venerdì 31 agosto 2012

PERCHE' SONO ANTIFASCISTA ?????

A 57 anni credo sia giusto chiedersi, ovviamente solo per informarsi, che cosa ha fatto il fascismo in 20 anni di assoluto regime totalitario, se lo chiedessi a mio padre Sergio, antifascista, avrei già la risposta, se lo chiedessi ad un conoscente Rino 87 anni veneziano, avanguardista-balilla-brigata nera-xMas, anche da lui avrei la sua ovvia risposta. A questo punto vorrei saperlo probabilmente da qualcuno che, sopra le parti, mi dicesse cosa ha fatto il fascismo in Italia.

                                                            

Bonifica paludi pontine, impresa d'Etiopia (in fin dei conti avevano delle colonie pure le democratiche GB e Francia...) Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, Accademici d'Italia, la riforma Gentile, Cassa malattie, Ferie pagate, Tredicesima, Colonie estive (campi DUX), la befana fascista, basta???? ha firmato almeno tre dei quattro codici base della Legge Italiana (Codice Civile, del 1942; Codice Penale del 1930, Codice di Procedura Civile del 1940). Il quarto codice (Codice di Procedura penale, del 1930, fu modificato nel 1950 e successivamente con numerose altre modifiche, sino all'attuale edizione, del 2005, per cui su quello non metto naso). Sono inoltre da citare i Codici Penali Militari di Pace e di Guerra del 41 (altri due codici quindi), anche questi parzialmente modificati (1981, 40 anni dopo la prima pubblicazione,con l'introduzione del Consiglio Superiore della Magistratura Militare, e nel 2001, 2002 e 2003 per consentine l'applicazione dei reati previsti dal codice militare di guerra anche alle Missioni di Pace come quelle in Iran e in Afganistan), ma nella sostanza ancora molto simili a quelli originali. (per inciso, la riforma del 1981 ad esempio reintrodusse il concetto di reato militarizzato, precedentemente abrogato nel 1956, e quella del 2002 reintrodusse il concetto, un pochino fascista, del Comandante Supremo). Un minimo di storia del Diritto Italiano...dimenticavo: ci sarebbero anche Istituto Nazionale (ex Fascista) Assicurazione Malattia, chiuso solo nel 1977 e trasformato nel Servizio Sanitario Nazionale, l'Istituto Nazionale (ex Fascista) di Previdenza Sociale (1933, tuttora operativo, visto che paga le pensioni), l'Istituto Nazionale (ex Fascista) di Assistenza Infortuni sul Lavoro (sempre 1933). Anche le tre basi dello Stato Sociale (Sanità, Pensione e Tutela in caso di invalidità) non sono poi da buttare via...Qualcosa di buono ha fatto, ma il tutto va inserito in un contesto. Il corporativismo fascista è stata una grossissima ipocrisia, e i pochi vantaggi i proletari li hanno pagati a caro prezzo.Ripropongo una mia risposta:Il corporativismo fascista è semplicemente un forma degenerata del capitalismo. In sè stesso è inapplicabile, in quanto la divisione in classi non si risolve semplicemente con l'armonia comune, ma con una presa del potere da parte della classe subordinata dei mezzi di produzione.Mettendo fuori legge i sindacati e importanti diritti quali quello di sciopero, gli unici che ci perdevano erano i lavoratori. Anzi, i profitti delle grandi aziende sono aumentati considerevolmente. Il fascismo è il servo dei padroni. Secondo te perchè la ricca borghesia lo aizzava e lo sosteneva contro il nemico comunista? Dietro alla maschera dello Stato corporativo, del regime fascista, i grandi capitalisti si sono arricchiti alle spalle dell'Italia. Mussolini, che prima non aveva mai avuto tanti soldi, è diventato uno dei più ricchi d'Italia.L'inizio di stampo socialista, i vari programmi di san sepolcro, l'anticapitalismo e il cosiddetto "fascismo di sinistra", si è rilevato un grandissimo specchietto per le allodole e una grossa ipocrisia. Il fascismo era solamente una forma degenerata di capitalismo.Secondo le tesi terza posizioniste l'estinzione delle classi si ha tramite l'accordo e l'armonizzazione per il bene della nazione delle classi, favorito dal potere