Nella mente degli uomini cominciano le guerre, e nella mente degli uomini devono essere erette le difese della Pace. Con le pietre che ci ostacolano la strada si possono costruire cose meravigliose
sabato 29 dicembre 2012
HO DECISO !!!!!!!!!!! STO CON RIVOLUZIONE CIVILE
Bene carissimi amici
dopo anni di militanza nelle file del Partito Comunista Italiano........dopo la morte del mio segretario Enrico Berlinguer non ho avuto piu' nessuna tessera politica dal momento che non scelsi, e votai, nessuna delle 3 mozioni perchè io volevo morire per il vecchio P.C.I.ci uomini"
Prese il sopravvento i giovani politici della giovane nomenclatura e con Achille Occhetto la distruzione della nostra storia, formando il nuovo partito..."PDS"...e successivamente con altre scissioni a Rifondazione Comunista e poi ancora a Partito dei Comunisti Italiani e poi ancora al Partito Comunista dei Lavoratori, poi Sinistra Ecologia e Liberta', in poche parole il masochismo piu' assurdo della sinistra che ha confermato sempre la mia vecchissima tesi: "POLTRONE e ARRIVISMO".
Certo ero abituato ad avere un grande segretario, lo conobbi personalmente a Faggietto Lario sul lago di Como quando la mia federazione di Venezia mi mandò per due settimane a scuola di partito.
Enrico Berlinguer era una persona che non guardava in faccia nessuno, per lui l'onesta' era il pane, la moralità era l'acqua, due cose essenziali per la vita, parlava sempre di come bisognava essere di fronte alla gente, ci spiegava che non bisognava mai perdere il contatto con la povera gente, parlava di economia di tasse come fosse un nastro del registratore, il suo sorriso, l'orgoglio di essere nato nella bellissima Sardegna, l'amore per il suo popolo, l'amore della famiglia, parlava e tu eri li ad ascoltarlo, sapevi che davanti a te avevi un piccolo uomo, ma solo di statura, ma grande in tutto.
Certo quando mori' avevo come riferimento solo Pietro Ingrao un berlinguriano doc, poi il vuoto.
Ma adesso, alle porte del 2013, che cosa faccio?????
Io nordico incallito, in prestito alla Padania dei dementi leghisti e di quell'Italia del nord in mano ai potenti berlusconiani ha deciso di aderire al nuovo Movimento di Ingroia-De Magistris,............ perchè?
hanno messo come motto "Rivoluzione Civile", perchè sono due bravissime persone, perchè hanno un programma, perchè non sono partito, perchè ci mettono la faccia, credenziali per un nuovo progetto politico.
Carlo Marx era un rivoluzionario intelligente, Ingroia e De Magistris sono due rivoluzionari intelligenti pertanto non credono di sbagliarmi sulle mie intuizioni, da questo momento questo blog farà campagna elettorale solo per "RIVOLUZIONE CIVILE INGROIA", finalmente questo nordico ha deciso.
Da adesso al lavoro, senza se senza ma, la "politica pulita la politica della gente" trionfera'.
Max
venerdì 28 dicembre 2012
AGENDA MONTI ??? NESSUN TEMA SUI DIRITTI
Caro Monti, la politica è "discese ardite e risalite". Non si può cambiare l'Italia senza un'agenda per i diritti. Quest'anno sotto l'albero le cittadine e i cittadini italiani hanno trovato l'agenda Monti: un agenda per cambiare l'Italia e per riformare l'Europa.
Peccato che in venticinque pagine di programmi e riforme per il paese, non si trovi neanche a cercarla con la lente di ingrandimento una parola (e dico una) sul tema dei diritti (riconoscimento delle coppie omosessuali, carceri, cittadinanza, procreazione assistita, testamento biologico, lotta all'omo-transfobia).
L'accenno alle donne, al loro valore sociale, risulta
alquanto appiccicaticcio e soprattutto in una visione parziale e riduttiva. Ma
per sua stessa ammissione Monti non é esperto della materia... Che dire? Ci si
aspettava di più da un leader e da una forza politica che si professa
europeista, contro ogni forma di populismo.
Il nuovo centro rischia dunque di commettere un errore tipicamente italiano e per nulla europeo: considerare cioè i diritti civili come un capriccio, o peggio come un tema secondario per il paese. E proprio su questo punto che Monti rischia di dimostrare tutta la sua debolezza ( e permettetemi anche un po' di italico provincialismo). Avere un programma di riforme sui diritti civili significa infatti avere un'idea complessiva della società, una visione di futuro per il nostro paese. Ma significa soprattutto riportare l'Italia in Europa, dato che siamo l'unico fra i paesi fondatori dell'UE (insieme alla Grecia) a non avere un'agenda credibili su questi temi. Lo ha ben capito Bersani, che per la prima volta nella storia del centro-sinistra italiano, ha voluto questi temi al centro della sua proposta per il governo del paese , come punti fondanti della carta d'intenti "Italia Bene Comune". Lo stesso ha fatto Nichi Vendola.
Combattere i populismi e guardare all'Europa non significa infatti soltanto occuparsi dello spread e del rigore dei conti pubblici, ma deve avere a che fare con un'opera complessiva di ammodernamento del nostro sistema paese. Opera che tiene insieme economia e diritti.
Lo dico con la consapevolezza di aver lavorato in questi cinque anni da deputata, per far capire ai miei colleghi che le questioni che riguardano i diritti devono interrogare tutte le forze politiche perché hanno a che fare con il grado complessivo di civiltà dell'intero paese.
Del resto non devo essere di certo io a spiegare al Professore che i diritti civili sono la linfa vitale dello sviluppo economico, perché creano società aperte e inclusive e per questo più competitive. Se vuole può farselo spiegare da Angela Merkel o da David Cameron, due moderati come lui, "ma più avanti di lui". Il limite dell'Agenda Monti sta proprio qui, in questa contraddizione sulle leggi di civiltà.
Se si vuole interpretare in maniera credibile le istanze del PPE, di un centrodestra liberale ed europeo, occorre fare i conti anche con questi temi, archiviando una volta per tutte la stagione del berlusconismo. Monti è andato al congresso del PPE per rendersi più credibile di Berlusconi, ma su questi temi è solo più educato: fa finta che non esistano.
L'Italia, caro Professor Monti, merita di essere riportata in Europa anche su questi temi. Perché non si può essere europeisti a fasi alterne, bisogna avere il coraggio di esserlo sempre. Gli italiani e le italiane hanno moltissimo a cuore il tema dei diritti civili, perché sono questioni che toccano le loro vite materiali, materialissime, tanto quanto lo spread. E non ci si può proporre come leader se si vuole affrontare solo quello che "interessa", con arroganza professorale. Bisogna cimentarsi con la vita, con la realtà e con le contraddizioni del nostro tempo. Il paese ha bisogno di essere guardato e ascoltato tutto. La politica è "discese ardite e risalite".
