mercoledì 29 aprile 2015

I VERI COGLIONI?????? SIAMO NOI

Il tesoro nascosto di Le Pen: contanti e lingotti d'oro in Svizzera



Il tesoro nascosto di Le Pen: contanti e lingotti d'oro in Svizzera

Il fondatore del Front National si sarebbe appoggiato a Hsbc: per evadere il fisco avrebbe costituito, nel 2008, un trust nei Caraibi intestato al maggiordomo, Gerald Gerin

Effettivamente i veri "coglioni" siamo noi.......si noi che ci facciamo prendere dai guru del momento, dagli urlatori che vivono di slogan che entrano pesantemente nella testa di ognuno di noi.........la povera gente che vive le difficoltà di ogni giorno divise da queste fazioni di destra o di sinistra......che credono di essere perfetti comunisti o esemplari fascisti, conservatori o progressisti......poi razzisti perchè invasi........poi i post su facebook .........
poi gli alberghi agli immigrati sotto i ponti gli italiani......e noi li ogni giorno a sparare centinaia e centinaia di stronzate, magari insultandoci.......mentre zitti zitti altri vivono nel benessere nei privilegi......si arricchiscono spavaldi senza incorrere a nulla......anzi protetti dai militanti che credono non so a che cosa.
Metto questo articolo non perchè si tratta di Le Pen il "fascista" francese.......percio' lontano dalle mie idee.....tanto potrei mettere qualche altro personaggio di "sinistra" o di "centro"......ormai siamo catalogati cosi........metto l'articolo perche' i bravi politici di professione pensano solo ad una cosa...................."alla grana"
Un tesoretto in lingotti d'oro e contanti, in Svizzera, per Jean Marie Le Pen. Il fondatore del Front National avrebbe occultato circa 2,2 milioni di euro, presso la filiale di Ginevra della banca Hsnc, tramite un trust alle Bahamas. La banca Hsbc, tanto per intenderci, è quella balzata agli onori della cronaca per la lista Falciani: i celebri cd rom, contenenti i nominativi di migliaia di clienti, trafugati dall'informatico Hervè Falciani.
Il patrimonio segreto di Le Pen padre, su cui ora stanno indagando la procura di Nanterre ed il servizio anti-riciclaggio transalpino, sarebbe costituito da 500 mila euro in contanti e da 1,7 milioni in lingotti d'oro. Chi avrebbe mai pensato che il patriota Jean Marie Le Pen, come una sorta di Arpagone contemporaneo, navigasse di nascosto nell'oro? Fatto sta che quanto messo in atto, per evadere il fisco, appare oltretutto ben congegnato, al limite del cervellotico.
Intestatario del trust, costituito nei Caraibi, dal 2008 era, infatti, il maggiordomo di Le Pen, Gerald Gerin. A gestirlo ci pensava, invece, uno dei più noti avvocati di Ginevra, Marc Bonnant. "Non ho a che fare con alcun conto di Jean Marie Le Pen", ha, però, precisato il legale. Attualmente il malloppo non si troverebbe più alla Hsbc, essendo stato trasferito, lo scorso anno, alla Compagnie Bancaire Helvetique, sempre a Ginevra. Una bella grana per il fondatore del Front National, già in cattivi rapporti con la figlia Marine, dopo che, incurante del danno politico che poteva crearle, ha reiterato, di recente, le sue teorie negazioniste sulla Shoah. "Un dettaglio della storia", l'aveva definita, a inizio aprile.
A queste inaccettabili dichiarazioni si aggiunge, adesso, la vicenda dei fondi in Svizzera. Il 4 maggio dei due casi scottanti si occuperanno i probiviri del partito, che potrebbero sanzionare pesantemente Jean Marie Le Pen. Il Front National, infatti, non tollera gli evasori fiscali. Quando l'ex-ministro del bilancio di Holland, Jerome Cahuzac, si dimise per un conto non dichiarato all'Ubs, Marine le Pen ed il suo stato maggiore denunciarono "un sistema che si è perso nella menzogna e nell'immoralità".

Morale???devo dire tutti a casa??no questa volta non lo dico ma solo perchè i veri "coglioni" siamo noi. PUNTO!!!!


