sabato 31 ottobre 2015

RENZI TROVA IL TESORETTO...........DAI PENSIONATI !!!!


Legge di Stabilità: il rottamatore trova un tesoretto… nelle tasche dei pensionati

                                                                                     


 E’ diventato un vero e proprio “vizietto” (quello di Renzi) di approfittare dell”ingenuità e scarsa combattività dei pensionati per finanziare con “destrezza” le sue riforme liberiste attuate coi voti dei progressisti. In particolare deve essere stata la riforma cardine della sua recentissima legge di Stabilità, ovvero l’abolizione per tutti (o quasi) della tassa sulla casa a rendere necessario un nuovo ricorso urgente a rovistare nelle tasche dei pensionati, in coppia col responsabile del Tesoro, in cerca di nuova linfa per le sue elucubrazioni finanziarie.
“Bisogna parlarsi“, dice Renzi alla gente, e chiede: “… è più di sinistra aver raddoppiato i soldi per la famiglie o passare le giornate a lamentarsi su presunti torti all’ideologia ugualitaria?”.
  
Appare evidente che non ha ancora capito cos’è la sinistra. Proviamo allora a chiedergli cosa è più di sinistra: togliere le tasse sulla casa (che persino i supercapitalisti americani pagano senza fiatare) o togliere soldi dalle tasche dei pensionati?

Lui che, oltre che presidente del Consiglio per grazia ricevuta (dal presidente Napolitano) è anche formalmente il leader della “sinistra” italiana, per non sbagliare ha scelto entrambe le cose… ovvero due classicissimi cavalli di battaglia delle destre capitaliste. Si vanta di aver messo soldi nelle tasche dei poveri. Chi, lui? A me risulta invece che di tasca sua non mette proprio niente, anzi, continua a spendere a ruota libera i nostri soldi per girare il mondo… a far che? A farsi bello con in testa il cappello di manovratore?
La “scappatella” in America al Roland Garros per vedere di persona la finale di tennis femminile ha prodotto almeno qualche posto di lavoro? Il viaggetto in Sud America a stringere mani e far discorsi incoraggianti per alzare l’indice della fiducia (verso di lui?) a cosa serviva? L’Italia non ha un ambasciatore laggiù ad occuparsi di queste cose? Non ha, se proprio vogliamo salire di un gradino la scala delle autorità, un ministro degli Esteri specificamente competente a svolgere questi compiti? A cosa è servito questo costosissimo viaggio? E’ un atto di sfiducia verso Gentiloni e i nostri diplomatici? O è più semplicemente un atto di superbia verso se stesso?

Ma torniamo alla “porcata galattica”di questa “Stabilità”: il nuovo congelamento della rivalutazione annuale delle pensioni a chi riceve più di 2.000 euro lordi al mese. Evidentemente il fatto che la prima stangata è arrivata sui pensionati invisibile come l’ossido di carbonio (ti uccide senza che te ne accorgi!) ha incoraggiato l’alfiere dei poveri a provarci ancora.

Per il vero questo tipo di imprese sono passate alla storia associate al nome di Maramaldo, ma lui è campione di pragmatismo, quindi non ha paura di niente! Non è “niente” però quello che toglie dalle tasche dei pensionati.
Basta un piccolo calcolo per vedere che, a lungo andare, sono miliardi quelli che recupera a spese dei pensionati! Non solo quelli che sono andati in pensione con molto anticipo o con autentici regali dei politici, ma anche quelli che hanno regolarmente contribuito per intero per un minimo di 35 anni come era pattuito dalle leggi in vigore.
Ho già fatto un calcolo approssimativo (non ho dati completi) e ho rilevato che ad un pensionato che riceve 2.000 euro al mese, in tre anni, Renzi gli ha già sottratto circa tremila euro. E siccome con questa tecnica l’importo della pensione non diminuisce visivamente (l’importo rimane identico, è il potere d’acquisto che cala in progressione algebrica!) perciò il pensionato impreparato su queste cose non lo vede, ma lo sente! La trattenuta aumenta con progressione diabolica portando i malcapitati nel solo giro di 10 anni a perdere quasi un intero anno di pensione!

