lunedì 18 novembre 2019

VENEZIANI PATRIMONIO DELL'UMANITA'



Caro Direttore,

Sono veneziano di nascita e di residenza vivendo da sempre nel centro storico, non ho attività commerciali di alcun tipo ma appartengo a quella categoria di cittadini, talvolta molto anziani, a reddito fisso o pensionati che in questi giorni tremendi non hanno disgrazie evidenti da esibire ma subiscono silenziosamente l'evolversi degli eventi.
Credo che questa, chiamamola così, “categoria” rappresenti ancora il 60/70 per cento della popolazione insulare costituendo di fatto il nerbo della civitas veneziana.
Tuttavia i media non ne parlano; si soffermano sui danni ai monumenti, alle attività commerciali ma nessuno che si chieda come stiano vivendo gli altri.
Anche questi veneziani subiscono l'eccezionalità dell'evento che va però ad aggiungersi a una quotidianità della vita non certamente all'altezza della fama della città ; eppure qualche cenno di attenzione lo meriterebbero se non altro perchè da decenni subiscono gli effetti - carovita, trasporti, servizi, qualità dell'aria, ospedali, ecc. - della monocultura turistica ormai spinta allo spasimo.
Ora, bisogna intendersi bene; quando si parla di salvezza di Venezia cosa s'intende?
Che sia il MOSE o meno a farlo, cosa si vuole salvare? Il patrimonio artistico, i monumenti?
Ma una residenza stabile, giovane, operosa, che badi a conservare la propria abitazione, che crei occasioni di lavoro e di commercio alternativo alle paccottiglie cinesi, che rivitalizzi il tessuto connettivo di questa città, è prevista in questo disegno?
Sembrerebbe di no, stando alle dichiarazioni dei “magnifici” intervenuti in questi giorni con lo slogan sempre pronto: “Venezia, patrimonio dell'umanità, deve essere salvata” senza aggiungere “ e con essa i cittadini residenti” dove io intendo che la preoccupazione primaria è il salvataggio fisico della città ma non c'è, stando così le cose, un progetto per i veneziani (intendo tutti i veneziani, non solo alcune categorie).
Ecco, vorrei sapere se anch'io con il mio 60/70 per cento di concittadini siamo “patrimonio dell'umanità”; in un certo senso lo meriteremmo se non altro perchè abbiamo una capacità di sopportazione infinita dovuta, nonostante tutto, al grande amore (sincero, senza tornaconti di sorta) che portiamo alla nostra città.

Cordialmente

                                                                                                              Manfredo Manfroi

venerdì 27 settembre 2019

FELTRI.....FASCISTI E COMPANY


                                         
                

Su Libero del 20 settembre Vittorio Feltri, che ne è il direttore editoriale non il responsabile così le querele se le becca tutte il povero Senaldi, in un articolo intitolato “Giustiziamo i giustizialisti di sinistra” scrive a proposito di Diego Sozzani di cui la magistratura aveva chiesto l’arresto (ai domiciliari naturalmente perché questa detenzione soft è riservata a lorsignori, parlamentari e non, mentre gli altri, nelle stesse condizioni, vengono sbattuti in carcere senza tanti complimenti e anche questa è una discriminazione sociale intollerabile) ha scritto: “Troviamo assurdo privare della libertà un signore, fosse anche colpevole, prima di essere processato e condannato. La gente, di qualunque tipo, non va punita se non dopo sia stata dimostrata con regolare processo la sua partecipazione a un reato…Basta ricevere un avviso di garanzia per essere sputtanato a vita, esposto al pubblico ludibrio”.
Il Feltri si concede qui la parte del Cesare Beccaria del Dei delitti e delle pene (meglio cento colpevoli in libertà che un innocente in galera). Ma il Feltri Beccaria lo deve aver letto abbastanza di recente o forse è uno scambio di persona tanto diverso è dal Feltri che diresse l’Indipendente dal 1992 al 1994. Quell’Indipendente fu il quotidiano più “forcaiolo” della storia del giornalismo italiano. Fu Feltri a sbattere in prima pagina, con goduto compiacimento, una grande foto dell’onorevole Carra in manette. Fu sempre Feltri a coniare per Bettino Craxi, in quel momento raggiunto solo da un avviso di garanzia, il termine “cinghialone” dando a una legittima inchiesta della magistratura il sapore di una caccia sadica che non fu estranea al vergognoso lancio di monetine davanti all’hotel Raphael. Fu ancora Feltri ad attaccare pesantemente i figli di Craxi, Stefania e Bobo, come se i figli avessero le colpe dei padri. Avallò anche i suicidi che avvennero durante la stagione di Mani Pulite: “Craxi ha commesso l’errore…di spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti”. Il Feltri diventò  “ipergarantista” quando nel 1994 passò alla corte di Silvio Berlusconi. Era stato l’ammiratore più fanatico dei magistrati di Mani Pulite, Di Pietro in testa, ne divenne un altrettanto fanatico accusatore. Da questo “forcaiolo”, poi pentitosi al momento in cui gli conveniva pentirsi, non accettiamo quindi lezioni postume di “garantismo”.
La carcerazione preventiva certamente dolorosa per qualsiasi indagato, soprattutto se poi risulterà innocente, si rende necessaria in tre casi: quando i magistrati ravvisino il pericolo di fuga o la possibilità di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. Ma seguiamo pure l’ultimo Feltri o il Feltri numero 2 o lo pseudo Feltri, che di diritto ne sa quanto la mi zia,  nel suo ragionamento e aboliamo quindi la carcerazione preventiva. Non si capisce allora però perché questa immunità dal gabbio lo indigni particolarmente quando di mezzo c’è un parlamentare. Non gli ho sentito emettere simili lai quando in carcere preventivo, e non ai più comodi domiciliari, sono stati sbattuti senza tanti complimenti presunti ladri di galline, presunti rapinatori, presunti stupratori. In questo caso la linea è anzi quella di madama Santanchè che fa parte del suo giro o comunque del movimento politico, la destra, cui si rifà: “In galera subito e buttare via le chiavi”. Cioè in galera senza che nemmeno ci sia un processo. Il Feltri o lo pseudo Feltri appartiene a quella linea politica, sempre la destra, che quando Pietro Valpreda era in galera da quattro anni senza processo voleva che vi rimanesse a vita.
La carcerazione preventiva è una dolorosa necessità che esiste in tutti gli ordinamenti. Ma se si vuole abolirla, come sottintende il Feltri, allora va abolita per tutti e con la stessa indignazione che Feltri riserva al parlamentare di Forza Italia. Insomma, nonostante il lacrimoso e intellettualmente disonesto articolo di Feltri, siamo alle solite: due pesi e due misure, due diritti, uno per lorsignori e gli amici degli amici l’altro per i cittadini comuni.
Mi colpisce l’inerzia di questi ultimi. I privilegi di lorsignori rimangono intatti tant’è che Feltri li difende fingendo di farlo per tutti e noi non ci ribelliamo mai. Qualsiasi partito si sia votato o non si sia votato la cittadinanza intera dovrebbe insorgere. Invece no. Siamo solo pecore da tosare, asini al basto, maiali che si fanno docilmente portare al macello senza emettere nemmeno un grugnito, preda per soprammercato degli azzeccagarbugli alla Vittorio Feltri.
Massimo Fini giornalista

