venerdì 30 gennaio 2015

SIAMO SERI ALMENO UNA VOLTA...................

10.128 (SIAMO SERI, ALMENO PER UNA VOLTA) di Emmezeta

«Hanno partecipato alla votazione 51.677 iscritti certificati. Il primo è risultato Ferdinando Imposimatocon il 32%, secondo Romano Prodi con il 20%, terzo Nino Di Matteo con il 13%.
Il dettaglio dei risultati: Ferdinando Imposimato, 16.653 voti, Romano Prodi, 10.288, Nino Di Matteo, 6.693, Pierluigi Bersani, 5.787, Gustavo Zagrebelsky, 5.547, Raffaele Cantone, 3.341, Elio Lannutti, 1.528, Salvatore Settis, 1.517, Paolo Maddalena, 323.»
I Cinque Stelle e il Quirinale: note su un movimento allo sbando
Per favore, qualcuno gli spieghi almeno chi è Romano Prodi... 

Non ci siamo occupati finora della cosiddetta "corsa al Quirinale". Non perché l'esito non sia importante, ma solo perché il toto-Quirinale è un hobby che lasciamo volentieri ad altri. I quali, benché apparentemente più informati, di solito non azzeccano mai una previsione.

Vedremo se alla fine la spunterà un uomo del "Nazareno", od un personaggio appena un po' più indipendente. Nel primo caso sarebbe una vittoria di Renzi e Berlusconi. Nel secondo canterebbe vittoria anche al minoranza del Pd, con l'ex cavaliere che dovrebbe decidere se salire anch'egli sul carro oppure no.

Di certo, sia nella prima che nella seconda ipotesi, Renzi vorrà un presidenticchio che non gli faccia ombra. Un po' come i ministricchi e le ministricche che compongono il suo governo.

Qui però vogliamo occuparci di un'altra questione. Perché mentre il nuovo presidente della repubblica uscirà fuori dalle alchimie segrete dei conciliaboli di palazzo - protagonisti massimi il pregiudicato di Arcore e lo spregiudicato di Pontassieve - il principale partito di opposizione non riesce a smettere di giocare con la tastiera.

Per scegliere il suo candidato, il M5S si affida di nuovo alla votazione online, un metodo che se poteva essere forse comprensibile 2 anni fa, oggi fa semplicemente pena. Un procedimento che ha già fatto troppi danni, ad esempio selezionando candidati totalmente sconosciuti agli stessi attivisti del movimento. Un'assurdità che verrà pagata di certo in termini elettorali alle prossime regionali di maggio. 

Errare è umano, perseverare è diabolico: ma per ora non c'è segno di ravvedimento alcuno. Tuttavia non di solo metodo si tratta. Perché qui c'è qualcosa di più. E quel di più si chiama Romano Prodi.

Leggiamo dal blog di Grillo:
«Oggi si vota online per il candidato alla Presidenza della Repubblica del Movimento 5 Stelle dalle 9.00 alle 14.00 (per finire prima dell'inizio della votazione in Parlamento). Dall’assemblea del gruppo parlamentare è uscita una rosa di nomi che è in votazione oggi. A questa rosa è stato aggiunto Romano Prodi perché riteniamo di dover onorare l'impegno preso con i parlamentari del PD attraverso l'email inviatagli. Dopo che Lorenza Carlassare ha declinato la candidatura la rosa completa di nove nomi è la seguente: Pierluigi Bersani, Raffaele Cantone, Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti, Paolo Maddalena, Romano Prodi, Salvatore Settis, Giustavo Zagrebelsky».
Sorvoliamo sugli altri nomi, ma Pierluigi Bersani che c'azzecca? Per noi è stato l'uomo della liberalizzazioni e tanto basta, ma per i pentastellati non è più la stessa persona della penosa scena di autismo politico mandato in onda via streaming due anni orsono?

Ma lasciamo perdere e concentriamoci su un altro nome, questo assolutamente scandaloso, anche perché inserito nella rosa su espressa decisione del gruppo parlamentare. Stiamo ovviamente parlando di Romano Prodi da Scandiano. Il cui nome accenderebbe gli entusiasmi pure di Sel e della minoranza Pd... Siamo messi davvero bene!

C'è ancora bisogno di dire chi è veramente Romano Prodi? Evidentemente sì, almeno per quanto riguarda gli amici di M5S.