                                                                                                                Max

venerdì 24 aprile 2015

RENZI COMINCIA A TREMARE !!!!


Renzi, l'Italicum e l'ipotesi dimissioni

Renzi, l'Italicum e l'ipotesi dimissioni
Matteo Renzi si prepara al peggio e, nonostante la spavalderia mostrata in pubblico, ai suoi più stretti collaboratori ha confidato che sarebbe pronto a dimettersi. Il perché lo spiega Affari Italiani rivelando il retroscena di un incontro che si sarebbe svolto tra il premier e alcuni fidatissimi prima della partenza per gli Stati Uniti. "Non cedere un millimetro sulla legge elettorale", si è raccomandato il segretario del Pd. Il premier teme per gli emendamenti sulle preferenze, i capilista bloccati e le soglie, che verranno presentati alla Camera e che potrebbero passare grazie a una quarantina di voti segreti. Se anche un solo di questi emendamenti dovesse passare la legge dovrebbe tornare a Palazzo Madama per un'altra lettura sconfessando così tutta la sua strategia che prevede l'ok definitivo all'Italicum prima delle Regionali del 31 maggio. E Renzi, assicurano i suoi a Alberto Maggi, in questo caso andrebbe dritto al Quirinale a dimettersi, buttando fuori dal Pd le varie minoranze. L'impressione è quella che lo stesso premier voglia giocare fino in fondo e vedere cosa accade. Se vince va avanti a governare più forte di prima, se perde si torna al voto a ottobre (o con il Consultellum o con una nuova legge elettorale magari fatta da un governo del Presidente) nella speranza di avere questa volta una maggioranza coesa senza le spine nel fianco della sinistra dem.


                                                                               Max

giovedì 16 aprile 2015

NUOVO PROGETTO A SINISTRA........IO CI SARO' !!!!

Ridiamo dignità, protezione e bellezza alla nostra Città


La Città è un bene la cui titolarità è dei cittadini che la vivono.

La sfiducia nella politica e lo scollamento tra rappresentanti e rappresentati non è conseguenza solo della questione morale e delle interconnessioni tra politica e malaffare di cui le cronache riempiono quasi quotidianamente i giornali.
Crediamo che il problema riguardi prima di tutto il rapporto tra le persone ed i beni e servizi che le circondano: siamo convinti che non possano più essere solo le logiche del mercato a regolare questo rapporto e che sia giunto il momento di ridare centralità alla funzione che i beni e servizi (e chi li amministra e fornisce) devono svolgere per la cittadinanza. 
La Città è un Bene Comune che, in quanto tale, deve essere gestito in modo da garantirne la piena fruizione a tutti i cittadini senza che nessuno possa essere escluso e, soprattutto, senza che qualcuno possa anche solo tentare di vantare pretese esclusive o, peggio, voglia lucrarci a spese della collettività.


Ieri è nata, ma sta con Casson, la lista «Venezia Bene Comune» presentata da Bruno Filippini, Erminio Viero e Giacomo Guzzo (Federalisti Riformisti), Mario Ongaro (Tsipras), Rifondazione a vario titolo, con gli espulsi Sebastiano Bonzio e Pierangelo Pettenò e gli organici Enrica BertiMaurizio Enzo e Luciano ZennaroLilli Carnielettodell'Associazione Berlinguer. «Non siamo ex che si mettono insieme — puntualizza Filippini —. E' un progetto per ripensare a sinistra partendo dal lavoro, dai beni comuni, dalla difesa degli ultimi». Nel solco non tanto di Maurizio Landini ma di Sergio Cofferati, che a maggio sarà a Venezia per la campagna elettorale. «Non un minestrone ma un progetto progressista per un riformismo utile e concreto», dice Sebastiano Bonzio. «Una sinistra di governo non massimalista», riassume Viero.

 Per questi motivi abbiamo deciso di costruire un progetto politico capace di guardare al futuro,una diversa idea della politica e delle sue forme che, ripartendo dal Bene Città, abbandonil’abitudine della «delega in bianco» per sostituirla con la buona pratica dei beni comuni amministrati in favore ed in funzione dei cittadini.
Solo così l’esercizio del diritto di cittadinanza potrà essere pieno ed effettivo.