In questa ipotesi, il pensionato che prende 2000 euro al mese (per 13 mensilità) si trova, dopo 10 anni con una svalutazione annua del 2% (l’ipotesi tanto cara a Draghi e Renzi), ad aver percepito euro 284.693 se riceve annualmente la rivalutazione a recupero dell’inflazione, mentre riceverà soltanto euro 260.000 con la Stabilità di Renzi.
Qui il calcolo è “spannometrico” ma è sufficiente a vedere la grossa differenza tra il pensionato che percepisce la rivalutazione e quello senza. Il secondo perde progressivamente ogni anno una fetta di potere d’acquisto rilevante.

Nel decimo anno la perdita è di circa 5000 euro! Nei dieci anni perde quasi l’equivalente di una annualità.

Se poi si calcola che, comunque, in realtà, anche il pensionato che riceve la perequazione non riceve per intero la svalutazione reale, appare con evidenza che i pensionati sotto Renzi sono trattati peggio delle pecore e dei somari.
Questo significa che non bisogna essere laureati per prendere carta e penna e fare semplicemente “conti”…..non serve essere un professore per capire che qualcuno ci sta prendendo per “il culo”……la matematica in questo caso e’ di destra e democristiana………………quella di sinistra riporta pure lo zero……....ZERO come Matteo Renzi

                                                                                                                                Max

sabato 24 ottobre 2015

GLI INTOCCABILI.......VERDINI-RENZI E' FATTA !!!!

Da Mr. Wolf ad Al Capone: il Gangsta pantheon dei verdiniani

                                                                           



Erano “Quella sporca dozzina”, come nel film di Robert Aldrich. Adesso i verdiniani, al Senato, sono diventati quattordici, anche di più secondo quel che dice in giro Denis Verdini. E potrebbero essere necessari per l’approvazione della legge di stabilità. La minoranza del Pd li vive come “impresentabili”, e dice: “Mai con loro”. Loro invece, i senatori del gruppo Ala (Alleanza liberalpopolare-Autonomie), si aggirano per il Transatlantico di Palazzo Madama con movenze e l’aria di chi sa di poter avere un certo peso: “Saremo decisivi”.
E così si sentono, quasi spadroneggianti. Come i loro riferimenti culturali-cinematografi, che tirano fuori nei momenti più impensabili. Film soprattutto americani, tutti pistole e malavita, roba da uomini veri: una sorta di gangster-pantheon.
Ad esempio, Denis Verdini, che è stato ascoltato per oltre sei ore durante il processo sulla P3 ha sintetizzato così qual era il suo ruolo in Forza Italia: “Mi occupavo dell'organizzazione del partito. Io sono un facilitatore, risolvo i problemi come Wolf. Sono un uomo rapido”. Mr Wolf è colui che nel film Pulp Fiction di Quentin Tarantino consigliò come ripulire, in poco tempo e senza lasciare traccia, una macchina dai resti di un cervello esploso. Celebri sono le sue frasi: “Ci vogliono 30 minuti...ce ne metterò 10”. E poi ancora: “In garage avete una macchina con un cadavere a cui manca la testa, portatemici...”. Dal thriller di Tarantino si passa direttamente a “Gli intoccabili” con Robert De Niro. Vincenzo D’Anna, nei giorni della riforma di Palazzo Madama, parlando del presidente del Senato Pietro Grasso disse: “E’ tutto chiacchiere e distintivo”. Frase che nel film Al Capone rivolge al poliziotto che lo sta arrestando, dopo anni di incontrastato – e intoccabile - dominio nella malavita di Chicago.

“Pulp Fiction”, “Gli intoccabili”, c’è pure “C’era una volta in America” diretto da Sergio Leone. Quest’ultimo film è il preferito di Ignazio Abrignani, deputato verdiniano. Ambientato anche questo nella malavita americana, in questo caso a New York, racconta di quattro spietati sicari che cercano rabbiosamente David Aaronson detto “Noodles”, gangster all'epoca del proibizionismo, dopo aver già assassinato Eve, la sua donna.
E chissà se, proprio per acquisire un po’ di fascino dell’attore, Vincenzo D’Anna da quando è nato il gruppo del Senato si è messo a dieta e ha perso anche parecchi chili.

sabato 10 ottobre 2015

......ROSSI DI VERGOGNA

                                                                                          


