana, della figura di Giuseppe Impastato assassinato dalla Mafia il 9 Maggio del 1978.
Questo giovane rivoluzionario è certamente espressione della parte più bella di Democrazia proletaria e ne costituisce la sua figura più eroica.

In Dp esistono fin dalla nascita due anime: quella dei “partitisti” presente in forza a Milano e legata al classico operaismo contrapposta a quella dei “movimentisti” presente maggiormente a Roma e attenta alle varie sensibilità che vanno dal femminismo all’ambientalismo, dal pacifismo al cattolicesimo del dissenso.
Ma queste due anime devono fare i conti con una grave crisi organizzativa che caratterizza Dp già dalla nascita. Infatti esistono vecchie beghe legate alle antiche appartenenze (Ao, Pdup, Lega dei comunisti, ecc.), un tesseramento con grandissime difficoltà di centralizzazione combinato il tutto con la crisi del giornale (il Quotidiano dei Lavoratori) il quale nonostante le sue 15.000 copie non è assolutamente autosufficiente ed infatti chiuderà definitivamente le sue pubblicazioni nel giugno del 1979 in concomitanza con la più grave sconfitta che Dp subirà sul terreno elettorale.
Infatti nel giugno del 1979 si svolgono le elezioni politiche anticipate e Dp decide di presentarsi con il nome di Nuova sinistra unita avente il simbolo di un semplice pugno chiuso poiché la falce e martello con il mappamondo era di proprietà del Pdup. I risultati furono, come abbiamo detto, semplicemente fallimentari. La Nsu prese soltanto 295.000 voti pari allo 0,8% non portando in parlamento nessun deputato al contrario del Pdup che ne elegge sei.
Ma non vi è il tempo di leccarsi le ferite che una settimana dopo vi sono le prime elezioni per il parlamento europeo e grazie al meccanismo elettorale pur prendendo soltanto 250.000 voti riesce ad eleggere un deputato (Mario Capanna).
L’elezione di questo deputato permette la sopravvivenza di Dp, ma Vittorio Foa insieme a quadri di provenienza ex Pdup e Cgil, abbandona definitivamente il partito.
Si apre così una nuova fase nella sua storia.



Due anni dopo la sconfitta elettorale della Nsu, nel luglio 1982 al terzo congresso viene eletta per la prima volta una Segreteria dove tra gli altri entra Mario Capanna, il laeder del sessantotto studentesco, che due anni dopo diventerà il primo segretario di Dp.
Democrazia proletaria con Capanna inizierà ad assumere sempre di più un aspetto di piccolo partito politico che non aveva, come abbiamo visto, alle origini. Questo però contribuirà nell’elezioni politiche del 1983 a portare Dp ad un discreto successo elettorale (542.039 voti alla Camera, pari all’1,47% con sette deputati).
Giustamente Pucciarelli sottolinea l’originalità della linea politica che Dp porta avanti negli anni’80. Infatti vi è in questa organizzazione una grande sensibilità sul terreno ambientalista e pacifista.
Nel 1987 dopo il disastro di Chernobyl, in Ucraina, Dp è tra i promotori della raccoltà delle firme contro la costruzione di nuove centrali nucleari. Del milione di firme necessarie ben 600.000 mila sono raccolte da Dp che si dimostra una intransigente forza ecologista.
Infatti il suo dettagliato piano energetico alternativo mantiene, nonostante siano passati ben 25 anni, tutta la sua attualità: la riduzione delle fonti di energia non rinnovabili come petrolio e carbone, l’uso appropriato ed efficiente delle diverse fonti energetiche, l’utilizzo delle fonti rinnovabili, sono ancora oggi proposte valide.
La lotta per la pace ed il disarmo caratterizzano l’azione politica di Dp che diventa così un interlocutore privilegiato del movimento pacifista.
Ed è proprio nelle elezioni politiche del giugno 1987 che Democrazia proletaria raccoglie il massimo di consensi: 1,66% alla Camera, 641.091 voti con otto deputati eletti; al Senato, 493.667 voti con l’elezione di un senatore.
Ma proprio quando raggiunge l’apice dei consensi nella sua storia arrivano le dimissioni di Capanna dalla Segreteria nazionale. Al suo posto viene nominato Giovanni Russo Spena di provenienza cattolica.
Inizia in questo momento il declino definitivo di Democrazia proletaria.
Nel 6° Congresso che si tiene a Riva del Garda nel maggio del 1988 si consuma la rottura insanabile tra le tre anime del partito: la “sinistra” operaista di Vinci, la “destra” ambientalista di Ronchi pronta a fare il partito rosso-verde con gli ecologisti e il “centro” di Russo Spena.
Una situazione da “separati in casa” che scoppia proprio durante le elezioni europee del giugno 1989. Infatti vari dirigenti di Dp fanno campagna elettorale per i Verdi che sono divisi in due liste le quali ottengono un buon successo: i Verdi Arcobaleno che ottengono il 2,39% con cui si era candidato Ronchi il quale viene eletto e la Federazione dei Verdi (3,78%).
Nonostante ciò Dp riesce a mantenere il suo bacino elettorale: 449.639 voti pari all’1,29% con l’elezione di un parlamentare europeo, padre Eugenio Melandri, della congregazione dei Saveriani.
Da notare che il comunismo di Dp come sottolinea giustamente l’autore “era lontano mille miglia dall’ateismo intransigente da socialismo reale”.