                                                                        Max antifascista

giovedì 19 settembre 2019

IL MALE ASSOLUTO? I PARTITI-PERSONA

Il male assoluto: i partiti-persona


In questi giorni il Pd ha dato il meglio di sé, o meglio, il peggio per il Paese. Un suo ex segretario si porta via una parte dei parlamentari, con la complicità dei Regolamenti parlamentari e di una partitocrazia criminosa, togliendo di fatto la maggioranza al governo. Con un piccolo particolare. Alcuni dei fedelissimi di questo ex segretario sono rimasti nel Pd, come a fare da antenna trasmittente per le future mosse politiche. Il tutto a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo. In pratica aspettavano di capire da che parte andare, se con l’esecutivo giallo-rosa, ovvero con il centro destra di Salvini.
Ieri alla Camera dei Deputati, complice ancora una volta i Regolamenti parlamentari, si è votato sulla richiesta, della Procura di Milano, di procedere contro il parlamentare di FI (tanto o sono di FI o del Pd) Sozzani. Con il voto segreto i SOLITI partiti Pd e FI hanno respinto la richiesta. Secondo loro ci sarebbe il sospetto della persecuzione della magistratura. Eppure ci sono le prove delle intercettazioni telefoniche, bonifici bancari con date e somme certe. Come ho scritto nel precedente post il vero problema sono le norme scritte da coloro che incarnano la politica più corrotta e incancrenita.
I regolamenti parlamentari sono le autostrade di questo malaffare!
Con la scusa che il parlamentare deve essere libero di votare come meglio crede, nel segreto del voto, invero si conformano ai comandi del partito; quindi la libertà è svilita e annientata. L’art. 67 della Costituzione non c’entrerebbe nulla. Così come è svilito e annientato il diritto di noi cittadini di vedere come i nostri rappresentanti effettivamente esercitano il loro mandato parlamentare. E l’art. 1, II comma, ignorato e canzonato dai politici marrani, c’entra tutto.
Ora si assiste, da tempo, ai partiti-persona.
Non importa il programma, non importa il nome (financo diverso tra Camera e Senato, per quello nuovo di Renzi), non contano le future alleanze. Quello che conta è avere un ruolo nelle future decisioni del governo, avere finalmente una mano sul timone da manovrare. La nave, per quel che gli riguarda, potrà pure andare a schiantarsi sugli scogli. Eppure ci sarebbe un semplice antidoto a questi virulenti marrani.
Uno sbarramento al 10% alle elezioni.
Non è possibile che un qualunque cazzone si svegli una mattina per fondare un partito politico!!!!
da infosannio      

                                                                               Max

lunedì 12 agosto 2019

#PRIMALABASE


                                                       

                                                              

Posto la lettera inviata Giorgio Langella Segretario regionale Veneto del PCI

Scusate, ma ritengo che ci sia alcune domande che ci dobbiamo porre..
Perché dobbiamo essere noi ad auspicare un governo M5S-PD? Perché dobbiamo chiederlo, magari, "tatticamente"? Per fare poi "la sinistra del centrosinistra" e annegarci nella pozzanghera PD?
E, poi, non sarebbe questa la maniera migliore (e sfruttabile dal crociato padano) di far apparire Salvini come quello che aveva ragione, quello che non fa inciuci, quello che è contro "la casta"?
E' questo che vogliamo? Io penso che Salvini (e l'ideologia che sta dietro il suo populismo con la profonda in-cultura e la memoria assente) possa essere combattuto con un progetto di reale alternativa di sistema, cosa che credo molto complicata fare con chi voleva stravolgere la Costituzione (abbiamo anche noi, forse, la memoria corta?), con Renzi o con Grillo.
Tenendo anche conto che Salvini si può (com)battere se alle elezioni partecipano in massa (forse una parola grossa, ma lasciatemela scrivere) i "nostri" elettori che disertano le urne proprio perché non trovano nessuno che li possa rappresentare. E allora, perché, invece di chiedere a gran voce e fare appelli come fa Acerbo al Pd e al M5S di fermare Salvini, non facciamo un appello perché sia permesso dagli "onorevoli" che si dicono di sinistra la sicura presentazione di liste comuniste e della sinistra di classe?
Io la penso così e penso anche che sarebbe utile seguire la linea del partito senza rimetterla, di fatto, in discussione ogni volta che si avvicinano le elezioni.


PS del sottoscritto:
Perchè ogni volta chiamati alle grandi coalizioni?? il caro Di Maio, Beppe Grillo e il Casaleggio sapevano di avere il 33% in parlamento?? che cazzo dico ai pensionati che prendono 500-600 euro al mese che l'attuale governo si è dimenticato di loro? i tagli alla sanita'? alla cultura? Che cazzo hanno fatto per la lotta all'evasione? Introduzione della flax tax?le assurde lagne della Meloni e di Berlusconi per poi allearsi con chi???col Salvini?parlate ancora dello stratega Matteo Renzi? Basta mettere il paese in ginocchio e poi chiedere “senso di responsabilita' “ alla sinistra …..sinistra??quale sinistra??
Abbiamo perso classe operaia abbiamo perso le periferie......ma ci siamo tenuti i dirigenti......a questo punto anche noi prendiamo al balzo lo slogan del fascista Salvini................”PRIMA LA BASE...”


                                                                                                                         Max

lunedì 8 luglio 2019

PD....5 STELLE....LEGA......"SCHIFEZZA"

