martedì 21 gennaio 2014

RIABILITATO BERLUSCONI LA VERGOGNA DEL PARTITO DEMOCRATICO!!!!

Bufera sul Pd, Cuperlo si dimette da presidente. Legge elettorale, scontro e rischio stop sulle preferenze

 


Cuperlo ieri durante la direzione dem ha duramente criticato il sistema proposto dal segretario, al punto da lasciare l'assemblea per dissenso con le parole "sopra le righe" di Renzi. Sembrava che in un primo momento dovesse prevalere la linea morbida della richiesta di chiarimento con il segretario. E invece ha vinto la contrapposizione netta, che ha portato il presidente alle dimissioni.

La partita legata al pacchetto delle riforme, dunque, si complica. Perchè se è vero che il segretario ha vinto il primo round sulla via che dovrebbe portare a una legge elettorale in grado di favorire governabilità e alternanza (listini corti in un territorio suddiviso in molti collegi, doppio turno se nessuna coalizione raggiunge la soglia minima del 35% per ottenere il premio di maggioranza), è pur vero che queste dimissioni sono la conferma della profonda frattura interna con la minoranza del partito. Minoranza che però rappresenta, in Parlamento, la maggioranza dei deputati e senatori democratici. Una circostanza che non renderà facile il percorso del segretario. La battaglia su cui si sono schierati infatti sia alcuni esponenti della minoranza Pd (come il cuperliano Alfredo D'Attorre) che il Movimento Cinque Stelle è quella sulle preferenze. Benché anche all'interno della componente cuperliana ci sia una spaccatura: Matteo Orfini, ad esempio, leader di spicco dei 'giovani turchi' ha dichiarato di appoggiare il pacchetto di riforme proposte dal segretario.

Le reazioni. Il primo commento al gesto di Cuperlo è del 'ministro-sentinella' di Renzi, Graziano Delrio che si dichiara sorpreso: "Non riesco a capire, non vedo le ragioni di un gesto del genere, anche perché il Paese attraversa un momento davvero importante. Abbiamo messo in piedi un quadro di portata storica che può far nascere la terza Repubblica e tutti, sia i partiti di maggioranza che di opposizione, sono impegnati perchè questa riforma venga approvata".

si è dimesso perché, con le liste bloccate del , non lo ricandida... Berlusconizzazione del completata!
Il deputato Dario Nardella, fedelissimo del segretario, aggiunge: "Cuperlo sarebbe stato un ottimo presidente ma capisco che il ruolo di garanzia mal si concilia con la volontà di guidare la minoranza. Non condivido invece le critiche fatte all'idea di partito di Renzi".

Diverse le posizioni dei parlamentari di area cuperliana, che chiedono di verificare se c'è accordo ampio sulle riforme. "Il punto - sottolinea Andrea Giorgis, componente Pd della commissione Affari Costituzionali della Camera - è che questa mattina in commissione ci sono stati diversi interventi critici come quelli di Scelta Civica e Sel".
"Bisogna verificare - sottolinea Daniele Marantelli - se sull'accordo c'è una maggioranza larga perchè in commissione in diversi, a partire da Sc hanno posto questioni di merito". Mentre per Danilo Leva le dimissioni di Cuperlo sono un "gesto politico che pone un tema al segretario del partito: capire come continuiamo a stare insieme" perchè "non si può gestire un partito secondo una logica padronale e il dileggio non è possibile. Ci vuole un chiarimento da parte di Renzi".

Meno delicata l'ironia de Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia alla Camera: "Cuperlo si dimette, dunque esiste - si legge nel comunicato dei deputati forzisti- Pare che il citato Cuperlo si sia ritirato in una stanza offeso poichè Renzi gli ha ricordato che lui ora invoca le preferenze, ma in passato si è fatto piazzare sul burro del listino fabbricato per gli ultra garantiti da Bersani. Ehi, che ignorante che è Renzi: è il materialismo dialettico, compagni".  E la deputata di Fi Sandra Savino sentenzia: "Le dimissioni di Cuperlo sono il segno che una parte del Pd non vuole cambiare".

Beffardo il tweet di Riccardo Fraccaro, deputato del M5S:
No al diktat di Renzi. Oltre al tema delle preferenze, l'altro bersaglio delle critiche interne al partito democratico è il diktat imposto dal segretario, che ieri in direzione ha precisato: "Il pacchetto di riforme non è à la carte. O si vota in blocco così com'è o salta tutto". E questa mattina Rosy Bindi, pur apprezzando l'impianto del doppio turno di coalizione e lodando la spinta impressa dal segretario alle riforme costituzionali, critica: "E' anche vero che le cose importanti si fanno insieme e si fanno sempre rispettando le regole. E' però impensabile - ha aggiunto - che un accordo così importante sulla legge elettorale arrivi in Parlamento blindato, senza nessuna possibilità di modifica".

Anche il deputato Pd Davide Zoggia ha criticato, ad Agorà, su Rai3, la chiusura di Matteo Renzi a qualsiasi modifica alla legge elettorale. "Io non ho mai visto una direzione del nostro partito in cui il segretario si presenta e dice: questo è il nostro pacchetto, prendere o lasciare. Si può anche fare a meno di fare la direzione se questo è il punto di approdo".

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