martedì 28 febbraio 2012

...........L'AMORE PER LA MIA CITTA' : VENEZIA

 




   

La nostra storia comincia in un mattino d'inverno. C'é nebbia e freddo. I bambini vanno a scuola. Clara e i suoi amici camminano in fila sulle passerelle distese al di sopra dell'acqua. Gli scolari che abitano lontano arrivano in gondola. E tutti i bambini guardano in giù e vedono l'acqua che aumenta ogni giorno di più. A scuola, la maestra racconta ai bambini la storia di Venezia. "Venezia è nata sul mare, dice. E tanto tempo fa, Venezia era una delle città più importanti d'Italia. Le sue navi viaggiavano verso terre lontane per scambiare le loro merci con degli oggetti preziosi da trasportare nel viaggio di ritorno. Così Venezia diventò presto ricchissima e molto potente e i suoi abitanti vollero vivere in palazzi meravigliosi.
Per proteggere la città dalle acque del mare, pensarono di costruire le case, le chiese, il porto e i monumenti su palafitte, cioè su degli enormi pali di legno piantati ad uno ad uno sul fondo della laguna. Ed ebbero proprio ragione, perché, col passare dei secoli, Venezia con le sue stradine, le chiese, i ponti e le piccole piazze, e le sue belle case, Venezia con le sue gondole, i canali, i portici e le statue, con i suoi bei balconi... Venezia fu come un sogno, come un paradiso posato sopra l'acqua. Ma un brutto giorno il mare si mise a salire e, a poco a poco, nonostante le palafitte, il mare crebbe in mezzo alle case. Un giorno, Venezia sarà tutta coperta dall' acqua. Un giorno, Venezia scomparirà in fondo al mare..."
I bimbi ascoltano attenti e la maestra aggiunge: "Prendete carta e matita, pennelli e colori... cercate di immaginare come sarà Venezia domani... Provate a disegnare Venezia sotto il mare!" È notte. Clara, nel suo lettino pensa al suo disegno. In primo piano ha dipinto una piccola sirena, e sullo sfondo Venezia, distesa sotto il mare. Ad un tratto, qualcuno bussa al vetro della finestra. È la piccola sirena, che dice a Marco: "Grazie di avermi messo nel tuo quadro! Ma tu non l 'hai mai vista Venezia in fondo al mare... Sono venuta a prenderti per fartela visitare!" Clara è sbalordita... dietro ai vetri c'è il mare, si vedono alghe e pesciolini! "Mettiti questa tuta e le pinne e la maschera subacquea, aggiunge la sirenetta, così nuoterai più facilmente!
" Clara e la sirenetta ora nuotano nella notte. Clara accende una pila per vedere, nel buio, le seppie, le meduse, i pesci luminosi, gli anemoni di mare, i ricci e le alghe blu... Ad un tratto un cespuglio d'alghe si apre e appare Venezia. Clara riconosce le meraviglie della città: il Palazzo dei Dogi, San Marco, il Campanile.... " Non é possibile! " esclama. " Ma sì" risponde la sirenetta " tuffiamoci più giù e ti farò vedere come é bello vivere in fondo al mare!".
Mentre vanno, vedono pesci strani nuotare intorno a loro, e aragoste e ciuffi d'erbe e lunghe piante ondeggianti. Poi arrivano sopra un grande monumento bianco. "Questa è la chiesa di Santa Maria della Salute che fu costruita tanti e tanti anni fa, in segno di ringraziamento, quando finì la grande epidemia di peste a Venezia. Ma andiamo subito a vedere la chiesa di San Marco. È la più bella che ci sia!" Davanti alla chiesa c'è una grande piazza, dove tutta la gente di Venezia si ritrova, come ha sempre fatto.
 Ma adesso, incontrano anche pesci volanti e cavallucci di mare e conchiglie sparse tra i ciuffi di alghe nere. Come è bella San Marco! Come è bella! Cupole, arcate e portali, campanili, torrette e capitelli! E i quattro cavalli di bronzo, stanchi di star sempre immobili a guardare, ogni tanto corrono via per mettersi a giocare a nascondino in mezzo alle alghe con le triglie e le meduse. E laggiù, in fondo in fondo, si vedono dei bambini che hanno portato da mangiare ai loro amici pesciolini. " Entriamo nella chiesa" dice la sirenetta. Dentro, ogni cosa é d'oro: le croci e i candelabri, le lampade e i mosaici che coprono ogni muro. E perfino le alghe brillano come l'oro e formano festoni di splendidi ricami.
 Poi Clara e la sirenetta arrivano davanti al palazzo dei Dogi. Un tempo era il palazzo dove vivevano i Dogi, gli uomini più potenti di tutta la città. Oggi, dentro il palazzo non vive più nessuno. Le alghe son diventate le padrone di casa, alghe rosse e coralli che ondeggiano nel buio come lingue di fiamma. Clara accende la pila, e in un angolo scopre la piovra Polifemo, il guardiano del palazzo, che per passare il tempo gioca a carte da sola. Ha tante di quelle braccia, che non riesce a ricordare quali carte tiene in ogni mano, così non può imbrogliare! "Andiamo, dice Clara. Andiamo anche noi due laggiù a giocare al Mondo!" Ed eccola che salta insieme alla sirena, insieme ai pesciolini, alle bambine e ai bambini! Ora i due amici arrivano in piazza del Mercato. "Pesce! Pesce fresco! Pesce appena pescato!" Gridano i pescatori dietro le bancarelle intorno a cui si affolla la gente a far la spesa. "Guarda, Clara! dice la sirenetta  Guarda quei bambini che saltano la corda e giocano alle biglie e si buttano il pallone. Guarda! Un pesce pavone!
E quel signore buffo che cerca di acchiappare qualche pesce farfalla col retino..." Di fronte a loro, bimbi e pesciolini fan le gare di corsa sullo scalone a chiocciola del palazzo Bovolo, che sembra un grande cavatappi... Più in là, ecco Palazzo Dario. "Che cosa sono quei numeri sul muro?" chiede Clara. "Segnano l'altezza raggiunta dall' acqua.  risponde la sirenetta. Da quando Venezia ha cominciato ad affondare, ogni anno hanno segnato il limite dell'acqua. Vedi quegli operai sul tetto? Riparano le tegole. C'è tanta gente, tecnici, ingegneri, scienziati, che continua a lavorare ostinatamente per conservare Venezia, proprio come era. Chissà! Forse un giorno l'acqua si ritirerà, i pesci le meduse e i polipi spariranno e Venezia tornerà a vivere come prima!" Passando, Clara vede che nelle case tutto è come prima. I bambini guardano a occhi spalancati la televisione, un piccolino strilla perché gli fanno il bagno, un ragazzo si porta all'orecchio una grossa conchiglia e gli sembra di udire il rumore del vento e i gridi dei gabbiani in volo tra le nuvole...
Ed ecco la cattedrale dei Santi Giovanni e Paolo; proprio mentre arrivano Clara e la sirenetta, vi si sta celebrando un matrimonio. Terminata la cerimonia, gli sposi partono in gondola. Le piccole damigelle d'onore sorridono a tutti e agitano fiori. Il gondoliere canta una canzone mentre i pesci ballano intorno a loro. Tutta la gente. si affaccia alle finestre a salutare e sorride dai portici in riva al canale. I bambini si aggrappano ai tentacoli dei polipi e si fanno portare dietro la gondola degli sposi, mentre tutti i gamberi e i ricci di mare, le alghe e le conchiglie si fermano a guardare. Gli sposi sono ormai lontani.
Ora i bambini accompagnano Clara e la sirenetta in una grande sala di tutti i colori piena di bellissimi quadri di grande valore.L'acqua del mare sciupa i colori e allora tutti i più bravi pittori lavorano continuamente a restaurarli, a rifare le parti che si sono rovinate. Adoperano tutti i colori del mare: tanti azzurri, grigi e verdi, tutti i rosa dei coralli e i viola degli anemoni, i gialli della sabbia, i rossi e gli ori. Quando i quadri sono stati bene restaurati, li si riporta nei Musei, perché tutta la gente li possa ammirare. Clara è proprio entusiasta. Quante meraviglie, quante cose belle! "Ma non potete far niente per salvare Venezia?" chiede ai suoi amici che vivono sotto il mare. "No, noi qui non possiamo far più nulla, rispondono i bambini, ma tu, Clara, tu che abiti lassù, devi dire alla gente di venirci in aiuto, devi dire alla gente di non aspettare. È tanto tempo che noi aspettiamo che ci veniate a salvare!" Clara è commossa e promette che li aiuterà.
E i bambini gli regalano un bel vaso rotondo con due piccoli pesci rossi che nuotano sul fondo. Clara e la sirenetta risalgono pian piano, i bambini e i pesci li seguono per un pochino. Poi Clara si ritrova nella sua cameretta. "Arrivederci, arrivederci!  dice la sirenetta. Un giorno ci ritroveremo!" Al mattino, al suo risveglio, Clara trova sul comodino il vaso rotondo con i pesciolini e si ricorda di Venezia in fondo al mare!
 È stato un viaggio vero o solo un sogno? Clara cerca di ricordare, ma i suoi ricordi vanno e vengono come i due pesci in fondo al vaso... Solo una cosa ricorda bene: che ha promesso di aiutare, anche lei, tutti quelli che cercano di salvare Venezia.