fascista che dovrebbe fare da tutore super partes. In realtà la "carta del lavoro" dice che lo Stato corporativo considera l’iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della nazione. E’ evidente quindi che gli interessi dello Stato e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest’assioma si parla certamente di “collaborazione delle forze produttive” e di “reciprocità dei diritti e dei doveri”, in realtà la "Carta" mantiene le strutture gerarchiche e autoritarie della società, ovvero mantiene la divisione della stessa in classi, nonostante queste fossero state formalmente abolite.E’ sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni velleità rivoluzionaria a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori. La base del capitalismo è l'estrazione privata di plusvalore dal lavoro salariato. A me risulta che durante il ventennio ci fosse eccome. Nemmeno in gangli secondari e lontano dal potere, come nella Cina odierna, considerando che: "A capo della Montecatini, della Fiat, dell'Ilva, della Metallurgica Italiana, della Breda, della Brown Boveri, della Edison, dell'Adriatica, delle: Snia-Viscosa, della Terni, erano i grandi pescicani: i Pìrelli, i Donegani, i Volpi, gli Agnelli, i Benni, e compagnia, ai quali si sono aggiunti i Mussolini, i Ciano e alcune decine di altri capi fascisti. Quattordici di queste società avevano avuto nel 1934, 385 milioni di dividendi. Nel 1938 questi dividendi furono più che raddoppiati e salirono a 785 milioni di lire.Quali furono i dividendi di alcune di queste società anonime nel 1942?La Montecatini ha dato ai suoi azionisti 160 milioni di lire di dividendi: l'Ilva 56 milioni ; la Fiat 55 milioni ; la Snia-Viscosa 83 milioni ; la Terni 70 milioni."E' un ipocrisia molto pericolosa, perchè sotto la copertura dorata di un presunto socialismo, si nasconde sempre la destra borghese e sfruttatrice, ben contenta se il proletariato perde importanti diritti quali lo sciopero.Un movimento che si è alleato con e veniva sostenuto da: i grandi capitalisti, la Chiesa e la piccola borghesia, poteva davvero fare interessi che andavano contro i loro?Tutto ciò non parlando del nazionalismo esasperato e della guerra. Dopo aver compreso ciò, si capisce il senso delle riforme "positive" del fascismo, che alla fine avvantaggiavano solo i padroni e gli sfruttatori. Dunque molte cose buone sono fatte, come d' altronde qualcosa di buono hanno fatto Stalin, Causescu, Pinochet, Franco.....ma di fronte alle atrocità commesse credo che bonifiche e riforme sanitarie si annullino. Mussolini...nemmeno a parlarne, mi chiedo come un essere umano possa idolatrare una persona che nel momento della disfatta tentò di fuggire all'estero travestito da tedesco.....un vero codardo qualcuno direbbe, Hitler bene o male ha avuto almeno la dignità di suicidarsi.
Sono arrivato alla conclusione, non sono fascista non sono di destra perchè non riesco veramente ad avvicinarmi alla gente borghese, alla gente ricca, al grande capitale, non sopporto chi difende il grande capitale....dunque adesso so perchè sono antifascista.
Adesso che ci stanno togliendo tutto cosa dovrei essere????? la storia in questo Paese insegna......20 di fascismo 40 di Democrazia Cristiana 20 anni di berlusconismo........dunque basta

                                                                                                                                   Max

giovedì 30 agosto 2012

ALL'ARMI !!!!! SON FASCISTI..............


Quella di Bersani mi sembra una mossa disperata, segno di estrema debolezza, che taglia i ponti verso qualsiasi rinnovamento. L'unica forza politica valida è il M5S


user-pic Bersani ha perso la testa! Ha dato una visibilità enorme a Grillo e al suo movimento politico, in una fase in cui tutti i media a reti unificate avevano steso un velo di silenzio.
Come al solito, si è sviluppato un dibattito infinito e confusionario sulla etichetta di "fascisti" data da Bersani al M5S.