Ma la scissione con i Verdi Arcobaleno di Ronchi e Rutelli, al quale si aggiunge anche Capanna, è ufficiale e Dp alla Camera si ritrova soltanto con quattro deputati.
Il congresso straordinario di Dp che si svolge a Rimini nel dicembre 1989, un mese dopo la caduta del muro di Berlino, è inserito in un contesto che vede tutta la sinistra comunista affrontare un cambiamento epocale che porterà il Pci al cambiamento del nome e alla sua trasformazione in una forza socialdemocratica mentre i sostenitori della conservazione del nome e della tradizione comunista si organizzeranno costituendo il Movimento per la rifondazione comunista.

La scissione con i Verdi Arcobaleno ha ovviamente indebolito Dp specialmente sul piano istituzionale, anche se il risultato delle elezioni europee come abbiamo visto dimostra che il partito è ancora vitale e se nel 1988 gli iscritti erano 10.000 un anno dopo sono 7.000).
E’ importante sottolineare l’entrata nel 1989 dei trotskisti della Lega comunista rivoluzionaria diretta da Livio Maitan che giocheranno poi un ruolo importante nella storia di Rifondazione.
Con il crollo del muro di Berlino si chiude definitivamente un ciclo storico e Democrazia proletaria ha perso ormai la sua stessa ragione di esistenza.
Nel giugno del 1991 nell’8° Congresso che si svolge a Riccione si consuma l’atto finale della storia di Dp che confluisce con i suoi 8.000 iscritti dentro Rifondazione comunista che conta quasi ben 112.000 iscritti.
Si chiudeva così una esperienza, certamente originale, di un piccolo partito comunista che si è sempre caratterizzato per la sua forte ispirazione libertaria e come ricorda Eugenio Melandri:
Ero contrario alla fine di Dp: era un partito meno ideologico di Rifondazione, che all’inizio era un Pci più chiuso e settario. Dp era tutto un’altra cosa, era un luogo effervescente e di dibattito, di riflessione e di elaborazione, di libertà di ricerca (…) L’identità di Dp era talmente varia che non te ne appiccicava addosso una vera e propria, e forse è per quello che non ha mai avuto un grande successo elettorale”.
Un po' di vecchi ricordi non fanno mai male..........


                                                                                                                                     Max

mercoledì 22 maggio 2013

CHE BELLO USARE LA PROPRIA TESTA.......!!!!!!!!

LA SENATRICE PDL SCRIVE AI PARROCI UMBRI, DON GIANFRANCO LE RISPONDE COSÌ

"Lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria modificazione dei valori di fondo della nostra società"

ada_spadoni.JPGEcco la "lettera pastorale" della sen. Ada Urbani Spadoni (PDL) e la risposta di don Gianfranco Formenton.

