In Istria, nel periodo dellʼinsurrezione post 8 settembre, la popolazione inferocita si armò per eliminare ogni traccia del feroce regime di occupazione italiano e la sua “guerra contro lo slavismo” che si era posta lʼobiettivo specifico di snazionalizzare, di attuare una “bonifica etnica” contro le centinaia di migliaia di sloveni e croati costretti dai trattati a vivere allʼinterno dei confini dello Stato italiano.

Questo obiettivo venne perseguito sul piano culturale con la chiusura di scuole, associazioni, case editoriali, divieto di parlare pubblicamente in sloveno e croato, italianizzazione forzata di cognomi e nomi di località e su quello economico con la chiusura di cooperative di acquisto e vendita, casse rurali e artigianali, associazioni professionali,società di mutuo soccorso, espropriazioni forzate delle terre e colonizzazione italiana. Il tutto supportato da una feroce atrocità delle forze occupanti contro le popolazioni inermi e la resistenza: massacri, incendi di paesi, torture e detenzione in campi di concentramento, centinaia di oppositori sloveni mandati davanti al Tribunale Speciale fascista. Famosa la frase del generale italiano Robotti quando si lamentò della scarsa crudeltà dei suoi soldati scrivendo in un dispaccio: “si ammazza troppo poco”. A partire dal maggio ʻ45, durante il mese di potere popolare vi furono circa 500 vittime, prodotto della più che legittima furia della popolazione oppressa (sia italiana che slava) contro un regime sanguinario. A tal punto sono menzognere le tesi oggi sostenute su tutti i giornali e le TV che lʼ8/1/1949 un giornale locale di destra come “Trieste Sera” era costretto ad ammettere: “se consideriamo che lʼIstria era abitata da circa 500mila persone, delle quali oltre la metà di lingua italiana, i circa 500 uccisi ed infoibati non possono costituire un atto anti-italiano ma un atto prettamente anti-fascista. Se i partigiani rimasti padroni della situazione per oltre un mese avessero voluto uccidere chi era semplicemente “italiano”, in quel mese avrebbero potuto massacrare decine di migliaia di persone”. Chi commise un vero ed efferato massacro furono le SS assieme ai fascisti repubblichini di Salò quando nell'inverno delʻ43 ripresero il controllo della penisola istriana e massacrarono 13 mila persone. La maggioranza dei cadaveri (quelli sì!) venne gettata nelle foibe.Ancora più discutibile è la ricostruzione di quel che sarebbe successo presso le foibe della Venezia Giulia e dellʼIstria nel maggio ʼ45: scomparvero effettivamente 3-4 mila persone fra Gorizia, Trieste e Fiume, ma solo una piccola parte delle vittime finì nelle foibe. La grande maggioranza delle vittime, arrestate perché colpevoli, il più delle volte, di aver collaborato con il fascismo, morì nei campi dʼinternamento in cui venivano rinchiusi i prigionieri. Storiche non di regime come Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan parlano di un ordine di grandezza di alcune decine di infoibati collegati per lo più alle forze fasciste e di occupazione. Le ricerche sulle famigerate foibe, nelle quali si sostiene siano state gettate migliaia di italiani,evidenziano che: nella foiba di Basovizza (che non è nemmeno una foiba ma il pozzo di una miniera), quando si è scavato alla ricerca di corpi, si sono trovati i resti di alcuni militari tedeschi risalenti probabilmente alla prima guerra mondiale e qualche carcassa di animale; nella foiba di Opicina (Monrupino) si trovarono solo alcuni corpi di soldati morti in battaglia gettati lì per evitare che le carcasse diffondessero epidemie; nella foiba di Fianona non si è mai trovato nulla e nella zona nessuno ha mai sentito parlare di corpi ivi gettati. Infine, si è pure parlato delle foibe di Fiume, paese nel quale però non esistono foibe! Lʼunica foiba in cui si rinvennero i cadaveri di 18 fucilati è lʼabisso Plutone. Prigionieri fascisti che vennero fucilati dalla cosiddetta banda Steffè, una banda composta in realtà da militari della X MAS che commettevano crimini facendosi passare per partigiani al fine di screditare questi ultimi agli occhi della popolazione. Altro che eccidio, altro che pulizia etnica.
