La solita, vecchia trappola del voto utile

Sinceramente, questa volta non so proprio cosa voterò, forse M5S,
forse mi asterrò a modo mio, forse voterò una lista di sinistra tipo De
Magistris (se ci sarà); aspetto di vedere che scheda si presenterà per decidere.
Una cosa però, la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per
qualsiasi suo alleato. D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in
considerazione il padrone di casa, non la servitù. Il discorso potrebbe essere
diverso per la Regione, ma anche qui vediamo che minestra si prepara. Ma, per le
politiche il discorso è chiuso in questo senso. Come immaginavo, sugli spalti ci
sono già ci sono i tifosi che incitano al voto utile per sbarrare la strada al
ritorno del Caimano. Di fronte ad una tale orrenda prospettiva, astenersi o non
votare per chi potrebbe sbarrare la strada al mostro, è masochismo? Calma e
gesso.
In primo luogo precisiamo una cosa: Annibale non è alle porte. Il Cavaliere ha fatto una mossa abile –sportivamente parlando-, c’è da attendersi che ne farà altre come quelle che indicavo in un articolo precedente, se dovesse proseguire spenderebbe un pozzo di soldi, ma la partita è molto compromessa se non proprio disperata. Le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e persino del Ppe sono state furibonde ed al limite del linciaggio (meritatissimo: per carità!). Vice versa, i segnali di ripresa del suo elettorato sono stati poca cosa.
In primo luogo precisiamo una cosa: Annibale non è alle porte. Il Cavaliere ha fatto una mossa abile –sportivamente parlando-, c’è da attendersi che ne farà altre come quelle che indicavo in un articolo precedente, se dovesse proseguire spenderebbe un pozzo di soldi, ma la partita è molto compromessa se non proprio disperata. Le reazioni dei mercati, della stampa internazionale e persino del Ppe sono state furibonde ed al limite del linciaggio (meritatissimo: per carità!). Vice versa, i segnali di ripresa del suo elettorato sono stati poca cosa.
Nella possibilità di vittoria piena (cioè che
arrivi primo prendendo il premio di maggioranza) non crede neppure lui,
nell’ipotesi “pareggio” non crede neppure Giuliano Ferrara. La cosa è possibile
ma non probabile perché occorre:
1. che la Lega accetti di allearsi con il Pdl in
Lombardia (magari in cambio del Pirellone e, per ora mi pare che non ne viglia
sapere), che Albertini e Cl non remino contro e che, di conseguenza, la
coalizione riesca a battere la sinistra, recuperando una bella fetta di voti
andati all’astensione;
2. che in Sicilia la Mafia e/o i soliti
capibastone si convincano a tornare all’ovile e che si superi l’effetto
psicologico della vittoria di Crocetta;
3. che la Lega –più o meno da sola- riesca a
vincere in Veneto;
Tutte cose possibili, beninteso, magari può anche
darsi che la Lega alla fine si pieghi (ci credo poco) ma che si verifichino
tutte insieme queste condizioni non è probabile. E il tutto sotto il fuoco
battente dei mitici “mercati finanziari”. Diciamo che un personaggio come il
Cavaliere, abituato a battersi sino all’ultimo secondo, ci proverà e non è
avversario da prendere sotto gamba, però la cosa più probabile è che resterà
sotto il 15% (magari il 20% con la Lega). Lui stesso, con l’incredibile uscita
su Monti (“Se si candida lui per il centro destra, mi faccio da parte”: ma non
aveva detto di essere tornato in campo perché Monti aveva fatto danni) si è
tagliato la strada da solo: come si fa a fare una campagna elettorale contro uno
a cui si è offerto di capeggiare la propria lista sino alla sera prima? I
segnali sono di rotta senza speranza, visto che lo abbandona anche un
fedelissimo come Gaetano Quagliariello (che conosco molto bene da quando aveva
18 anni).
A questo punto potrei cavarmela dicendo che,
visto che il rischio di vedere il film “Il ritorno del Caimano” è piuttosto
remoto, posso rilassarmi e decidere di astenermi, votare M5S De Magistris o
qualsiasi cosa non sia il Pd ed i suoi infelici alleati. E potrei chiuderla lì.