La Toscana è stata sempre definita una regione rossa. 
Ma il suo attuale presidente,  il cui cognome è ironicamente Rossi, ha cambiato il riferimento di questo aggettivo, sicuramente almeno per tutti quelli che sentono la laicità come una componente fondamentale delle istituzioni: da rosso di sinistra a rosso di vergogna.
Così mi sento dopo avere appreso della delibera  877 del 14 Settembre 2015 nella quale Rossi stesso chiarisce condizioni e modalità per l'assegnazione di un contributo straordinario alla diocesi di Firenze per la visita di Papa Francesco.
Un obolo di 200.000 euro, pensate!
La mobilitazione di organizzazioni laiche è stata immediata, alla quale noi ci uniamo, obiettando che “la Chiesa cattolica [omissis]   non ha … alcuna necessità di ulteriori regalie, essendo perfettamente in grado di provvedere autonomamente alle spese per la visita fiorentina del pontefice.”
Ma il fatto grave è un altro: con Legge Regionale 27 marzo 2015 si  autorizzata la spesa con gli stanziamenti dell’UPB 131“Attività di carattere istituzionale - Spese correnti” del bilancio di previsione 2015.
Non riteniamo che la visita del monarca vaticano Francesco al V Convegno Ecclesiale Nazionale rivesta carattere istituzionale, se si intende per attività istituzionale un’attività propria di un’istituzione, in quanto inerente alla sua natura, alle ragioni e agli scopi per cui è stata istituita;  o ancora, in un’accezione di carattere nazionale, un’attività che celebra le istituzioni o l’identità nazionale.
La religione cattolica non fa parte dell’identità nazionale italiana, è solo una delle religioni professate, e anche se il programma prevede interventi di altri rappresentanti religiosi, la religione cattolica avrà l’assoluta predominanza.
Papa Francesco è monarca di uno stato estero, seppur incluso nel territorio nazionale, ed ha le risorse per provvedere alle spese.
Chiediamo a Rossi dei chiarimenti sulla delibera e una presa di posizione a favore della laicità delle istituzioni toscane, e non una sottomissione ad un capo religioso che non ha nessuna autorità in Italia.

La delibera deve essere ritirata e i fondi stanziati altrove, senza fare demagogia su quante cose possono essere fatte con 200000 euro, anche se fossero utilizzati per rifare l’asfalto di una strada di campagna, sarebbero utilizzati in modo laico e rispettoso dei contribuenti.

Ecco adesso avete capite che non mi interessa più sapere se qualcuno mi dice "sono di sinistra".......io voglio solo
"cose di sinistra".......anticapitalistica, anti neoliberista......anti troika......meglio solo ma sempre con la mia testa.


                                                                                                                                           Max





venerdì 9 ottobre 2015

INDECENZA PARLAMENTARE................

                                                                  

I volgari gesti sessisti dei senatori Barani e D'Anna nei confronti della senatrice Barbara Lezzi hanno scatenato indignazione e polemiche da parte del gruppo parlamentare del M5S e non solo.
Purtroppo la scena politica italiana non è nuova ad episodi simili.
Torna alla memoria il deputato del M5S Massimo Felice De Rosa che, a gennaio 2014, si rivolse alle colleghe del PD con la frase: "voi donne del Pd siete qui perché siete brave solo a fare i pompini“.
E di esempi se ne potrebbero citare altri.
Riteniamo inammissibile il fatto che frasi e gesti simili possano trovare spazio nelle istituzioni della Repubblica, ma al contempo riteniamo che le giornate di sospensione comminate dal Presidente Grasso equivalgano a tentare di spegnere un incendio con un bicchiere d'acqua.
Da sempre sosteniamo che classe dirigente sia il fedele specchio della società italiana.
Ed è per questo che gli episodi in questione ci indignano e disgustano, ma non ci sorprendono affatto.
Il fatto che i parlamentari sopra citati, e non solo, abbiano apertamente dato sfogo alla loro ignoranza e volgarità è di un'enorme gravità, e non solo per la posizione che costoro ricoprono, ma siamo altresì convinti che certe idee siano purtroppo condivise da gran parte della classe dirigente (che ha almeno il buon gusto di non esprimerle), così come da una preoccupante fetta della società civile. E lo sperimentiamo ogni singolo giorno sui social network, sui mass media, nella nostra realtà quotidiana.
Il problema è a monte, il problema è culturale.
E ciò di cui questo Paese ha bisogno è proprio una rivoluzione culturale, non una bacchettata sulle mani ad ogni scempiaggine pronunciata. 
Una cosa è certa...........basta guerre nel nome dei pompini.......
altrimenti arriveranno tasse e non solo quelle......credetemi perche' io servente del Kamasutra mi troverei indebitato con Equitalia...........
                                                                          Max


mercoledì 7 ottobre 2015

RENZI.....TUTTO NEL CONTATORE. "BUGIARDO NATO"