La presenza italiana in Istria e Dalmazia è rimasta viva ed attiva da allora fino ad oggi: sotto la Yugoslavia ha goduto sempre di tutele(scuole, istituzioni culturali, bilinguismo ecc). A parte chi si macchiò di gravi colpe, nessuno fu costretto con la forza a lasciare la propria casa. Anche gli accordi di pace stipulati tra Italia e Yugoslavia permettevano agli abitanti italiani delle zone divenute yugoslave di decidere quale cittadinanza scegliere. Per capire la colossale montatura nascosta dietro alla favola delle foibe basta sapere chi sono gli “eminentissimi” storici che sono stati fonte di questa propaganda. Nellʼordine: Luigi Papo, noto fascista sotto il regime e a capodella Milizia Montona, responsabile di eccidi e di rastrellamenti partigiani, la Yugoslavia ne chiede lʼestradizione per processarlo come criminale di guerra; Padre Flaminio Rocchi, fascista esponente dellʼAssociazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Maria Pasquinelli collaboratrice della X MAS e dei servizi segreti della RSI;Marco Pirina, incriminato per il tentativo di golpe Borghese del 1970; Giorgio Rustia, militante di Forza Nuova; Ugo Fabbri associato al MSI. Il tutto coordinato dalla regia dellʼavvocato Augusto Sinagra, legale di Licio Gelli ed asserito iscritto alla loggia P2. Anche Graziano Udovisi, più volte intervistato con tutti gli onori dalla RAI, era già stato condannato a tre anni di reclusione dalla giustizia italiana per “collaborazionismo con il tedesco invasore”: la sua pena venne attenuata in quanto scampato ad una famigerata foiba a Fianona.
Perché questa montatura?
Le ragioni sono due. La prima è ridimensionare enormemente le atrocità del nazifascismo e coprire in qualche modo i crimini compiuti dai fascisti nella risiera di San Sabba, ma anche nei campi di concentramento di Gonars in Friuli e Arbe-Rabin Dalmazia contro i partigiani e tutta la popolazione, in particolare quella slava. Celebrare i cosiddetti martiri delle foibe serve acontro bilanciare il 25 Aprile e ad equiparare partigiani e fascisti: chi lottava contro la tirannia e lʼoppressione e chi la voleva perpetrare al fianco dei nazisti. Anche in parlamento, nel 2008, venne depositata poi ritirata una proposta di legge, n° 1360/2008 "Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra", con la quale si volevano equiparare i diritti dei Partigiani e quelli dei collaborazionisti della Repubblica di Salò. La seconda ragione è il tentativo di riscrivere la storia aduso e consumo della classe dominante: la resistenza partigiana comunista, e soprattutto quella slava, era cattiva e sanguinaria; il popolo insorto che si armava e chiedeva giustizia contro i collaborazionisti di un regime sanguinario è complice. Nella sostanza una pura propaganda contro la Resistenza e contro lʼinsurrezione popolare basata su ricostruzioni revisioniste interessatamente false, supportate da storici “da salotto” che non si preoccupano di verificare lʼautenticità delle fonti. Da una parte i fascisti che continuano ad infangare la Resistenza per equipararla alle milizie fasciste, dall'altra i riformisti, “i moderati”, che la celebrano unicamente come movimento di liberazione nazionale contro lʼinvasore straniero. Quello che entrambe le parti vogliono cancellare sono le
caratteristiche rivoluzionarie della guerra partigiana in Italia, quella di molte formazioni combattenti comuniste che, affiancate nella lotta dai lavoratori che insorgevano nelle città e nelle campagne contro oppressione e sfruttamento, volevano farla finita non solo con i nazifascisti. Combattevano per una società socialista, senza padroni, governata da organi di democrazia operaia e contadina. Lottavano per abbattere il capitalismo, che si era appena servito del fascismo, ma avrebbe trovato presto altri fedeli rappresentanti per tornare a sfruttarli e reprimerli se non fosse stato schiacciato.
IO COMUNQUE CREDERO' SEMPRE A MIO PADRE HO QUESTO SACROSANTO DIRITTO
Max
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