Ma, come i miei amici sanno, non sono tipo da nascondersi dietro il dito e
scansare le questioni più spinose, per cui vado avanti.
Chi mi invita a votare Pd e soci lo fa in nome
del solito, trito, ritrito, frusto, rancido, avariato, decomposto argomento del
“voto utile” che, tradotto in buon italiano suona: “Vota contro”. Credetemi: non
sono così ideologico ed ingenuo da non conoscere le virtù della tattica che
consiglia di scegliere il “male minore”. Ma il punto è proprio questo: il Pd è
davvero il male minore?
A meno di un terremoto elettorale, magari ad
opera della discesa di Monti, il Pd vincerà queste elezioni. E non sarà un bene.
Già immagino i bruciori di stomaco di molti miei amici che leggono il mio blog che penseranno ad una
mia irrimediabile involuzione a destra (qui veramente mi viene da ridere se qualcuno lo pensasse). Vi prego di seguirmi nel ragionamento.
Bersani ha già detto che la sua linea sarà quella del rigore, indicata
dell’agenda Monti e, di fronte alla minaccia di una lista capeggiata dal
Professore, si è precipitato a rassicurare “i mercati” sull’affidabilità del
centro sinistra sulla via delle “riforme” già abbozzate da questo governo.
Quella linea è non solo socialmente iniqua ma semplicemente fallimentare, come
dimostra il fatto che l’intera Eurozona, che si è affidata ad essa, è in netta
recessione. D’altra parte, il Pd non ha scelte e deve seguire questa strada: una
proposta di politica economica alternativa non ce l’ha e non si può pensare che
riesca a darsela in qualche settimana di campagna elettorale. La politica ha le
sue leggi e una di queste è la forza di inerzia, per cui una forza politica è
indotta a proseguire la traiettoria intrapresa e i tempi di una correzione di
indirizzo sono funzione del “peso” del partito e dell’angolazione della svolta:
un piccolo vettore può anche fare una svolta a 90° in qualche decina di secondi,
ma un autotreno chiede tempi più lunghi anche per modificare la traiettoria di
15°. Ed il Pd non è una utilitaria.
Il punto è questo, c’è una crisi economico
finanziaria mondiale che incalza e le scelte sono due: o si cerca una soluzione
interna al sistema così come è, o si cerca di mettere in discussione il sistema
e di uscire dalla crisi riformando (se non superando) il sistema. Nel primo
caso, quello interno al sistema, la soluzione non dipende da nessun governo
nazionale ed i singoli governi sono chiamati a fare il lavoro sporco di
scaricare i costi dell’operazione sulla gente, salvando profitti e potere delle
banche (e non è detto che la cosa poi riesca). E, in questo caso, Berlusconi
vale Bersani, Vendola vale Monti, Casini vale Ferrero: non c’è differenza.
Naturalmente ciascuno dei leaders citati può avere una sua particolare sfumatura
diversa, ad esempio può scegliere una cravatta più intonata alla camicia o meno,
ma non mi sembra molto importante.
Ma, qualcuno mi dirà, magari la sinistra potrebbe
essere più delicata della destra verso i ceti subalterni, magari, potrebbe anche
fare qualcosa per il lavoro ai giovani o forse aiutare un po’ la Cgil nello
scontro con la Confindustria… Chiacchiere! Abbiamo già visto come la sinistra ha
sprecato le occasioni in cui è stata in maggioranza: vi siete accorti di qualche
differenza rispetto alla politica economica di Berlusconi? La differenza, sin
qui è stata che il Pd è un Pdl senza il bunga bunga ma con più tasse e più
simpatia per i pm. Il Pdl è un Pd con maggiore propensione al disavanzo ed al
debito e più simpatia per imputati ed escort.
Sin qui le ragioni che rendono molto arduo
sostenere che il Pd sia una alternativa reale al berlusconismo (che, infatti,
non riesce a battere da venti anni). Poi ci sono le ragioni per cui una vittoria
del Pd (che, ripeto, probabilmente ci sarà) sarebbe un danno assai peggiore.