Renzi e la "scossa" televisiva: tutto nel contatore (e in bolletta)

                                                     

Della serie "ogni tanto ritornano", è riemersa la proposta di inserire l'importo del canone Rai nella bolletta dell'energia elettrica. La geniale, si fa per dire, idea, che era già stata fatta propria da vari esponenti dei governi precedenti, è diventata ora uno dei puntiqualificanti del programma politico di Matteo Renzi. L'ex sindaco, da quando è diventato capo del governo, ha di fatto commissariato Viale Mazzini, imponendo la sua presenza fissa nei telegiornali e nei talk show, beninteso, quelli a egli graditi. Il tutto con la connivenza dei classici cortigiani che sono arrivati ad un livello di piaggeria verso il potente di turno che non si era visto nemmeno ai tempi in cui la Rai era un feudo democristiano. Con tanti saluti al principio del “servizio pubblico”. 
Commissariata dunque la Rai, ora Renzi deve rassicurare i suoi fidi che manterranno l'agognato e ben retribuito posto di lavoro con nuove entrate che dovrebbero evitare il fallimento dell'azienda la quale si picca essere “la prima azienda culturale del Paese”. Figuriamoci: basta assistere ad una di quelle ignobili trasmissioni nelle quali autentici ignoranti guadagnano migliaia di euro per rispondere o non rispondere a domande idiote, e ci si rende conto che, al contrario, la Rai, unitamente alle reti Mediaset, e a molte altre, è una delle maggiori responsabili, anzi la maggiore per motivi storici, dell'incultura e dell'instupidimento progressivo degli italiani. E non bastano certo trasmissioni pregevoli come quelle di Rai Storia a salvare l'istituzione nel suo complesso. 
Tutto questo, giusto per ricordare come vengono utilizzati i proventi del canone. La proposta di Renzi non è comunque nuova ma che l'ex boy scout l'abbia tirata fuori durante un'intervista televisiva la dice lunga sul fatto che vive fuori dal mondo. L'idea del canone da far pagare a tutti trae origine dall'enorme evasione (il 30% stimato sul totale per un importo di circa 500 milioni di euro) che interessa in particolare le regioni del Sud. Con quei soldi, pensano Renzi, dirigenti e dipendenti di Viale Mazzini, il nostro futuro sarebbe molto più roseo
L'idea nasce dalla convinzione (sbagliata) che tutte le abitazioni che utilizzano energia elettrica debbano per forza di cosa possedere un apparecchio televisivo. 
Siccome non si possono inviare gli ispettori del fisco a riscuotere il canone, e a pignorare i mobili, in abitazioni di zone a rischio, in quanto dominate dalla criminalità organizzata, ecco la grande pensataFacciamo riscuotere il canone dalle aziende municipalizzate che distribuiscono energia elettrica. Queste poi gireranno l'importo relativo a Viale Mazzini.Così le varie Acea di Roma e Aem di Milano si troveranno ad essere trasformate in sostituti di imposta per una tassa che è una delle più odiate dagli italiani. 
Peraltro la pensata di Renzi, che magnanimamente ha annunciato la riduzione del canone per tutti a 100 euro rispetto ai 113 attuali, si scontrerà inevitabilmente con milioni di cause legali che investirebbero i vertici delle municipalizzate. Milioni di cittadini si rifiuterebbero semplicemente di pagare le relative bollette, impedirebbero l'accesso degli ispettori ai contatori e soprattutto intaserebbero di ricorsi le cancellerie dei tribunali. Ricorsi che immancabilmente verrebbero vinti. Dopo le perplessità dell'Autorità di vigilanza sulla Rai, un no netto è venuto dal presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, che ha definito «una operazione impossibile» quella prospettata da Renzi. 
Il punto chiave è che il canone Rai nella bolletta elettrica è semplicementeincostituzionale. E il motivo è presto detto. Toccherebbe al cittadino dimostrare di non possedere un televisore e non più alla Rai dimostrare il contrario. E questo cozza con i principi di uno Stato di diritto, o di quel che ne resta perché, tra le altre cose, trasforma i cittadini in sudditi. 
Un vizio, tra gli altri, che accomuna Renzi ai politici del passato dai quali, a suo dire, intende differenziarsi per avviare l'Italia verso un radioso destino (altro vizio del quale abbiamo un vago ricordo...).

