venerdì 31 gennaio 2014

......LA SERIETA' DEI TEDESCHI !!!!!!

Per noi lacrime e sangue, la Germania invece abbassa l’età pensionabile da 67 a 63 anni

Angela Merkel

Il governo di Angela Merkel ha varato una riforma previdenziale che innesta la retromarcia sull’età pensionabile, costerà 160 miliardi di euro da qui al 2030 e comporterà l’aumento dei contributi di quasi un punto percentuale a partire dal 2019. Il disegno di legge, che il ministro socialdemocratico del Lavoro Andrea Nahles ha promesso entrerà in vigore il 1° luglio, dopo l’approvazione parlamentare, permette il ritiro anticipato da 67 a 63 anni senza alcuna penalità – pari adesso al 3,6% per ogni anno di anticipo – ai lavoratori che abbiano versato almeno 45 anni di contributi.
Aumenta inoltre i contributi figurativi concessi alle madri di figli nati prima del 1992 e che abbiano interrotto l’età lavorativa, portandoli da uno a tre anni. Soltanto nel prossimo biennio 900mila lavoratori in più potranno andare in pensione grazie al provvedimento mentre sono quasi dieci milioni le donne interessate ai mini-incrementi pensionistici.
Una mossa attesa e che tuttavia non ha mancato di sollevare durissime critiche degli imprenditori, preoccupati dai costi elevati. Anche l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder ha fatto sentire la sua voce. In un libro in uscita, di cui il quotidiano Bild ha pubblicato anticipazioni, il padre dell’”Agenda 2010″ che spinse il Paese nell’opposta direzione di un aumento graduale dell’età pensionabile, ha parlato di «un segnale assolutamente sbagliato, specialmente nei confronti dei nostri partner europei ai quali abbiamo giustamente chiesto riforme strutturali».
Per l’ex leader socialdemocratico la delusione è almeno doppia: la Grande Coalizione della sua Spd guidata da Sigmar Gabriel non solo ha inserito le pensioni nel patto – costringendo il governo a un impopolare aumento dei contributi – ma ha ottenuto una significativa inversione di marcia sulla flessibilità nel mercato del lavoro, l’altra grande eredità dell’era Schröder.
Grazie a quelle riforme la Germania ha potuto contare su una competitività che le ha consentito tassi di crescita superiori ai partner europei. Ma ieri Merkel, il cui discorso programmatico al Bundestag è stato quasi eclissato dalle novità sulle pensioni (il provvedimento più dispendioso dell’intero patto di governo) ha spiegato che è necessario «correggere» gli abusi derivati dalla flessibilità. Le liberalizzazioni passate, ha detto, hanno presentato anche «un lato oscuro».
È stata proprio un’esponente governativa della Spd a sancire l’abbandono del rigore di Schröder. Nahles ha dichiarato che lo scopo dell’intervento sulle pensioni «è di rendere più giusto il sistema». E, alla domanda se non sentisse un po’ di colpa per l’aumento vertiginoso della spesa pensionistica, il ministro ha replicato: «Firmando il disegno di legge ho provato grande orgoglio».
Gli oneri per parti sociali e casse pubbliche sono in effetti ingenti, calcolati in circa 11 miliardi di euro l’anno, 160 fino al 2030. Il costo sarà molto superiore ai risparmi derivanti dall’aumento dell’età a 67 anni e il finanziamento delle misure arriverà per qualche tempo dal sistema previdenziale pubblico (alimentato dai contributi di datori e lavoratori).
Dal 2019 interverrà anche il governo federale con due miliardi l’anno fino al 2022. Ma infine l’aumento dei contributi arriverà, sempre nel 2019, come era stato ampiamente previsto ma mai esplicitamente ammesso durante le lunghe trattative per le larghe intese. L’aliquota passerà dal 18,3% del reddito lordo al 19,1.
Merkel, al Bundestag ieri con le stampelle per l’incidente di sci, ha insistito nel suo discorso che la «bussola» del governo è «l’economia sociale di mercato». E ha sottolineato che la «Germania è motore di crescita e fattore di stabilità» e contribuisce in modo decisivo al superamento della crisi del debito. Ma l’impressione degli analisti osservatori è che l’alleato Gabriel le abbia rubato un po’ la scena gettando i semi di un successo personale destinato, forse, a crescere.
E qui in questo Belpaese la peggior classe politica.