Sulla SeaWatch è morto il Movimento 5 Stelle
     

Sulla SeaWatch è morto il Movimento 5 Stelle

Tra le conseguenze politiche delle crisi umanitario-mediatiche costruite da Matteo Salvini sulla pelle dei migranti della Sea Watch 3 e dell’Alex ce n’è una particolarmente rilevante: la definitiva auto-ascrizione del Movimento 5 Stelle al fronte delle destre estreme europee.
Nelle stesse ore, Luigi Di Maio proponeva la confisca di ogni nave umanitaria che entri nelle nostre acque «violando la legge» e il suo sparring partner Alessandro Di Battista affermava che «l’accoglienza non è un valore» e che le ONG lo «annoiano». E, quel che più conta, nemmeno una voce in dissenso con tanta mostruosità si è levata dal Movimento. Se sul piano tattico si tratta evidentemente dell’accecamento che prelude alla catastrofe finale (cioè alla divisione tra Salvini e l’astensione dei voti conservati dopo l’apocalisse delle Europee), su un piano culturale e più propriamente politico siamo di fronte alla fase terminale di una mutazione identitaria. Un movimento politico che quattro anni fa candidava al Quirinale Stefano Rodotà (considerando anche i nomi di Lorenza Carlassare, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky, Paolo Maddalena, per non dire quelli di Bersani e Prodi…) oggi si schiera su posizioni violentemente anticostituzionali, provando (pateticamente) a insidiare da destra un Salvini cui ha regalato (certo con la complicità di Renzi e Mattarella) il Paese.
Si potrà discutere a lungo sulla necessità o meno di questo esito. Ha certamente ragione chi oggi rivendica l’antico sospetto fondato sull’assenza di democrazia interna del movimento, sul controllo della Casaleggio, su un viscerale antiparlamentarismo e sull’evidente matrice destrorsa dei due leaders fratelli-coltelli. D’altra parte, l’uscita – già mostruosa – di Di Maio sulle ONG come “taxi del mare” risale al del 30 aprile 2017.
Personalmente, rivendico il tentativo di aprire un dialogo critico, da sinistra, col Movimento. Non solo perché il Movimento avrebbe potuto essere un argine contro l’esito, poi invece verificatosi, di una destra estrema maggioritaria: ma proprio per alcune posizioni politiche (poi tutte immancabilmente tradite) e per il fatto (difficilmente trascurabile) che il Movimento intercettava milioni di voti di sinistra (di sinistra oggettivamente: perché provenienti dalle classi subalterne; e soggettivamente: una percentuale altissima di iscritti alla Cgil, per esempio).
Si potrebbero citare le bandiere dell’acqua pubblica e l’opposizione alle grandi opere (il TAV su tutte), ma il caso più clamoroso è quello del reddito di cittadinanza: il Movimento all’opposizione aveva sposato formalmente la proposta di Libera e della Rete dei Numeri Pari, un vero reddito di base e di dignità, straordinariamente di sinistra; ma il Movimento al governo ha approvato un reddito di sorveglianza non solo largamente inefficace, ma terribilmente autoritario e di destra.
L’interlocuzione da sinistra con il Movimento, lo rivendico, era necessaria: e se fosse stata più partecipata e strutturata avrebbe forse potuto avere più influenza sulla base di sinistra dei pentastellati.
Mi si permetta qua di rivendicare che, da parte mia, questa interlocuzione non solo non si è tradotta in alcun vantaggio personale (ho rifiutato di fare l’assessore a Roma e il ministro dei Beni culturali del Governo Conte e, da ultimo, ho annunciato di non candidarmi a fare il direttore degli Uffizi, ogni volta argomentando pubblicamente questi dinieghi) ma, salvo l’invito a votare per la Raggi a Roma (invito che allora era, lo penso ancora, l’unico sensato), non si è nemmeno mai concretizzato in una indicazione di voto.
Alla vigilia delle decisive politiche del 4 marzo 2018 (giunte al termine di una lunga campagna elettorale in cui avevo provato, senza successo, a  costruire qualcosa a sinistra col percorso del Bracaccio) esaminai, scartandole una ad una, le varie opzioni di voto, e conclusi così: «E allora? I 5 Stelle, forse? Bisogna pur riconoscere che moltissimi cittadini di sinistra votano per loro. E che, anzi, la massa, il popolo, l’eccedenza che la Sinistra non trova più è in gran parte lì, oltre che nell’astensione. Ci sono i più poveri, i sommersi, gli sconfitti, i ragazzi: quelli a cui la Sinistra dovrebbe ricominciare a parlare. Ma non c’è dubbio che il Movimento, così come è oggi, non è di sinistra. Per gli ambigui silenzi sull’antifascismo, per le ambigue parole sui migranti, per le parole purtroppo chiare contro la patrimoniale, e per molto altro ancora. E soprattutto per la sua sterzata “di sistema”. Mi spiego. Il motivo per cui una parte del popolo di sinistra vota 5 stelle, è perché vi vede una forza programmaticamente anti-sistema: e chiunque viene schiacciato da questo sistema è tentato di votarli, se non altro per istinto di sopravvivenza. Magari sforzandosi, o illudendosi, di sentir gridare “giustizia” (sociale) laddove invece si grida “onestà”. Ma qualcosa è cambiato: la campagna elettorale è stata tutta giocata sull’integrazione nel sistema. Lo slogan implicito “non siamo barbari” rischia di scoraggiare proprio chi – come me – vorrebbe i barbari: per abbattere un impero marcio fino al midollo» (https://www.huffingtonpost.it/tomaso-montanari/per-chi-non-voto-domenica_a_23374817/).
La storia del governo nato da quelle elezioni ha visto sciogliere tutte le ambiguità dei Cinque Stelle nel peggiore dei modi: e cioè con una virata all’estrema destra che in questi giorni diventa irrevocabile. L’ultimo chiodo che manca alla bara del Movimento delle origini (e cioè l’assenso al TAV in Val di Susa) sembra del resto prossimo.
Vorrei però tornare sulla fine del mio ragionamento del marzo 2018: l’assimilazione del Movimento al sistema.
In queste ore a scagliarsi contro coloro che avevano provato ad aprire ai Cinque Stelle a sinistra (e dunque anche contro chi scrive) sono soprattutto gli esponenti del Pd renziano. Ciò che sfugge loro (e non potrebbe essere altrimenti) è che il problema del Movimento è proprio quello di essersi rivelato troppo simile al Partito Democratico, non troppo diverso. La teorizzazione esplicita della fine della distinzione tra sinistra e destra è stata la bandiera tanto di Renzi quanto dei grillini. Di Renzi e del renzismo: nell’editoriale di insediamento alla guida di Repubblica, per esempio, Mario Calabresi scrisse ciò che Renzi aveva scritto in una prefazione a un celebre saggio di Bobbio su destra e sinistra, e cioè che «la nostra società, senza aspettare la politica e dividendosi più sull’asse tra conservatorismo e innovazione che su quello destra-sinistra, ha aggiornato la sua agenda».
Diciamolo guardando ai fatti: dallo smantellamento dello Stato (dello Stato sociale, e dello Stato tout court) alla precarizzazione del lavoro, dalle politiche securitarie (culminate in quelle del gemello di Salvini, Minniti) allo scardinamento della democrazia parlamentare, il Partito Democratico (e le sue matrici, dal 1989 in poi) hanno fatto una politica di destra incomparabilmente più devastante di quella che il Movimento 5 Stelle sta facendo in questi mesi. Questo, ovviamente, non assolve affatto i pentastellati: anzi. In fondo Renzi e Di Maio sono – generazionalmente e culturalmente – due facce della stessa medaglia, e cioè di una generazione cresciuta senza una qualsiasi sinistra all’orizzonte.
Leopardi diceva che «la vita e l’assoluta mancanza d’illusione, e quindi di speranza, sono cose contraddittorie»: dopo gli eventi di questi giorni, anche i più speranzosi osservatori della vita politica italiana hanno un’illusione (e dunque una speranza) di meno.
E il risultato è che alla destra del Pd e a quella dei Cinque Stelle (entrambi senza una visione del mondo che non sia, nel primo caso, la difesa dello stato delle cose e, nel secondo, una inconcludente e impotente rabbia contro lo stato delle cose) fa da contraltare solo la destra di Salvini: che una visione purtroppo ce l’ha. Nera, distopica, mostruosa: e soprattutto senza nessuno che le sappia opporre qualcosa per cui valga la pena di combattere.
Nel primo capitolo di Omaggio alla Catalogna, George Orwell indica nella Barcellona del 1936, governata dai lavoratori, esattamente questo: qualcosa per cui valga la pena di combattere. È urgente tornare a dirci qual è la nostra Barcellona. E poi tornare a combattere.
                                                                                                                             Max

martedì 4 giugno 2019

GRANDI NAVI.......VOGLIAMO LA VERITA'