MOVIMENTO ESSERE SINISTRA............

ESSERE SINISTRA.......DIFFERENTE DIRE ESSERE DI SINISTRA


ombrello

Spesso ci sentiamo dire che i manifesti e i programmi, a leggerli, sono tutti belli e pieni di buone intenzioni, ma oltre questo non riescono ad andare e restano strumenti inutili per l’azione politica.

É vero, ma quello che ci capita spesso di leggere sono solo delle dichiarazioni d’intenti, vaghe e ben lontane dall’offrire soluzioni comprensibili e praticabili.


Il Manifesto che si propone qui non è una mera dichiarazione d’intenti ma una fonte di riflessione sulla crisi del capitalismo nella sua fase più crudele, quella del neoliberismo.


Il neoliberismo altro non è che la fase in cui il capitalismo assume una nuova identità, quella finanziaria globale, per continuare ad opprimere e sfruttare soprattutto attraverso il sistema del debito.


Quella fase in cui riduce la partecipazione dei cittadini alle scelte riguardanti un Paese, ad una mera operazione di facciata esattamente come accaduto in Grecia.

Quella fase in cui esautora la democrazia per meglio imporre la sua volontà di dominio.


Questo Manifesto è la dichiarazione di un posizionamento politico nell’area della sinistra e la giustificazione teorica dell’azione politica del programma che stiamo elaborando, a partire dall’individuazione degli stretti spazi di manovra democratica sopravvissuti alla crisi e alla destrutturazione del sistema di rappresentanza.


C’è la volontà di cogliere i limiti del capitalismo e le contraddizioni che esso produce ma anche i margini di manovra, per quanto ridotti, nell’ambito delle istituzioni liberaldemocratiche che hanno ceduto la propria sovranità a enti sovranazionali progettati a garanzia del profitto e dell’interesse privato.


Questa azione politica, per avere una speranza di successo,per evolvere dalla protesta verso la proposta, non dovrà svolgersi esclusivamente nei palazzi del potere ma dovrà necessariamente essere praticata attraverso la mobilitazione pacifica e democraticadei lavoratori e dei disoccupati e coordinarsi con le libere associazioni di cittadini e con le rappresentanze sindacali che non intendono abdicare alla tirannia neoliberista.


L’intesa e il coordinamento con formazioni politiche della sinistra alternativa di altri paesi europei, non è solo auspicabile ma necessaria per rafforzare il consenso e dare intensità alla lotta politica oltre gli orizzonti nazionali dove oggi, prevalentemente, si svolge.


La critica del capitalismo è storica, specifica e mai generica, lontana dalle posizioni opportunistiche tanto in voga oggi in cui ci si affretta a dichiarare di non essere né di destra né di sinistra, perché il corollario di questa definizione è essere di centro, o peggio di centro sinistra, formula che smaschera il miglior contenitore a suprema garanzia delle politiche conservatrici della destra per il mantenimento di privilegi di classe nell’azzeramento della dialettica politica.


La nostra specificità è quella di voler organizzare un soggetto politico che si faccia partecipe e promotore di una unione dei lavoratori tutti, dei disoccupati, dei pensionati e di tutti coloro che pur partecipando con il proprio lavoro e con il proprio sacrificio alla ricchezza di un sistema riservato a pochi, non ne godono i frutti perché la sperequazione e la disuguaglianza non consentono una giusta redistribuzione delle ricchezze prodotte.

Una sinistra non solo di gestione quindi, ma di ideali e di trasformazione.


ESSERE SINISTRA è un movimento politico autonomo della sinistra radicale e democratica.

Nasce in rete con l’intento di contribuire al dibattito attraverso l’approfondimento dei principali temi politici nazionali e internazionali affinché il confronto a sinistra possa produrre una visione politica libera che sia il presupposto di un’azione politica comune e condivisa, volta a ristabilire la giustizia e l’equità sociale.

