LAIQUE
E LAICO
Alcuni linguisti dicono che la lingua è l'uso che se ne fa, ovvero l'uso che ne fa nel quotidiano la maggioranza della gente che parla quella lingua.
In
Francia con il termine laïque la maggioranza dei francesi intende
comunemente "colui che esige la separazione tra lo Stato e le
religioni".
Tuttavia,
in Italia, con il termine laico la maggioranza degli italiani,
nell'uso quotidiano che fa di tale termine, intende "cattolico
non chierico".
Può
quindi accadere che un candido laicista, sentito che un italiano si
dichiara laico, gli chieda: "Allora anche tu vuoi la netta
separazione tra lo Stato e le religioni?"
E che
poi, con la bocca aperta e gli occhi strabuzzati, si senta
rispondere: "Ma manco per niente, io voglio che noi cattolici
continuiamo ad avere tutti i privilegi che abbiamo, anzi, se
possibile dovremmo rimarcare anche di più il fatto che l'Italia è
cattolica, gli altri possono al massimo essere tollerati, specie ora
che arrivano tutti questi pericolosi alieni."
È
vero che la Corte costituzionale ha statuito il supremo principio
costituzionale di laicità dello Stato, ma nel farlo ha usato la
formula "Supremo Principio di laicità o non-confessionalità".
Ed è
quel "o non-confessionalità" che marca la differenza tra
la competenza linguistica dei giudici della Corte costituzionale e
il candido laicista.
Se in
italiano volete dire laïque senza ingenerare equivoci sorrisi di
assenso nell'interlocutore cattolico, dovete usare
non-confessionale.
Allora
vedrete che il "laico" ci terrà subito a rimarcare che
lui è cattolico e giammai non-confessionale.
Laïque
(colui che esige la separazione tra lo Stato e le religioni) è
falso amico di "laico" (cattolico non chierico), è invece
sinonimo inequivocabile di non-confessionale (colui che esige la
separazione tra lo Stato e le religioni).
In questo caso, evitare i falsi amici è semplice e redditizio. Perché insistete con la traduzione letterale?
comunque laico sempre
Max