In poche parole conservatori al massimo, appoggio ovvio della Chiesa, il centro della borghesia italiana,
mi dispiace io saro' sempre sempre sempre di "SINISTRA"
Max
Il nuovo centro rischia dunque di commettere un errore tipicamente italiano e per nulla europeo: considerare cioè i diritti civili come un capriccio, o peggio come un tema secondario per il paese. E proprio su questo punto che Monti rischia di dimostrare tutta la sua debolezza ( e permettetemi anche un po' di italico provincialismo). Avere un programma di riforme sui diritti civili significa infatti avere un'idea complessiva della società, una visione di futuro per il nostro paese. Ma significa soprattutto riportare l'Italia in Europa, dato che siamo l'unico fra i paesi fondatori dell'UE (insieme alla Grecia) a non avere un'agenda credibili su questi temi. Lo ha ben capito Bersani, che per la prima volta nella storia del centro-sinistra italiano, ha voluto questi temi al centro della sua proposta per il governo del paese , come punti fondanti della carta d'intenti "Italia Bene Comune". Lo stesso ha fatto Nichi Vendola.
Combattere i populismi e guardare all'Europa non significa infatti soltanto occuparsi dello spread e del rigore dei conti pubblici, ma deve avere a che fare con un'opera complessiva di ammodernamento del nostro sistema paese. Opera che tiene insieme economia e diritti.
Lo dico con la consapevolezza di aver lavorato in questi cinque anni da deputata, per far capire ai miei colleghi che le questioni che riguardano i diritti devono interrogare tutte le forze politiche perché hanno a che fare con il grado complessivo di civiltà dell'intero paese.
Del resto non devo essere di certo io a spiegare al Professore che i diritti civili sono la linfa vitale dello sviluppo economico, perché creano società aperte e inclusive e per questo più competitive. Se vuole può farselo spiegare da Angela Merkel o da David Cameron, due moderati come lui, "ma più avanti di lui". Il limite dell'Agenda Monti sta proprio qui, in questa contraddizione sulle leggi di civiltà.
Se si vuole interpretare in maniera credibile le istanze del PPE, di un centrodestra liberale ed europeo, occorre fare i conti anche con questi temi, archiviando una volta per tutte la stagione del berlusconismo. Monti è andato al congresso del PPE per rendersi più credibile di Berlusconi, ma su questi temi è solo più educato: fa finta che non esistano.
L'Italia, caro Professor Monti, merita di essere riportata in Europa anche su questi temi. Perché non si può essere europeisti a fasi alterne, bisogna avere il coraggio di esserlo sempre. Gli italiani e le italiane hanno moltissimo a cuore il tema dei diritti civili, perché sono questioni che toccano le loro vite materiali, materialissime, tanto quanto lo spread. E non ci si può proporre come leader se si vuole affrontare solo quello che "interessa", con arroganza professorale. Bisogna cimentarsi con la vita, con la realtà e con le contraddizioni del nostro tempo. Il paese ha bisogno di essere guardato e ascoltato tutto. La politica è "discese ardite e risalite".
In poche parole conservatori al massimo, appoggio ovvio della Chiesa, il centro della borghesia italiana,
mi dispiace io saro' sempre sempre sempre di "SINISTRA"
Max
mercoledì 26 dicembre 2012
FINE DI UNA IRRESPONSABILE MEGERA !!!!!!!!
Ogni giorno, ma direi di più.. ogni ora, i ministri e il capo stesso di questo esecutivo si distinguono sempre di più per la loro irresponsabilità nelle dichiarazioni che rilasciano alla stampa ma anche e soprattutto per l’irresponsabilità delle loro azioni/manovre.
Ieri i mezzi d’informazione ci hanno messo al corrente di altre perle di saggezza dei ministri.
Comincio col riferire quella del ministro degli interni Cancellieri: “Nei prossimi mesi sappiamo già che ci saranno forti tensioni nel Paese con relative forti manifestazioni e sommosse popolari, perché è normale che quando ci sia una crisi economica come quella che sta colpendo le famiglie ciò accada…”. E aggiunge con aria soddisfatta di quella che pensa “A me non la si fa”: “Ma noi ce l’abbiamo uno strumento per controllarle: l’arresto differito, e io sono intenzionata ad utilizzarlo”.
L’arresto differito se non sbaglio è l’arresto per riconoscimento dietro fotografie o video per scontri dovuti alle partite di calcio. Per mezzo del quale, i poliziotti, a tavolino, procedono all’individuazione degli ultras resisi responsabili di qualche atto di violenza che, individuati con una certa probabilità, vengono prelevati dalle loro case e arrestati.
Mi sembra molto giusto che i poveri cristi che vanno a manifestare davanti ai palazzi del potere, anche con veemenza -perchè la situazione drammatica lo richiede – vengano considerati e trattati alla stregua di teppisti da partite di calcio.
A nome dei disoccupati giovani e anziani, degli esodati, dei pensionati, delle madri di famiglia, io la ringrazio, ministro Cancellieri. La ringrazio per la considerazione.
Ma ieri, grazie alla trasmissione Ultima Parola di Gianluigi Paragone (al quale riconosco un grande coraggio nell’affrontare questi argomenti) abbiamo anche visto un pezzetto di video nel quale una rimbambita ministro del lavoro confessa candidamente, anche se non ce n’era alcun bisogno, che lei non era preparata per occupare tale ministero e ha accettato solo perché glielo ha chiesto San Mario Monti. Sua vecchia conoscenza.
Non ce n’era bisogno che lo confessasse, cara ministra.
E’ evidente in tutto ciò che fa e che dice, ministra.
Lei è la rappresentazione plastica della cantonata che ha preso Monti scegliendola, e lui stesso lo è della cantonata che ha preso Napolitano nell’affidargli l’incarico… con la responsabilità di tutti gli altri.
A fare quadrare i conti tagliando teste degli Italiani, e non degli amministartori che ci hanno portato allo sfacelo, è semplice, addirittura demenziale.
Il primo analfabeta preso per strada che non sa perchè sta al mondo, che non ha nozioni, nè cognizione di storia, di filosofia, di arte, e che abbia soltanto una certa pratica di tabellina pitagorica tipo due più due potrebbe fare meglio e magari senza errori di calcolo come è avvenuto, invece, per lei.
Lei in un Paese serio non sarebbe neppure stata messa a fare la maestra d’asilo per paura che menasse ai bambini, visto che è nel suo dna prendersela coi più indifesi.
Non si può trasferire la teoria e la spocchia di una come lei al governo di un Paese. E’ irresponsabile!
Il 22 dicembre 2012 questo governo si è dimesso.
Fermiamo ancora questi irresponsabili
Max
sabato 22 dicembre 2012
DIMENTICARE MAI..........!!!!!!!!!!!!!!!!!
Non ammazzare, non dire falsa testimonianza.