                                                                          Max

mercoledì 29 gennaio 2014

ALLE ELEZIONI EUROPEE STO CON LA LISTA TSIPRAS !!!!!


                                                          



L’Europa ha smarrito gli ideali originali, tradendo la volontà degli stessi Padri costituenti. Prima che muoia del tutto, è necessaria una “scossa”. Per questo aderisco all’appello per la costruzione di una lista autonoma e della società civile che sostenga Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione di Bruxelles.

Dietro tale candidatura non si cela il rifiuto dell’Europa o il dilagante e pericoloso euroscetticismo invocato da forze nazionaliste e xenofobe, ma il ritorno ai veri valori dell’Europa, quella dei cittadini, dei diritti, dell’ambiente. Un’idea di comunità di popoli legati ad una cultura e solidarietà, con un ruolo centrale nella politica mondiale. In contrapposizione all’Europa attuale: della finanza, della Troika, che impoverisce e strangola i Paesi in nome dell’austerity e del rigore. Siamo alla smentita più clamorosa dei principi marxisti secondo i quali da un sistema economico si genererebbe sempre una sovrastruttura politica. 

Viviamo invece in un’Europa in cui il sistema finanziario è fuori da qualunque controllo politico, si autogoverna. Senza alcun freno o limite. Così, la cittadinanza europea si sta sgretolando diktat dopo diktat e, di questo passo, l’illusione e il risentimento nei confronti delle istituzioni europee è destinato ad aumentare. Inoltre, da costituzionalista, aggiungo la seguente considerazione: l’Italia ha aderito all’Unione Europea in base all’articolo 11 della nostra Carta, il quale – nella seconda parte – consente la cessione di “pezzi” della propria sovranità in favore di istituzioni sovranazionali che si pongono lo scopo di creare un’integrazione sempre più stretta tra i popoli. 

Ma la cessione di sovranità è subordinata a due principi: la pace e la giustizia. In questa nostra Europa, così costruita, pare palese che tali valori stiano venendo meno. Quando parlo di “guerra” mi riferisco ovviamente non ad operazioni militari (per fortuna scongiurate nel Continente) bensì allo strapotere della finanza che per propri interessi ed equilibri sta assoggettando intere nazioni. 

Nelle istituzioni europee va reintrodotta linfa culturale, l’amore per un’altra idea di Europa e quell’energia politica del progetto originario d’unità nato a Ventotene dopo la II Guerra Mondiale. Dobbiamo ritornare a poter dire con orgoglio di essere “cittadini europei”. Per questo sostengo la lista Tsipras. Prima che sia troppo tardi.


Basta una scelta bisogna farla..........io sto con lui e soprattutto con la sua coerenza politica, chi dovesse dire il contrario lasciate perdere andiamo avanti.


                                                                   



                                                                                                             Max

martedì 21 gennaio 2014

RIABILITATO BERLUSCONI LA VERGOGNA DEL PARTITO DEMOCRATICO!!!!

Bufera sul Pd, Cuperlo si dimette da presidente. Legge elettorale, scontro e rischio stop sulle preferenze

 


Cuperlo ieri durante la direzione dem ha duramente criticato il sistema proposto dal segretario, al punto da lasciare l'assemblea per dissenso con le parole "sopra le righe" di Renzi. Sembrava che in un primo momento dovesse prevalere la linea morbida della richiesta di chiarimento con il segretario. E invece ha vinto la contrapposizione netta, che ha portato il presidente alle dimissioni.