LA LETTERA DELLA SENATRICE

Perugia, 8 febbraio 2013

Gentile Parroco,

mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul fine vita (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all'adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull'uso degli embrioni, all'apertura all'aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo).

In Parlamento, lo scorso anno, ho costituito, assieme ad altri colleghi, l'Associazione parlamentare per la Vita. Una Associazione che è stata un baluardo contro ogni attacco volto a modificare in senso negativo la nostra legislazione. Malgrado ciò recenti orientamenti dei giudici hanno intaccato lo stesso dettato costituzionale in tema di famiglia, di adozioni e di fine vita.

Immagino che sulla politica economica del mio partito non tutto possa essere pienamente condivisibile e che, magari, alcuni preferiscano soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto o che abbiamo in programma di fare. Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono laici adulti, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. Se di politica economica si può discutere (ma io ho sempre lottato per orientare al bene comune l'azione dello Stato), su queste tematiche non ci sarà possibilità di mediazione. Mediare significherebbe comunque accettare che, prima o poi, si compia un'escalation che ha come traguardo la modificazione dei valori di fondo della nostra società, da ultima, per usare la denuncia dei vescovi spagnoli, la separazione della sessualità dalla persona: non più maschio e femmina, ma il sesso sarebbe un dato anatomico senza rilevanza antropologica. È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l'uomo e la sua vita. Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare. Devotamente saluto,

Ada Urbani
candidata PdL al senato
www.adaurbani.it
dongianfranco.JPGLA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO FORMENTON

Spoleto, 12 febbraio 2013

Gentile Senatrice,

ho ricevuto la sua lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria e ho deciso di risponderle in quanto pastore di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi abbindolare.

Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti temi etici che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l'aborto.

La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili.

Ma rivolgendosi ai pastori del popolo cristiano lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli.

Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito, sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzare i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni.

Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria modificazione dei valori di fondo della nostra società (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. Concordo con lei, su questo mediare significherebbe accettare.

Un'idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, di pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.

Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti-cristiane, anti-evangeliche, anti-umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi e, mi creda, mentre nel Vangelo non c'è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull'aborto: sulle discriminazioni, invece, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla nonviolenza, all'accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere.

Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità.

Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti dal farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale, e consigli il suo capo di seguire l'esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti del nostro popolo.

don Gianfranco Formenton
................un sacerdote che ha risposto usando la propria testa e la propria coscienza.

                                                                                                                                             Max

sabato 18 maggio 2013

IL MARCIUME DILAGA..........


                             




Tutto è ridicolo e niente lo è più. L’unica misura di cui sono stati capaci gli interdetti al governo è lo spostamento dell’IMU di tre mesi. 
Lo vendono come una grande vittoria. 
Il Paese va a pezzi con gente che si butta dalla finestra, si spara, si dà fuoco e ci regalano lo zuccherino dell’IMU. 
Questi sono venditori di pentole in giacca e cravatta che usano giornalisti tromboni a libro paga, specialisti nel bacio della pantofola, per iniettare bromuro nella popolazione. 
Incapaci, dilettanti, specialisti del nulla. 
Un minestrone rancido. 
Ridicolo è affidarsi al Nipote di Letta, uno che mentre lo guardi ci vedi attraverso, un signor nessuno con nessuna credenziale se non di aver vissuto da sempre di politica. 
Ridicolo è aver consegnato il Governo a Berlusconi condannato per evasione, amico di mafiosi, piduista. 
Ridicolo è avere confermato presidente della Repubblica un vecchio di 88 anni per evitare qualunque cambiamento. 
Una Nazione ridicola dove le emergenze non sono mai la priorità. 
Dove si vuole salvare il mondo, ma si lasciano i nostri vecchi nell’indigenza e si costringono i ragazzi a emigrare. 
Tutto è ridicolo in un Paese in cui non esiste il reato di tortura e viene però applicato quello di vilipendio al presidente della Repubblica. 
Tutto è ridicolo quando ci si accorge, con grande meraviglia, all’improvviso, che esiste il problema della disoccupazione giovanile, che il debito pubblico esplode, che il sistema delle Pmi è al collasso. 
Ma va… Chi lo avrebbe mai detto? Dove eravate in tutti questi anni uomini ridicoli che ora avete la pretesa di governarci senza pagare dazio? Ridicolo è non avere la minima idea del futuro, un piano a medio termine, almeno triennale, per l’energia, per l’ambiente, in un’Italia che frana per due giorni di pioggia, per il rilancio della produzione, per l’innovazione, per il rientro del debito. Ridicole sono queste facce che governano attraverso la disinformazione televisiva. 
Maschere grottesche di una commedia dell’assurdo. 
Cui prodest questa rappresentazione mal recitata, questo teatrino indecente? 
Alle aziende di Berlusconi, al mancato coinvolgimento del PD nel MPS, a guadagnare tempo per neutralizzare il M5S attraverso l’informazione televisiva delle Bocche di Rosa e degli Stuoini. Ridicolo. 
L’iceberg è davanti a noi, il caposala celebra le danze nel salone delle feste al Ballo dell’IMU e i gonzi volteggiano ignari. 
Quale fine può attendere una nazione ridicola?io la vedo triste veramente.....Ruby ha negato tutto e salvato in corner il Berlusconi....ma ci ha almeno raccontato che il candidato Presidente della Repubblica o Senatore a vita nella sua intima
per eccitarsi veste quattro "PUTTANE" da suore o da infermiere..
mentre il PD non scende più nelle piazze perchè ormai ha stabilito definitivamente la sua morte.....con questo marciume dobbiamo convivere, io pero' non ci sto !!!!!