Lo scopo è quello di costituirsi come SOGGETTO COLLETTIVO attorno ad una visione politica condivisa e partecipata, in un programma di obiettivi chiari e realizzabili, attraverso un metodo autenticamente democratico all’interno dell’organizzazione, affinché la volontà maggioritaria della base coincida sempre con le iniziative politiche effettivamente promosse e praticate a tutti i livelli, fuori e dentro le istituzioni, sui territori come a livello nazionale e internazionale.

Il fallimento delle politiche socialdemocratiche in Europa e in Italia, la definitiva mutazione dei partiti della sinistra storica istituzionale e la loro acquiescenza alle politiche del capitalismo globalizzato e neoliberista hanno sancito un vuoto di rappresentanza per le classi lavoratrici, precarie e disoccupate.

L’attuale crisi di rappresentanza politica, e il germe della deriva antidemocratica e autoritaria che porta in seno, è solo parte di più ampia e grave crisi economica, finanziaria e sociale.

ESSERE SINISTRA È AL CENTRO DELL’ESSERE UMANO
IL DIRITTO AL LAVORO

La dignità dell’essere umano è al centro del pensiero e dell’azione di Essere Sinistra.

La certezza di poter soddisfare attraverso il lavoro i naturali bisogni umani è il presupposto essenziale affinché la dignità delle donne e degli uomini si affermi al centro del vivere sociale.

Il diritto al lavoro e ad un salario degnamente retribuito non può essere subordinato alle esigenze dei mercati e agli interessi del profitto ma deve essere garantito dalla collettività attraverso lo Stato che diventa datore di lavoro di ultima istanza per compensare gli squilibri del sistema di produzione capitalista che ha reso la disoccupazione involontaria un fattore permanente e strutturale.

L’acquisizione storica di questo diritto universale impone un’inversione di rotta delle politiche neoliberiste con il ripristino e l’ampliamento dello Statuto dei Lavoratori e l’abrogazione di tutte le leggi che minacciano salari, diritti di rappresentanza sindacale e pensioni, compresa l’ultima legge promulgata dall’attuale governo e definita Jobs Act.

Una riforma di sinistra del mondo del lavoro deve tener conto di aspetti specifici della storia attuale come la necessità, a fronte dell’automazione dei processi produttivi, di contribuire alla piena occupazione anche con una riduzione dell’orario settimanale di lavoro oltre che rendere compatibili i processi produttivi con la sostenibilità ambientale.

Il DIRITTO UNIVERSALE AL LAVORO come BENE COMUNE non può essere garantito senza l’istituzione di un SALARIO SOCIALE per coloro che esclusi dal mondo del lavoro vedono negarsi la propria dignità umana. É questo un principio di civiltà socialista che deve trovare compimento e perfezionamento in una modifica del dettato costituzionale affinché un mero principio possa evolvere in diritto reale e universale.

Il conflitto tra capitale e lavoro, nella nuova forma dominata dal capitale liquido della finanza si allarga, coinvolgendo pienamente categorie sociali storicamente moderate ma oggi in grado di constatare quanto le politiche di austerity connaturate al capitalismo neoliberista non risparmiano nessuno, ad esclusione delle gradi industrie multinazionali e delle oligarchie finanziarie cui sono strettamente legate. 

In questa crisi che definiamo strutturale in tutta l’Eurozona e in maniera specifica in Italia, una rinnovata coscienza di classe vede dalla stessa parte della barricata tutti i redditi da lavoro contro le rendite finanziarie e i profitti crescenti a scapito dei salari.

Una sinistra di cambiamento che non sia chiusa in stereotipi ideologici vede dalla stessa parte in una convergenza di interessi comuni le seguenti categorie sociali:

lavoratori salariati del settore privato e pubblico, precari, pensionati, disoccupati, artigiani, liberi professionisti, lavoratori autonomi con partita IVA e commercianti, studenti universitari e infine gli imprenditori della piccola e media impresa consapevoli che profitti ragionevoli sono compatibili solo con politiche economiche espansive per la tutela dei redditi e della piena occupazione.

ESSERE SINISTRA É UN MOVIMENTO POLITICO AUTONOMO DELLA SINISTRA RADICALE E DEMOCRATICA

É un MOVIMENTO perché organizzato in maniera flessibile e non gerarchica.

Il requisito minimo d’appartenenza è la condivisione del Manifesto, del Programma e delle Regole interne.

