sabato 24 maggio 2014

A PROPOSITO DI BUGIE............

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Adelmo celebrato sul blog di Grillo, ma in passato consegnò il suo libro con dedica anche a Bersani e Vendola. E voterà per Tsipras…
Il blog di Beppe Grillo pubblica una foto nella quale Adelmo Cervi – figlio di Aldo e nipote degli altri sei fratelli fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943 – consegna a Beppe Grillo una copia con dedica del suo libro appena uscito. Seguono parole di ringraziamento e i commenti di numerosi fans di Beppe Grillo che arruolano Adelmo (a sua insaputa) nel loro partito.
Gli entusiasti commentatori che scambiano la consegna di un libro per una adesione saranno molto delusi di sapere che Adelmo, pochi giorni prima, aveva già fatto il medesimo omaggio a Nichi Vendola. Addirittura, Adelmo ha consegnato il libro anche a Pierluigi Bersani ed ha intenzione fare la stessa cosa con altri leader politici, con buona pace di chi ritiene che tutti siano Casta, tranne ovviamente Beppegrillo.
Ma per gli entusiasti commentatori è in arrivo una delusione anche maggiore. Perchè Adelmo è ostinatamente di sinistra, non ha mai votato Beppe Grillo e non lo voterà nemmeno alle prossime elezioni. Una fonte presumibilmente bene informata – Adelmo stesso – mi ha anticipato quale sarà la sua scelta alle elezioni europee. Per mantenere la suspence, mi limiterò a dire che la lista fa riferimento a un greco che di nome si chiama Alexis e che lunedì prossimo parlerà in piazza Maggiore a Bologna.
Ma non ditelo ai commentatori entusiasti del blog di Grillo..........altrimenti anche Adelmo Cervi rischia di finire dritto filato nella Casta e si prende pure o del coglione o un vaffanculo, ma questa volta non mi faccio fregare OLUCNAFFAV

                                                                                              Max

lunedì 19 maggio 2014

LEGGE FORNERO: RIVOLUZIONE DELLE DENTIERE

                                                                               