Romano Prodi è stato il re dei privatizzatori, negli anni d'oro (per lorsignori, si intende) della svendita del patrimonio pubblico italiano. Per tutti gli anni '90 ha operato in questo senso, prima come presidente dell'IRI, poi come presidente del consiglio. Ed in quel periodo l'Italia ha stabilito il record mondiale delle privatizzazioni! Bene, adesso premiamolo mandandolo al Quirinale, che qualcosa da privatizzare ancora resta!

Ma Prodi è stato anche il protagonista della svolta più decisa verso la precarizzazione del lavoro. Il "pacchetto Treu" del 1997 è ancora lì che grida vendetta. E ancora lì, pronti a dargli il voto, sono certi suoi sostenitori di sinistra (brr...) che anche allora, guidati dal Pavone Bertinotti, gli consentirono la porcheria chiamata "lavoro interinale".

Ancora: Prodi è stato uno dei padri dell'euro (a proposito, ma il M5S non è anti-euro?), nonché presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004. Quella che ha contribuito non poco a determinare le politiche europee di cui il popolo italiano è vittima.

Dobbiamo continuare?Ad ognuno le sue responsabilità. Chi guida una forza di opposizione, che ha mietuto consensi anche in virtù di una forte spinta al cambiamento sociale, dovrebbe vergognarsi solo per aver inserito il nome di Prodi nella lista dei papabili.

Vabbè, dirà qualcuno, è solo una buffonata. Può essere, ma sarebbe appunto il momento di essere seri. Almeno per una volta. 



                                                                                                                                                                  Max

lunedì 12 gennaio 2015

CI RACCONTANO CIO' CHE VOGLIONO............

FASCISMI

                                                                    