Ma la cosa è semplicissima: nel PD si sono accorti che l'unico che gli può togliere voti è Grillo, e che lo stesso Bersani sarebbe spazzato via, insieme a tutti i vecchi politicanti, dalla proposta di legge del M5S di non essere rieleggibili dopo due legislature (retroattivo), che il M5S è l'unica organizzazione politica in Italia che ha messo per scritto e a disposizione di tutti in Rete il suo programma politico. Piuttosto che discutere di questo programma è meglio demonizzare l'avversario ed insultarlo, come nella migliore tradizione catto-paracul-comunista.

Dopo aver, per molti mesi, affibbiato inutilmente l'etichetta di antipolitica, e resesi conto, con un certo ritardo mentale, che si trattava dell'unico movimento organizzato che, dopo averne discusso con i suoi iscritti, ha stilato un programma e l'ha messo ai voti, dando una lezione di democrazia a tutti, ecco arrivare all'arma estrema: "FASCISTI", credendo che questa tecnica, variamente collaudata negli anni passati, possa ancora funzionare.

Quella di Bersani mi sembra una mossa disperata, segno di estrema debolezza, che taglia i ponti verso qualsiasi rinnovamento e oggettivamente apre alle forze politiche più retrive e conservatrici con cui condivide l'appoggio al governo Monti, per continuare a governare insieme, in nome di una emergenza e di una crisi che non finiranno mai.

Gli elettori del PD devono rendersi conto che finora hanno votato un partito diviso, con dirigenti inamovibili, incapace di rinnovarsi, bloccato politicamente dalla componente cattolica, dalla rivalità tra D'Alema e Veltroni, che accetta finanziamenti dall'Ilva (98.000 euro) senza spiegare il perché, che ha rinnegato la sinistra ed è oggi pienamente centrista, che non mette in discussione il monopolio delle TV, né la responsabilità del capitalismo nella crisi strutturale che viviamo, e va per questo abbandonato senza rimpianti.

Andare via di testa in questo periodo mi sembra ovvio però Bersani cadere così mi sembra assurdo.....
morale?? nessuna morale ho 57 anni e non capisco ancora cosa significa essere un partito cattolico


                                                                                                                            Max


martedì 28 agosto 2012

PER NON DIMENTICARE MAI.... PIETRO INGRAO


Falce, martello e passione: a Venezia il doc su Ingrao


Nelle Giornate degli autori della Mostra “Non mi avete convinto”, di Filippo Vendemmiati, dedicato alla vita pubblica e privata del dirigente comunista. Che a 97 anni racconta se stesso, fra errori e utopia. “La pratica del dubbio è quello che salvo di me”