Caro Federico, il 21 giugno di quest’anno, attraverso un lungo, faticoso e sanguinante cammino, durato 7 anni, lo Stato, attraverso le leggi, ti ha restituito un granello di giustizia, ritenendo colpevoli senza attenuanti 4 persone in divisa, tre uomini e una donna, responsabili della tua morte, anzi della tua uccisione. Una morte ritenuta dagli stessi giudici dei tre gradi di giudizio, assurda, inconcepibile e ingiustificabile. Opera di schegge impazzite diranno addirittura. Tre anni e 6 mesi la condanna a loro inflitta, ridotta a 6 mesi per effetto dell’indulto, con la trasformazione della pena detentiva ai servizi socialmente utili, in attesa di quei provvedimenti disciplinari che io, come te, attendiamo pazientemente, anche se non servirà a nulla, perché tu non tornerai. Quella divisa macchiata del tuo sangue e testimone delle tue grida inascoltate di aiuto devono restituirla tutti e 4, colpevoli in egual misura secondo una sentenza definitiva, senza se e senza ma, perché la Polizia non può essere confusa con questa e mai dovrà esserlo. Ai miei occhi, una pena misera, rispetto a quello che ti hanno realmente fatto senza una ragione, ma questo è un altro discorso che riguarda la conseguenza delle indagini successive di quell’assurda mattina. Lo dicono le sentenze. Il tempo passa inesorabile e queste persone, dopo sette mesi dalla sentenza, e dopo sette anni da quella mattina bastarda e assassina, sono ancora lì al loro posto, quasi che l’immagine della tua uccisione si cercasse lentamente, di alleggerirla nel tempo, di renderla quasi accettabile. Non punire questi atti in modo forte e deciso (il Ministro degli Interni Sig.ra Cancellieri, incontrandoci in data 21/09/2012, ci disse: “è una sentenza forte”), ed il licenziamento dovrebbe esserne la conseguenza, anche se in ritardo di 7 anni, sarebbe come avallare queste violenze, quasi giustificarle, quasi coprirle, quando tu quella mattina non eri un pericolo per nessuno, anzi, il pericolo l’hai incontrato maledettamente in chi avrebbe dovuto proteggere la tua vita. Sarebbe interessante, se prima o poi certe coscienze “esplodessero positivamente…”, per parlare di quello che forse non sappiamo. Questo, al fine di capire, al fine di riflettere con calma, purtroppo solo ora, cosa realmente sia accaduto in quell’iniziale incontro di quell’alba di morte di quel 25 settembre 2005, visto che quegli individui, secondo i giudici dei tre gradi di giudizio hanno sempre detto il falso per difendersi. Il dopo, ovvero la fine, lo conosciamo tutti. Penso che un qualsiasi poliziotto onesto, e anche lui, cittadino e genitore, dovrebbe essere il primo, alla luce di quello che gli accade intorno (non solo concentrando la sua attenzione al caso di Federico, ma anche ad altri casi maledetti) a volere e pretendere, di non essere confuso con chi abbia a tradire la fiducia della sua gente e del suo popolo con una divisa addosso. Qualcuno l’ha fatto. Ho sempre pensato che bisogna cercare di crescere insieme, cittadini e istituzioni, e specialmente e a maggior ragione in questi tempi complessi, delicati e difficili, dove tutti hanno sempre ragione e mai torto. Riconoscere i propri errori ed orrori, senza lo scudo di corporativismi, di sigle, di colori, di interessi, vorrebbe dire fare un passo avanti per tutti, un passo avanti per quel rispetto della vita di cui ogni essere vivente ne ha il diritto. Non ti vedrò invecchiare insieme a me Federico e questo, giorno dopo giorno, inevitabilmente, e lo sta già facendo, mi ucciderà lentamente, e non ci posso fare niente. Sorrido comunque nel ripensarti e ritengo di essere stato fortunato nell’averti conosciuto, ora custode della tua bellezza, soprattutto quella interiore, che mi abbraccia ogni volta che rischio di cedere. Vorrei caro Federico, che col tempo, avendo ben salda e impressa nella mente la “memoria del passato”, che parlassimo poco delle forze dell’ordine, e molto del futuro dei figli, perché a quel punto vorrebbe dire che anche le fastidiose e inaccettabili impunità, non esisterebbero più. Ma così ora non è, e dobbiamo parlarne senza stancarci mai, fino a quando ciò sarà considerato “normale”…. Pensa Federico che anche la semplice e normale previsione di poter prevedere di identificare, per trasparenza, immagine e opportunità, chi ci controlla (chi è “normale” non deve averne paura… anzi), al pari di prevedere di poter introdurre nelle nostre leggi il reato di tortura, per chi si macchi di simili atti (Diaz…), come l’intera Europa ha recepito “normalmente”, trova allo stato attuale attriti da parte di certe forze politiche, come se non li riguardasse come cittadini e non li toccasse nemmeno. Troppe ingiustizie assurde verso la gente normale, in questo mondo spesso ipocrita, cinico, violento, in mezzo a tanti onesti, la gente. Per cercare di evitarle, per sperare e credere di poter cominciare a vivere in un paese civile, basterebbe che ognuno facesse sempre il proprio dovere e che i delinquenti, a qualunque livello, quando accertatene le colpe venissero allontanati, sempre. In questa festa che dovrebbe essere d’amore e che ci dovrebbe unire per tutti i 365 giorni dell’anno, un dolce pensiero ed un sorriso a tutti i bimbi che cresceranno, e uno a Federico, che non ha potuto farlo perché ucciso, bambino per sempre. Perché a 18 anni si è ancora bambini dentro, e non si può morire in quel modo. Non ammazzare, non dire falsa testimonianza, questo dicono due comandamenti della Bibbia ed in questo giorno di tanti significati per i cristiani, una domanda: “Come si avvicinano, se credenti, certe persone alla luce di Dio, alla luce di Gesù?
Quaggiù, abbiamo bisogno di un po’ di luce Federico. Di una luce calda e intensa che illumini il cuore e la mente degli uomini di buona volontà, affinchè affrontino giorno dopo giorno con forza e coraggio una vita difficile, quella di tutte le persone “normali” fatta di troppe ingiustizie e soprusi, facendo in modo che non si dimentichi una cosa semplice ma grandiosa, il sorriso di “ogni bimbo”, con un futuro davanti. Quel sorriso non dovrà mai smettere di splendere sul cammino della nostra vita, affinchè non capiti mai più a nessuno quello che è successo a te Federico, o almeno si tenti. Ed è per questo che io e la tua mamma abbiamo lottato guardando altri figli. Abbiamo aspettato una sentenza la cui verità, anche se non completa, ci hanno costretto a rincorrerla ad un prezzo umano altissimo e che tu conosci, lì in quell’angolo di cielo. Chi ti ha tolto quel sorriso per sempre, fermandoti il cuore con violenza inaudita usata sul tuo corpo e sulla tua anima senza una ragione, deve essere licenziato, senza se e senza ma, quantomeno per l’onore di una divisa macchiata e lesa e per una piccolissima, quasi impercettibile giustizia che ti restituisca definitivamente dignità e rispetto, per un maledetto, ingiustificabile e assurdo riposo eterno. Chiudendo gli occhi sospiro dolcemente e nell’avvicinare la mano al mio cuore, nel sentirne il battito, ti penso fortemente mio ragazzino, come se quel battito mi fosse vicino, nell’immaginario stringerti per augurarti Buon Natale e la realizzazione di tutti i tuoi sogni. Ma non è, e non sarà così.