SIAMO IN MANO A DEI POLITICI CRETINI, IN QUESTO CASO NON MI INTERESSA L'ORIENTAMENTO POLITICO.....CRETINI E BASTA.
SONO ANNI CHE PARLANO DI VENEZIA A VANVERA, LA MIA CITTA' E' SOLO FONTE DI DENARO.
DURANTE LE CAMPAGNE ELETTORALI CI VENDONO DEPLIANT E PROMESSE PER QUESTA NOSTRA CITTA'.....POI NOI ELETTORI FESSACCHIOTTI CADIAMO SEMPRE NELLE LORO MISERE BUGIE.
I GRANDI, I POTENTI, LE MULTINAZIONALI, LO SANNO BENISSIMO QUANTE BUGIE RACCONTANO SU QUESTA CITTA'.
CIRCOLA DA ANNI LA STORIELLA STRAPPA LACRIME CHE SENZA LE NAVI NEL BACINO DI VENEZIA SI POTREBBERO PERDERE MOLTISSIMI POSTI DI LAVORO.......
E' SEMPLICEMENTE UNA GRANDISSIMA CAVOLATA, MA SU QUESTO I PARTITI CAVALCANO GLI EFFETTI SUI MEDIA, L'OBIETTIVO E FARE CONSENSI, E I PARTITI CON IL TURISMO GIOCANO CON LE RISPETTIVE CATEGORIE.
PERO' MOLTI SI DIMENTICANO CHE NELLA VITA BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI METTERE SUL TAVOLO, NON SOLO CONTRATTI O ACCORDI, MA SEMPLICEMENTE LA VERITA'.
NEL SETTORE TURISTICO SI GUADAGNA, INUTILE NEGARLO..... BISOGNA VEDERE PERO' COSA LA CITTA' TI OFFRE..... SULL' ARGOMENTO PREZZI O DI FURBETTI DEL SETTORE EVITO DI PARLARE, NON ENTRO NEMMENO IN MERITO.....
LA GENTE DEVE CAPIRE CHE VENEZIA E' UNA CITTA' SPECIALE, VENEZIA NON HA NESSUNA AGEVOLAZIONE DA PARTE DELLO STATO, MA TUTTI DEVONO SAPERE CHE TUTTA LA MERCE CHE ARRIVA VIA TERRA, QUANDO SI FERMA NELLA ZONA DI SCARICO DEL TRONCHETTO (UNA LOCALITA' DI VENEZIA), PER CONSEGNARLA ALLE AZIENDE, AI PRIVATI, AGLI ESERCENTI, AI COMMERCIANTI, AGLI ARTIGIANI.... QUESTE CATEGORIE DEVONO SOSTENERE ALTRE SPESE RIGUARDANTI LE CONSEGNE EFFETTUATE ATTRAVERSO IL SERVIZIO PRIVATO DEI TRASPORTI LAGUNARI, DUNQUE AUMENTA TUTTO, COMPLETAMENTE TUTTO...QUALSIASI GENERE.
UNO STATO, UN MINISTRO , UN CAPO DI UN PARTITO SI E' MAI POSTO QUESTO PROBLEMA?? ”PERCHE' STATUTI SPECIALI SOLO A CERTE REGIONI, PROVINCE, CITTA' DI FRONTIERA ECC. ECC.....E PERCHE' A VENEZIA NULLA?”
DUNQUE PER RITORNARE ALL'INCIDENTE DI DOMENICA 2 GIUGNO 2019 ALLA MARITTIMA DI VENEZIA......L'OPINIONE PUBBLICA DEVE SAPERE CHE SIAMO L'UNICO PORTO IN ITALIA – E NON DICO NEL MONDO – CHE E' ASSOLUTAMENTE SPECIALE, PASSARE PER VENEZIA E' UN'ATTRAZIONE, VENEZIA PATRIMONIO DELL'UNESCO, DUNQUE SE VENEZIA COME PORTO E' SPECIALE CREDO SIA OVVIO CHIEDERE SE IL PORTO HA QUALCOSA IN CAMBIO DI SPECIALE...NULLA!!!
MA SE UNA NAVE DA CROCIERA ENTRA IN VENEZIA VORREI SEGUIRE UNA SCALETTA PER CAPIRE QUALI SAREBBERO LE CATEGORIE CHE DOVREBBERO ESSERE PENALIZZATE NELL'EVENTUALITA' DI UN BLOCCO DEFINITIVO DEL PASSAGGIO DELLE GRANDI NAVI.
APPENA UNA NAVE ARRIVA A VENEZIA ECCO LA PROGRESSIONE DI QUELLO CHE SI VERIFICA....:
1) PRIMA FIGURA IN ORDINE E' “IL PILOTA” COLUI CHE VIENE TRASPORTATO SULLA NAVE, PRENDE IL COMANDO E ATTRAVERSANDO VENEZIA LA PORTA A DESTINAZIONE. E' UFFICIALE DIPENDENTE, CREDO O DELLA DITTA DI RIMORCHIATORI O DELLA CAPITANERIA DI PORTO
2) I RIMORCHIATORI
3) INFINE GLI ORMEGGIATORI.
QUESTE FIGURE NON SUBISCONO NESSUNA PENALIZZAZIONE
4) SCARICO DELLE VALIGIE, LA DITTA TRASBAGAGLI DI VENEZIA NON SUBISCE NESSUNA PENALIZZAZIONE
5) TAXI PUBBLICI O PRIVATI NESSUNA PENALIZZAZIONE
6) AUTOBUS PRIVATI NESSUNA PENALIZZAZIONE
7) TAXISTI TRASPORTO ACQUEO LAGUNARE, NESSUNA PENALIZZAZIONE
8) MEZZI ACTV COMUNALE, NUOVA LINEA NESSUNA PENALIZZAZIONE
9) NEGOZI VARI, BAR RISTORO, SOUVENIR, TABACCHI, EDICOLE VENGONO SPOSTATI DA VENEZIA A PORTO MARGHERA, ANCHE QUESTE CATEGORIE NON SUBISCONO PENALIZZAZIONI
10) DITTE DI RISTORAZIONE, CARICO SCARICO LAVANDERIA, CARICO GASOLIO, NON SUBISCONO PENALIZZAZIONI
11) TARIFFA PORTUALE O COMUNALE RIMANE INVARIATA LA TASSA SI PAGA.
PER QUANTO RIGUARDA IL SERVIZIO TURISTICO DEI GONDOLIERI E SANDOLISTI NON E' NECESSARIA LA PRESENZA DELLA CATEGORIA NELL'AREA PORTUALE, PERTANTO IL SERVIZIO SI TROVA IN CITTA', NESSUNA PENALIZZAZIONE AL RIGUARDO.
A QUESTO PUNTO VORREI CHIEDERE.... MA CHI SAREBBE PENALIZZATO ?? NESSUNO……..ANZI SI POTREBBE CREARE ANCORA POSTI DI LAVORO.....
VENEZIA ABBONDA DI TUTTO..... GNI ANGOLO E' UN ALBERGO O UN B&B E ANCHE IN QUESTO CASO RIMANGO IN CANONICO SILENZIO......ALTRIMENTI I MIEI FAMOSI MISSILI “VAFFANCULTOMAHAWK” NON RISPARMIEREBBERO NESSUNO.
SIGNOR SINDACO, LEADER POLITICI, AUTORITA' MARITTINE......SIAMO FORSE SOTTO RICATTO DI QUALCUNO??? FORSE GLI ARMATORI O LE GRANDI MULTINAZIONALI TURISTICHE CHE CI IMPONGONO QUALCOSA??? FORSE LE CATEGORIE DEL SETTORE TURISTICO VUOLE GUADAGNARE ANCORA DI PIU'???
A VOI OPINIONE PUBBLICA.......”L'ARDUA SENTENZA”