Con la forma partito condivide l’obiettivo di lottare per conquistare spazi politici dentro le istituzioni democratiche e contendere il potere all’attuale classe politica.
Il movimento si considera una voce collettiva che esprime la volontà democraticamente stabilita di tutti i suoi membri.

Il nostro impegno è quello di contribuire alla costruzione di una più larga rete di soggetti politici attivi sui temi cruciali per la sinistra, a partire dal diritto per tutti ad un lavoro giustamente retribuito.

Questa prospettiva avrà senso se noi, insieme ad altri, saremo una MAGLIA di questa RETE.

La nostra soggettività sarà aperta a condividere percorsi politici di cambiamento alternativi a quelli dell’attuale sinistra istituzionale e storica, sbilanciata verso il centro e connivente con le destre e consideriamo l’Unità della Sinistra una Coalizione cementata su obiettivi chiari e analisi condivise.

Il Movimento Essere Sinistra è AUTONOMO perché non nasce da operazioni di dissenso interne ai partiti istituzionali della sinistra come il Partito Democratico, né da formazioni politiche apparentemente nuove ma che, in realtà, ricalcano la logica del potere imposto dall’alto per occupare abusivamente spazi istituzionali lasciati vuoti dalla sinistra parlamentare.

Rigettiamo i ravvedimenti tardivi e la prassi della cooptazione di politici di professione compromessi con l’attuale regime e bisognosi di riciclarsi.

Diffidiamo di tutte quelle operazioni politiche con obiettivi poco chiari e contenuti inesistenti dove si millanta una appartenenza all’area di sinistra e che promuovono nuovi partiti grazie alla visibilità mediatica dei loro leader nell’ottica esclusiva del consenso elettorale.

Queste realtà politiche verso cui diffidiamo parlano di una politica che si rivolge dall’alto verso il basso cercando un consenso che nelle loro mire è solo funzionale a profitti elettorali. Quel “basso” siamo noi e non intendiamo lasciarci incantare dai soliti ritornelli senza sostanza cantati goffamente da chi non ha mai conosciuto la società reale di chi lotta ogni giorno per sopravvivere e difendere il proprio lavoro e la dignità umana.

La società reale che soffre, lontana dai privilegi e dalle comodità di un sistema politico capace di addomesticare anche i più intransigenti avversari, è quella che rivendica con forza il diritto di riportare la democrazia dentro le istituzioni democratiche.
La nostra è quindi un’operazione inversa a quella tanto cara al marketing politico che tratta le istanze sociali come una qualsiasi merce su cui lucrare profitti e privilegi.

La volontà del nostro Movimento è quella di riportare al livello alto delle istituzioni le istanze di tutti coloro che dal basso rendono possibile con il loro sacrificio quotidiano l’esistenza stessa di questa civiltà.

La nostra è quindi un’operazione che va dal basso verso l’alto con il contributo libero di tutti coloro che in questo progetto si riconoscono.

ESSERE SINISTRA É UN MOVIMENTO DELLA SINISTRA RADICALE

Essere Sinistra è un movimento che si riconosce nei grandi ideali del pensiero socialista e libertario.

L’elemento specifico di un pensiero di sinistra si compie nella sua prassi e azione nella storia e si fonda sulla capacità critica di voler comprendere i processi storici così come vengono determinati, a partire dai rapporti di produzione, nel conflitto tra capitale e lavoro e nella forma specifica che essi assumono oggi nell’ambito del capitalismo neoliberista.
L’essere radicali nelle pratiche politiche non si riferisce solo al metodo di lotta nel rivendicare cambiamenti e diritti, metodo che intende restare pacifico e democratico pur nella certezza di una contrapposizione forte; la radicalità si riferisce alla necessità di intervenire alla radice dei problemi e delle contraddizioni politiche ed economiche per ridurre, fino ad annullare, gli effetti di un ritorno ciclico di squilibri economici e sociali, tipici dell’andamento del modo di produzione capitalistico.

Respingiamo la dittatura del pensiero unico del capitalismo che ha strumentalizzato il fallimento obiettivo dell’esperienza sovietica per decretare la fine delle ideologie e neutralizzare ogni ipotesi di rivendicazione politica alternativa al quadro di potere imposto dal capitalismo.