L’11 settembre ormai è relegato al passato, la nuova fase del terrore indotto è datata 7 gennaio.
Il sentimento di rabbia contro gli esecutori della strage di Parigi deve lasciare il posto alla razionalità nel tentativo di capire quali possano essere state le cause e le finalità della strage, o forse per intuire chi siano stati i mandanti.
Quanto accaduto ha piani di lettura diversi e sovrapponibili; ricucirli non è affatto semplice.
La storia personale degli assassini esclude un ‘motu proprio’ ma si innesta nella strategia della tensione internazionale della quale i fratelli Said e Cherif Kouachi sono stati strumentali, e sapere se lo siano stati consapevolmente o inconsapevolmente è un dettaglio inutile, come non è particolarmente utile soffermarsi sulle incongruenze che stanno emergendo dalle indagini.
È decisamente più importante sapere a chi giova una strategia del terrore in Europa e chi, all’interno degli Stati europei potrà trarne vantaggio.
Gli Stati Uniti, l’Europa, la Russia e il fascismo islamico, sono questi i giocatori di un poker inequivocabilmente truccato.
Molte sono le fonti che riconducono agli Stati Uniti, attraverso la CIA, l’addestramento dei terroristi islamici in funzione antisovietica, e ora è difficile determinare se e quando i fascisti islamici si siano resi “autonomi” e da quando siano “sfuggiti al controllo”.
La cultura mussulmana era fatta di tolleranza, di istruzione, e la maggior parte delle società mussulmane adottavano modelli socialisti idealmente protesi verso il benessere sociale. 
Il colonialismo prima e la trasformazione della cultura mussulmana in teocrazie islamiche poi, attraverso il finanziamento di gruppi fascisti e conservatori come il wahabitismo, in funzione antisocialista, ha desertificato la cultura di molti Paesi arabi rendendoli luoghi di incalcolabile oppressione.
Tutto il mondo mussulmano oggi è percepito dall’occidente come islamico e terrorista, e nessuno, in occidente, conta più, ad esempio, i bambini islamici uccisi a Peshawar, o gli islamici nigeriani uccisi nelle moschee.
Sono milioni i morti mussulmani per mano di terroristi o per mano di governi filo-occidentali, tutti morti innocenti di fede islamica, uccisi da fascisti islamici infiltrati dall’imperialismo occidentale.
Nell’infinito egoismo occidentale a nessuno importa sapere come percepiscano l’occidente quei mussulmani, oppressi dai terroristi islamici, bombardati dai crociati cristiani esportatori di democrazia, torturati dai governi totalitaristici filo occidentali, schiacciati nell’impotenza di poter difendere la loro cultura millenaria prevalentemente laica, che nulla ha a che vedere con il fascismo islamico. 
Se l’ideologia fascista si innesta all’interno di organizzazioni religiose, le trasforma in fabbriche di terrore e morte e non è più possibile arrestarle sul piano dialettico, però è sempre possibile creare i presupposti perché agiscano in contesti prevedibili. 
La guerra per procura che gli Stati Uniti e la Russia combattono gli uni contro l’altra, da decenni, senza interessare in via diretta i propri territori ma quelli asiatici, ora sembra che si stia spostando in Europa e che, a combatterla per procura, sia proprio l’islam fascista addestrato e finanziato dall’imperialismo occidentale.
Scatenare l’islam fascista è semplice, gli islamici fondamentalisti sono in grado di dare prova della propria arretratezza non appena gli si indica un simbolo da abbattere, soprattutto se culturale.
Dal canto loro i partiti politici europei, sia che si tratti di partiti conservatori di destra che di partiti conservatori di centro, si proiettano in maniera altalenante tra le due tipologie di imperialismo, quello statunitense e quello sovietico, ma mostrano di compattarsi davanti al fascismo islamico figlio dell’imperialismo finanziario e nipote del colonialismo europeo.
Tornando alla Francia, il Front National di Marina le Pen è decisamente “al soldo” dell’imperialismo sovietico, perché chi finanzia generalmente compra.
Nazionalismo, omofobia, razzismo sono le caratteristiche distintive di facciata sia di Marine Le Pen che di Putin, ma il cuore pulsante degli interessi di entrambi sono il potere e la gestione delle risorse energetiche, visto che l’Europa tutta è combattuta tra il petrolio texano e il gas russo.
Putin ha comunque un filo diretto anche con Hollande il quale, due giorni prima della strage di Parigi, aveva avanzato l’idea di modificare il regime sanzionatorio che l’UE, dietro pressione degli USA, ha imposto a Mosca. 
Mantenere lo scontro con Mosca non conviene agli interessi economici dell’UE, se ne è accorta anche la Merkel, quindi l’influenza militare degli USA verso l’Est, attraverso la NATO, comincia a pesare negativamente sulla bilancia degli equilibri internazionali, tanto più che l’avanzamento della NATO verso Est non è questione circoscritta soltanto all’Ucraina.
E se attraverso la Francia l’equilibrio europeo dovesse spostarsi verso l’imperialismo sovietico, va da sé che l’imperialismo statunitense non gradirebbe.
La destabilizzazione dell’Europa, a quanto parte, è partita proprio dal Paese europeo maggiormente filosovietico.
Cui prodest?
Se la svolta europea, dopo la strage di Parigi, sarà verso formazioni come quelle di Le Pen in Francia o Salvini in Italia, il terrorismo fascista islamico avrà vinto la sua battaglia di destabilizzazione che trova nella paura e nel terrore la risposta superficiale alla spinta autoritaristica e alla messa in discussione dello stesso sistema democratico.
Gli Stati Uniti, dopo l’11 settembre, hanno rinunciato alle libertà personali consentendo la pratica della tortura e del controllo di tutte le comunicazioni.
L’Europa è stata messa a dura prova ma dopo il 7 gennaio non potrà cedere alla logica del terrore. 
Le paure si combattono sul piano culturale della libertà d’espressione con la precisa finalità di neutralizzare tutti i fascismi, a cominciare da quelli che si innestano nelle religioni e quelli che sulle paure costruiscono la propria fortuna.
Disvelare i fascismi è responsabilità di tutti, individuale e collettiva.


                                                                                                                              Max

domenica 11 gennaio 2015

ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA STRAGE.......


BISOGNA ANDARE AVANTI

Arrivederci alla prossima strage
"Sapete quanti giornalisti sono morti ammazzati lo scorso anno? E quanti incarcerati, torturati?"

