Ribellarsi contro il Tap è sacrosanto
Gli ulivi di Melendugno simbolo di una terra che ama le sfide
E' fin troppo facile classificare la protesta della popolazione
salentina contro Tap come se si trattasse di un'insorgenza periferica
della cosiddetta "sindrome di Nimby" (ovvero: non nel mio cortile!).
Viceversa, la ribellione contro questo gasdotto è sacrosanta per tante
ragioni.
Intanto
perché nei cortili di Puglia si produce tantissima energia, che solo in
minima percentuale viene fruita dai pugliesi e che in gran parte
rifornisce l'intero Paese. Basti pensare alla centrale a carbone di
Cerano, una delle più grandi d'Europa, un vero polmone per i bisogni
energetici nazionali: ma anche un totem minaccioso per i polmoni dei
brindisini. Ma non si può sottacere lo sviluppo impetuoso che in questo
lembo di Sud hanno avuto le energie rinnovabili, in primis eolico e
solare.
Rappresentare
questa regione come affetta da localismo pre-moderno è dire il falso.
Anche sulle tematiche del gas, nessuno ha promosso crociate o
sollecitato paure irrazionali. Certo, sul rigassificatore che la British
Gas intendeva costruire nel porto di Brindisi, la valutazione corale di
istituzioni locali e cittadini era di contrarietà assoluta: mettere
nella pancia di una città già congestionata da impianti impattanti e
pericolosi un nuovo mostro classificato "a rischio di incidente
rilevante" era una provocazione. Ma non c'è stata una preclusione
ideologica nei confronti della discussione sul mercato del gas nello
scacchiere geo-politico del Mediterraneo.
Quello
che davvero è incredibile è che a fronte degli 865 km di costa pugliese
sia stato scelto per l'approdo del gasdotto Tap il territorio di
Melendugno (Lecce): un concentrato singolare di bellezza e soprattutto
un giacimento straordinario di ricchezza naturalistica ed archeologica.
Una multinazionale che intende investire alcuni miliardi di euro per
un'opera di questa portata non ha i soldi per istruire un progetto sulla
base di molteplici studi di fattibilità che prevedano siti alternativi?
Il governo nazionale è solo il notaio che certifica la bontà
dell'investimento? Ma c'è di più.
Le
norme attualmente vigenti, scodellate dalla cucina "riformista" del
governo Renzi, hanno messo letteralmente la museruola alle comunità
locali e hanno tolto alle Regioni qualunque ruolo e potere. Prima c'era
l'obbligo dell'intesa tra Roma e la periferia, ora Palazzo Chigi
consulta la periferia e poi fa come gli pare. Sempre nel nome
dell'efficienza, della velocità, della semplificazione.
La
verità è che quegli ulivi difesi con tenacia a Melendugno sono il
simbolo di una terra che ama le sfide del futuro, a partire dalla tutela
della natura, della cultura, della memoria dei luoghi e delle persone.
Pensare di doversi pentire cinquant'anni dopo per le scelte che si
compiono oggi non ha senso. Ha senso ribellarsi oggi, quando la
democrazia viene zittita e persino il buon senso viene preso a
manganellate.
La Polizia carica???? non commento ormai sono grandicello
Max
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