Tale strumentalizzazione presuppone il dogma di una sola ideologia superstite, quella del capitalismo appunto, che non ammette nessun altro mondo possibile. Infatti il capitalismo nella sua veste neoliberista viene dato come immutabile, come unica realtà possibile, e i rapporti all’interno del sistema economico come naturali. Noi riteniamo che il capitalismo sia solo una opzione storica, la peggiore, ma che è possibile e doveroso superare per organizzare la vita sociale e produttiva dei popoli alla luce di un nuovo Umanesimo.

Respingiamo chi sostiene che oggi non ha più senso una distinzione tra destra e sinistra.
Questa affermazione ha la sua ragione di essere solo se guardiamo alla composizione del Parlamento italiano, privo di una reale opposizione progressista e artefice delle peggiori politiche neoliberiste promosse da un governo in cui destre e sinistre si fondono nella gestione concorde del potere contro gli interessi delle classi lavoratrici e per la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e i beni comuni.


                                                                                                                    Max

martedì 6 ottobre 2015

QUANTO GUADAGNA (davvero) DI BATTISTA????

                                                

Stipendio parlamentari: quanto guadagna (davvero) Di Battista?


Nelle puntate dei talk show che hanno come ospite Alessandro Di Battista arriva sempre un momento in cui, a proposito degli stipendi dei parlamentari, il presentatore rivolge al deputato Cinque Stelle la fatidica domanda: “Ma lei, onorevole, quanto prende ogni mese?”. E’ successo da Vespa a Porta a Porta, da Porro a Virus su Rai2 e di recente anche da Del Debbio a Quinta Colonna su Rete4.
A questo punto gli occhi Di Battista si umettano come quelli del gatto con gli stivali di Shrek: “Percepisco tremila euro al mese netti, mentre i parlamentari degli altri partiti circa tredicimila, quattordicimila…”. E nello studio televisivo di turno paiono riecheggiare le note di Gabriel’s oboe di Ennio Morricone, la commovente colonna sonora del film The Mission che accompagna anche gli spot dell’OttoxMille alla Chiesa Cattolica.
I fatti, purtroppo per Di Battista, stanno diversamente. Basta andare su tirendiconto.it – sito utilizzato dai parlamentari del M5S per la rendicontazione di entrate e spese – e dare un’occhiata alle cifre per accorgersi che quello di Di Battista è un giochino semantico assai furbo. Sia chiaro: qui non si fa nessuno scoop. I dati sono online, chiunque può prenderne visione. E su Youtube già da tempo circolano video che evidenziano le omissioni di Di Battista sulla questione stipendio. Ma, come dicevano i latini, repetita iuvant.
Gli ultimi dati disponibili, relativi a febbraio 2015, ci dicono che Alessandro Di Battista ha percepito in quel mese uno stipendio netto di 5.246,55 €. Di questi, il deputato grillino ha restituito 2.035,39 €, tenendo per sé 3.211,16 €: ovvero i famosi “tremila euro al mese” di cui sopra.
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Come tutti i parlamentari, però, Di Battista percepisce mensilmente anche diaria e rimborsi destinati alle spese generali e di esercizio del mandato, che per il mese di febbraio ammontano complessivamente a 8.062,39 €. Di questi, Di Battista ha tenuto per sé, spendendoli, 5.515,17 €, e ha restituito 2.546,65 €. Complessivamente, tra stipendio netto e rimborsi, Di Battista a febbraio ha restituito 4.582,04 €, tenendo per sé “solo” 8.726,90 € sui 13.308,94 € disponibili.

Il giochino semantico di Di Battista

Ora, dov’è lo scandalo? Da nessuna parte, anzi. A Di Battista – e a tutti i Cinque Stelle – fa onore un gesto come la restituzione di una parte delle proprie entrate mensili. Ma allora perché andare in tv a dire “io guadagno tremila euro al mese, mentre gli altri circa tredici-quattoridicimila” (come al minuto 00:26:55 della puntata di Virus dello scorso 12 marzo)?
Il trappolone semantico sta tutto qui: quando Di Battista parla di sé, menziona solo il netto del suo stipendio, tacendo sui rimborsi spese esentasse che comunque percepisce; al contrario, quando parla delle entrate degli altri, butta nello stesso calderone stipendio netto e rimborsi, dando allo spettatore l’impressione che i deputati della Casta guadagnino il quadruplo rispetto a lui e agli altri esponenti della scuderia Grillo.
Ragazzi siete con le palle non lo nego......mai sodi sono soldi e vergini in Parlamento "NESSUNO" !!!!

                                                                                                                                 Max