Lancio della campagna nazionale per l’abolizione della legge Fornero sulle pensioni. La realtà è molto differente: imponendo agli anziani di rimanere al lavoro, quando ce l’hanno, fino allo sfinimento, e anche oltre, si chiude l’accesso al lavoro ai giovani, costringendoli a all’inattività, alla dipendenza economica, alla miseria e alla depressione; il tutto a beneficio di chi incassa i proventi dei risparmi realizzati con il taglio alle pensioni: che è l’alta finanza, quella che detiene gran parte il debito pubblico.
Il presidente di Confindustria ha detto che la situazione italiana è paragonabile a quella di un paese uscito dalla guerra (arriva in ritardo, c’è chi queste cose le prevede edice da anni: ma dov’era allora Squinzi? A sostenere, insieme a Confindustria, i governi che ci hanno portato a questo disastro). Ma la situazione è anche peggiore di ciò che sostiene Squinzi, che misura tutto in termini di produzione, fatturati, profitti, Pil. Perché l’Italia è ormai, più di ogni altro paese (in Germania si è appena decisa una riduzione dell’età pensionabile) la terra dove lavorano – quando lavorano – solo più i vecchi; con una produttività (quella tanto cara ai soloni di Confindustria) che nella maggior parte delle mansioni diminuisce verticalmente con l’età; mentre i giovani – sia quelli che hanno studiato che quelli che non hanno potuto farlo — stanno a casa a spese dei genitori o dei nonni pensionati (fin che restano in vita); oppure vanno all’estero per cercare di sopravvivere.
I dati
forniscono un quadro drammatico di questo disastro: come si fa a fare la maestra d’asilo o l’insegnante fino a 67 anni? E con classi sempre più numerose, senza sostegno per i portatori di handicap e i figli dei migranti, mentre — per esempio — nelle scuole materne non c’è più una sola educatrice al di sotto dei 45 anni? una maestra di scuola materna mi ha detto che dovrà restare al lavoro ancora per molti anni, mentre sua figlia, che ha lo stesso diploma, resta a casa perché non ci sono più assunzioni. E gli ospedali – stesso problema — si riempiranno di infermieri e infermiere ultrasessantenni, magari con le stampelle o il pannolone – il loro – da cambiare? E che senso ha imporre a un impiegato ultrasessantenne di arrabattarsi su programmi informatici che cambiano continuamente e che un giovane di 20 anni imparerebbe a usare in un batter d’occhio, senza nemmeno frequentare un corso? Questo e altro nei lavori che sono a contatto con il pubblico, e che tutti possiamo vedere. Poi ci sono i lavori che si svolgono dietro i cancelli di una fabbrica o di un cantiere (dove è vietato entrare ai non addetti ai lavori), che sono per lo più molto più pesanti, non solo in termini di stress, ma di vera e propria fatica fisica, oltre che di pericoli. Un anziano oun’anziana (e la legge Fornero colpisce a morte soprattutto le donne) non ce la possono fare: vedevano a stento e con molta apprensione, il traguardo dei 60 e dei 63 anni (e chi ha cominciato a lavorare da ragazzo o da ragazza, quello dei 35 e dei 40 anni di anzianità); e adesso se lo vedono spostato in avanti come in nessun altro paese in Europa o nel mondo…E li assale la disperazione. Perché dietro i risparmi realizzati sulla pelle di chi deve andare in pensione di sono vite ed esistenze distrutte.
Eche non ce la si possa proprio fare è confermato anche dagli over 50 disoccupati. «Non ci prende più nessuno, anche se sappiamo fare bene il nostro mestiere: sei troppo vecchio ci dicono, e questo lavoro non lo puoi più fare». Ma non prendono nemmeno i giovani, perché devono tenersi gli anziani che hanno in organico fino all’età di Matusalemme; o, più probabilmente, inventarsi una crisi o una ristrutturazione aziendale, o una delocalizzazione per sbarazzarsene. Per i giovani, poi – che sono stati al centro di tutti i discorsi – il futuro proprio non c’è. Disoccupati o precari, alla pensione non ci arriveranno mai; o, quando ci arriveranno, sarà al livello di quella sociale, al di sotto della sopravvivenza, nonostante tutti i contributi che avranno dovuto sborsare nei periodi in cui avranno lavorato. E una pensione complementare, un’assicurazione sulla vita (il secondo pilastro del sistema pensionistico ammodernato), chi se la può permettere?
Per di più, il tasso di conversione rischia di ridurre le pensioni al 50 per cento del salario, non è la stessa per uno che ha cominciato a lavorare a 14 o a 16 anni in un cantiere e ha continuato per tutta la vita a lavorare con fatica e per uno che ha vissuto in una casa borghese, ha sempre fatto lavori di ufficio enon si è mai negato una vacanza, un’alimentazione sana o una cura medica!
Molti mettono sotto accusa non solo la legge Fornero, ma tutte le riforme pensionstiche successive alla legge Dini (1995). Vogliono ritornare alla legge del 1969 e al sistema retributivo. Perché i fondi dell’Inps non sono dello Stato, che li tratta come se fossero cosa sua, usando i contributi dei precari (la gestione speciale) e dei degli operai (la gestione ordinaria) per tappare i buchi delle casse in passivo (compresa quella dei dirigenti d’azienda, che hanno sfruttato gli operai quando erano al comando delle imprese, e li sfruttano anche adesso che sono in pensione); o per coprire i contributi dei dipendenti pubblici che lo Stato non ha mai versato e che ora, con l’unificazione con l’Inpdap rischiano di trascinarlo nel baratro conti dell’Inps, nonostante che di fatto siano in forte attivo. «I fondi dell’Inps sono dei lavoratori che hanno versato i contributi», dicono in tanti, e vogliamo tornare a gestirli noi, come si faceva con le casse di mutuo soccorso».
Oggi parte
una campagna per l’abrogazione della legge Fornero che si articolerà in ogni città e in ogni azienda o ente e che sarà coordinata da un gruppo volontario dei Rsu presenti. L’obiettivo immediato èportare i sindacati confederali e di base e i partiti a fare proprio questo obiettivo (è una battaglia che abbiamo perso perché non l’abbiamo mai combattuta; non ce l’hanno mai fatta combattere. Ma adesso le cose devono cambiare!»). Questa iniziativa si va ad aggiungere ad altre battaglie di lavoratori, che si sono già sviluppate al di fuori della gestione sindacale o contro di essa: organizziamo uno sciopero dei lavoratori di tutte le categorie Il paese è alle corde, ma i lavoratori stanno riprendendo la parola. E non solo a parole. Prima o poi governo e partiti, Confindustria e sindacati, dovranno farci i conti. La ciliegina sulla torta è la cancellazione dell'art.18, ovviamente. Non ho dubbi però che presto o tardi, speriamo non troppo tardi, la generazione degli odierni 50enni si risveglierà, di soprassalto.... Del resto spetta a noi la rivoluzione delle dentiere !!!


                                                                                                                               Max

venerdì 16 maggio 2014

COERENZA.......................UN DISASTRO!!!!

Grillo a Porta a Porta, come si spiega una giravolta del genere?