                                                                                                                                   Max

giovedì 25 aprile 2019

ORA E SEMPRE..............................!!!!!

                                                 



1945-2019
25 aprile 2019

Ecco perché odiate il 25 aprile

Salvini che va a Corleone a resistere contro la mafia, i sindaci leghisti che organizzano grigliate, i neofascisti che celebrano Mussolini a piazzale Loreto. No, non è solo revisionismo. È un’altra idea di Paese, di politica, di democrazia

Io lo so perché odiate il 25 aprile. Lo so perché vi innervosisce così tanto, perché vi fa bollire la bile costringendovi a improbabili uscite per denigrare la giornata in cui si celebra la democrazia (e voi la chiamate sinistra), rinchiusi nella vostra ignoranza. Dove anche la festa da cui nasce la nostra Costituzione si trasforma in un ring, pronti nemmeno per fare a pugni, codardi come siete, limitati al massimo a spargere veleno oppure a scrivere striscioni di notte come i topi. Vi fa impazzire, il 25 aprile, e non perché non conoscete la Storia e siete allergici alla cultura. No, sarebbe fin troppo facile così. E non lo odiate nemmeno perché avete qualche velleità revisionista su cui poter aprire un dibattito.
Voi odiate il 25 aprile perché per voi la storia, come la politica, anche quando si tratta della Storia con la esse maiuscola, è sempre un derby e il 25 aprile è la partita in cui giocate fuori casa poiché non sapete intendere la politica senza avere un uomo forte, odiate la solidarietà perché siete capaci di costruire una collettività pensante piuttosto che un gregge violenti segugi sempre pronti a trovare qualcuno da seguire, affidandogli le chiavi anche della vostra retorica che mica per niente è una fotocopia che si ripete sempre tutta bolsa, tutta uguale, tutta stancamente poggiata sui luoghi comuni di cui non riuscite a fare a meno per iniziare un ragionamento.

E poi lo so perché odiate il 25 aprile. Lo odiate perché quelli che hanno liberato l’Italia e l’hanno resa la democrazia in cui vivete (e che vi permette di sventolare anche le vostre idee) non si sono solo liberati del Nemico (che è spesso il vostro unico pensiero fisso). No, i partigiani avevano in testa un’idea di Paese da realizzare, tutti insieme, come è avvenuto, sforzandosi di tenere insieme tutti i pezzi, tutte le diversità. E anche questo sembra qualcosa di così lontano a pensarci oggi. Voi odiate il 25 aprile perché ha raccolto sensibilità politiche e temperature emotive molto diverse tra loro che erano unite perché sapevano da che parte stare. Che in italiano, significa essere partigiani.
Ciò che dovremmo imparare da questo 25 aprile è la pars construens, quella voglia di ricostruzione di un blocco sociale che abbia a cuore le sorti del Paese
Ciò che dovremmo imparare da questo 25 aprile è la pars construens, quella voglia di ricostruzione di un blocco sociale che abbia a cuore le sorti del Paese esercitando le proprie peculiarità politiche nel recinto costituzionale, tutto così diverso dal dileggio, dalle parole come macigni, dai pensieri bufalari per screditare l’avversario, da questo tintinnare di manette che accende la bava alla bocca dell’oppositore, tutto così profondamente diverso dal tempo che viviamo.
Io lo so perché odiate il 25 aprile: perché voi, in fondo, odiate la complessità e aspirate a rendere il mondo semplice e banale, quando invece è tutto molto più denso e complicato.
Io so perché odiate il 25 aprile: perché voi in fondo non la volete una festa nazionale, nonostante ogni tanto qualcuno di voi vomiti qualche altra data a caso, poiché non vi riconoscete nazione, disconoscete il senso della parola patria e soprattutto non vi sentite concittadini di vostri alcuni concittadini, così come sentite stranieri gli stranieri.
Parlate di popolo ma il popolo per voi è il gruppo di sgherri che frequentate e forse i loro parenti fino alla prima generazione, nient’altro.
Io lo so perché odiate il 25 aprile: non avete niente da aggiungerci. Niente.
E allora vi dedicate alle braciolate, scappate dalle deposizioni di fiori oppure vi inventate di andare a Corleone come Matteo Salvini, mentre uno dei sottosegretari leghisti del governo gialloverde, Armando Siri, è accusato di finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro.
Beati voi. Ora e sempre.

martedì 5 marzo 2019

LA STORIA PARTIME NON ESISTE................


                                              


Nel “Giorno del ricordo” istituito dai fascisti, Berlusconi, Pds e Napolitano
Il convegno di Parma “Foibe e fascismo” smonta le bugie fasciste sulle foibe
Salvini attacca l'Anpi, la Presidente Carla Nespolo critica il convegno ma l'Anpi di Parma vi partecipa.
Mattarella e il governo Salvini-Di Maio sposano le tesi dei fascisti sulle foibe