Lino Aldrovandi, papà di Federico
Dalla sentenza definitiva della Cassazione del 21 giugno 2012, n. 1031/2012:
Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri - scrivono i giudici - "non agirono affatto perché costretti dalla necessità di difendere un proprio diritto" ma ponevano in essere "una violenta azione repressiva" mal dosando la forza da utilizzare, e senza mettere in atto un atteggiamento "dialogico", picchiandolo alle gambe anche quando era inerme a terra (Monica Segatto).
I poliziotti hanno agito in modo "sproporzionatamente violento e repressivo", scrive il presidente Carlo Giuseppe Brusco, che respinge anche la richiesta di applicare le attenuanti generiche - già respinta in secondo grado - proprio sottolineando il comportamento dei quattro poliziotti. Che hanno tentato di depistare le indagini fin dal principio, e hanno omesso "di fornire un contributo di verità al processo".
E' vero che un imputato può evitare di portare prove autoincriminanti, ma questo non può sussistere quando l'imputato è un pubblico ufficiale che ha la responsabilità di redigere verbali, che poi diventeranno prove processuali. Al contrario, nota la Corte ripetendo quanto già detto dal Collegio d'Appello, sin dalle prime note di servizio redatte da Pontanto, Segatto, Forlani e Pollastri l'obiettivo era solo uno: allontanare da loro stessi qualsiasi tipo di di colpa.
Allo stesso modo la Corte ribadisce l'elemento del concorso, riconoscendo un "coordinamento psicologico" tra i quattro e rilevando la "mancata vigilanza" sul comportamento degli altri colleghi.
Sono tutti colpevoli, in nome del Popolo Italiano, in egual misura. PUNTO
UOMINI DI "MERDA" !!!!!!!!!!!!!
Minacce in diretta, la telefonata mafiosa viene registrata - video
Agghiacciante documento quello registrato da Luigi Pelazza delle Iene a Falerna in Calabria
E' uno straordinario documento quello registrato da Luigi Pelazza delle Iene a Falerna in Calabria. Mentre sta intervistando uno dei pochi coraggiosi che riescono a raccontare le loro vicissitudini con la 'ndrangheta, arriva una telefonata minatoria sul cellulare dell'intervistato. L'operatore registra tutto, le volgarità e le minacce di morte che escono dal cellulare e soprattutto il viso sempre più contratto dell'uomo che, una volta finita la telefonata, scoppia in un pianto disperato. Un video impressionante diffuso con il permesso dell'intervistato e ora al vaglio degli inquirenti che invitiamo a diffondere perché l'unico modo di sconfiggere la mafia è parlarne e denunciare senza paura.
Questa è l'Italia.......l'Italia che qualche sudicio politico vorrebbe diventasse quotidianità......ma purtroppo i conti non tornano perche' abbiamo le capacità di sconfiggere questo terrore questo schifo.
Ribellarsi è un dovere, non dobbiamo avere paura di nulla e di nessuno........l'onore lo conoscono solo uccidendoti e non certamente affrontandoti lealmente.....
Essere un uomo di "merda" spesso è una virtu' per pochi eletti.
Max
martedì 18 dicembre 2012
........BENIGNI, UNA LEZIONE SUBLIME
L'Italia di Benigni non è l'Italia del berlusconismo e dei tanti berlusconismi vecchi e nuovi. L'Italia di Benigni è quella della Costituzione e ha i volti e le mani della sua gente. L'Italia della solidarietà contro gli egoismi del profitto a ogni costo
Sublime. Non trovo altro modo
per definire la straordinaria interpretazione della
Costituzione che Roberto Benigni ci ha regalato ieri
sera. E, per una volta, sublime anche la Rai, che scrive una delle pagine più
alte del servizio pubblico.
So che molti diranno che quella di Benigni era solo divulgazione (o forse popolarizzazione). Ma Benigni, in realtà, ha presentato una sintesi straordinaria dei fondamenti di scienza politica: non possiamo pretendere che tutti capiscano la Costituzione così come non possiamo pretendere che tutti conoscano la scienza politica o il diritto costituzionale. Pazienza. Continueranno a pensare che siamo un po' "semplici" e magari anche facilmente emozionabili (anch'io, sì lo confesso, mi sono emozionato). Pazienza se dovremo leggere i soliti distinguo, pazienza se ci toccherà ascoltare analisi un po' tristi su Benigni. L'emozione è così forte che tutto passa in secondo piano.
Roberto ci ha regalato un grande spettacolo ma, soprattutto, l'emozione di un volo in ciò che sembrava sepolto: l'orgoglio di essere italiani. Figli di un'Italia che ripudia la guerra, di un'Italia che crede nell'Europa e si apre al mondo, di un'Italia che tutela gli ultimi e i perseguitati, di un'Italia che non paga e non pagherà mai il boia, di un'Italia che promuove la ricerca, di un'Italia fatta di emigrazione e di immigrati. Figli di un'Italia di cui essere orgogliosi proprio perché rinuncia a sentirsi la migliore. E per questo, nei nostri cuori, sogno e progetto.
L'Italia di Benigni non è l'Italia del berlusconismo e dei tanti berlusconismi vecchi e nuovi. L'Italia di Benigni è quella della Costituzione e ha i volti e le mani della sua gente. L'Italia della solidarietà contro gli egoismi del profitto a ogni costo. Non ha importanza se a qualcuno non piace. Perché quell'Italia è il sogno e il sangue di milioni di persone. Quello è il sogno che vogliamo e dobbiamo rifare.
Retorica? Popolarizzazione? Pedagogismo? Può darsi. Ma l'Italia della Costituzione (troppo spesso disattesa) è bellissima. Bravo Benigni che ce l'ha ricordato. Quelli che snobisticamente hanno deciso di non capirlo, sappiano che comunque quel sogno è anche il loro. E che l'inverno di questi ultimi vent'anni, passerà.
Mi ha commosso quando ha citato i giovani partigiani.......subito ho ricordato mio padre Sergio......un giovanotto diventato eroe per la libertà che poi scomparì nel nulla; la sua medaglia d'onore rimane nel mio cuore !!!!!!!!!
Max
sabato 15 dicembre 2012
LA TRAPPOLA DEL VOTO UTILE..........
La solita, vecchia trappola del voto utile

Sinceramente, questa volta non so proprio cosa voterò, forse M5S,
forse mi asterrò a modo mio, forse voterò una lista di sinistra tipo De
Magistris (se ci sarà); aspetto di vedere che scheda si presenterà per decidere.
Una cosa però, la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per
qualsiasi suo alleato. D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in
considerazione il padrone di casa, non la servitù. Il discorso potrebbe essere
diverso per la Regione, ma anche qui vediamo che minestra si prepara. Ma, per le
politiche il discorso è chiuso in questo senso. Come immaginavo, sugli spalti ci
sono già ci sono i tifosi che incitano al voto utile per sbarrare la strada al
ritorno del Caimano. Di fronte ad una tale orrenda prospettiva, astenersi o non
votare per chi potrebbe sbarrare la strada al mostro, è masochismo? Calma e
gesso.