lunedì 27 febbraio 2012

.....VOLONTARI ?????? SI GRAZIE



La Guinea Bissau
rappresenta il tipico esempio di "Emergenza Silenziosa"

È il sesto paese più povero del mondo,
l'88% della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno,
la mortalità infantile è intorno al 203 per mille,
la mortalità da parto è altissima.
Alta è anche la diffusione
di malattie contagiose come
diarrea batterica e protozoica,
epatite, febbre tifoide,
malaria, febbre gialla
ed HIV/AIDS.
La qualità dell'istruzione è scarsa
e poco accessibile alle bambine.




CONTESTO E MOTIVAZIONE: La Guinea Bissau una volta era considerata il "granaio" del Paese per la sua capacità di produrre riso. Da sempre questa popolazione soffre per la mancanza di assistenza sanitaria: non c'è ospedale nè un pronto soccorso e, frequentemente, non ci sono medicine negli ambulatori pubblici. Nell'ambulatorio della Missione si curano i bambini, mamme, orfani, gemelli e denutriti. In questo lavoro aiutano le suore un'infermiera e dei collaboratori. Sono persone preparate e molto disponibili nel portare avanti un servizio di cura e prevenzione a questo popolo che tanto lotta per via e dignità.




COSTO del PROGETTO:

stipendio mensile stipendio annuale
01 infermiera €. 76,92 €. 923,04
02 collaboratore €. 61,53 €. 730,36
03 collaboratore €. 61.53 €. 730,36
04 collaboratore €. 61,53 €. 730,36
05 collaboratore €. 61,53 €. 730,36
06 collaboratore €. 61,53 €. 730,36
totale €.4306,00

PROGETTO: Educare per la VITA
responsabile: Suor Marisa Cadamuro

Le Suore Francescane di Cristo Re nell'anno 2001-2002 hanno costruito una Scuola materna,
il "Jardim Morena", oggi frequentata da 150 bambini.
Attraverso la scuola, ci si propongono questi obiettivi:
a) aiutare ogni bambino ad acquistare autonomia a tutti i livelli: sociale, fisico, morale, religioso
intellettuale, ecc.
b) preparare ogni bambino per la scuola pubblica aiutandolo a relazionarsi con gli altri e a usare la lingua nazionale.

OBIETTIVO del PROGETTO :avere un aiuto per un piccolo sostegno alle maestre, per il materiale
didattico, di igiene e per gli alimenti da offrire ai bambini

COSTO ANNUALE DEL PROGETTO:

Maestri €. 1800,00
Materiale didattico €. 550,00
Materiale per igiene e pulizia €. 250,00
Alimenti €. 600,00
TOTALE €. 3200,00


COSTO ANNUALE DEL PROGETTO

Retta mensile 14.000 cfa(moneta locale)= €.22,00 annuale 168.000 cfa = €.264,00
Vitto mensile 10.000 cfa(moneta locale)= €.15,50 annuale 120.000 cfa = €.186,00
Affitto mensile10.000 cfa(moneta locale)= €.15,50 annuale 120.000 cfa = €.186,00

TOTALE MENSILE 34.000 cfa = €. 53.000
TOTALE ANNUALE 408,000 cfa = €. 636.00

Per tutti coloro che volessero partecipare a questo progetto indirizzare un Vostro contributo a:
Conto Corrente Postale 19250307 intestato a Istituto delle Suore Francescane di Cristo Re
Castello, 2758 30122 VENEZIA
oppure:
Cassa di Risparmio di Venezia IT33B0634502066122100363925
causale: Progetto Missione Bedanda Guinea Bissau