Ha scatenato numerose e pretestuose polemiche, il convegno che si è svolto con successo domenica 10 febbraio presso il Cinema Astra di Parma dal titolo “Foibe e fascismo”.
Il convegno ha visto innanzitutto la conferenza dello storico Sandi Volk su “I morti delle foibe riconosciuti dalla legge 354, quasi tutti delle forze armate dell’Italia fascista”, vi sono poi state letture di testimonianze di antifascisti e partigiani e la proiezione di 2 video: “La foiba di Basovizza: un falso storico” della storica e editrice Alessandra Kersevan, e “Norma Cossetto: un caso tutt’altro che chiaro” della giornalista e ricercatrice storica Claudia Cernigoi.
Ma ciò che è stato preso a pretesto per alimentare il revisionismo fascista sulle foibe e gli attacchi a chiunque vi si oppone, è stata la presenza nel manifesto dell’iniziativa, oltre che del Comitato antifascista e antimperialista per la memoria storica e dell’ A.N.P.P.I.A. (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) anche dell’Anpi.
Ad accendere la “miccia” ovviamente un fascista, il senatore di Fratelli d’Italia Luca Ciriani, che ha attaccato: “È vergognoso che l’Anpi sostenga e partecipi a convegni che negano la tragedia delle foibe. È inaccettabile che l’Anpi si renda protagonista di tale operazione negazionista, visto che come associazione percepisce contributi dallo Stato italiano”.
Il deputato di Forza Italia Roberto Novelli ha affermato: “Non è più ammissibile dare legittimità a chi nega una tragedia come quella delle foibe. Chi lo fa - a Rovigo come a Parma come ovunque - è bene che sappia che offende la memoria delle vittime, oltre che violare una legge. Con tutto ciò che ne consegue”.
Ma l’intervento più pesante è stato ovviamente del ministro dell’Interno, il ducetto Salvini, che con il consueto tweet ha sentenziato: “È necessario rivedere i contributi alle associazioni, come l’Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra. Le FOIBE 'un falso storico'. Pazzesco. Mi fa schifo chi nega, ancora oggi, lo sterminio di migliaia di Italiani da parte dei Comunisti… la Storia non si dimentica, onore ai nostri morti”.
L’Anpi però, invece di respingere al mittente le accuse di revisionismo, esprimere solidarietà agli organizzatori del convegno di Parma e cogliere l’occasione per fare chiarezza sulla questione delle foibe, si è chiusa in difesa criticando a sua volta l’iniziativa dalla quale ha preso le distanze.
Il presidente dell’Anpi di Parma ha affermato: “Siamo di fronte ad affermazioni prive di ogni fondamento, si tratta in realtà della quattordicesima edizione di una iniziativa, promossa dal comitato antifascista antimperialista e per la memoria storica, che in occasione della giornata del ricordo, invita a riflettere, oltre che sulle foibe, anche sul ruolo che ha avuto l’occupazione fascista in quelle terre. Da qui a parlare di negazionismo ce ne corre. L'Anpi è sempre stata presente all’iniziativa e anche quest’anno parteciperà (che è diverso da sponsorizzare) in piena autonomia come è suo costume. Con la propria posizione autonoma che è quella del Comitato nazionale dell’associazione, ribadita dalla nostra presidente nazionale Carla Nespolo in occasione dell’episodio che ha coinvolto l’Anpi di Rovigo”, riferendosi ad un commento pubblicato sulla pagina Facebook dell’Anpi di Rovigo che recitava: “Eh sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza…”.
In tale occasione però, la Segreteria nazionale dell’Anpi ha scritto: “Il post comparso sulla pagina Facebook dell'ANPI di Rovigo è sbagliato e non rappresenta affatto la posizione della nostra associazione. Prova ne è, fra le tante, l'inaugurazione il 10 febbraio prossimo, a Jesolo, di un monumento a tutte le vittime delle foibe con l'attiva partecipazione della nostra sezione locale” accomunandosi quindi alla canea revisionista e fascista sulle foibe. E ancor peggio ha fatto in questa occasione, con la dichiarazione della presidente nazionale, Carla Nespolo, che per difendere opportunisticamente la legittimità dei contributi economici ricevuti dall’Anpi dallo Stato ha scritto: “per ribadire chiarezza e obiettività storica, ripeto quanto già affermato giorni fa dalla Segreteria Nazionale ANPI: le foibe sono state una tragedia nazionale, che copre un amplissimo arco di tempo e va affrontata senza alcuna ambiguità, contestualizzando i fatti. In molte realtà italiane l'ANPI ha collaborato con altre associazioni per ricordare questa pagina tragica della nostra storia. Gradirei molto che chi minaccia di cancellare i contributi alla nostra Associazione, abbia la doverosa curiosità di andare a leggere i documenti ufficiali da noi prodotti sul tema. Sia la frase sulla pagina Facebook dell'ANPI di Rovigo che l'iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi è molto più amico di Casapound che dell'ANPI", schierandosi quindi incredibilmente lei stessa dalla parte “di chi è molto più amico di Casapound che dell'Anpi”, e cioè dalla parte di Salvini che ha attaccato il convegno che nega lo “sterminio di migliaia di Italiani da parte dei Comunisti” (“sterminio” che non esiste!), cioè quella “tragedia nazionale” di cui parla proprio la Nespolo!
Gli organizzatori e relatori del convegno di Parma hanno criticato la posizione dell'Anpi che invece di difendere questa importante iniziativa che tenta di ristabilire la verità storica sulla questione delle foibe, strumentalizzata ad arte per riabilitare il fascismo e i fascisti, di ieri e di oggi, ne ha preso le distanze finendo per fare il gioco dei revisionisti, quelli veri.
Claudia Cernigoi ha chiesto: “Cosa non c’è di condivisibile nell’iniziativa di Parma, presidente Nespolo? Ha letto gli studi precisi, approfonditi, circostanziati di Sandi Volk, che ha raccolto quanti più dati possibile sulle persone che sono state 'premiate' ai sensi della legge sul Ricordo, dimostrando che la maggior parte dei 'premiati' erano combattenti fascisti, collaborazionisti del Reich? (qui il risultato delle ricerche di Volk http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/). Ha letto quanto abbiamo scritto (ormai sono vent’anni) sulla 'foiba' di Basovizza, che È UN FALSO STORICO, in quanto non vi è alcuna prova che vi si siano svolte esecuzioni di massa da parte degli Jugoslavi, ma in compenso vi è sufficiente documentazione (da noi pubblicata) che dimostra che il pozzo è stato svuotato più volte e si sono trovati resti umani per un totale di 10/15 persone, alcuni dei quali in divisa tedesca? (è tutto spiegato qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/la-foiba-di-basovizza-5/). Ha letto il mio studio sul caso Norma Cossetto (può anche visionare il video, si trova su Youtube), nel quale dimostro non solo che le cosiddette testimonianze (anonime) non sono attendibili ma che anche la sorella ed il cugino di Norma hanno dichiarato in più volte cose diverse e contraddittorie tra loro? (il dossier è scaricabile qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/il-caso-norma-cossetto/)...