"Venezia Bene Comune" è azione in grado di mobilitare i cittadini, un terreno fertile per tutti i gruppi, i movimenti, i singoli, le associazioni e le aggregazioni sociali che vogliano dare voce alle proprie istanze. E’ lo strumento per rafforzare il peso dei cittadini nelle decisioni politiche e amministrative.
E’ non rinunciare alla partecipazione al dibattito politico e non nascondersi dietro l’impotenza dell’astensionismo.
E’ modernità e solidarietà che riproponga la centralità del lavoro come strumento per la costruzione del futuro e che abbia nell’equità e nella giustizia sociale l’orizzonte del proprio sviluppo.
E’ una Città accogliente, una Città che protegge i propri cittadini, dove la bellezza possa finalmente tornare ad essere l’aggettivo che la caratterizza.
E’ il luogo nel quale cittadini, politici e amministratori dialogano e prendono decisioni condivise su tutte le grandi trasformazioni che riguardano la vita della Comunità.
E’ ridare dignità ai cittadini ed alle loro aspirazioni, ai loro interessi ed ai loro obiettivi.
E’ la forza delle idee e dei valori di Giustizia, Uguaglianza e Libertà che ci ispirano e accompagnano insieme ai cittadini e a tutte le forze vitali della nostra comunità che intendano ridare dignità, protezione e decoro perché torni a splendere la bellezza della nostra città.

La lista "Venezia Bene Comune" viene presentata in appoggio a Felice Casson Sindaco ed in contrapposizione ai comitati di affari che anche in queste elezioni cercano di consolidare i loro interessi predatori, senza alcuna attenzione per il bene comune.

La lista è espressione di una nuova aggregazione politica che opera per coinvolgere i cittadini attorno ai grandi temi della città: dal lavoro, alla legalità, alla sicurezza, al benessere e alla salute. E da questa esperienza si intende proseguire valorizzando le esperienze fatte e aprendosi alle nuove istanze della società: globalizzazione, società multietniche, riflessi sul mondo del lavoro, crisi demografica, benessere equo e sostenibile, pace e diritti umani, ambiente.

Nello specifico di queste elezioni comunali la lista "Venezia Bene Comune" intende sostenere il sindaco Casson in una difficile operazione di recupero dell'immagine di Venezia, offuscata da un uso distorto e colpevole del bene pubblico. Operazione che rischia di risultare vana se si verificasse il prevalere delle cricche affaristiche.

Alcuni temi in particolare saranno sostenuti e portati all'attenzione del sindaco e della giunta:
  • la nuova Centralità delle politiche per l'occupazione ed il rilancio di un progetto di Città capace di far ripartire l'economia ed il tessuto produttivo per rispondere alla piaga della precarietà e della disoccupazione, specie per quanto riguarda i giovani, le donne e i lavoratori over50 colpiti dalle recenti riforme antipopolari in materia di previdenza;
  • il rilancio di serie e strutturate politiche per la residenza e per il contrasto delle situazioni di disagio sociale, con particolare riferimento al fenomeno delle morosità incolpevoli;
  • la ristrutturazione di adeguate e universalistiche politiche di welfare urbano capaci di sostenere, in un'ottica di giustizia sociale e sostenibilità economica, servizi rivolti alle fasce fragili della società;
  • il ruolo della terraferma come cardine della città' Metropolitana;
  • il rilancio della legge speciale a sostegno dell'unicità laguna-città;
  • la politica di rigenerazione urbana e rigenerazione umana di Mestre e Marghera;
  • la reindustrializzazione dei siti industriali presenti nel territorio, da Porto Marghera a Murano, attraverso il riavvio di una stagione di finanziamento pubblico;
  • una azione di contrasto e alternativa alla monocoltura turistica con attenzione alla qualificazione del lavoro e dell'impresa;
  • il sostegno al progetto per Venezia Città' della Pace e dei Diritti Umani, anche con l'affermazione di buone pratiche nel contesto urbano;
  • il miglioramento della efficienza della macchina comunale nel servizio al cittadino e nella promozione, sviluppo e qualificazione delle attività produttive. Questo valorizzando le molte competenze esistenti già' oggi, ma ripensando il sistema organizzativo e la logistica;
  • una ridefinizione delle fonti di finanziamento e delle spese nel bilancio comunale in modo da poter operare finalmente in condizioni di normalità, potendo cosi' programmare e rispondere alle esigenze dei cittadini.
 Altre indicazioni programmatiche si possono trovare nel programma di coalizione che abbiamo condiviso e a cui abbiamo collaborato con notevole impegno.