La partita legata al pacchetto delle riforme, dunque, si complica. Perchè se è vero che il segretario ha vinto il primo round sulla via che dovrebbe portare a una legge elettorale in grado di favorire governabilità e alternanza (listini corti in un territorio suddiviso in molti collegi, doppio turno se nessuna coalizione raggiunge la soglia minima del 35% per ottenere il premio di maggioranza), è pur vero che queste dimissioni sono la conferma della profonda frattura interna con la minoranza del partito. Minoranza che però rappresenta, in Parlamento, la maggioranza dei deputati e senatori democratici. Una circostanza che non renderà facile il percorso del segretario. La battaglia su cui si sono schierati infatti sia alcuni esponenti della minoranza Pd (come il cuperliano Alfredo D'Attorre) che il Movimento Cinque Stelle è quella sulle preferenze. Benché anche all'interno della componente cuperliana ci sia una spaccatura: Matteo Orfini, ad esempio, leader di spicco dei 'giovani turchi' ha dichiarato di appoggiare il pacchetto di riforme proposte dal segretario.

Le reazioni. Il primo commento al gesto di Cuperlo è del 'ministro-sentinella' di Renzi, Graziano Delrio che si dichiara sorpreso: "Non riesco a capire, non vedo le ragioni di un gesto del genere, anche perché il Paese attraversa un momento davvero importante. Abbiamo messo in piedi un quadro di portata storica che può far nascere la terza Repubblica e tutti, sia i partiti di maggioranza che di opposizione, sono impegnati perchè questa riforma venga approvata".

si è dimesso perché, con le liste bloccate del , non lo ricandida... Berlusconizzazione del completata!
Il deputato Dario Nardella, fedelissimo del segretario, aggiunge: "Cuperlo sarebbe stato un ottimo presidente ma capisco che il ruolo di garanzia mal si concilia con la volontà di guidare la minoranza. Non condivido invece le critiche fatte all'idea di partito di Renzi".

Diverse le posizioni dei parlamentari di area cuperliana, che chiedono di verificare se c'è accordo ampio sulle riforme. "Il punto - sottolinea Andrea Giorgis, componente Pd della commissione Affari Costituzionali della Camera - è che questa mattina in commissione ci sono stati diversi interventi critici come quelli di Scelta Civica e Sel".
"Bisogna verificare - sottolinea Daniele Marantelli - se sull'accordo c'è una maggioranza larga perchè in commissione in diversi, a partire da Sc hanno posto questioni di merito". Mentre per Danilo Leva le dimissioni di Cuperlo sono un "gesto politico che pone un tema al segretario del partito: capire come continuiamo a stare insieme" perchè "non si può gestire un partito secondo una logica padronale e il dileggio non è possibile. Ci vuole un chiarimento da parte di Renzi".

Meno delicata l'ironia de Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia alla Camera: "Cuperlo si dimette, dunque esiste - si legge nel comunicato dei deputati forzisti- Pare che il citato Cuperlo si sia ritirato in una stanza offeso poichè Renzi gli ha ricordato che lui ora invoca le preferenze, ma in passato si è fatto piazzare sul burro del listino fabbricato per gli ultra garantiti da Bersani. Ehi, che ignorante che è Renzi: è il materialismo dialettico, compagni".  E la deputata di Fi Sandra Savino sentenzia: "Le dimissioni di Cuperlo sono il segno che una parte del Pd non vuole cambiare".

Beffardo il tweet di Riccardo Fraccaro, deputato del M5S:
No al diktat di Renzi. Oltre al tema delle preferenze, l'altro bersaglio delle critiche interne al partito democratico è il diktat imposto dal segretario, che ieri in direzione ha precisato: "Il pacchetto di riforme non è à la carte. O si vota in blocco così com'è o salta tutto". E questa mattina Rosy Bindi, pur apprezzando l'impianto del doppio turno di coalizione e lodando la spinta impressa dal segretario alle riforme costituzionali, critica: "E' anche vero che le cose importanti si fanno insieme e si fanno sempre rispettando le regole. E' però impensabile - ha aggiunto - che un accordo così importante sulla legge elettorale arrivi in Parlamento blindato, senza nessuna possibilità di modifica".