                                                 Max

martedì 7 maggio 2013

LA FINE DEL PARTITO DEMOCRATICO...........ORA NUOVO PROGETTO


Terzi, addio al Pd dopo una vita a sinistra:
"Partito alla deriva per l'accordo con il Pdl"

Settantadue anni, già dirigente del Pci-Pds-Ds milanese, lo storico dirigente della Cgil lombarda affida all'Unità il proprio sfogo: il governo varato da Letta con il sostegno di Berlusconi segna un punto di non ritorno




Terzi, addio al Pd dopo una vita a sinistra: "Partito alla deriva per l'accordo con il Pdl" Riccardo Terzi

Il compagno Terzi lo conosco da parecchi anni per via del sindacato.....bellissima persona...ho letto la sua motivazione riguardo la sua fuori uscita dal PD....”Non sono io che lascio il Pd, ma è il Pd che lascia andare alla deriva il suo progetto». È un addio doloroso quello di Riccardo Terzi, 72 anni, segretario nazionale dello Spi Cgil e una vita da dirigente del Pci-Pds-Ds milanese, per anni segretario della Cgil lombarda. Il governo guidato da Enrico Letta con il Pdl di Silvio Berlusconi è il punto di non ritorno secondo lo storico sindacalista: «Si può spiegare così quello che è stato deciso dal gruppo dirigente del Pd? Assolutamente no. Non è una manovra tattica, ma è la scelta di una alleanza politica, di un patto organico di governo».

Terzi se ne va e per farlo ha scelto le colonne dell’Unità. «Il partito politico è lo strumento che si giustifica in vista di un fine. Come tutte le cose umane — ha scritto — è uno strumento inevitabilmente imperfetto, attraversato e condizionato dalle tante miserie della competizione per il potere. Non serve a nulla la denuncia moralistica di questo stato di cose, perché tutto ciò sta nella nostra natura e nella nostra debolezza. Ma è essenziale che resti visibile il progetto, che non venga spezzato il rapporto tra i mezzi e il fine».

Doveva nascere il “governo del cambiamento” e invece, questo è il ragionamento di Terzi. «nel momento in cui un esito elettorale molto problematico, in bilico tra spinta eversiva e spinta democratica, avrebbe richiesto il coraggio di soluzioni innovative, la vecchia politica si chiude

nel suo recinto, si autoprotegge e si autoassolve, mentre fuori dal recinto si infiammano tutte le ventate dell’antipolitica». Una vita nel Partito, spesso subendone le scelte e le svolte a malincuore, e adesso? «Resto nel campo della sinistra, anche se non so, oggi, chi sia in grado di organizzarlo e di rappresentarlo. D’altra parte, la parola “sinistra” è un’espressione del sociale prima che del politico. E dal sociale occorre ripartire, dalle contraddizioni che ancora attendono di essere esplorate, rappresentate, organizzate. La sinistra è questo lavoro di scavo nel sociale. Il resto è solo chiacchiera», ha concluso Terzi.
Fuori uscire credo sia la cosa più giusta perchè questo grande progetto rinnovativo e riformativo non è mai nato.......la Democrazia Cristiana è rinata da parecchi anni ora credo sia giusto il momento di fare sul serio...........anche noi abbiamo bisogno di identificarsi ma certamente non nel PD