Siamo stanchi di veder offendere la lotta di liberazione ed i suoi militanti, che hanno sacrificato le proprie vita per un mondo libero. Siamo stanchi di essere discriminati, offesi, calunniati, minacciati, per le cose che scriviamo. Ma è la mancanza di solidarietà da parte di chi dovrebbe, in teoria, stare dalla nostra parte, che è la parte della verità e della giustizia, dell’antifascismo e della democrazia, quello che più ci fa star male”.
Anche Sandi Volk, altro relatore del convegno, ha scritto: “Personalmente mi occupo da anni di raccogliere i nomi (dato che non esiste un elenco ufficiale) delle persone alla cui memoria ogni 10 febbraio vengono assegnati i riconoscimenti. Dove starebbe il negazionismo? Nel fatto che le persone alla cui memoria è stato concesso il riconoscimento sono in tutto 354 (al 10/2/2018)? Che tra i cosiddetti infoibati a cui è stato concesso il riconoscimento c’è pure una persona per la la quale è accertato che è morta da partigiano, uccisa dai nazisti? Che di un’altra la stessa motivazione ufficiale per la concessione del riconoscimento afferma che è stata fucilata dai nazisti? Che gran parte dei riconoscimenti sono stati concessi alla memoria di persone cadute in combattimento, o facenti parte di formazioni armate al servizio dei nazisti, o, ancora, condannate a morte dopo un processo che ne aveva accertato la responsabilità per delitti efferati, che stando alla lettera della legge dovrebbero essere escluse dalla possibilità di avere il riconoscimento? Alla presidente dell’ANPI vorrei chiedere un minimo di coerenza. Perché non è possibile fare appelli all’antifascismo e poi considerare 'non condivisibile' quanto fanno coloro che l’impegno antifascista lo hanno pagato e lo pagano con licenziamenti, attacchi, insulti e minacce”.
Da parte nostra non possiamo che esprimere piena solidarietà antifascista agli organizzatori e relatori del convegno “Foibe e fascismo” che si è tenuto a Parma.
Il “Giorno del ricordo”, istituito nel 2004 su proposta guarda caso dei fascisti e votata quasi all'unanimità dal parlamento nero con il governo del neoduce Berlusconi, fa parte di una campagna revisionista che mira a screditare la Resistenza e l’antifascismo e nel contempo a riabilitare sia il fascismo mussoliniano sia il neofascismo non solo di formazioni quali Casapound, Forza Nuova e simili che vengono così “accreditate” come forze politiche al pari delle altre e con uguali diritti, ma anche del neofascismo delle forze politiche al governo, a partire dalla Lega fascista e razzista ma anche del M5S che gli “regge il sacco”.
Il revisionismo storico imperante ha oramai cancellato, o almeno sta cercando di farlo, ogni memoria e verdetto storico, quindi oggi i carnefici di ieri diventano vittime e viceversa.
Per noi marxisti-leninisti la storia non si cancella: non vi fu nessuna pulizia etnica contro gli italiani, anzi furono i nazi-fascisti italiani e tedeschi a occupare i territori della Jugoslavia provocando 1.700.000 morti nella repressione della popolazione locale e durante la lotta di Liberazione.
Nessuno fu espulso dalla Jugoslavia. I fuoriusciti, circa 35.000, erano in gran parte anticomunisti, fascisti, spie, traditori, delatori, collaborazionisti e personaggi compromessi con gli oppressori che scapparono per sottrarsi vigliaccamente al giudizio delle loro vittime.
Il rientro in Italia dei giuliano-dalmati venne finanziato e favorito dal governo italiano ma trovò l’opposizione del popolo italiano che attuò blocchi ferroviari e portuali per impedirne il rientro.
Condanniamo la riscrittura della storia a uso e consumo dei fascisti vecchi e “nuovi” ed esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza al convegno antifascista di Parma. Ha scatenato numerose e pretestuose polemiche, il convegno che si è svolto con successo domenica 10 febbraio presso il Cinema Astra di Parma dal titolo “Foibe e fascismo”.
Il convegno ha visto innanzitutto la conferenza dello storico Sandi Volk su “I morti delle foibe riconosciuti dalla legge 354, quasi tutti delle forze armate dell’Italia fascista”, vi sono poi state letture di testimonianze di antifascisti e partigiani e la proiezione di 2 video: “La foiba di Basovizza: un falso storico” della storica e editrice Alessandra Kersevan, e “Norma Cossetto:un caso tutt’altro che chiaro” della giornalista e ricercatrice storica Claudia Cernigol.
Ma ciò che è stato preso a pretesto per alimentare il revisionismo fascista sulle foibe e gli attacchi a chiunque vi si oppone, è stata la presenza nel manifesto dell’iniziativa, oltre che del Comitato antifascista e antimperialista per la memoria storica e dell’ A.N.P.P.I.A. (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) anche dell’Anpi.
Ad accendere la “miccia” ovviamente un fascista, il senatore di Fratelli d’Italia Luca Ciriani, che ha attaccato “È vergognoso che l’Anpi sostenga e partecipi a convegni che negano la tragedia delle foibe. È inaccettabile che l’Anpi si renda protagonista di tale operazione negazionista, visto che come associazione percepisce contributi dallo Stato italiano”.
Il deputato di Forza Italia Roberto Novelli ha affermato che “Non è più ammissibile dare legittimità a chi nega una tragedia come quella delle foibe. Chi lo fa - a Rovigo come a Parma come ovunque - è bene che sappia che offende la memoria delle vittime, oltre che violare una legge. Con tutto ciò che ne consegue”.
Ma l’intervento più pesante è stato ovviamente del ministro dell’Interno, il ducetto Salvini, che con il consueto tweet ha sentenziato che “È necessario rivedere i contributi alle associazioni, come l’Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra. Le FOIBE ‘un falso storico’. Pazzesco. Mi fa schifo chi nega, ancora oggi, lo sterminio di migliaia di Italiani da parte dei Comunisti. … la Storia non si dimentica, onore ai nostri morti”.
L’Anpi però, invece di respingere al mittente le accuse di revisionismo, esprimere solidarietà agli organizzatori del convegno di Parma e cogliere l’occasione per fare chiarezza sulla questione delle foibe, si è chiusa in difesa criticando a sua volta l’iniziativa dalla quale ha preso le distanze.
Il presidente dell’Anpi di Parma ha affermato: “Siamo di fronte ad affermazioni prive di ogni fondamento, si tratta in realtà della quattordicesima edizione di una iniziativa, promossa dal comitato antifascista antimperialista e per la memoria storica, che in occasione della giornata del ricordo, invita a riflettere, oltre che sulle foibe, anche sul ruolo che ha avuto l’occupazione fascista in quelle terre. Da qui a parlare di negazionismo ce ne corre.
L’Anpi è sempre stata presente all’iniziativa e anche quest’anno parteciperà (che è diverso da sponsorizzare) in piena autonomia come è suo costume. Con la propria posizione autonoma che è quella del Comitato nazionale dell’associazione, ribadita dalla nostra presidente nazionale Carla Nespolo in occasione dell’episodio che ha coinvolto l’Anpi di Rovigo”, riferendosi ad un commento pubblicato sulla pagina Facebook dell’Anpi di Rovigo che recitava: “Eh sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza…”.