Pietro Ingrao 
Pietro Ingrao


“COSÌ ero fatto. La politica vinceva su tutto”. Una frase sussurrata da un uomo che ha attraversato il Novecento, e che dice molto di questo 97enne capace di infiammare ancora i ragazzi di oggi parlando e agendo in nome della pace e dell'utopia. E' Pietro Ingrao, la cui vicenda politica e privata viene ripercorsa da “Non mi avete convinto”, il documentario di Filippo Vendemmiati ospite delle Giornate degli Autori a Venezia.
Nel corso di una lunga intervista registrata in più tempi, nei primi sei mesi del 2012, Ingrao racconta la sua storia, un filo di voce per un racconto lucido che attraversa in filigrana la storia d'Italia e della sinistra. Nato e cresciuto a Lenola, in provincia di Latina, nel Partito Comunista Italiano dal 1940, la Resistenza e poi gli anni nella Direzione del PCI, deputato dal ‘48 al ‘92, e per una decina d'anni direttore dell'Unità. Dal ‘76 per tre anni Presidente della Camera, tra Pertini e Nilde Jotti, dal ‘93 in poi invece alcuni anni da indipendente in una sinistra che, dice, "oggi ha troppi partiti". C'è tutto questo nel film ma c'è anche il privato (“Laura, l'amore di una vita”), i racconti dell'infanzia di un bambino che voleva la luna, un desiderio che da grande diventerà quello di “cambiare il mondo e sconfiggere gli sfruttatori”, e poi la scoperta della politica, la clandestinità e poi la ritrovata democrazia, fino agli anni di piombo, con la drammatica seduta da Presidente della Camera il giorno del sequestro Moro.
Un percorso che Vendemmiati segue non cronologicamente ma per associazioni libere, date dalle riflessioni di Ingrao, “capisco più di cinema che di politica”, l’ammissione degli errori politici (“il mio più grande, la posizione sull'invasione dell'Ungheria”), le prese di posizione solitarie. “La pratica del dubbio è quello che salvo di me”, dice, riconoscendosi “una vena anarchica”. Un racconto che per Vendemmiati - vincitore di un David di Donatello con “E' stato morto un ragazzo”, sull'omicidio del giovane Aldovrandi - nasce da un ricordo personale, come racconta nelle note di regia: “Una frase di Ingrao sulla necessità di costruire la lingua dell'alternativa mi è rimasta impressa per metà della mia vita, finchè non ho ritrovato in un archivio quella frase ascoltata chissà dove. Era l'intervento al Congresso del PCI del 1983. Per la mia generazione - continua il regista - Ingrao ha rappresentato l'idea della politica intesa come passione e non come mestiere, la spinta utopistica alla ricerca costante di un mondo migliore. Oggi Ingrao, anzi Pietro, rappresenta ancora tutto questo”.
E il film lo dimostra, dando voce in prima persona e in primissimo piano al protagonista, e intrecciandola con i materiali ritrovati in decine di archivi privati e non. E grazie anche alle parole della sorella, Giulia Ingrao, novantenne, che riflette un diverso punto di vista sugli eventi della storia privata e pubblica del fratello. Lui, che con una punta di civetteria ammette: “Sono stato un eretico, ma i comizi ero uno che li sapeva fare. Sapevo chiedere il silenzio”.
Pietro ormai sei semplicemente un vecchietto di 97 anni, nuove generazioni non ce ne sono pertanto facciamo così tu continua leggere io mi metto vicino a te e sussurro: "avanti popolo alla riscossa bandiera rossa bandiera rossa, avanti popolo alla riscossa bandiera rossa trionferà"

                                                                              Max

venerdì 24 agosto 2012

EVASIONE FISCALE......INIZIA LA GUERRA !!!!!!


Evasione fiscale, che la guerra abbia inizio

Monti lancia l'allarme «nero». Ma per combatterlo basterebbero due piccoli accorgimenti sulla denuncia dei redditi.