                                                                                                              Max                                                                                                                                                               

venerdì 3 maggio 2013

LA BRODAGLIA E' SERVITA !!!!!!!!!!!!

Napolitano, Letta, Renzi: tra passato, presente e futuro in nome dell’ambiguità politica


Un conflitto generazionale che si sedimenta grazie ad un minimo comune denominatore:ambiguità politica e affiliazione a loggeNapolitano, Letta e Renzi messi l’uno di fronte all’altro sono lo specchio di un centrosinistra al capolinea rovinato dalle lotte interne. Napolitano bis è il passato : il Presidente della Repubblica comunista al contempo membro della commissione Trilaterale e dell’esclusivista Aspen InstituteLetta junior è il presente: il presidente del nuovo governo apparentemente del Pd ma tanto amante del Pdl, un’ambiguità necessaria per sedare il clima politico così acceso. E poi c’è Renzi, il futuro : il rottamatore del populismo grillino e dell’importanza mediatica del berlusconismo, su cui il centrosinistra investe tutto per non morire per sempre.

napolitano_letta_renzi_infiltrato

Cosa hanno in comune Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, Enrico Letta, neo presidente del Governo e il leader del PD, Matteo Renzi? A colpo d’occhio, se esistesse ancora l’ideologia politica, potremmo dire lo schieramento di centrosinistra. In realtà la risposta non è corretta. Sarebbe meglio dire che per tutti e tre la parola d’ordine è “ambiguità politica”: essere in apparenza di centrosinistra ma avere un debole così forte per il centrodestra da fare gli interessi di tutti. Per il piacere di tutti i politici.

IL FUTURO NASCE DAL PASSATO CON NAPOLITANO – Di nuovo Presidente della Repubblica, secondo una rielezione senza eguali nella storia d’Italia. Suo malgrado. O con un pizzico di piacere, secondo quanto riferisce Sandro Gozi, deputato del Pd, il quale avrebbe affermato della felicità di re Giorgio per la rielezione, alla quale lavorava da tempo. Felice o no, certo è che l’Italia – Paese per vecchi – con il Parlamento più giovane della storia repubblicana ripesca l’attempato – 88enne – Napolitano con un consenso pari all’80%. Un appoggio quasi unanime per un Presidente apparentemente ‘comunista’ ma che fa parte di un circolo lobbista di potenti. Roba da destra, si direbbe.