VOLONTARI?...........SI GRAZIE


CARISSIMI AMICI
AVRETE NOTATO SULLE VOSTRE PAGINE DI FACEBOOK UNA PUBBLICITA' PER DIVENTARE "VOLONTARI MENAGER"..........RIDO A QUESTA NOTIZIA MA SONO ANCHE ARRABBIATO PER QUESTO ANNUNCIO.
MENAGER VOLONTARIO?? MA CHE SIGNIFICA?? FORSE UN CENTRO A PAGAMENTO?? MA PER DIVENTARE COSA?? ??? QUALCHE TROVATA PER SPILLARE SOLDI PER PRESUNTI CORSI DI FORMAZIONE?? VUOI ESSERE VOLONTARIO????......BENE......
FATTI IL BIGLIETTO AEREO VIENI IN AFRICA IN GUINEA BISSAU.....NON SERVE NULLA.....SOLO LAVORARE E AIUTARE LA POPOLAZIONE DEL POSTO.
ALZARSI ALLA MATTINA PREPARARE LA COLAZIONE AI BAMBINI......LAVARLI.....
GIOCARE CON LORO.....SORRIDERE......BACIARLI....EDUCARLI.......CURARE GLI AMMALATI....FAR PARTORIRE......INSEGNARE QUALCOSA PER RENDERE TUTTI AUTONOMI
NON SERVONO CORSI DI FORMAZIONE.......SERVE SOLO METTERE LA PROPRIA VITA E TEMPO AL SERVIZIO DI CHI HA BISOGNO.
DI MENAGER IL MONDO E' PIENO.....DI VOLONTARI INVECE CE NE SONO ANCORA POCHI.
QUELLO CHE FACCIAMO E' COME UNA GOCCIA NELL'OCEANO, MA SE NON LO FACESSIMO L'OCEANO AVREBBE UNA GOCCIA IN MENO.
…...SE SIAMO QUI E' PERCHE' CREDIAMO IN QUELLO CHE FACCIAMO


                                                                                               MASSIMO “CERCU IABRI”





sabato 25 febbraio 2012

..........RIVOLUZIONE SUBITO


la raccomandazione

Ocse: "L'Italia deve privatizzare
e ridurre le tutele al posto fisso"

L'organizzazione che raccoglie i paesi industrializzati ha pubblicato il suo rapporto sulla crescita. E, pur riconoscendo i progressi fatti su educazione, salari e corporate governance, chiede una mano pubblica più leggera nel settore dei servizi e regole meno stringenti nel mondo del lavoro


L'Italia deve ridurre la proprietà dello Stato "specialmente nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell'energia e dei servizi locali". E' quanto torna a chiedere l'Ocse nel rapporto sulla crescita dove si rileva come il governo Monti abbia piani per "realizzare le privatizzazioni". Non solo. Roma è chiamata ad "ammorbidire la protezione del
lavoro sui contratti standard". Un ambito nel quale l'Italia "non ha ancora intrapreso azioni significative" anche se sta "considerando una riforma del mercato del lavoro, mirata ad ammorbidire le tutele sui contratti standard" con "una riforma welfare per migliorare la rete di sicurezza per i disoccupati".

Nel suo rapporto l'Ocse, nelle schede dedicate ai singoli paesi mette anche a confronto le raccomandazioni emanate dall'organizzazione negli ultimi anni e le azioni effettivamente intraprese. Per l'Italia si ricorda come il referendum sull'acqua nel 2011 abbia "rovesciato i piani per privatizzare i servizi del settore". Più in generale il nostro paese, pur avendo progressi su diversi temi come l'educazione terziaria, la decentralizzazione dei salari e la corporate governance, abbia "realizzato poco nella riduzione delle società e servizi a controllo pubblico".

L'altro tasto su cui l'Ocse è tornata a battere è quello della concorrenza. L'Italia deve "ridurre le barriere legislative" in diversi settori, tra cui "le professioni, il commercio al dettaglio e i servizi locali". L'attuazione delle riforme strutturali, sostiene l'Ocse, può mitigare l'impatto della crisi, evitando che la disoccupazione resti "su livelli strutturali" e contribuire a rilanciare "più velocemente" il mercato del lavoro. Secondo l'organizzazione "un'ampia e ambiziosa agenda di riforme potrebbe portare per i paesi Ocse a una crescita annua del Pil fino all'1%, in media, nei prossimi 10 anni". Le riforme possono rendere la ripresa "più sostenibile e più equa".

Secondo il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria i paesi Ue in crisi (Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo) guidano la classifica delle nazioni che, sotto la spinta delle difficoltà, hanno accelerato sulle riforme strutturali accogliendo le raccomandazioni dell'Ocse mentre l'Italia "avanza" anche se un poco dietro. La disoccupazione - ha ammonito Gurria - è oramai un allarme nei paesi sviluppati: è essenziale che "le priorità delle riforme non spingano solo la crescita ma anche l'occupazione". Secondo il rapporto Ocse sui 200 milioni di disoccupati nel mondo ben 45 milioni, "14 in più di 10 anni fa" sono nei paesi sviluppati.

Esiste solo un rimedio contro questa falsa crisi voluta dai grandi capitalisti......"RIVOLUZIONE SUBITO"................altre alternative non ne vedo, perciò "PENSIAMOCI SERIAMENTE"


                                                                                                                       Max

giovedì 23 febbraio 2012

.....ODIO L'INDIFFERENZA


“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. 
                                                                        
È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
11 febbraio 1917 Antonio Gramsci  

mercoledì 22 febbraio 2012

.......L'APARTHEID DELLA POLITICA



Carissimi amici  dice Monti che il posto fisso ve lo potete scordare. E dice anche che questa pretesa è una monotonia: “E’ bello cambiare e accettare delle sfide”, ha affermato ieri sera di fronte a milioni di telespettatori. Non è paradossale che uno che siede non solo sulla poltrona di Presidente del Consiglio dei Ministri, con lauto stipendio e privilegi vari, ma addirittura su quella di senatore a vita, chieda ai giovani di abbandonare la speranza del posto fisso? Un senatore a vita: più “posto fisso” di così! Chissà quanti sono gli italiani che vorrebbero sollevare Mario Monti dalla monotonia quotidiana?
                                         
Al contrario di Berlusconi, Monti non ama ironizzare e diffondere falso ottimismo. Preferisce dirlo chiaro che le sue politiche del lavoro non puntano dove vorremmo. Così i giovani, perfettamente consapevoli del fatto che è già difficile trovare un “posto da precario”, devono rinunciare al “sogno” del posto fisso, e i lavoratori devono dimenticare il diritto sancito dall’articolo 18, che Monti definisce “pernicioso per lo sviluppo dell’Italia”. Ci sono poi gli sfigati ultra ventottenni, quelli senza lo straccio di una laurea.

Ora, sanno benissimo, il sig. Monti e il suo esecutivo, che quando un padre di famiglia si rivolge ad una banca per un mutuo, questa gli impone di essere monotono; e dovrebbero conoscere altrettanto bene l’art. 1 della Costituzione, che recita(va?) “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. In sostanza, poichè questo governo non è in grado di trovare la cura alla malattia, ha deciso di iniettare il virus a tutti, per sopperire al rischio di un “apartheid dei lavoratori”. Tutti disoccupati, per evitare disparità.