Magari Bersani riuscirebbe ad attenuare un po’ i rigori dell’austerità e fare
“qualcosa di sinistra” (non ci credo, ma ammettiamolo), ma a quale prezzo
politico? La sinistra dovrebbe caricarsi dell’impopolarità di scelte politiche
antipopolari, entrare in conflitto con la propria base sociale, frenare la Cgil,
mandare la polizia contro i movimenti di protesta ecc. E, alla fine, senza
nemmeno raggiungere il risultato prefisso (come si sta puntualmente
dimostrando). Per quanto tempo la sinistra pagherebbe il prezzo di un’esperienza
di governo così rovinosa?
Ed allora, a guardare tre metri più avanti al
proprio naso, chi sarà stato il masochista? Chi ha cercato di evitare una
trappola del genere o chi ci è cascato con tutti due i piedi in nome di una
vittoria effimera ed avvelenata?
C’è chi pensa che non ci sia alternativa alla
politica interna al sistema che ci vuole succubi dei mercati finanziari e del
loro bisogno di sacrifici umani. Non lo credo, ma posto pure che sia vero,
vorrebbe dire che in questo periodo è possibile solo una politica di destra.
Ebbene che la faccia la destra. Se c’è l’agenda Monti da realizzare che la
faccia Monti, non le sue copie. La sinistra faccia l’opposizione e le lotte
sociali. C’è qualcuno che si ricorda il significato di queste parole?
Op-po-si-zio-ne, Lot-te so-cia-li, Con-flit-to, Piaz-za…
Nel caso del Pd, poi, ci sono ragioni più
specifiche per negargli il voto. Il discorso del “meno peggio” può valere se
l’opzione meno dannosa si tiene entro la decenza di un “minimo sindacale”. Il Pd
da molto tempo è al di sotto di quel minimo: non solo ha pedissequamente
eseguito ogni indicazione del capitale finanziario, ma ha inferto i peggiori
colpi alla democrazia in questi venti anni (dalla legge sui servizi segreti alla
riforma del titolo V della Costituzione). Da ultimo non possiamo perdonargli
l’ostinazione con cui ha difeso il Porcellum garantendone la sopravvivenza.
Questo ce lo ricorderemo per molto tempo, così come non abbiamo dimenticato il
referendum golpista del 1993 e come non dimenticheremo l’appoggio a Monti. Poi
questa storia del “voto utile” (ma poi, utile a che? Non sanno fare neanche una
legge sul conflitto di interesse) è servita solo a peggiorare le cose in questi
anni favorendo l’involuzione dell’ex Pci. Il Pd non può pensare di avere una
sorta di “diritto” al consenso, per cui chi è di sinistra deve votarlo (sempre
per evitare che vinca “l'altro”) qualsiasi cosa faccia. E’ arrivato il momento
di dire che se fa una politica di destra chieda i voti a destra.
Per il resto, una sconfitta del Pd oggi sarebbe
una sconfitta (meritatissima) del Pd, mentre una rotta del Pd domani, dopo una
disastrosa esperienza di governo, sarebbe una disfatta di tutta la sinistra e
comprometterebbe le cose per molti anni ancora. Purtroppo è proprio quello che
probabilmente accadrà grazie al mantra fraudolento del “voto utile”.
L'ultima mia strada sarebbe quella di tapparmi il naso ma sinceramente a 57 anni non credo di meritarmi una cosa del genere tanto che avrei la possibilità di candidarmi al Senato (cosa che mi hanno proposto) magari in un piccolo raggruppamento di sinistra che non farebbe altro danno allo stesso Pd.
E' una mia scelta quella di non accettare le direttive della nomenclatura, probabilmente gli ani della mia militanza in Lotta Continua mi hanno lasciato un bellissimo ricordo: di stare con la gente, di vivere i problemi della gente, essere rivoluzionario per ci credo, certo io Massimo figlio di Sergio non voglio smentirmi, credo nel socialismo credo nel popolo, credo nell'ideologia marxista (non gestita dall'uomo), amo la politica e voglio viverla sempre in strada i salotti mi sono veramente stretti.
Max
tu figlio di Sergio partigiano, io figlia di Toni partigiano...non possiamo tapparci il naso alla nostra età...il voto utile per chi poi? Mai...
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