Mi candido alle comunali........non potevo non esserci a SINISTRA


                                                                                                                                  

                                                                                                                                    Max








sabato 4 aprile 2015

RESISTENZA CONTRO IL PD

                                                                                     


Un sentimento di disgusto era la reazione che suscitava Berlusconi quando si appropriava delle riflessioni di Antonio Gramsci e le propalava come fossero suoi personali slogan pubblicitari.
Non dissimile è il disgusto che suscita Renzi quando cita Piero Calamandrei.
Calamandrei conosceva bene le derive autoritarie e sapeva come si sarebbero comportati coloro che, in futuro, avrebbero distrutto la Costituzione.
Costoro avrebbero tradotto la realtà a proprio vantaggio: “come se un giocatore, figurando di supporre che l’altro possa barare, cominciasse a barare prima di lui per impedirglielo, e pretendesse, in questo modo, di poter essere ancora considerato come un giocatore onesto!”.
Renzi ha distrutto una dopo l’altra le garanzie democratiche.
I pilastri della nostra debole democrazia li ha smantellati, dal lavoro alla scuola, dalla sanità all’informazione, passando per la rappresentanza dei corpi intermedi.
Dopo la legge elettorale non ci sarà più nulla da modificare e il totalitarismo legale di matrice piduista sarà compiuto.
Se ne è accorto anche qualche opportunista all’interno del PD, ma anziché farsi parte attiva per salvarci dalla deriva fascista impressa da Renzi, gioca irresponsabilmente all’astensione interna.
Le accuse di fascismo piovono da più parti, tanto da spingere Renzi a precisare che “Decidere non è fascista”.
Certo che, detto da lui, è la certezza del contrario.
Non so cosa festeggeranno gli iscritti al PD il 25 aprile.
Ricorderanno i morti che gli hanno consegnato la difesa dei valori della Resistenza racchiusi nella Carta Costituzionale e fingeranno di onorarli nel mentre hanno deciso che quei valori conviene disprezzarli, negarli, calpestarli, infangarli.
Mistificano il riformismo più reazionario e spregiudicato che si ricordi.
Non possiamo tacere la deriva autoritaria che ci sta confezionando Renzi e la banda del PD che lo sostiene.
Il prossimo 25 Aprile celebreremo la Resistenza Antifascista e stavolta anche contro il PD.


                                                                                                          Max

venerdì 3 aprile 2015

DRAGHI???? EUROPA??? UN DISASTRO


DRAGHI IN PARLAMENTO RACCONTA BUFALE SULLA LIRA





Il programma di acquisto di bond dalle banche nazionali europee da parte della Bce andrà avanti regolarmente fino alla fine del programma, a settembre 2016. Questo perché il cosiddetto quantitative easing al momento sta dando i suoi risultati e perché al momento "non ci sono segnali di scarsità di titoli sul mercato, per ora non c'è questa prospettiva, la liquidità sui mercati resta ampia" ha detto Draghi oggi alla Camera dei deputati a Roma. E sul fatto che il QE stia dando i risultati "previsti dalla Bce" molti dei presenti hanno dissentito, visto che la deflazione continua ad aggredire l'Italia e l'eurozona, e il valore dell'euro anzichè diminuire, sembra stia provando a risalire, rispetto il dollaro e l altre valute mondiali.

Ma Draghi ha continuato dicendo che la Bce "l'intenzione di proseguire con questi acquisti fino alla fine di settembre del 2016 o fino a quando l'inflazione non si avvicina durevolmente ai nostri obiettivi".