In primo luogo precisiamo una cosa: Annibale non è alle porte. Il Cavaliere ha fatto una mossa abile –sportivamente parlando-, c’è da attendersi che ne farà altre come quelle che indicavo in un articolo precedente, se dovesse proseguire spenderebbe un pozzo di soldi, ma la partita è molto compromessa se non proprio disperata. Le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e persino del Ppe sono state furibonde ed al limite del linciaggio (meritatissimo: per carità!). Vice versa, i segnali di ripresa del suo elettorato sono stati poca cosa.
In primo luogo precisiamo una cosa: Annibale non è alle porte. Il Cavaliere ha fatto una mossa abile –sportivamente parlando-, c’è da attendersi che ne farà altre come quelle che indicavo in un articolo precedente, se dovesse proseguire spenderebbe un pozzo di soldi, ma la partita è molto compromessa se non proprio disperata. Le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e persino del Ppe sono state furibonde ed al limite del linciaggio (meritatissimo: per carità!). Vice versa, i segnali di ripresa del suo elettorato sono stati poca cosa.
Nella possibilità di vittoria piena (cioè che
arrivi primo prendendo il premio di maggioranza) non crede neppure lui,
nell’ipotesi “pareggio” non crede neppure Giuliano Ferrara. La cosa è possibile
ma non probabile perché occorre:
1. che la Lega accetti di allearsi con il Pdl in
Lombardia (magari in cambio del Pirellone e, per ora mi pare che non ne viglia
sapere), che Albertini e Cl non remino contro e che, di conseguenza, la
coalizione riesca a battere la sinistra, recuperando una bella fetta di voti
andati all’astensione;
2. che in Sicilia la Mafia e/o i soliti
capibastone si convincano a tornare all’ovile e che si superi l’effetto
psicologico della vittoria di Crocetta;
3. che la Lega –più o meno da sola- riesca a
vincere in Veneto;
Tutte cose possibili, beninteso, magari può anche
darsi che la Lega alla fine si pieghi (ci credo poco) ma che si verifichino
tutte insieme queste condizioni non è probabile. E il tutto sotto il fuoco
battente dei mitici “mercati finanziari”. Diciamo che un personaggio come il
Cavaliere, abituato a battersi sino all’ultimo secondo, ci proverà e non è
avversario da prendere sotto gamba, però la cosa più probabile è che resterà
sotto il 15% (magari il 20% con la Lega). Lui stesso, con l’incredibile uscita
su Monti (“Se si candida lui per il centro destra, mi faccio da parte”: ma non
aveva detto di essere tornato in campo perché Monti aveva fatto danni) si è
tagliato la strada da solo: come si fa a fare una campagna elettorale contro uno
a cui si è offerto di capeggiare la propria lista sino alla sera prima? I
segnali sono di rotta senza speranza, visto che lo abbandona anche un
fedelissimo come Gaetano Quagliariello (che conosco molto bene da quando aveva
18 anni).
A questo punto potrei cavarmela dicendo che,
visto che il rischio di vedere il film “Il ritorno del Caimano” è piuttosto
remoto, posso rilassarmi e decidere di astenermi, votare M5S De Magistris o
qualsiasi cosa non sia il Pd ed i suoi infelici alleati. E potrei chiuderla lì.
Ma, come i miei amici sanno, non sono tipo da nascondersi dietro il dito e
scansare le questioni più spinose, per cui vado avanti.
Chi mi invita a votare Pd e soci lo fa in nome
del solito, trito, ritrito, frusto, rancido, avariato, decomposto argomento del
“voto utile” che, tradotto in buon italiano suona: “Vota contro”. Credetemi: non
sono così ideologico ed ingenuo da non conoscere le virtù della tattica che
consiglia di scegliere il “male minore”. Ma il punto è proprio questo: il Pd è
davvero il male minore?
A meno di un terremoto elettorale, magari ad
opera della discesa di Monti, il Pd vincerà queste elezioni. E non sarà un bene.
Già immagino i bruciori di stomaco di molti miei amici che leggono il mio blog che penseranno ad una
mia irrimediabile involuzione a destra (qui veramente mi viene da ridere se qualcuno lo pensasse). Vi prego di seguirmi nel ragionamento.
Bersani ha già detto che la sua linea sarà quella del rigore, indicata
dell’agenda Monti e, di fronte alla minaccia di una lista capeggiata dal
Professore, si è precipitato a rassicurare “i mercati” sull’affidabilità del
centro sinistra sulla via delle “riforme” già abbozzate da questo governo.
Quella linea è non solo socialmente iniqua ma semplicemente fallimentare, come
dimostra il fatto che l’intera Eurozona, che si è affidata ad essa, è in netta
recessione. D’altra parte, il Pd non ha scelte e deve seguire questa strada: una
proposta di politica economica alternativa non ce l’ha e non si può pensare che
riesca a darsela in qualche settimana di campagna elettorale. La politica ha le
sue leggi e una di queste è la forza di inerzia, per cui una forza politica è
indotta a proseguire la traiettoria intrapresa e i tempi di una correzione di
indirizzo sono funzione del “peso” del partito e dell’angolazione della svolta:
un piccolo vettore può anche fare una svolta a 90° in qualche decina di secondi,
ma un autotreno chiede tempi più lunghi anche per modificare la traiettoria di
15°. Ed il Pd non è una utilitaria.
Il punto è questo, c’è una crisi economico
finanziaria mondiale che incalza e le scelte sono due: o si cerca una soluzione
interna al sistema così come è, o si cerca di mettere in discussione il sistema
e di uscire dalla crisi riformando (se non superando) il sistema. Nel primo
caso, quello interno al sistema, la soluzione non dipende da nessun governo
nazionale ed i singoli governi sono chiamati a fare il lavoro sporco di
scaricare i costi dell’operazione sulla gente, salvando profitti e potere delle
banche (e non è detto che la cosa poi riesca). E, in questo caso, Berlusconi
vale Bersani, Vendola vale Monti, Casini vale Ferrero: non c’è differenza.
Naturalmente ciascuno dei leaders citati può avere una sua particolare sfumatura
diversa, ad esempio può scegliere una cravatta più intonata alla camicia o meno,
ma non mi sembra molto importante.
Ma, qualcuno mi dirà, magari la sinistra potrebbe
essere più delicata della destra verso i ceti subalterni, magari, potrebbe anche
fare qualcosa per il lavoro ai giovani o forse aiutare un po’ la Cgil nello
scontro con la Confindustria… Chiacchiere! Abbiamo già visto come la sinistra ha
sprecato le occasioni in cui è stata in maggioranza: vi siete accorti di qualche
differenza rispetto alla politica economica di Berlusconi? La differenza, sin
qui è stata che il Pd è un Pdl senza il bunga bunga ma con più tasse e più
simpatia per i pm. Il Pdl è un Pd con maggiore propensione al disavanzo ed al
debito e più simpatia per imputati ed escort.
Sin qui le ragioni che rendono molto arduo
sostenere che il Pd sia una alternativa reale al berlusconismo (che, infatti,
non riesce a battere da venti anni). Poi ci sono le ragioni per cui una vittoria
del Pd (che, ripeto, probabilmente ci sarà) sarebbe un danno assai peggiore.