editoriale
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Anche Mario Monti ci è arrivato: l'Italia contro l'evasione fiscale è in «stato di guerra». L'espressione è forte e richiama misure di emergenza specialissime: in guerra le leggi penali vengono inasprite, l'organizzazione dello Stato viene piegata a obiettivi supremi, i cittadini devono accettare condizioni di vita diverse dalla normalità.
PIÙ SOSTANZA E MENO PROPAGANDA. Se la lotta all'evasione è davvero «una guerra» non devono stupire lo spiegamento dell'esercito o le verifiche porta a porta. Quello che ci vuole, tuttavia, è sostanza e non propaganda. Un solo avvocato che incassa in nero una parcella da 15 mila euro equivale a 15 mila scontrini di caffè non emessi.
Se è guerra, guerra sia. Gli onesti non la temono. E allora il governo cominci con due misure facili facili e prive di qualunque onere, sulle quali il dibattito da anni procede a intermittenza, sempre spento dalle forze occulte pro-evasione. Misure controverse e per certi versi innovatrici del costume, ma giuste nella sostanza: se guerra è, guerra sia.
PRIMO: RIVEDERE IL MODELLO UNICO. La prima: il modello Unico oggi non comprende i redditi a tassazione separata, ragion per cui la cifra del reddito indicata all'ultima riga non è necessariamente veritiera. Spieghiamo meglio. Se un contribuente ottiene l'intero suo reddito da cedole o dividendi, tassati alla fonte, non dovrà neppure compilare il modulo dell'Irpef e al fisco risulterà nullatenente. Tutto regolare, ma fuorviante.
Questo vale per imprenditori ma anche per semplici risparmiatori: va dichiarato solo quanto richiesto. Oggi la cifra di reddito indicata dal modello Unico ha un solo significato: quel contribuente non guadagna meno di così; ma non si può sapere quanto guadagna di più.
L'OBBLIGO DI DENUNCIARE TUTTI I REDDITI. La proposta dunque è semplice: ferma restando la tassazione separata e più favorevole, ogni contribuente dovrebbe essere obbligato a indicare nella denuncia tutti i redditi percepiti, cosicché la sua fotografia per il fisco diventi veritiera.
Questo deve valere anche per i politici, che avendo tutta o parte della propria indennità sottratta ai normali obblighi fiscali, sono i primi a mancare di trasparenza nei confronti dei cittadini-elettori.
SECONDO: MENO PRIVACY. La seconda misura è direttamente correlata alla prima. Gli elenchi dei contribuenti e dei relativi redditi dichiarati dovrebbero tornare a essere pubblici. Lo furono negli Anni 70 e 80: tutti i cittadini potevano sfogliarli nei Comuni e alle intendenze di Finanza.
UNA CAUTELA INUTILE. Lo sono, con assoluta normalità, nella gran parte dei Paesi confrontabili con il nostro. Forse qualcuno ricorda che i quotidiani, 30 anni fa, pubblicavano intere pagine con i nomi dei contribuenti, il loro reddito, le loro imposte. Nessuno si scandalizzava; o meglio, ci si era adattati a una misura legislativa di trasparenza.
Poi, anche in base a interpretazioni estensive del concetto di privacy (che dovrebbe riguardare, di principio, solo i fattori personali per i quali una persona possa provare intimi sentimenti di disagio o di vergogna), tutto fu silenziosamente cancellato e il contributo dei cittadini alla vita comune tornò a essere un segreto.
IL TENTATIVO DI VISCO. Ci provò di nuovo, nel 2008, l'allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che pubblicò su internet i redditi di tutti gli italiani relativi al 2005. La valanga di polemiche fu tale che lo slancio di verità durò soltanto poche ore. Vinse l'ipocrisia.
L'elemento più forte usato per contrastare questo principio è che si darebbe una mano alla malavita e che aumenterebbero reati come furti, rapine, sequestri.
Ebbene: questo significa sottovalutare l'intelligenza dei criminali, che non hanno bisogno della collaborazione del fisco per identificare le proprie vittime. Automobili, case, vacanze, scuole private, domestici bastano da soli a capire chi è ricco e chi no.
UNA PROSPETTIVA DA CAPOVOLGERE. Piuttosto, vale il principio della «casa (o cassa) comune», e va rivisto, concettualmente, un diffuso equivoco: l'interesse reciproco dei contribuenti non è conoscere il reddito, ma l'effettivo contributo di ciascuno alla società.
Un gruppo di studenti in vacanza mette in una cassa comune il denaro per le spese, ma se un membro della comunità cerca di sottrarsi all'obbligo, è l'occhio attento di tutti gli altri che lo inchioda al suo dovere.
OGNI MEZZO È LECITO. Questo non significa, tout court, che si arriverà alla delazione fiscale; ma giova ricordare che pochi giorni fa la civilissima Inghilterra ha pubblicato sui giornali le foto dei 20 più grandi evasori fiscali latitanti. Ogni mezzo che possa ridare rettitudine a un sistema storto e corrotto sarà lecito.
Se è guerra è guerra, appunto. Lo scopo è la vittoria comune, di tutti.
Basta.........adesso devono pagare tutti.................."TUTTTTTTTTTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII"

                                                                                                                        Max

martedì 21 agosto 2012

NUOVO SISTEMA BANCARIO !!!!!!!


La Serbia verso un nuovo sistema bancario.
Il socialismo serbo riforma il sistema bancario dissociandosi dal modello europeo. Proteste da parte dell'UE e del FMI.
bancaIn Serbia il Governo ha capito: bisogna riformare il sistema bancario dissociandosi dal modello bancario europeo. Si dimette per protesta il governatore della Banca Centrale Serba, Dejan Soskic. Il suo mandato sarebbe scaduto nel 2016. 
dacic05 0La prima vera grande reazione politica a questa dittatura bancaria parte proprio dai Balcani, con la legge serba appena varata che limita fortemente l'indipendenza della Banca Centrale. 