Sono stanca di ripeterlo: la crisi si poteva (e si potrebbe ancora) risolvere con manovre ben diverse. Seria lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, maggiore attenzione alla gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. E invece no. Tagli alle pensioni, soppressione dei diritti, aumento dell’Iva (e quindi batosta al potere d’acquisto dei cittadini), e tante altre misure che definire inique sarebbe un eufemismo. Forse è arrivato il momento di smentire la “diceria” secondo la quale i parlamentari hanno il “posto fisso”: molti di loro potrebbero andare subito a casa e lasciare spazio ai giovani, che hanno tanto bisogno di lavorare. Basta con questo “apartheid della politica”.
Ho letto ieri sera i redditi dei componenti di questo governo di "professori"...e' dura andare avanti e arrivare a fine mese....ma i più vergognosi siamo noi italiani accettare queste prese in giro.....veramente dobbiamo "VERGOGNARCI"

                                                                Max

lunedì 20 febbraio 2012

....NAPOLITANO NAPOLITANO........QUALCOSA NON VA

Napolitano: "Serve welfare diverso da passato
Coesione sociale oggi a serio rischio"

Il capo dello Stato a Cagliari: "Sistema attuale lascia scoperte zone di povertà, bisogna occuparci di chi non ha; rinnovare per poter migliorare e preservare". Fischi e contestazioni da rappresentanti Sardigna Natzione, anti-Equitalia e Movimento pastori fuori dal Municipio e dal teatro. Rimossa bandiera del Quirinale da Palazzo del Consiglio regionale



Contestazioni e qualche fischio. Un centinaio di contestatori di Sardigna Natzione e anti-Equitalia, assieme a disoccupati, movimento pastori, studenti, hanno manifestato questa mattina, con fischi e urla, davanti al municipio di Cagliari all'arrivo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La contestazione é continuata anche all'uscita del presidente dal Comune e successivamente all'arrivo al teatro Lirico, da parte anche di studenti universitari, dove partecipa al convegno sul ruolo della Sardegna nell'Unità d'Italia. I manifestanti hanno chiesto invano un incontro ed hanno, quindi, protestato contro la crisi isolana. Assieme ai contestatori anche alcune persone con lo striscione "Rossella Libera", in riferimento alla cooperante sarda, Rossella Urru 1, rapita in Algeria. Più tardi il presidente ha visto i familiari della Urru in un incontro di 45 minuti. Poi ai giornalisti ha detto: ''Le condizioni di Rossella Urru sono buone''.

Il Movimento Pastori sardi ha ribadito che non  vuole incontrare un delegato del Quirinale, ma un confronto diretto con il presidente. Lo ha ribadito il leader del Movimento, Felice Floris: "Abbiamo detto no all'incontro con un delegato del Quirinale - ha spiegato Floris - perché se Napolitano ha trovato il tempo per incontrare le altre rappresentanze lo doveva trovare anche per noi. Il presidente ha messo da parte i mestieri tradizionali della Sardegna: i pastori, gli agricoltori e gli artigiani". Floris ha anche ricordato la vicenda della manifestazione dei pastori a Roma del 28 dicembre 2010 "quando - ha aggiunto - fummo trattenuti e sequestrati dalle forze dell'ordine nel porto di Civitavecchia: gli abbiamo chiesto di esser garante dei nostri diritti e non lo ha fatto allora ed oggi continua a non volerci incontrare".

Attimi di tensione. Momenti di tensione davanti al Palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, dove era atteso l'arrivo del presidente della Repubblica per una seduta solenne con l'Assemblea sarda. Dalle aste
portabandiera esposte fuori dal palazzo è stata rimossa la bandiera dei Quattro Mori, per sostituirla con quella del Quirinale. La decisione è stata accolta con fischi e urla dalle decine di persone, soprattutto indipendentisti, che attendevano l'arrivo di Napolitano. Dopo lunghe proteste, il vessillo dei Quattro mori è stato riposizionato e la bandiera del Quirinale rimossa. Per evitare nuove contestazioni, Napolitano è stato fatto entrare dall'ingresso secondario di via Cavour, spiazzando anche i cronisti che lo attendevano in via Roma. ''Io so benissimo quale carica di malessere, malumore, malcontento e protesta ci sia nell'isola in questo momento''. Ma ''occorre rimanere padroni di noi stessi e delle situazioni per quanto difficili e urticanti siano - ha detto il capo dello Stato -. Devo fare appello a tutti, soprattutto a voi che siete rappresentanti delle istituzioni, perché si faccia fronte alle situazioni e ai problemi e anche a questo ben comprensibile malcontento con razionalità, freddezza'', ha detto Napolitano, che, in merito alla 'vertenza entrate' della Regione ha aggiunto: "Una cosa sono i rapporti tra Stato e Regione. Ma qui ci sono diritti da far valere, tributi ed entrate, e impegni da mantenere. Ci sono questioni aperte ed è dovere di chiunque governi di mantenere gli impegni che altri non hanno mantenuto"

Il presidente è atteso per l'appuntamento conclusivo della serata in Prefettura per un incontro con le organizzazioni datoriali, le parti sociali e alcuni rappresentanti delle principali industrie in crisi della Sardegna.

Riforme e tagli. Fare le riforme istituzionali entro la fine delle legislatura. È quanto sollecita Giorgio Napolitano: "Resta ancora molto da fare -ha sottolineato il presidente della Repubblica- anche per ridisegnare l'architettura istituzionale del nostro Stato e io ritengo che si debba far un tratto di strada ora, in questa fase politico-istituzionale, a un anno di distanza o poco più dal compimento della legislatura parlamentrare nella primavera del2013. Si deve fare un tratto di strada significativo già inquesto periodo e tocca farlo alle forze politiche, ai partiti in parlamento, alle istituzioni regionali e locali al di là della caratterizzazione fuori dei binari ordinari" del governo Monti."In questo anno di tempo - ha ggiunto il capo dello Stato -bisogna davvero cercare di costruire qualcosa che non è stato possibile realizzare sul piano delle riforme istituzionali perché abbiamo vissuto anni in cui la democrazia dell'alternanza, che ha partire dagli anni '90 ha comunque rappresentato una conquista importante, è stata vissuta in termini di conflittualità distruttiva, in termini di incomunicabilità" che non ha consentito "ogni possibile sviluppo anche delle riforme istituzionali e costituzionali. Abbiamo bisogno in questa fase - ha concluso- di far funzionare questo cantiere in Parlamento". Per quanto riguarda, poi, lo sviluppo, Napolitano ha aggiunto che si deve "fronteggiare la crisi" e ridurre il "peso abnorme del debito pubblico, ma bisogna pensare anche a nuove politiche di sviluppo, in modo particolare per il Mezzogiorno. Non possiamo pensare che si debba attendere, non si sa quando, la coclusione del risanamento della finanza pubblica per poi passare allo sviluppo", ha ribadito, sottoleneando che è sempre stato convinto che "non si dovesse procedere e non si debba procedere con tagli 'alla cieca' - ha chiarito -. Distinguendo da ciò che va tagliato e ciò che non va tagliato".