In tale occasione però, la Segreteria nazionale dell’Anpi ha scritto: “Il post comparso sulla pagina Facebook dell’ANPI di Rovigo è sbagliato e non rappresenta affatto la posizione della nostra associazione. Prova ne è, fra le tante, l’inaugurazione il 10 febbraio prossimo, a Jesolo, di un monumento a tutte le vittime delle foibe con l’attiva partecipazione della nostra sezione locale” accomunandosi quindi alla canea revisionista e fascista sulle foibe. E ancor peggio ha fatto in questa occasione, con la dichiarazione della presidente nazionale, Carla Nespolo, che per difendere opportunisticamente la legittimità dei contributi economici ricevuti dall’Anpi dallo Stato ha scritto: “per ribadire chiarezza e obiettività storica, ripeto quanto già affermato giorni fa dalla Segreteria Nazionale ANPI: le foibe sono state una tragedia nazionale, che copre un amplissimo arco di tempo e va affrontata senza alcuna ambiguità, contestualizzando i fatti. In molte realtà italiane l’ANPI ha collaborato con altre associazioni per ricordare questa pagina tragica della nostra storia. Gradirei molto che chi minaccia di cancellare i contributi alla nostra Associazione, abbia la doverosa curiosità di andare a leggere i documenti ufficiali da noi prodotti sul tema. Sia la frase sulla pagina Facebook dell’ANPI di Rovigo che l’iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi è molto più amico di CasaPound che dell’ANPI”, schierandosi quindi incredibilmente lei stessa dalla parte “di chi è molto più amico di CasaPound che dell’Anpi”, e cioè dalla parte di Salvini che ha attaccato il convegno che nega lo “sterminio di migliaia di Italiani da parte dei Comunisti” (“sterminio” che non esiste!), cioè quella “tragedia nazionale” di cui parla proprio la Nespolo!
Gli organizzatori e relatori del convegno di Parma hanno criticato la posizione dell’Anpi che invece di difendere questa importante iniziativa che tenta di ristabilire la verità storica sulla questione delle foibe, strumentalizzata ad arte per riabilitare il fascismo e i fascisti, di ieri e di oggi, ne ha preso le distanze finendo per fare il gioco dei revisionisti, quelli veri.
Claudia Cernigoi ha chiesto: “Cosa non c’è di condivisibile nell’iniziativa di Parma, presidente Nespolo? Ha letto gli studi precisi, approfonditi, circostanziati di Sandi Volk, che ha raccolto quanti più dati possibile sulle persone che sono state ‘premiate’ ai sensi della legge sul Ricordo, dimostrando che la maggior parte dei ‘premiati’ erano combattenti fascisti, collaborazionisti del Reich? (qui il risultato delle ricerche di Volk http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/). Ha letto quanto abbiamo scritto (ormai sono vent’anni) sulla ‘foiba’ di Basovizza, che È UN FALSO STORICO, in quanto non vi è alcuna prova che vi si siano svolte esecuzioni di massa da parte degli Jugoslavi, ma in compenso vi è sufficiente documentazione (da noi pubblicata) che dimostra che il pozzo è stato svuotato più volte e si sono trovati resti umani per un totale di 10/15 persone, alcuni dei quali in divisa tedesca? (è tutto spiegato qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/la-foiba-di-basovizza-5/ ). Ha letto il mio studio sul caso Norma Cossetto (può anche visionare il video, si trova su Youtube), nel quale dimostro non solo che le cosiddette testimonianze (anonime) non sono attendibili ma che anche la sorella ed il cugino di Norma hanno dichiarato in più volte cose diverse e contraddittorie tra loro? (il dossier è scaricabile qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/il-caso-norma-cossetto/)....
Siamo stanchi di veder offendere la lotta di liberazione ed i suoi militanti, che hanno sacrificato le proprie vita per un mondo libero. Siamo stanchi di essere discriminati, offesi, calunniati, minacciati, per le cose che scriviamo. Ma è la mancanza di solidarietà da parte di chi dovrebbe, in teoria, stare dalla nostra parte, che è la parte della verità e della giustizia, dell’antifascismo e della democrazia, quello che più ci fa star male.”
Anche Sandi Volk, altro relatore del convegno, ha scritto: “Personalmente mi occupo da anni di raccogliere i nomi (dato che non esiste un elenco ufficiale) delle persone alla cui memoria ogni 10 febbraio vengono assegnati i riconoscimenti. Dove starebbe il negazionismo? Nel fatto che le persone alla cui memoria è stato concesso il riconoscimento sono in tutto 354 (al 10/2/2018)? Che tra i cosiddetti infoibati a cui è stato concesso il riconoscimento c’è pure una persona per la quale è accertato che è morta da partigiano, uccisa dai nazisti? Che di un’altra la stessa motivazione ufficiale per la concessione del riconoscimento afferma che è stata fucilata dai nazisti? Che gran parte dei riconoscimenti sono stati concessi alla memoria di persone cadute in combattimento, o facenti parte di formazioni armate al servizio dei nazisti, o, ancora, condannate a morte dopo un processo che ne aveva accertato la responsabilità per delitti efferati, che stando alla lettera della legge dovrebbero essere escluse dalla possibilità di avere il riconoscimento? Alla presidente dell’ANPI vorrei chiedere un minimo di coerenza. Perché non è possibile fare appelli all’antifascismo e poi considerare ‘non condivisibile’ quanto fanno coloro che l’impegno antifascista lo hanno pagato e lo pagano con licenziamenti, attacchi, insulti e minacce”.
Da parte nostra non possiamo che esprimere piena solidarietà antifascista agli organizzatori e relatori del convegno “Foibe e fascismo” che si è tenuto a Parma.
Il “Giorno del ricordo”, istituito nel 2004 su proposta guarda caso dei fascisti e votata quasi all’unanimità dal parlamento nero con il governo del neoduce Berlusconi fà parte di una campagna revisionista che mira a screditare la Resistenza e l’antifascismo e nel contempo a riabilitare sia il fascismo mussoliniano sia il neofascismo non solo di formazioni quali CasaPound, Forza Nuova e simili che vengono così “accreditate” come forze politiche al pari delle altre e con uguali diritti, ma anche del neofascismo delle forze politiche al governo, a partire dalla Lega fascista e razzista ma anche del M5S che gli “regge il sacco”.
Il revisionismo storico imperante ha oramai cancellato, o almeno sta cercando di farlo, ogni memoria e verdetto storico, quindi oggi i carnefici di ieri diventano vittime e viceversa.
Per noi marxisti-leninisti la storia non si cancella: non vi fu nessuna pulizia etnica contro gli italiani, anzi furono i nazi-fascisti italiani e tedeschi ad occupare i territori della Jugoslavia provocando 1.700.000 morti nella repressione della popolazione locale e durante la lotta di Liberazione.
Nessuno fu espulso dalla Jugoslavia. I fuoriusciti, circa 35.000, erano in gran parte anticomunisti, fascisti, spie, traditori, delatori, collaborazionisti e personaggi compromessi con gli oppressori che scapparono per sottrarsi vigliaccamente al giudizio delle loro vittime.
Il rientro in Italia dei giuliano-dalmati venne finanziato e favorito dal governo italiano ma trovò l’opposizione del popolo italiano che attuò blocchi ferroviari e portuali per impedirne il rientro.
Condanniamo la riscrittura della storia a uso e consumo dei fascisti vecchi e “nuovi”, la storia non nega mai la verità.

                                                                                                                        Max