Una notizia passata in sordina tra le notizie flash che i grandi quotidiani hanno copincollato dalle agenzie di stampa. 
La cosa ancora più preoccupante è che la notizia sarebbe stata totalmente ignorata se il Fondo monetario Internazionale (FMI) non avesse deciso di esprimere pubblicamente la sua contrarietà alla legge varata dal nuovo esecutivo guidato dal premier socialista Ivica Dacic.
Ma la situazione serba ci riguarda da vicino, non solo perché si trova poco distante dal nostro paese, ma anche perché è situata in un polo strategico tra i paesi di confine dell'Europa stessa, non troppo distante dalla Grecia.

Insomma la Serbia è ormai una spina nel fianco per la BCE che potrebbe causare delle fortissime repressioni qualora venisse a compromettere l'intero sistema bancario europeo. Il rischio di contagio è infatti altissimo. Questo partirebbe dalla serbia per giungere poi in Grecia, poi in Italia e in Spagna per poi diffondersi in tutta l'Europa.

E dunque, quali sono le colpe di questo nuovo governo socialista Serbo? La colpa in sostanza è di aver legiferato in modo da limitare il potere della Banca centrale serba a vantaggio del paese e delle ingerenze dell'economia reale. Grazie alla nuova legge approvata questa mattina, il Parlamento serbo, guidato da un governo socialista, supervisionerà tutti i provvedimenti e le azioni della Banca Centrale serba intervenendo quando necessario. La politica monetaria del vecchio governatore della banca centrale serba, il filo-europeista Dejan Soskic, era stata infatti giudicata "troppo restrittiva per il paese".

Si è trattato quindi di un atto di tutela verso il paese stesso che però la stampa ha presentato come un problema per la stabilità bancaria europea e serba, che ha fatto drizzare le orecchie sia alla BCE sia al FMI. Qualcuno insomma, dalla periferia, ha osato sfidare sua maestà: la Banca Centrale Europea. 
Probabilmente questa Europa ha veramente più bisogno di socialismo.


                                                                                                                                      Max

lunedì 20 agosto 2012

DALLE OLIMPIADI ALLA MORTE IN MARE !!!!


Saamiya scomparsa per raggiungere l'Italia.




Alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 era arrivata ultima nella gara dei 200 metri: nessuno se n'era accorto, né le telecamere avevano indugiato su quella ragazza esile che arrivava al traguardo molti secondi dopo le altre. Ma per lei era già un successo. A Londra 2012 però non ci è mai arrivata: il suo sogno è naufragato nel Mediterraneo, dove è morta a bordo di una carretta del mare partita dalla Libia mentre tentava di raggiungere l'Italia.
MORTA PER RAGGIUNGERE L'OCCIDENTE. A raccontare la triste storia di Saamiya Yusuf Omar è la scrittrice italo-somala Igiaba Scego sul blog Pubblico, che a sua volta ha citato Abdi Bile, una gloria dell'atletica somala, medaglia d'oro - l'unica nella storia del martoriato Paese africano - nei 1500 metri ai mondiali di Roma del 1987. «Sapete che fine ha fatto Saamiya Yusuf Omar?», ha chiesto Abdi Bile a una «platea riunita per ascoltare i membri del comitato olimpico nazionale». Nessuno ha risposto. L'ex atleta si è commossa e ha proseguito: «La ragazza... Saamiya è morta... morta per raggiungere l'Occidente. Aveva preso una caretta del mare che dalla Libia l'avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l'ha fatta. Era un'atleta bravissima. Una splendida ragazza».
Non è chiaro quando la ragazza sia morta.
«Siamo felici per Mo, è il nostro orgoglio», ha poi aggiunto Abdi Bile riferendosi a Mo Farah, il giovane atleta nato in Somalia ma diventato britannico che ai Giochi di Londra ha dominato nei 5000 e nei 10.000. «Ma - ha concluso - non dimentichiamo Saamiya»......