        Grillo

L'immagine di qualche mese fa ce lai ricordiamo tutti: Beppe Grillo e il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, sotto la pioggia, irrompono nei cancelli di Viale Mazzini e dichiarano di voler occupare la sede Rai. Poi una delegazione viene ricevuta ai piani alti, sul marciapiede viene improvvisato un comizio e la gazzarra finisce in Vigilanza, dove il collega del Partito democratico Piero Martino si dimette per protesta.
Settimane dopo la scena si ripete a Sanremo: il comico-leader fa irruzione sulla passerella fuori dal teatro Ariston per una nuova arringa contro la Rai. Ancora prima era stato il blog di Grillo a decretare il "giornalista più fazioso", con in palio il trofeo del microfono di legno: per i grillini il vincitore è stato il conduttore Rai Bruno Vespa. Furono oltre 80mila i simpatizzanti del movimento ad esprimersi, nell'ambito di una riuscita operazione di comunicazione. La classifica dei faziosi, secondo la creatura di Grillo e Casaleggio: Bruno Vespa 30.12%, Barbara D'Urso 22.24%, Paolo Del Debbio 18.65%, Giovanni Floris 14.28%, Michele Santoro 5.73%. Possibile che oggi il leader M5s accetti di tradire il suo popolo per avere trenta minuti in seconda serata su Raiuno? Viene in mente Ezra Pound: "Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Dopo una lunga trattativa, infatti, la settimana prossima il leader dei cinquestelle sarà seduto proprio sulla poltrona bianca dello studio di "Porta a porta". Da cosa nasce una metamorfosi del genere? Basta una campagna elettorale e il bisogno di visibilità per tradire il sostegno ricevuto pubblicamente da quegli oltre 80mila sostenitori?
In rete si trovano molti commenti dubbiosi e negativi su questa scelta del leader M5s. Grillini delusi, arrabbiati, timorosi, si domandano se sia la scelta giusta, se non sia una clamorosa sconfessione di quanto il loro leader va dicendo da anni.
Diversi esponenti di quel partito, come viene ricordato, sono stati addirittura espulsi per aver partecipato ad un talk show o aver dato un'intervista. Possibile che Grillo sia disposto a rischiare la sua credibilità per un pugno di voti? Non aveva sempre detto che basta la rete mentre la tv è morta? Addirittura ora Fico, invece di parlare di pluralismo, produttività, tagli agli sprechi, decide di diventare il paladino delle torri di Raiway. Hanno cambiato idea su tutta la linea?
Come si spiega una giravolta del genere? Forse con il timore di Grillo di non centrare gli ambiziosi obiettivi elettorali che va proclamando da settimane. Ogni giorno la percentuale del Movimento 5 stelle, stando alle loro dichiarazioni, crescerebbe, sfiorando cifre che nessun sondaggio ufficiale arriva tra l'altro neanche lontanamente ad immaginare. Cosa succede se dopo il voto si scopre che l'hanno sparata troppo grossa? Per questo Grillo ha deciso la calata sulle televisioni: i suoi parlamentari (ma non i candidati europarlamentari: qualcuno li ha mai visti?) compaiono in tutti i talk show, e lui stesso si presta al faccia a faccia con il conduttore che ha bersagliato di più.
Una mossa che sa di disperazione e che, stando alle critiche dei suoi supporter in rete, può diventare un clamoroso autogol.

                                                                                                                  Max

domenica 4 maggio 2014

ITALIA???? SEMPRE PEGGIO.........ORA PAROLA AGLI ULTRA'

                                                                              



Faccio una premessa, felicissimo che il Napoli abbia vinto......un grande città che ha meritato questo titolo.........ma alcune cose non posso essere
È lui che comanda in Italia. È lui che decide se una partita si gioca o meno: Genny ‘a carogna. Perché nel nostro Paese se la finale di Coppa Italia si può giocare o meno non lo decide il Questore, la Figc o la Lega ma Genny ‘a carogna. E lo fa davanti al Presidente del Consiglio, a quello del Senato, al corpo di Polizia di Roma. Lo fa davanti all’allenatore della nazionale italiana di calcio, davanti ad uno dei principali azionisti del primo giornale italiano.
Genny ‘a carogna scavalca le transenne ed entra in campo a parlare con Hamsik, discute con la polizia mentre i suoi colleghi ultras lanciano un petardo contro un vigile del fuoco la cui unica colpa è quella di fare il proprio mestiere. Genny ‘a carogna è figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso.
Davanti agli occhi di tutta la nazione lui sfoggia la sua t-shirt con in petto “libertà per gli ultras”. Come se quegli ultras per cui chiede la clemenza non fossero criminali da strada che hanno distrutto stadi, malmenato agenti, picchiato tifosi di altre squadre. Lui lancia il suo messaggio come se tutto ciò fosse una cosa normale e lo fa con la legittimazione dello stato che si prostra alle sue volontà.
Lancia i suoi anatemi “Libertà per Speziale” (l’uomo condannato in primo grado per l’omicidio di Filippo Raciti, l’ispettore di Polizia rimasto ucciso negli scontri tra ultras a Catania), lo fa in “italiavisione” mentre lo stato resta a guardare. Genny ‘a carogna insieme ai suoi colleghi ultras fischia l’inno dello Stato Italiano davanti lo Stato in pompa magna.
Lo stesso stato capace di indignarsi dinanzi ad “Ivan il Serbo” a Marassi si è piegato davanti a Genny ‘a carogna. Due pesi e due misure. Questa è la lezione che hanno imparato i bambini stasera, quelli che con tanta ipocrisia sono stati messi davanti ai calciatori. Questa è l’immagine che l’Italia, ancora una volta, ha restituito al mondo. L’immagine di un paese in cui comanda Genny a’ carogna...........l'immagine di un paese vecchio e senza possibilita' di un ricambio urgentissimo.


                                                                                                                                            Max