 
Ecco che re Giorgio, in questo modo, piace a tutti gli schieramenti perché sta ‘un po’ qua e un po’ là’.Napolitano è membro della Commissione Trilaterale, una loggia esclusivista fondata dai potenti Rockefeller e che ha come colleghi italiani, Mario Monti e Vittorio Grilli. Ma in realtà il nostro Presidente della Repubblica non ha disdegnato neanche le iniziative della Aspen, un entourage di potenti che si riuniscono a porte chiuse,così come scrivono nel sito: “Il metodo Aspen privilegia il confronto e il dibattito a porte chiuse”. Guarda caso, nel giro di Aspen compare il giovane Enrico Letta che, insieme allo zio Gianni, fa parte dell’esecutivo della lobby. In questo gruppo di amici/ colleghi che re Giorgio pesca il nuovo Presidente del Governo: Letta junior ha tutte le caratteristiche per portare un po’ di tregua nel Pd e consensi del Pdl.
IL PRESENTE E’ IL GOVERNO LETTA-ALFANO – Letta junior è il Presidente che ha creato un equilibrio tra le parti, l’uomo scelto da Napolitano a cui il Parlamento ha dato la fiducia. In fondo il giovane Enrico Letta piace proprio perché non è schieratamente del Pd, né oppositore veemente del Pdl ma è al timone di un esecutivo che affida i ministeri chiave ai berlusconiani e briciole ai bersaniani. E lui accetta, pur essendo del Pd.Ambiguità politica è la caratteristica tipica di Napolitano e che riconosce nel giovane Letta: oltre la parentela con il berlusconiano zio Gianni Letta, molte sono state le scelte politiche un bel po’ paradossali.
berlusconi_monti_santa_alleanzaConsiderando le sue votazioni in Parlamento, Letta junior è riuscito a votare contro la moratoria per il nucleare– Decreto Omnibus – e il pareggio di bilancio. Inoltre è stato assente nella votazione riguardo al Fiscal Compact, alla partecipazione italiana alle missioni militari in Siria e al mercato di stabilità.E’ riuscito a remare contro il suo stesso schieramento e rifarsi ai due leader opposti: Berlusconi e Monti.
Di Silvio Berlusconi il 18 settembre 2005 diceva: “Sembrerà assurdo ma se non si era capito io sono un grande fan di Berlusconi”. Passano gli anni – 13 luglio 2012 - ma l’ammirazione resta: “Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che dispersi verso Grillo”. Una guida politica Berlusconi è per Letta junior, il quale – appena insidiatosi – riprende il cavallo di battaglia del Pdl: abolire l’Imu. Fortemente sentita una predilezione anche per il ‘collega di logge’ Mario Monti: oltre ad essere entrambi uomini della Trilaterale – Aspen – Bilberberg P2 (Monti fa parte del direttivo), il Corriere della Sera ha fotografato il loro scambio di pizzini, dove Letta junior chiede consigli a Monti.

MATTEO RENZI, INVESTIMENTO E GARANZIA FUTURA PER IL PD – Le acque sembrano acquietate in Parlamento. Sembrano seppur l’occhio guardingo del giovane Matteo Renzi sta a scrutare il nuovo esecutivo: al primo accenno di ‘scricchiolìo’ lui sarà lì pronto per candidarsi. E’ la punta di diamante del Pd, per le sue qualità da leadership. I sondaggi Swg lo danno per favorito con il 56% dei consensi. Lui piace perché è il ‘nuovo che avanza’, nonché il rottamatore che, come Napolitano e Letta, prende ‘un po’ qua e un po’ là’. E così il giovane Renzi è il giusto tassello in un puzzle di ambiguità politiche: da Grillo ha rottamato il populismo, la campagna elettorale del tour, la politica delle piazze, l’ombra di Casaleggio che, per Renzi, si manifesta nello spin doctor Giorgio Gori. Da Berlusconi ha ripreso l’abilità mediatica: lo ricordiamo alla Ruota della Fortuna ed ora come ospite speciale alla trasmissione Amici di Maria De Filippi. Un sicuro rigeneratore futuro per un centrosinistra ormai al capolinea anche se di lui si ricordano episodi da ‘uomo di centrodestra’ come per esempio una cena con i vertici della finanza organizzata da Davide Serra, uno degli esponenti del Fondo Algebris – fondo per i private banker - oppure il thè sorseggiato tete a tete ad Arcore con l’allora premier Berlusconi.
La brodaglia Pd-Pdl è pronta e servita con il nuovo esecutivo...........adesso vergognatevi

                                                                                                                    Max                                                                                                                                                             

mercoledì 1 maggio 2013

VIVA IL 1° MAGGIO.............!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

                          Festa del lavoro


   VIVA IL 1° MAGGIO FESTA DEL LAVORO E DEI LAVORATORI
    UN AUGURIO AI GIOVANI, AGLI ESODATI, AI PENSIONATI
                              AI CADUTI SUL LAVORO
                VIVA TUTTI I PARTITI DEI LAVORATORI
        VIVA AI TUTTI I RAGAZZI DEL MONDO SFRUTTATI
             VIVA CASALINGHE DONNE UOMINI RAGAZZI
                  VIVA TUTTI ESCLUSO GLI SFRUTTATORI


                                                                         Max