Federalismo fiscale. Quello delle "autonomie regionali" è "un filone da portare ancora avanti", ha detto Napolitano nel suo intervento. "È vero che occorsero 22 anni dal momento dell'entrata in vigore della Costituzione - ha spiegato il presidente della Repubblica- perché si desse attuazione, nel 1970, a quell'importante principio costituzionale. Nel 1970 presero vita anche le regioni a statuto ordinario. Ma non possiamo nasconderci che in realtà non si intervenne a un compiuto ripensamento dell'archittettura istituzionale del nostro Stato". Nel 2001, ha ricordato, "vi fu la riforma del titolo V della Costituzione e si crearono le premesse anche per poter aprire la strada del federalismo fiscale che ha trovato sbocco in una legge dello stato che è ancora in via di attuazione".

Banche. "Io non rappresento le banche e il grande capitale finanziario come qualcuno umoristicamente crede o grida. Io sarò accanto a chi darà il suo apporto allo sforzo collettivo di rilancio della nazione italiana e di ricostruzione di una nuova Europa", ha detto il presidente Napolitano, rispondendo a chi lo ha contestato. "Non servono slogan ideologici- ha aggiunto- occorre grande capacità di slancio innovativo e di riproposizione per uno sviluppo sostenibile nel Mezzogiorno".

Sigillo d'oro dell'università. Al presidente della Repubblica è stato consegnato dal rettore Giovanni Melis il sigillo d'oro dell'università di Cagliari, massimo riconoscimento accademico, per "ringraziarlo per l'attenzione costante che pone ai problemi dei giovani, dei precari, dei senza lavoro, della cultura e dell'università". Una difesa appassionata delle prerogative delle giovani generazioni "mortificate dalle rigidità del mercato del lavoro e spinte verso l'emigrazione" e la valorizzazione del ruolo dell'università, che "sta dimostrando di possedere le risorse culturali, professionali ed etiche che stanno rigenerando l'immagine internazionale del paese". Sono due spunti contenuti nell'intervento del rettore dell'università di Cagliari nel corso del convegno organizzato dall'ateneo su 'il contributo della Sardegna all'Unità d'Italià.




                                                                                                                          Max

venerdì 17 febbraio 2012

.....IMMAGINATE VOI I BANCHIERI CHE PERSEGUITANO SPECULATORI E TRUFFATORI??

Corruzione, un paese da record
17 FEB
Per uno strano caso del destino, mentre Mario Monti annuncia “apprezzamenti” per l’Italia a tutto spiano, l’Anno Giudiziario si inaugura proprio mentre cade l’anniversario di Tangentopoli.

E così accade che si parli di corruzione con dati alla mano, proprio mentre conduciamo una singolare lotta agli sprechi senza andare a caccia di spreconi.





“Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce“. Questo il senso della relazione con cui il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, ha inaugurato l’anno giudiziario della Corte dei Conti.

Un volume, stimato dalla Corte dei Conti, per un valore di 60 miliardi di euro l’anno, ma le condanne inflitte “coprono” 75 milioni di euro, l’uno per mille del malaffare.
E, soprattutto, secondo la Commissione Europea, i capitali coinvolti nella “corruzione italiana” equivalgono a circa il 50% della corruzione complessiva in Europa.

Infatti, come conferma la magistratura italiana, “il nostro Paese nella classifica degli Stati percepiti più corrotti nel mondo stilata da Transparency International per il 2011 assume il non commendevole posto di 69 su 182 paesi presi in esame e nella Ue è posizionata avanti alla Grecia, Romania e Bulgaria“.
Non parliamo solo di “mazzette”, ma anche di “malaffare”, dato che i magistrati si riferiscono a tutti i comportamenti che arrecano “un danno alle finanze pubbliche” ed, in particolare, agli “episodi più ricorrenti di gestione delle risorse pubbliche inadeguata, perché inefficace, inefficiente, diseconomica”.dalla corruzione dell’attività sanitaria, allo smaltimento dei rifiuti, dal “gravemente colposo” utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili, per arrivare alla costituzione e gestione di società a partecipazione pubblica e alla stipula di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Vengono inclusi anche gli errori nella gestione del servizio di riscossione dei tributi“.

Senza parlare dell’assenteismo, del pressappochismo, della discrezionalità, del nepotismo, dell’affiliazione di partito o di sindacato, della negligenza, della inadeguatezza alle quali assistiamo – vittime o carnefici – quotidianamente.

Cifre impressionanti, dunque, quelle della corruzione italica, ben più rilevanti di quelle relative all’evasione fiscale, se si fanno i dovuti confronti.

Infatti, se i dipendenti pubblici sono nell’ordine dei 5 milioni di addetti, la corruzione denunciata dalla Corte dei Conti equivale ad una “media” di seimila euro annui a lavoratore.

Infatti, in tema di conti pubblici, il Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, sottolinea che, “mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti, sono invece carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese. Cosicché vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità della spesa“.
Eh già, chissà quanti dirigenti pubblici dovrebbero restituire premi e prebende, puntualmente incassati mentre il “disastro avanzava”, dato che – a voler compilare qualche serie storica degli adempimenti contabili – salta subito fuori che gli obiettivi non erano quelli “giusti” e, per giunta, non erano mai stati raggiunti.

Dopo “Salva Italia” arriverà un “Pulisci Italia”?
Difficile.

Non è un caso che il ministro della Giustizia, così energica nel “fustigare i giovani”, annunci: “Ci vuole tempo, è un problema mai debellato”.

D’altra parte, bisogna capirli i “professori”, se aggredissero la corruzione, dove troverebbero mai il consenso (parlamentare) che li tiene al governo? E, poi, ve li immaginate voi dei banchieri che perseguono speculatori e corrotti?

‘Ca nisciuno è fesso.