Magari Bersani riuscirebbe ad attenuare un po’ i rigori dell’austerità e fare
“qualcosa di sinistra” (non ci credo, ma ammettiamolo), ma a quale prezzo
politico? La sinistra dovrebbe caricarsi dell’impopolarità di scelte politiche
antipopolari, entrare in conflitto con la propria base sociale, frenare la Cgil,
mandare la polizia contro i movimenti di protesta ecc. E, alla fine, senza
nemmeno raggiungere il risultato prefisso (come si sta puntualmente
dimostrando). Per quanto tempo la sinistra pagherebbe il prezzo di un’esperienza
di governo così rovinosa?
Ed allora, a guardare tre metri più avanti al
proprio naso, chi sarà stato il masochista? Chi ha cercato di evitare una
trappola del genere o chi ci è cascato con tutti due i piedi in nome di una
vittoria effimera ed avvelenata?
C’è chi pensa che non ci sia alternativa alla
politica interna al sistema che ci vuole succubi dei mercati finanziari e del
loro bisogno di sacrifici umani. Non lo credo, ma posto pure che sia vero,
vorrebbe dire che in questo periodo è possibile solo una politica di destra.
Ebbene che la faccia la destra. Se c’è l’agenda Monti da realizzare che la
faccia Monti, non le sue copie. La sinistra faccia l’opposizione e le lotte
sociali. C’è qualcuno che si ricorda il significato di queste parole?
Op-po-si-zio-ne, Lot-te so-cia-li, Con-flit-to, Piaz-za…
Nel caso del Pd, poi, ci sono ragioni più
specifiche per negargli il voto. Il discorso del “meno peggio” può valere se
l’opzione meno dannosa si tiene entro la decenza di un “minimo sindacale”. Il Pd
da molto tempo è al di sotto di quel minimo: non solo ha pedissequamente
eseguito ogni indicazione del capitale finanziario, ma ha inferto i peggiori
colpi alla democrazia in questi venti anni (dalla legge sui servizi segreti alla
riforma del titolo V della Costituzione). Da ultimo non possiamo perdonargli
l’ostinazione con cui ha difeso il Porcellum garantendone la sopravvivenza.
Questo ce lo ricorderemo per molto tempo, così come non abbiamo dimenticato il
referendum golpista del 1993 e come non dimenticheremo l’appoggio a Monti. Poi
questa storia del “voto utile” (ma poi, utile a che? Non sanno fare neanche una
legge sul conflitto di interesse) è servita solo a peggiorare le cose in questi
anni favorendo l’involuzione dell’ex Pci. Il Pd non può pensare di avere una
sorta di “diritto” al consenso, per cui chi è di sinistra deve votarlo (sempre
per evitare che vinca “l'altro”) qualsiasi cosa faccia. E’ arrivato il momento
di dire che se fa una politica di destra chieda i voti a destra.
Per il resto, una sconfitta del Pd oggi sarebbe
una sconfitta (meritatissima) del Pd, mentre una rotta del Pd domani, dopo una
disastrosa esperienza di governo, sarebbe una disfatta di tutta la sinistra e
comprometterebbe le cose per molti anni ancora. Purtroppo è proprio quello che
probabilmente accadrà grazie al mantra fraudolento del “voto utile”.
L'ultima mia strada sarebbe quella di tapparmi il naso ma sinceramente a 57 anni non credo di meritarmi una cosa del genere tanto che avrei la possibilità di candidarmi al Senato (cosa che mi hanno proposto) magari in un piccolo raggruppamento di sinistra che non farebbe altro danno allo stesso Pd.
E' una mia scelta quella di non accettare le direttive della nomenclatura, probabilmente gli ani della mia militanza in Lotta Continua mi hanno lasciato un bellissimo ricordo: di stare con la gente, di vivere i problemi della gente, essere rivoluzionario per ci credo, certo io Massimo figlio di Sergio non voglio smentirmi, credo nel socialismo credo nel popolo, credo nell'ideologia marxista (non gestita dall'uomo), amo la politica e voglio viverla sempre in strada i salotti mi sono veramente stretti.
Max
lunedì 10 dicembre 2012
IL RITORNO DEL CAIMANO............
Un passo in avanti e due indietro. Il ritorno del Caimano sconvolge il Paese. Repentinamente si mette in moto la campagna anti-Cav, pronta a ripartire dopo un anno di scantinato. Ci risiamo. Punto e daccapo: giornali che ricominceranno a riempirsi di novelle Ruby, le escort, i provvedimenti ad personam o ad aziendam, la campagna contro la legge sul bavaglio, sulle intercettazioni, "se non ora quando?", lo sdegno sdegnato che provoca sdegno sdegnato a iosa e così via. Il "voto utile" per fermare il Caimano.
Il Pd si presenterà come il partito argine in difesa della Costituzione, il Cavaliere darà dei "comunisti montiani" (sic!) ai vari Bersani e D'Alema. Davvero un film già visto. Altro giro, stessa corsa. Come se di mezzo non ci fosse stato il governo Monti, come se il Paese non stia in una profonda recessione e a picco. Era tutto largamente prevedibile. Di nuovo Bersani contro Berlusconi. Il vecchio che avanza.
Quando Berlusconi affermava che non si sarebbe mai più candidato o quando incoronava Angelino Alfano come suo successore (o quando diceva di non vendere Thiago Silva al Milan), sapeva di mentire, come sempre è avvenuto del resto. Aveva tutti contro a novembre scorso, anche all'interno del Pdl. Ecco allora un passo indietro, conscio che nel partito sarebbe stata guerra civile e fratricida. Così è stato. Finché (quasi) tutti, dalla Santanchè a Galan, l'hanno di nuovo acclamato.
Hanno invocato il suo ritorno. E lui? «Torno perché gli altri me lo chiedono» (vi ricorda qualcosa?). Più forte che mai. Con il suo harem di donne e politici fedeli intorno, come sempre è avvenuto del resto.
Tutto come prima o quasi: il suo personaggio è in parte compromesso e ha perso appeal e credibilità in Italia come in Europa - tra Minetti vestita da suora, i perizomi di Ruby, gli scandali sessuali e anni e anni di governo contraddistinti dal vuoto cosmico - ma si può sempre riciclare ora come il leader anti-Monti. In versione ultrapopulista, contro l'euro, contro l'alta finanza, contro le banche (sic!). Come sempre è avvenuto del resto.
E qui passiamo alle responsabilità del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Pd. Non ci voleva la scienza di Marconi per capire che se il Paese non avesse imboccato la strada del voto anticipato, il Cavaliere sarebbe prima o poi ritornato - che poi, a dirla tutta, non se n'è mai andato: il Pdl sostiene questo governo, anche se fa finta di stare all'opposizione.
Andando alle urne a gennaio scorso il centrosinistra avrebbe stravinto le elezioni affossando definitivamente il Caimano, ai minimi storici come consensi. E invece la scelta del Pd - commissionato dal Colle - è stata al contrario di sostenere i tecnici, di entrare in una maggioranza col Pdl (sic!) e soprattutto di essere insieme all'Udc di Casini il più grande sostenitore dell'esecutivo Monti. Un appoggio incondizionato ad un governo iper-liberista in linea con il centrodestra europeo.