Non possiamo essere indifferenti dinanzi a questo episodio.......
morire per la libertà nel 2012 è una cosa incredibile, impossibile, vedere la polizia che spara ed uccide minatori in rivolta.....basta qualcosa deve cambiare.....anch'io sono stanco di vivere un questo paese orribile dove tutto è consentito......basta......mi sono veramente rotto le scatole di rimanere in stallo.......nulla si muove....
"VOGLIO COMBATTERE"........un bacio grandissima atleta

                                                                                   Max

domenica 19 agosto 2012

DON GALLO........UN PRETE UN UOMO LIBERO!!!!







Intervista a Don Gallo: "Corvi, Ior e potere, povera chiesa..."
Tratto da : Il Fatto quotidiano.....

Don Gallo: “Tutta colpa del maggiordomo? Non credo, dietro vedo lo scontro tra i cardinali”
di Gianni Barbacetto - 18 agosto 2012

La mia non è una riflessione di gioia. Io mi sento dentro la Chiesa, e la vedo ridotta così”. Don Andrea Gallo pensa agli scandali del Vaticano, alla richiesta di rinvio a giudizio del maggiordomo del Papa. “Da 53 anni sono presbitero di questa Chiesa e oggi vedo la sede apostolica in difficoltà. Non ne sono contento. Sono triste, addolorato. Il Papa dovrebbe essere il centro della carità mondiale e invece è il centro di scandali, di contese, di corvi, di scontri attorno allo Ior, la banca del Vaticano. Un tempo la Chiesa era considerata una ‘comunità perfetta’, comunità di credenti al servizio della carità. Oggi appare un centro di potere attorno a cui si muovono gruppi come l’Opus Dei, Cl, i Legionari di Cristo...”.

La miccia che ha fatto scoppiare gli scandali sembra essere lo Ior, la banca del Vaticano : una banca offshore nel cuore di Roma.
Lo Ior era un centro di raccolta di fondi per la carità senza fine di lucro. Poi Papa Pacelli, nel 1942, in piena guerra mondiale, lo trasformò in una vera e propria banca. Ed è diventato un centro di potere. In passato ha avuto a che fare con Michele Sindona. Poi è stato diretto da Paul Marcinkus, che in Vaticano ha trovato riparo da tre mandati di cattura internazionali. Oggi lo Ior è oggetto di sospetti per la cacciata del suo presidente, Ettore Gotti Tedeschi, e per le accuse di riciclaggio per 20-23 milioni di euro. Il Papa personal-mente ha incaricato della questione un cardinale che appartiene all’Opus Dei. Molte critiche sono state rivolte al cardinale Segretario di Stato. Dobbiamo tornare al messaggio evangelico, dobbiamo salvare la Chiesa che è anche la nostra Chiesa, questa Chiesa di cui mi dichiaro appartenente, con le sue luci e le sue ombre. La logica di potere pesa sulla Chiesa, in Vaticano e nella Cei, tra i vescovi italiani. Mentre Papa Gregorio si definiva “servus servo-rum Dei”, servo dei servi di Dio. La Chiesa deve avere non una logica di potere, ma di servizio.

L’unico “corvo”, il solo colpevole della fughe di notizie dal Vaticano è il maggiordomo del Papa...
Mai io mi chiedo: è mai possibile che un maggiordomo possa aver fatto tutto da solo? Può essere l’unico corvo, può aver organizzato lui la fuga di notizie e di documenti vaticani? Non credo. Dietro a un maggiordomo vedo figure più potenti, vedo cardinali, vedo lo scontro tra gruppi di potere, vedo l’Opus Dei, Cl, i Legionari di Cristo... Il linguaggio della Chiesa, dice il Vangelo, deve essere “sì, sì, no, no”. Invece nell’indagine sul maggiordomo del Papa ci sono oltre 40 omissis. Il popolo di Dio aspetta chiarezza. Ha il diritto di sapere che cosa è davvero successo. Mi pare che non gli abbiano neppure sospeso lo stipendio: il maggiordomo è un ostaggio e basta. Lui sta nell’anticamera, dietro di lui ci sono quelli, ben più potenti, che stanno nelle camere. Il suo è stato un arresto anomalo, un segnale alla segreteria di Stato”.