                                                                                                           Max

mercoledì 15 febbraio 2012

......DENUNCIA DEI REDDITI DEI MINISTRI......."RIDEREMO"

I redditi dei ministri rimangono segreti
Ma entro martedì devono essere pubblici
La trasparenza invocata da Monti è finita nel nulla: ieri sono scaduti i termini di 90 giorni per pubblicare la situazione patrimoniale del membri dell'esecutivo e solamente Profumo ha reso noto i propri dati, ma solo in parte. Così il Cdm decide di darsi un'altra settimana di tempo
“Le dichiarazioni patrimoniali per i componenti del Governo saranno disponibili dal prossimo martedì sui siti istituzionali”. La nota del Consiglio dei Ministri è perentoria. La tanto sbandierata trasparenza sui redditi dei componenti dell’esecutivo guidato da Mario Monti in 90 giorni non ha ottenuto alcun risultato. Tra i ministri solamente Francesco Profumo ha pubblicato sul sito del ministero dell’Istruzione la sua posizione patrimoniale. Ma solamente una parte: abitazioni e auto di proprietà, partecipazioni azionarie. Nessun riferimento ai redditi percepiti. L’unico dato economico comunicato è il compenso che percepisce occupando la poltrona a Palazzo Chigi. Stesso dato comunicato, in maniera a dir poco stringata, dai colleghi Fabrizio Barca e Patroni Griffi. Inoltre rintracciare i dati è piuttosto complesso. Si deve andare sul sito di ogni ministero e scandagliare le biografie dei membri dell’esecutivo, uno a uno. Non è dato sapere se saranno poi riuniti tutti nel sito di Palazzo Chigi così da facilitarne la consultazione. Ma, secondo quanto comunicato dal Consiglio dei ministri riunito ieri, i redditi saranno disponibili entro martedì prossimo. Quindi basta aspettare una settimana. E si potrà conoscere la posizione patrimoniale dei tecnici. Ma forse è necessario il condizionale, visto che non è specificato che i ministri sono tenuti a pubblicare tutti i dati che li riguardano. Quindi è plausibile che Patroni Griffi possa omettere la sua abitazione vista Colosseo. O Corrado Passera sorvolare su qualche partecipazione azionaria o compartecipazione in odor di conflitto d’interesse.

Sicuramente hanno avuto ben altro cui pensare in questi primi 90 giorni di lavoro. Come confezionare il decreto Salva-Italia, che già nel nome ha l’implicita fatica (tentata) dall’esecutivo. Ma la trasparenza era uno dei punti più battuti da Monti. E lui è il primo dei ritardatari. Nella sua pagina ci sono appena due righe di biografia: “Nato il 19 marzo 1943 a Varese. Il 9 novembre 2011 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica”. Punto. Eppure Monti era stato chiaro al suo insediamento: “Renderemo pubblici i redditi e i patrimoni entro la scadenza di legge”. Cioè 90 giorni dal 17 novembre 2011, data in cui i tecnici sono entrati a Palazzo Chigi. Il sottosegretario Antonio Catricalà si è preoccupato di avvisare i componenti dell’esecutivo con una circolare che comunicava come il 14 febbraio il tempo scadesse. “Il prossimo 14 febbraio scade il termine di 90 giorni che ci siamo prefissati per dare pubblicità alla nostra situazione patrimoniale. Il presidente del Consiglio mi ha incaricato di chiedervi di pubblicare ciascuno sul proprio sito istituzionale tutti i dati che possono dar conto della vostra, anche al di là di quanto si è tenuti per legge a fare”. Era il 9 febbraio. E, come detto, solamente Profumo ha in parte rispettato la scadenza indicata. Ieri così il Cdm si è riconosciuto un’altra settimana di tempo.
Aspetto martedì prossimo per ridere e capire quanto imbecilli siamo a credere a questi "PROFESSORONI" !!!!

                                                                   Max

lunedì 13 febbraio 2012

.....DIGNITA' SUL LAVORO.......FINALMENTE GIUSTIZIA E' FATTA

Ai manager Eternit 16 anni di reclusione
per i parenti delle vittime 95 milioni

Il tribunale di Torino condanna Schmidheiny e il barone De Cartier a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione di cautele. Il giudice legge per tre ore la la lista dei risarcimenti. A ciascuno parente delle vittime andranno tra i 30 e i 50 mila euro. Le lacrime dei familiari durante la lettura del verdetto. La difesa del nobile belga: "Ricorreremo in appello"



"Colpevoli dei reati a loro contestati". Queste le prime frasi lette dal giudice del processo Eternit. Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, sono stati condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche.

La condanna vale per i reati commessi negli stabilimenti piemontesi di Casale e Cavagnolo, dal 13 agosto 1999 in avanti. Quelli precedenti risultano invece prescritti, come i reati contestati negli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia).

Lunghissimo l'elenco dei risarcimenti, la cui lettura da parte del giudice Giuseppe Casalbore è durata tre ore. Ai sindacati andranno 100 mila euro, 4 milioni al Comune di Cavagnolo, 15 milioni all'Inail (da revisionare in sede civile), 5 milioni all'Asl. Alla Regione Piemonte spettano 20 milioni, mentre il Comune di Casale sarà risarcito con 25 milioni.



Il capitalismo non guarda in faccia nessuno......non esiste un padrone buono....esiste solo un padrone....al padrone interessa solo il profitto......" QUESTA E' LA VERITA' "


                                                                  Max

sabato 11 febbraio 2012

........TUTTI UGUALI !!!!!

Voli di Stato per motivi personali, il racconto di Biolè: “Ecco come ho incastrato Calderoli”
Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle ripercorre le tappe della sua iniziativa per smascherare l'uso privato dell'Airbus della Repubblica da parte dell'ex ministro leghista. "Amareggiato dalla decisione della Giunta, speravo in un segnale di rottura che non c'è stato"
Se non ci fosse stato lui, il volo di Stato “per motivi personali” dell’allora ministro Roberto Calderoli sarebbe passato inosservato. Non ci sarebbero stati l’esposto, l’indagine della Procura di Roma per truffa aggravata e, di conseguenza, il pronunciamento della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, che mercoledì scorso ha negato a maggioranza la richiesta dei pm capitolini. La sua iniziativa, quindi, per ora si è rivelata un mezzo buco nell’acqua, almeno dal punto di vista dell’iter giudiziario-parlamentare. Ciò non toglie, però, che la denuncia ha reso pubblico il comportamento poco istituzionale dell’esponente del Carroccio, almeno a sentire le accuse avanzate dai pm. Il lui in questione è Fabrizio Biolè, 35 anni a luglio, consigliere regionale del Piemonte, eletto nel 2010 con il Movimento 5 Stelle grazie alle 737 preferenze raccolte nella circoscrizione di Cuneo. E proprio nei dintorni di Cuneo si trovava il 19 gennaio dello scorso anno, quando un suo conoscente gli ha segnalato che quella mattina era atterrato all’aeroporto di Levaldigi un Airbus della Repubblica Italiana con a bordo Calderoli. Fabrizio Biolè ha deciso di verificare la ‘soffiata’.