Arrivederci alla prossima strage. Arrivederci a quando il sangue farà essere tutti facilmente solidali. Tutta quest'attenzione, tutta la vicinanza si stempererà, si annacquerà e ci ritroveremo alla prossima strage tutti abbracciati e convinti che la libertà d'espressione va difesa come origine d'ogni altro nostro diritto. Ma sino ad ora dove sono stati tutti? Mi ha impressionato la frase profetica che aveva pronunciato il direttore di Charlie: "Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un'auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po' pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio". Sembra la dichiarazione di un monaco guerriero, di un volontario, di chi sa che ogni propria scelta può ricadere su chi gli sta intorno. Charb, Stéphane Charbonnier, disegnava vignette, era direttore di una rivista d'essai di satira. Eppure le sue parole sembrano quelle di un soldato che va a combattere, di un medico che parte in missione sanitaria per luoghi contagiosi.

Il ricatto e la paura sono gli strumenti con cui si sta distruggendo la libertà d'espressione. E la si sta distruggendo, si badi. Non credo alle posizioni romantiche di chi commenta: "Adesso che il loro messaggio è arrivato dappertutto, quei giornalisti hanno vinto". No, no, e no. La vita era più preziosa dell'affermazione del diritto per mezzo di un sacrificio. Eppure si era sottovalutato il rischio.

La scorta a Charbonnier non era una vera scorta, bensì una semplice tutela (un autista e un uomo armato) e la redazione, quando si spostò, perse il presidio davanti all'ingresso, venendo dotata della nota Vgr ("vigilanza generica radiocollegata"), ben poco efficace in casi simili: una pattuglia che saltuariamente passa e osserva. Lo stesso accadde a Salman Rushdie, al quale ripetevano parole che conosco fin troppo bene: "Porta fiori sulla tomba di Khomeini, senza di lui non saresti famoso come sei". Dinanzi a una situazione di minaccia non c'è quasi mai una vera solidarietà, quanto il sospetto di aver trovato una strada furba per emergere. La libertà d'espressione non è un diritto acquisito da praticare solo nei giornali e nelle aule di tribunale, è un fatto, un principio, che trascende tutte le scartoffie legali e si incarna come la caratteristica sostanziale che rende, pur con tutte le sue contraddizioni e progressive limitazioni, il mondo occidentale un mondo libero. Il mondo verso cui milioni di esseri umani si muovono.

Scrivere può essere pericoloso, questo è innegabile, ma quando c'è un ricavo da parte dell'autore, quando viene fuori che i suoi scritti sono al centro di un commercio (libri, giornali, fumetti, film) allora si ritiene misteriosamente che questi sia meno degno di tutele, che la sua sicurezza sia un affare trascurabile, che in fondo lo faccia solo per se stesso e che quindi, sì, è come se andasse a cercarsele. Anche Wolinski e i suoi compagni hanno ricevuto accuse simili. In realtà, nonostante la Francia abbia risposto assai meglio degli altri governi europei (in situazioni simili) alle prime minacce e al primo attacco a Charlie Hebdo, dichiarando che se qualcuno si fosse ritenuto offeso dal loro lavoro poteva ricorrere ai tribunali, l'attacco è piovuto proprio addosso ai francesi, ed è arrivato non con una querela o una richiesta di risarcimento danni; è arrivato per mezzo dell'unico tribunale che questo manipolo di esaltati conosce e frequenta: quello del fucile.

A mezza bocca ovunque si ascoltavano critiche verso quelle vignette, il settimanale era accusato di alzare il tiro per riequilibrare i conti in rosso: un umorismo forte, senza mezze misure, perfino inelegante, fa maggior presa, salta subito all'occhio. Ma è pur vero che persino la blasfemia diventa un diritto quando vengono poste determinate questioni di principio, perché riaffermarlo diventa, appunto, una questione di principio imprescindibile. Va ricordato che gli stessi giornali che trovavano indecorose le bestemmiacce di Charlie pubblicavano ogni sorta di foto di gossip e violavano privacy senza alcun pudore, cosa che invece la redazione di Charlie non fece mai. Nessuno deve mai praticare il mutismo o l'autocensura per il timore di essere ucciso o minacciato o ricattato, o semplicemente odiato, questo è lampante. In tal senso, il diritto al travestimento e all'ostentazione del kitsch quando l'omofobia occupa spazi preoccupanti, sembra speculare.