Col passare dei mesi, mentre il Pdl tentava sistematicamente di smarcarsi pur votando tutto in Parlamento, il partito di Bersani ha sostenuto con convinzione provvedimenti nefasti come la riforma della Carta inserendo il pareggio di bilancio in Costituzione, la riforma "esodante" delle pensioni, la dismissione dell'articolo 18, la tassazione pure dell'aria, la privatizzazione dei servizi, il colpo di grazia alla sanità pubblica, il licenziamento degli statali che presto avverrà.
Nel frattempo la popolarità del governo tecnico - che pur ha il sostegno della stampa mainstream - diminuisce di giorno in giorno di fronte ai continui tagli (altro che «spending review»), con Berlusconi già bello e pronto a scaricare le colpe di Monti sul centrosinistra. La destra populista - sta avvenendo in tutta Europa - attribuisce al centrosinistra le politiche europeiste e di austerity. Difatti Berlusconi si ripresenterà sulla scena politica facendo sue battaglie su «patriottismo», «identità nazionale», protezionismo ed euroscetticismo, mettendo in discussione la moneta unica.
Così Berlusconi sarà colui che staccherà la spina al governo Monti, ultimamente in calo nei sondaggi per le politiche di austerity. Il Cav farà finta di esser stato sempre all'opposizione dei tecnici (in effetti da un anno i parlamentare del Pdl sono bipolari nel senso che votano TUTTO in Parlamento per poi lamentarsi sistematicamente in tv dell'esecutivo) addossando al Pd la responsabilità di SuperMario. Non c'è cosa migliore che partire la campagna elettorale attaccando l'Imu, l'odiosa tassa sulla prima casa da pagare entro il 17 dicembre.
Staremo a vedere. Nella speranza che gli italiani non ricadano nella trappola del bieco antiberlusconismo ma siano, questa volta, vogliosi di costruire veramente un'alternativa. Programmatica, sociale e politica. Diamo spazio ad idee nuove. Lasciamo nello scantinato le formule vecchie.
La campagna elettorale non deve essere fatta per noi che non votiamo destra.......chi deve convincersi di non votarlo più è l'elettorato che tre anni fa le ha dato in mano il paese........perchè fondamentalmente l'Italia non è mai stata di sinistra........credetemi è la realtà
Max
sabato 8 dicembre 2012
NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE (almeno per questo giro)
Diversi amici e compagni mi sollecitano un parere su cosa dovrebbe fare la
sinistra radicale in vista delle elezioni. Risposta semplice: nulla e passare la
mano......per carità lascio ancora la speranza ai vecchi miei compagni di lotta di crederci ma sono troppo realista per non vedere che ormai abbiamo perso le nostre speranze. Non abbiamo più il carisma di entrare nella testa della gente perchè la gente è incazzata con il mondo intero e ormai la frase che si sente ogni giorno " siete tutti precisi" è la sfiducia che continua ad avanzare, abbiamo perso il contatto con la gente inutile girarci attorno al problema. Infatti, almeno per questo giro, non c’è nulla da fare, la sinistra
radicale si è suicidata: non si possono perdere 4 anni e 10 mesi e pretendere di
risolvere tutto con un tentativo degli ultimi due mesi, siamo seri! Iniziamo da
Vendola: la scelta di sottoscrivere l’alleanza con il Pd si è risolta nel
disastro che era stato facile prevedere. Nichi, che due anni fa di questi tempi,
sognava di arrivare primo in elezioni primarie della sinistra (e forse avrebbe
potuto anche farcela) non è arrivato neppure al secondo turno, surclassato da
Renzi che ha preso il doppio dei suoi voti. Per cui, l’alternativa a Bersani non
era alla sua sinistra ma alla sua destra ed a Nichi non resta che fare la ruota
di scorta di un Pd esplicitamente orientato a mantenere la linea fallimentare
del rigore montiano.
Vendola avrebbe potuto essere il punto di riferimento di una nuova aggregazione di sinistra che incidesse sin dentro il Pd, ma ha buttato dalla finestra questa occasione, limitandosi ad una esasperata esposizione narcisistica della sua persona ed impedendo a Sel di diventare una forza politica con un suo insediamento e strutturazione. Ha preferito tenerla come sorta di comitato elettorale aggiuntivo alle famose “fabbriche di Nichi” di cui non si ricorda più nessuno. Non ha detto una sola parola sensata sulla crisi ed ha svolazzato su tutti i temi senza approfondirne nessuno, da vero poeta. Bene: che faccia il poeta.
Vendola avrebbe potuto essere il punto di riferimento di una nuova aggregazione di sinistra che incidesse sin dentro il Pd, ma ha buttato dalla finestra questa occasione, limitandosi ad una esasperata esposizione narcisistica della sua persona ed impedendo a Sel di diventare una forza politica con un suo insediamento e strutturazione. Ha preferito tenerla come sorta di comitato elettorale aggiuntivo alle famose “fabbriche di Nichi” di cui non si ricorda più nessuno. Non ha detto una sola parola sensata sulla crisi ed ha svolazzato su tutti i temi senza approfondirne nessuno, da vero poeta. Bene: che faccia il poeta.
Qualcuno mi dirà: “Ma se Vendola aveva la
possibilità di fare il polo della sinistra radicale, perché non lo hai
appoggiato e sei rimasto in Rifondazione?” Risposta: perché, conoscendolo da
quando aveva 17 anni, sapevo che l’esito sarebbe stato questo, perché non
avrebbe retto una prova di quel livello. Poi Nichi ha preso la scivolata finale
con questa disastrosa virata verso il Pd il cui esito gli era stato
preannunciato da molti. Intendiamoci: Sel, grazie al Porcellum entrerà in
Parlamento perché gli basterà il 2%, ma il peso politico sarà nullo. C’è
un’unica possibilità che pesi qualcosa: che Renzi esca dal partito e passi con
il centro. Diversamente il percorso verso il nulla politico è già segnato.
L’Idv, se si può considerarla una forza di
sinistra radicale (del che dubiteremmo) è finita schiacciata fra l’ipotesi del
voto utile al Pd e l’onda montante grillina, d’altra parte, con un Berlusconi
ridotto a macchietta politica priva di qualsiasi possibilità di successo, Di
Pietro che cosa ha da dire? E la formula del partito “patrimonio personale” del
leader regge solo fino ad un certo punto ed, in questo caso, è arrivato al
capolinea (ci pensi Grillo che si è messo su questa stessa strada e con maggior
determinazione ancora).
E veniamo a Rifondazione che, pure, una occasione
di rilancio molto seria l’ha avuta fra il 2008 ed il 2009, quando la crisi ha
gonfiato le vele di quasi tutti i partiti di sinistra radicale in Europa (dalla
Grecia alla Spagna, dalla Francia alla Germania, dall’Islanda al Portogallo) e,
peraltro, quando ancora aveva più forza organizzativa di Sel. Ma Rifondazione ha
preferito affidarsi al gruppo dirigente più impresentabile della storia del
movimento operaio, capeggiato dall’alfabetizzato recente Paolo Ferrero.