“Da tempo in zona si vociferava di aerei di Stato che atterravano a Levaldigi – ha detto al fattoquotidiano.it – , questa volta avevo la possibilità di andare a vedere con i miei occhi e così ho fatto”. In effetti, un velivolo con la sigla Repubblica italiana era fermo in pista. “Si trattava certamente di un Airbus, perché c’era un appassionato di aeronautica che stava scattando alcune foto”. Il passo succcessivo si è rivelato più difficile: verificare chi ci fosse a bordo. “Sono andato agli uffici dell’aeroporto e ho chiesto quale fosse il motivo di quella presenza, visto che per quel giorno nel cuneese non erano previsti appuntamenti con la presenza delle quattro più alte cariche dello Stato. Adducendo motivi di privacy, nessuno ha voluto rispondere alle mie domande”. Biolè non si è arreso: usufruendo di un articolo dello statuto della Regione Piemonte, ha inoltrato a chi di competenza una domanda formale per fare chiarezza su quella presenza insolita. Ma anche le vie ufficiali non hanno avuto buon esito. “Dopo una serie di discussioni con i vertici dello scalo, dopo circa un’ora e mezza sono stato spedito al posto fisso di polizia, ma anche in questo caso l’unica cosa che mi hanno detto è che si trattava di un personaggio con alto livello di protezione. Sono rimastro ancora per un po’ di tempo e a un certo punto ho visto arrivare una serie di auto: forse erano quelle che accompagnavano il ministro, ma io Calderoli non l’ho mai visto”.

L’identità del passeggero misterioso è stata scoperta a distanza di qualche giorno, quando Biolè ha divulgato un comunicato stampa per rendere noti i particolari della vicenda e chiedere le risposte che nessuno aveva voluto dargli. “La redazione di Cuneo de La Stampa ha collegato il volo di Stato a Calderoli, che proprio in quei giorni si trovava in zona – ha raccontato Biolè -. A questo punto, l’entourage dell’allora ministro della Semplificazione ha risposto al quotidiano di Torino. Dicendo tre cose: che il ministro si trovava a Cuneo per l’incidente occorso al figlio della sua compagna; che l’aereo con cui avrebbe fatto ritorno a Roma non era un Airbus di Stato; che il ministro era arrivato all’aeroporto con mezzi propri per rientrare a Roma in tutta fretta”. Il motivo? Doveva partecipare a una seduta della Commissione parlamentare sul federalismo. “Non era vero – ha detto Biolè – Ho cercato su internet e ho scoperto che quel giorno non c’era nessuna riunione della Commissione. Fatto sta che avevo tutti gli elementi che mi servivano, li ho raccolti e ho presentato un esposto alla Procura di Cuneo”. Dopo mesi di silenzio, a gennaio la questione è diventata di dominio pubblico. I giornali hanno scritto di Calderoli indagato per truffa aggravata, la Procura di Roma ha inviato l’incartamento al Tribunale dei ministri e, storia di appena una settimana fa, la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha respinto la richiesta. Per loro, la versione fornita dal ministro (volo legato a “comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali”) era credibile. Peccato che la Procura e le indagini in proprio del Tribunale dei ministri parlavano di “artifici e raggiri” di Calderoli ai danni dei funzionari della Presidenza del Consiglio per ottenere il volo di Stato per motivi strettamente personali”.

“Non posso negare di essere molto amareggiato da questa decisione – ha confidato il consigliere regionale ‘grillino’ – Considerando il momento che sta vivendo il Paese, speravo in un comportamento diverso da parte dei parlamentari della Giunta, in un segnale in controtendenza. E invece non è cambiato nulla: deputati e senatori continuano ad usufruire di quell’ingiusto privilegio che si chiama ‘autorizzazione a procedere’ a scapito dei cittadini, tanto che le indagini sulle loro malefatte vengono autorizzate dai loro colleghi di partito. Calderoli sarebbe dovuto andare davanti al giudice e dimostrare le sue ragioni, ma come al solito la casta si è autodifesa”.

Sulle voci di altri voli di Stato atterrati all’aeroporto di Levaldigi, Fabrizio Biolè ha preferito non sbilanciarsi: “Se ne è parlato molto da quelle parti, ma non ho mai avuto la possibilità di verificare per mancanza di tempo. Certo, quando l’ho fatto ho scoperto che era vero, ma con questo non posso dire che ce ne siano stati altri. Una cosa è certa: dopo quanto accaduto del 19 gennaio 2011, di voci ne sono circolate sempre meno”. Come dire: finora la sua iniziativa non ha avuto l’esito sperato, ma forse ha contribuito a metter fine ad una pratica che, se confermata, aprirebbe nuovi scenari sul senso di Calderoli per le istituzioni che ha rappresentato fino a tre mesi fa......in poche parole sono tutti uguali......parlano la stessa lingua.....fanno tutti le stesse porcate....."IL POTERE E' QUESTO"

                                                            Max

martedì 7 febbraio 2012

.......MEGLIO NON PENSARCI!!!!