L'Europa, oggi, ha dimenticato il diritto alla libertà d'espressione. Dimenticato non significa che ha cancellato il diritto ma che l'ha trascurato, l'ha lasciato difendere per inerzia, finché è arrivato qualcuno che l'ha seppellito sotto una montagna di proiettili. Al di là del terrorismo islamico, la questione si riflette anche nelle vicende mafiose: i governi tentennano, i tribunali considerano i meccanismi di minaccia come reati corollari, riconoscendoli solo in presenza di sangue. Mi chiedo: sapete quanti giornalisti sono morti l'anno scorso? Sessantasei sono stati uccisi, e centosettantotto arrestati.

In Turchia ventitré giornalisti sono in carcere per la sola colpa di scrivere su un quotidiano critico verso il governo. Mi chiedo: com'è stato possibile dimenticare immediatamente che in Messico si è ucciso per un tweet, che in Arabia Saudita si fustiga con mille frustate (le prime cinquanta date l'altroieri) Raif Badawi "colpevole" di aver aperto un forum online di dibattito su Islam e democrazia; che in Italia decine di persone vivono sotto protezione, che in Danimarca già provarono ad ammazzare il vignettista Kurt Westergaard per aver disegnato una caricatura del profeta Maometto? Abbiamo già scordato il regista Theo van Gogh assassinato in Olanda? María del Rosario Fuentes Rubio viene uccisa in Messico per le sue campagne su twitter e decine di studenti per aver partecipato a una manifestazione. Bastava che queste cose non fossero avvenute a Parigi o Berlino per ignorarle? Certo, siamo tutti Charlie Hebdo, ed è una solidarietà emotiva istintiva, quella pulsione che Kant descriveva come la capacità immediata di percepire ancor prima della ragione ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Come se fosse iscritta dentro di noi la capacità di discernimento. Ma si tratta pur sempre di un'adesione avvenuta a sangue versato.

Charlie Hebdo non era un giornale in grado di arrivare a milioni di persone, era in crisi, sempre sull'orlo della chiusura. Non stiamo parlando di un attacco alla Cnn né al più grande giornale di Francia. La spiegazione la potremmo trovare forse nella tattica: facile assaltare un piccolo giornale piuttosto che una grossa struttura, con un grosso apparato di vigilanza. Ma il motivo non è solo questo, c'è di più: indipendentemente da quanto si è grandi, quando un messaggio riesce a passare attraverso la marea di articoli e di materiale stampato, questo messaggio fa più male, dà più fastidio, è come un chiodo. Non mette paura il più grande, mette paura chi riesce a innovare un codice espressivo, a farlo passare, a misurarne la contraddizione, a superare l'identica partitura. Del resto ogni strategia militare di difesa identifica i luoghi sensibili del proprio territorio, che qui, come si è visto, non sono più i parlamenti, i ministeri o le caserme. Sparare in una caserma è un atto di guerra che relega il conflitto a una questione tra divise e divise. Colpire politici significherebbe "annacquare" il proprio messaggio militare: siccome non esiste più nella politica europea un personaggio simbolo che sintetizzi la storia e i valori europei, rischierebbe di sembrare un attacco parziale. Colpire artisti, invece, colpire intellettuali, colpire blogger, per il terrorismo islamico, come per quello dei narcos e per i regimi tirannici, significa colpire il pensiero. Vuol dire intimidire chiunque, creare un'identificazione immediata tra l'opinione pubblica e la persona colpita, rendere punibile la riflessione e la diffusione dell'idea.

Non è un assalto ai ruoli o alle istituzioni ma all'ultimo territorio che rende l'occidente ancora un luogo diverso: la libertà d'espressione. Ma presto tornerà il silenzio, se non ci muoviamo. Chiedo al parlamento europeo, chiedo a Matteo Renzi, Angela Merkel, François Hollande, David Cameron, e ai capi di Stato, di organizzare a un mese dalla strage un consiglio europeo dedicato a tutti coloro che pagano e hanno pagato sulla propria pelle il prezzo della libera espressione, che vivono sotto scorta, che hanno subìto minacce, attentati, ricatti, violenze di ogni tipo. L'Europa si riunisca, e ascolti chi rischia in nome della cultura, dell'arte, dell'informazione, comprenda che in queste libertà risiedono i suoi  -  i nostri  -  pilastri. Se la mobilitazione di uomini e coscienze che sta scuotendo oggi il mondo occidentale dovesse spegnersi presto, risolvendosi in qualche giorno di sdegno e in manciate di minuti di silenzio, allora sì, dobbiamo dire: arrivederci alla prossima strage.