All’inizio c’è stato un fuoco pirotecnico di
trovate che possiamo aulicamente definire “cazzate col botto” (la michetta ad 1
euro, il populismo di sinistra, la rete dei dentisti compagni), dopo
semplicemente il nulla. Nessuna iniziativa politica autonoma, nessuna analisi
della crisi, nessuna trovata propagandistica in grado di spezzare la coltre di
silenzio che avvolgeva il partito. Poi, giusto per salvare il cadreghino di un
po’ di funzionari nullafacenti, la trovata “astutissima” della federazione con
il PdCI, fatta solo per evitare una unificazione che, sospettava il callido
Ferrero, avrebbe potuto portare ad un accordo fra il PdCI e la corrente di
Grassi che lo avrebbe deposto eleggendo Diliberto. Meglio fare una falsa
unificazione con una federazione fra microbi (e, tanto per fare scena e dire che
c’era almeno un altro, ci si è inventato il Partito del Lavoro di Salvi e Patta
che, si e no, avrà 300 iscritti in tutta Italia). Risultato: l’ultimo Comitato
nazionale della Federazione della Sinistra si è concluso, come era prevedibile,
con la sostanziale divisione della Federazione: i comunisti Italiani di
Diliberto e il gruppo di Salvi vanno con Sel-Pd per rimediare qualche
parlamentare.
Ovviamente il PdCI si riduce a fare il cespuglio
del cespuglio e Rifondazione resta sola, prevedibilmente con uno scarso 1% se si
presentasse con il suo simbolo ed uno 0.6%-0,7% che la seguirebbe se si
presentasse in accordo con altri. Di fatto la possibilità di rieleggere qualche
deputato di Rifondazione (assicurando al segretario del partito ed a qualche suo
amico la sospirata pensione) sono affidate solo alla munificenza di qualcuno
(Vendola, il Pd, Grillo) che per quel rachitico 0,7% dovrebbe regalare due o tre
seggi. Il guaio è che non c’è traccia di questo Babbo Natale: Grillo non ci
pensa neppure, il Pd ha i suoi guai , Vendola preferirebbe fidanzarsi con la
Santanchè piuttosto che concedere qualcosa a Ferrero…
Resta un’ipotesi: la lista arancione di De
Magistris sulla quale, però, conviene fare qualche ragionamento. Di generali ce
ne sono molti: dallo stesso De Magistris a Paolo Flores, da Gallino ad Ingroia
(che, però, mi sembra giustamente molto cauto sull’idea di candidarsi), dagli
esponenti dei No Tav a quello de No Dal Molin, più una serqua di presidenti e
vice presidenti di associazioni e movimenti. Ma i soldati ci sono? Vediamo: De
Magistris è un fenomeno essenzialmente locale, che potrebbe portare qualche
decina di migliaia di voti a Napoli (ma non ne sono affatto sicuro, anche per
come stanno andando le cose della sua giunta). Ingroia è un nome importante che
potrebbe drenare un po’ di voti Idv in libera uscita soprattutto se della
partita fosse anche Di Pietro (nella migliore delle ipotesi non credo andremmo
oltre i 200.000 voti ex Idv). I movimento No Tav e No Dal Molin già in passato
si sono misurati in elezioni locali (per lo più nelle liste della FdS) ma si è
trattato di alcune migliaia di voti concentrati nelle loro zone. Alba è un
gruppo in cui militano molti prestigiosissimi intellettuali (come Gallino del
quale ho massima considerazione) ma non credo che metta insieme mille voti in
tutta Italia e quanto al mare di associazioni, circoli, movimenti credo che
siano più le sigle che i voti. Per di più, voi pretendete che questa lista
raccolga messe di voti con un nome ed un simbolo che non ci sono ancora a tre
quattro mesi dal voto (ma l’esperienza di Nuova Sinistra Unita nel 1979 e di
Sinistra Arcobaleno nel 2008 non vi dice niente?). Forse, mettendo insieme
Rifondazione e con un po’ di fortuna, potrebbe sfiorare il 2-2,5% dei voti. E
qui si pone un problema: la soglia del 4% per andare da soli è esclusa, per cui
la lista arancione dovrebbe entrare nella coalizione di centro sinistra (con
tanti saluti al “quarto polo” perché al massimo di tratterebbe della “terza
lista” del “primo polo”). Ma in coalizione con il Pd quanti voti perderebbe
Rifondazione strada facendo? Insomma sulla possibilità che una lista così entri
in Parlamento potrei scommetterci anche mezzo euro, ma già uno intero mi
sembrerebbe uno spreco. Qualcosa in più potrebbe ottenere un accordo fra Sel e
gli “arancioni” ma perché mai Vendola dovrebbe spartire il suo –ormai magro-
gruzzolo elettorale con altri?
Ma poi, per fare che? Se anche la lista
raggiungesse l’agognato traguardo mandando a Montecitorio una quindicina di
deputati, questo servirebbe a rimettere in circolazione lo stesso indecente ceto
politico che regge le sorti della sinistra radicale da 20 anni e che ci ha
ridotti in queste condizioni. Al massimo in compagnia di qualche nome nuovo
forse più decente ma che da solo non potrebbe far nulla. Vale la pena? A me
sembra che l’unica buona notizia sarebbe la scomparsa dalla scena politica di
questi personaggi, che non hanno la decenza di ritirarsi neppure ora dopo tutti
i disastri combinati. Ferrero e compagni possono aprire la bocca solo per dire
“Ci vergogniamo profondamente , cercate di dimenticarci”.
Piaccia o no, spazio politico della protesta
antisistema è totalmente presidiato da Grillo e dai suoi. Mi spiace ma non c’è
più niente da fare. E poi questo metodo di fare prima la lista e dopo il
soggetto politico non mi convince, proviamo a fare il contrario: prima il
soggetto politico e poi la lista che chiede consensi da rappresentare. Una
volta, a sinistra, si faceva così, perché non rimettiamo in piedi la sinistra
radicale iniziando dalla definizione del soggetto politico e dalla sua pratica
delle lotte sociali? Dopo penseremo al Parlamento.
Non sono pessimista ma credo che questa sia la realtà
Max
Non sono pessimista ma credo che questa sia la realtà
Max
lunedì 3 dicembre 2012
DIETRO LA PUBBLICITA' LO SFRUTTAMENTO ALLE OPERAIE
LETTERA DI ALCUNE LAVORATRICI DELLA COOP A LUCIANA LETIZZETTO:'' CARA LUCIANA LA COOP NON SEI TU, MA SIAMO NOI LAVORATRICI DONNE PRECARIE E SFRUTTATE...''
"Cara Luciana, lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. Le
nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un'alternativa secondo te? Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni. Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente. Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l'80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell'azienda e capirai qual è la nostra condizione. A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare. Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle. Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all'ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all'ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli. Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell'altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione. Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l'immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate. Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l'immagine della Coop, vogliamo solo uscire dall'invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi. Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate. Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione. Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone. Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare. Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in difesa delle donne e per la dignità del lavoro. Con simpatia.
(Un gruppo di lavoratrici Coop)
(Un gruppo di lavoratrici Coop)
Mi sembra una lettera saggia, intelligente....questo Luciana dovrebbe capirlo!!!!! spero proprio di si
Max
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