Partiti screditati, nessuna alternativa  



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Come spesso avviene, l’ultimo articolo di Galli Della Loggia sul Corriere della Sera (“Una maturità da ritrovare”), prezioso dal lato della diagnosi, è carente dal lato delle prospettive. Si sostiene che la credibilità dei partiti è oggi vicina allo zero perché, in un momento di crisi, non loro, ma dei terzi sono stati chiamati a gestire la cosa pubblica. Malgrado ciò essi non procedono a nessuna seria riflessione autocritica. Non capiscono che dovrebbero riformare la legge elettorale e la Costituzione. Dovrebbero impedire che si prosegua nella situazione attuale in cui si osserva il prevalere di una “corporativizzazione” del Paese, come la chiama lui, con parola impronunciabile: cioè il prevalere di “gruppi professionali, di sindacati, di gruppi d'interesse” che “si sono impadroniti di fatto di una parte significativa del processo legislativo piegandolo ai propri voleri”. Bisogna veramente mettere rimedio a tutto questo. Fin qui il politologo.
La prima tentazione, letto l’articolo, è quella di lasciarsi andare a uno sconfortato pessimismo. A che scopo dire al malato che deve guarire del suo male inguaribile? I partiti potrebbero sfidare Galli Della Loggia a spiegare come realizzare ciò che consiglia. Ché se poi si constatasse che l’impresa è impossibile, sia lui sia tutti dovrebbero rinunciare a rimproverare i partiti per le loro supposte inadempienze.
La situazione attuale dell’Italia è drammatica perché raccogliamo fino alla feccia i frutti della mentalità imperante. In primo luogo delle illusioni politico-economiche degli italiani che si attendono tutto dallo Stato Provvidenza. Essi credono facilmente a Babbo Natale e i partiti, in passato ancor più di oggi, li hanno confermati in questa idea: l’immenso debito pubblico è una delle tante conseguenze di questa utopia e del gioco allo sfascio del Pci.
Inoltre abbiamo una Costituzione comunistoide, utopica e demagogica, che incoraggia i nostri difetti. Nata per lottare contro un fascismo defunto, ha di fatto lottato efficacemente contro la governabilità e la parola “decisionismo” è divenuta indecente. Come proporre le riforme? Chi decide è un eversore.
Ad aggravare tutto ci sono immarcescibili miti collettivi. La Costituzione è perfetta e chi vorrebbe cambiarla lo fa per gli scopi più biechi. I magistrati sono l’incarnazione terrena della giustizia divina. Chi propone di regolare ragionevolmente il lavoro o i sindacati è un nemico del popolo. E soprattutto chi è razionale e tiene conto della Tavola Pitagorica è insensibile ai Sacri Valori.
I partiti, secondo Galli Della Loggia, dovrebbero mettere rimedio a tutto questo, ma egli dimentica che essi hanno successo solo se alimentano e sfruttano questi miti collettivi. È vero, ora si ritrovano invischiati nello loro propria rete e nel momento del bisogno non possono rinnegare ciò che hanno predicato per decenni, ma contro un Pdl che avesse voluto cambiare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori il Pd avrebbe comunque lottato a morte, fino a minacciare la rivoluzione. E il Pdl avrebbe lottato a morte contro un Pd che avesse voluto reintrodurre e maggiorare l’Ici. Lo stesso vale per la Costituzione, i magistrati, i sindacati, le ferrovie e tutte le cose che non vanno. Quale esecutivo mai, di centro-destra o di centro-sinistra, potrebbe permettersi di dire, rispetto alla riforma delle leggi sul lavoro, “meglio se con l’accordo dei sindacati, diversamente si andrà avanti da soli”?
I miti collettivi del Paese, divenuti dogma, sono divenuti così possenti da condizionare i partiti e da spingerli ad un antagonismo tanto sterile quanto feroce. Se dopo la parentesi Monti uno di essi facesse marcia indietro rispetto a queste posizioni oltranziste, gli altri ne approfitterebbero solo per dargli addosso, non per fare marcia indietro essi stessi. La Stella Polare della politica italiana è la più miope demagogia a breve termine.
Quasi tre generazioni di italiani sono state educate a pensare che certi pregiudizi sono irrinunciabili. Qualunque riforma non solo danneggia qualcuno ma, quel ch’è peggio, favorisce qualcun altro: cosa insopportabile. Se una personalità emerge e vuole governare, che si chiami Craxi o Berlusconi, anathema sit, che sia maledetta.
Per guarire da questa sindrome non è sufficiente una nuova legge elettorale. Non è sufficiente “imparare la lezione” di questi mesi di crisi. Perfino un rinnovamento della Costituzione sarebbe insufficiente. Si tratta di cambiare mentalità. E dovrebbero cambiarla non solo i partiti, ma l’intera Italia. Il che corrisponde a dire che è meglio non sperarci. 

                                                                                                                   Max

giovedì 2 febbraio 2012

NAPOLITANO NON SI CONTESTA...............!!!!

Vietato contestare Napolitano



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Mentre il fu Oscar Luigi Scalfaro, con insolita cerimonia per un ex capo dello Stato, viene inumato in forma privata, quasi a dimostrare l’esistenza da qualche parte di una coda di paglia, il presidente Napolitano si reca a Bologna per ricevere la laurea ad honorem in rapporti internazionali. Qualche maldicente potrà pensare che il mestiere sancito dalla Costituzione per i Presidenti della Repubblica Italiana è proprio e precipuamente quello di andare in giro per il mondo a rappresentare il nostro bel Paese esprimendo amicizia anche verso chi non la merita. Ma queste sono quisquilie. 
Qualcun altro dirà che Napolitano, nei suoi tours turistico-rappresentativi , non ha mai portato a casa accordi storici né contratti favolosi come, invece, c’era riuscito Berlusconi con la Russia e con Gheddafi, ma ciò non è conveniente dirlo. Il nemico ci ascolta.
In Italia non vige la censura ma c’è una tradizione di pusillanimità e di conformismo di antica origine. Mi ricorda l’episodio del Duce in Sicilia quando, rivolgendo la domanda all’allora famoso comico Angelo Musco se amasse il fascismo, questi rispose di essere come una canna di bambù che si piega sempre dalla parte opposta da dove soffia il vento in segno di non recalcitrante ma devota sottomissione.
E, allora, daglie con la meritatissima laurea ad honorem da parte di una prestigiosa Università, quella di Bologna la dotta o la rossa.
Ci consoliamo, però, pensando che anche la civilissima Svezia elargì il meritatissimo Nobel in letteratura a Dario Fo, mandandolo a far compagnia a Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo ed Eugenio Montale, con qualche effetto collaterale di sussulti tombaioli, ivi compresa la tomba del sig. Alfred Nobel. Che vogliamo farci, oggi i premi vanno assegnati per meriti politici di parte e non solo per meriti passati ma anche per meriti futuri vari ed eventuali, come il seggio di senatore a vita per Mario Monti.
Ma la questione non finisce qui: Napolitano è stato contestato da molti giovani, precari, capifamiglia, pensionati… proprio all’ingresso dell’Ateneo bolognese: i quali, tartassati da un “governo tecnico di Banchieri” depositavano sacchi con su scritto “ecco le nostre lauree inutili”.
Grande sacrilegio! Napolitano emette il suo anatema nell’aula magna, esprimendosi pressappoco così… “metto in guardia chi contesta le norme del governo senza capirle e, comunque, le contestazioni devono essere pacifiche e non violente, altrimenti non si prendono in considerazione”.
Sante parole, ma sono una promessa o una minaccia? Mi rimane, però, un dubbio: chi lancia un Duomo di Milano in faccia a Berlusconi spezzandogli i denti non è un violento e chi lancia uova, sì? Chi devastava le città contro la Gelmini, non meritava un analogo autorevole rimbrotto? E se i manifestanti, proprio perché le norme le capiscono ma non condividendole manifestano contro, sono degli ignoranti?
E qualcuno mi sa spiegare perché, vigente il Silvio, l’ingresso di Palazzo Chigi era sempre sguarnito di Forze dell’Ordine, anche in presenza di minacciosi contestatori, consentendo loro di entrarvi e uscirne senza ostacoli, mentre l’uscio dell’Università di Bologna era pieno di Polizia, Carabinieri, Corazzieri venuti da Roma e persino di cani dal fiuto antiesplosivi, tutti già in assetto antisommossa? Cogito, ergo sum..........in effetti non credo più a lui

                                                                Max