                                                                                                        Max

martedì 6 gennaio 2015

BRAVO RENZI........"IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK"

Pinocchio..............molto Pinocchio 

renzi_giugno_2004_presidente_provincia
Quel ragazzo apparentemente timido, il classico amico della porta accanto, con un leggero balbettìo in età adolescenziale, con qualche neo quà e là, ne ha fatta di strada.
Un ragazzo che nella vita, non ha svolto mai una vera professione, se non quello del politico, mentre suo padre faceva fallire 10 aziende, con cifre a sei zeri. Certo, fortunati si nasce!
Gli angeli custodi esistono. La prova è nella carriera politica di Matteo Renzi.
Poco più che ventenne, presidente della provincia di Firenze.
renzi_segretario_della_margherita_2002
Dai Popolari passa alla Margherita. Dalla Margherita passa al PD. Complimenti per la metamorfosi, signor Renzi.
Poi sindaco di Firenze.
Un giovane cresciuto e educato con il linguaggio del politichese.
È cresciuto, frequentando le persone più rappresentative della vecchia e nuova politica.
L’attuale politica, la definiscono “NUOVA”, non capisco questo termine e a cosa alludono, perché di nuovo non c’è proprio nulla.
I partiti, hanno cambiato negli anni i nomi, ma le persone che comandano sono sempre le stesse.
Basta guardare il nostro Presidente della Repubblica......Tutankhamon 
TUTANKAMON
Matteo Renzi ha una dialettica forbita, meglio del Cummenda Berlusconi, e sistematicamente gli italiani si fanno abbindolare.
La storia imprenditoriale della sinistra, ha avuto momenti brillanti in passato, grazie alla mancanza di informazioni e all’omertà che c’era.
La sinistra italiana ha sempre avuto una galassia di aziende, solo quando ci fu segretario Enrico Berlinguer la sinistra italiana conobbe il momento della "questione morale"......Berlinguer voleva esclusivamente un partito "dalle mani pulite", ma alla sua morte fu il disastro per il grande Partito Comunista.....nacque il Pds, poi Ds, la coalizione dell'Ulivo, ora Pd, con intrecci che spaziano in tutti i settori e oltre confine, dove gli amici della sinistra, hanno dimostrato avere molti interessi privati milionari (COOP ROSSE).
Mi riferisco a tutti i grandi scandali, ancora in corso, che sistematicamente vengono messi nel dimenticatoio, come la memoria degli italiani. Molte di queste aziende sono fallite, altre sono ai margini, e altre ancora, hanno mancanze milionarie nelle casse, a causa delle tangenti.
Basta ricordare l’emblema, il mezzo d’informazione più importante della sinistra, il quotidiano l’Unità, fallito con un passivo di €110.000.000, salvato più volte dal fallimento, ma noi non eravamo a conoscenza di quello che si spartivano.
Adesso Matteo Renzi promette mari e monti.
Beppe Grillo è stato più discreto stavolta......ha attraversato solo lo stretto di Sicilia a nuoto...Matteo Renzi invece vuole fare a nuoto il giro del Mondo........facendo il Pinocchio.
I più grandi scalatori, se non avevano accanto popoli come gli Sherpa, non sarebbero mai riusciti ad arrivare in cima alle vette più alte del mondo. Nonostante gli sherpa conoscessero bene i pericoli, molti di loro sono morti lo stesso.
Quest’ultimo paragone è il caso di Matteo Renzi e gli italiani.
Molti italiani lo sostengono, conoscono il pericolo ma lo ignorano.
La cena organizzata da Matteo Renzi, per raccogliere fondi per il suo partito. € 1.000 a testa, è il prezzo pagato per la cena.
Chi sono queste persone?
È la dimostrazione che in questo paese i conti non tornano. Ecco a voi le fecce tricolori, pagano mille euro per ingrassare Renzi, mentre non tirano fuori dalle tasche nemmeno un centesimo per aiutare le famiglie in miseria! Poi chiedetevi perchè i lavori pubblici, gli appalti e tutti i raccomandati sono i destinatari delle opere che in gran parte crollano…..
Io sono convinto di una cosa, e ne sono certo.......noi siamo ancora comunisti, ci manca solo la capacita' di organizzarci in un'unica e grande famiglia.

                                                                                                                                Max