Draghi ha anche comunicato la sua previsione per l'Italia, rispetto al QE: "L'impatto per l'Italia potrebbe essere di un punto di Pil all'anno", senza per altro spiegare su cosa si fonda tale speranza, se non affermando un'evidente bugia. Infatti, Draghi ha detto che "la congiuntura economica è più favorevole che negli ultimi mesi. Tra i principali motivi ci sono gli effetti positivi del crollo dei prezzi dei prodotto energetici, la politica monetaria espansiva e le riforme strutturali varate in diversi paesi dell'area cominciano a fare sentire i propri effetti". Evidentemente, per Draghi la debacle della Grecia, il default dell'Ucraina, le sanzioni alla Russia che strangolano l'export europeo, la minaccia reale dell'Isis arrivato alle porte d'Europa, più le sanguinose guerre in corso in Medio Oriente non influirebbero sulla "congiuntura economica". Il che ovviamente è falso.

Draghi ha anche voluto insistere sulle cosiddette riforme strutturali in chiave ultra liberista, ma se n'è ben guardato dal citare la Grecia, dove sono state applicate dal precedente governo Samaras su diktat della troika della quale fa parte proprio la Bce presieduta da Draghi, perchè avrebbe dovuto ammettere che quelle "riforme strutturali" hanno provocato miseria, distruzione del tessuto economico, suicidi di massa, disperazione e finanziariamente - in cambio - non hanno migliorato i conti della Grecia, ma anzi li hanno radicalmente peggiorati, come è noto.

Draghi ha anche voluto insistere sulla riduzione dei debiti pubblici, perché i debiti pubblici "sono strettamente legati al tema delle banche, e molto è stato fatto per indebolire il legame tra banche e Stato, ma si può dire che i Paesi con basso debito pubblico tendono ad avere banche più forti e un sistema creditizio migliore". Peccato che sia stata proprio la Bce a "suggerire" alle banche di riempirsi di titoli di stato, offrendo nel 2012 denaro praticamente gratis - con il sistema LTRO - affinchè l'usassero per comprare titoli di stato ad alto rendimento, esattamente come quelli dei Paesi del sud dell'eurozona. 

Poi Draghi ha lanciato una serie di "avvertimenti" che sembravano rivolti alla Grecia, ma nella sostanza a quei partiti politici italiani fortemente critici verso l'Euro.

Da una parte, ha detto il presidente della Bce, bisogna aiutare i Paesi in difficoltà, perché "il default di uno stato coinvolgerebbe tutti gli altri, un basso potenziale di crescita si riverbera su tutti i Paesi dell'Unione". Dall'altra "rinchiudersi nei confini nazionali non risolverebbe comunque i problemi e la disoccupazione aumenterebbe". E ai 'no-euro' italiani Draghi ha presentato questo dato: "Lo spread di 500 punti base pagato dall'Italia rispetto ai Bund tedeschi nei momenti peggiori della crisi del 2011 e 2012 era esattamente quello che gli italiani hanno pagato per 15 anni in media prima dell'introduzione dell'euro. Credo sia un elemento utile per chi volesse fare paragoni con la moneta unica". 

Draghi mente sapendo di mentire, perchè volutamente scorda di dire che quella forte differenza tra gli interessi dei titoli di stato tedeschi e italiani era assolutamente compensata dalla svalutazione competitiva della lira, e quindi era del tutto ininfluente per ciò che riguardava i prodotti e le merci italiane vendute in Europa, tanto che l'Italia era un temuto concorrente della Germania, mentre non gravava più di tanto sui tItoli di stato italiani perchè per la maggior parte erano acquistati da italiani, e quindi non c'era alcuna possibilità di far agire lo spread come una clava addosso alle nazioni, come invece accade oggi. 

E non bastasse, proprio con l'euro, il debito pubblico è esploso e il valore dei beni - ad esempio gli immobili - ha subito l'iper inflazione. Esempio? Con l'introduzione dell'euro, ciò che valeva 100 milioni di lire, prese il valore di 100.000 euro, e cioè 200 circa milioni di lire. Il cambio era radicalmente errato, ma questo Draghi - che allora siedeva alla Banca d'Italia - si guarda bene dal dirlo. 

Le bugie hanno le gambe corte.


                                                                                                Max