Anche il deputato Pd Davide Zoggia ha criticato, ad Agorà, su Rai3, la chiusura di Matteo Renzi a qualsiasi modifica alla legge elettorale. "Io non ho mai visto una direzione del nostro partito in cui il segretario si presenta e dice: questo è il nostro pacchetto, prendere o lasciare. Si può anche fare a meno di fare la direzione se questo è il punto di approdo".

giovedì 9 gennaio 2014

NOI COMUNISTI FACCIAMO TUTTI FINTA !!!!

                                                                      
      


UN 2014 GRANDE PER TUTTI COLORO CHE SI SENTONO ANCORA COMUNISTI..........

Tutti siamo d'accordo sul fatto che il mondo sia profondamente ingiusto. Poi c'è chi si accontenta che rimanga così per non rischiare di perdere quello che ha (destra), e chi vorrebbe cambiarlo (sinistra) perché non ha abbastanza.
Questa è la mia visione della politica. O almeno: secondo la mia interpretazione questo era una volta il significato delle parole destra e sinistra. E io mi collocavo dalla parte dei secondi, se tra i secondi sono mai esistiti quelli che, a prescindere dalle loro sostanze, stanno dalla parte dei deboli. 
Posso mai essere di destra io? Ma chi, io? Io che sacrificherei la mia vita per la fame in Africa? Ma che scherziamo? Io che odio la globalizzazione e insieme aspiro al comunismo globale, io che odio il denaro e ci sputo sopra perché per fortuna non me ne è mai mancato? È inevitabile che io sia di sinistra. Io rinuncerei al mio pc, al mio cellulare, alla possibilità di viaggiare, se in cambio tutti quanti potessero avere un proprio pc, cellulare e viaggio, seppur rudimentali. Peccato che la sinistra non si batta perché tutti abbiano un pc, ma perché ci liberiamo dalla condizione di schiavitù in cui la tecnologia ci costringe. Davvero, se la sinistra si battesse perché tutti avessero tutto, io sarei il primo: quanto sarebbe bello aver tutti la corrente elettrica, il riscaldamento a casa, ettolitri d'acqua purissima da sprecare e possibilità d'inquinare infinita? La sinistra però si è sempre caratterizzata per il fatto che tutti devono avere tutto, ma meno di prima. Certo, se le risorse rimangono le stesse, e si deve dividere anche con chi non ha nulla, è inevitabile impoverirsi. Per aumentare le risorse sarebbe necessario un governo tecnico globale, un megacomputer che ordinasse di produrre tutto il riso in Cina e gli orologi in Svizzera, e la pizza a Napoli, ma mi pare un disegno più improbabile dell'anarchia interplanetaria; per cui lo abbandono. Ho pensato che sia il passaggio dall'età giovanile a quella adulta che trasforma le persone di sinistra in persone di destra: pensate a Veltroni, D'alema, ecc... pensate al partito comunista che è diventato PD, pensate a Giorgio Napolitano, che io davvero non ci credo che nella sua vita abbia mai potuto definirsi di sinistra, nemmanco per un giorno. Ma poi mi viene in mente che i comunisti più estremi sono sempre stati i più grossi approfittatori, a partire da Marx che campava sulle spalle del povero Engels. E mi viene da dire che il comunismo non esiste: non nel mondo occidentale, non dove c'è ricchezza. La sinistra extraparlamentare è tale non perché non sia capace di attrarre un pubblico che potenzialmente esiste, ma perché i suoi contenuti si sono svuotati: quasi tutti riusciamo a mangiare senza dover scendere in piazza, senza rischiare le cannonate di Bava-Beccaris. Poi penso a Che Guevara, a Thomas Sankara, e a tutti quelli che, se non fossero stati fermati, avrebbero fatto entrare il progresso dalla porta principale in questo mondo malato, e mi viene da urlare: capitale merda!
Ma mi rendo conto di far finta, e ne soffro terribilmente.

                                                                                                      Max