Padre Lombardi, il portavoce vaticano, sostiene che la stampa ha gettato fango sul Vaticano.
Ma è un’impalcatura che non sta in piedi. In questi scontri, i gruppi di potere del Vaticano si sono fatti male da soli. E allora ricordo che la Chiesa, la nostra Chiesa, è “semper riformanda”, come dice il Concilio, è gloriosa ma anche composta di peccatori che devono riconciliarsi davanti a Cristo e alla Croce. A dicembre dovremo ricordare i 50 anni del Concilio ecumenico Vaticano II. Con che coraggio celebreremo questo anniversario? Come ricorderemo il Concilio che ha detto che la Chiesa è una comunità di fedeli e di carità, e non di potere (Lumen Gentium)? E l’opzione per i poveri? E il primato della coscienza personale? Come faremo a parlare di “nuova evangelizzazione”?

Anche sul Concilio, dentro la Chiesa, ci sono giudizi molto diversi.
La scelta del Concilio ci deve portare alla globalizzazione della solidarietà, non ad accettare un mondo in cui i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Bisogna mettere in discussione il modello egemone di sviluppo, in vista di una solidarietà liberatrice. La Chiesa non può ridursi a una crociata sul testamento biologico, non può basare la fede sul solo principio d’autorità. È questa la fede? La diocesi di Genova nel 2011 non ha ordinato neppure un presbitero, nel 2012 uno solo. Vedo molti attorno a me che sono tentati dall’abbandono. Ma io dico no: non dobbiamo abbandonare la nostra Chiesa, dobbiamo salvare insieme la nostra barca che ci porta alla salvezza.
Un uomo libero 


                                                                                                  Max

venerdì 17 agosto 2012

LA VERGOGNA DELLA SANITA' A VENEZIA

Ospedale al Mare: in vista delle bonifiche per ora rimane il degrado VIDEO

Ospedale al Mare: in vista delle bonifiche rimane il degrado VIDEO

Partono, finalmente, le bonifiche, dopo l’aggiudicazione della gara europea bandita dal Comune della cordata della Bugno srl e della Safond Martini srl. Intanto, però, restano i segni dell'incuria. Il sottoscritto ancora dipendente della Ulss 12 veneziana allora militante nel P.C.I. raccolsi all'incirca 7000 firme che sommate a tutte le altre trovarono posto solo nel cestino. Una delle pagine più sporche della sanità a Venezia, ma tutto era deciso da tempo, ecco questi sono i manager che salvano i bilanci questi sono i politici che abbiamo ora. Vedere l'ospedale al Mare in queste condizioni di degrado mi aiuta ancor di più a credere che basta pochissimo per eliminare questi farabutti che per sete di denaro stanno distruggendo il paese.......servono urgentemente un paio di calci sul culo.


                                                                                                                                   Max



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martedì 14 agosto 2012

L'AMORE..........GRAZIE PAPA'

                                                    




Un giorno qualcuno ti disse non piangere piccolo uomo,
ti prese con se e iniziò a raccontare..il mondo visto da lassù,
Se tu conoscessi il mistero della vita,
se tu potessi vedere e sentire, quel che sento e vedo,
nell'infiniti orizzonti,
dove la luce ti penetra dentro, dandoti quella sensazione di magia,
tu non piangeresti!!!!!!!
Se tu potessi guardare il mondo con i suoi riflessi
e la sua sconfinata bellezza......
tutto ti apparirebbe pieno di colori......
Le cose passate ti sembreranno piccole e sfuggevoli
e ti appariranno nulle.......
Ma resterà sempre il mio amore per te....
Sono felice che sei arrivato sul sentiero della mia vita,
regalandomi la gioia di averti accanto........
anche se allora era tutto fugace e limitato dal tempo che passa.
L'amore che ora mi stringe a te, è profondo,
gioia pura e senza più tramonto......
e il tempo non potrà mai cancellare........
Io sono qui che veglierò sul tuo cammino,
Tu pensami così!!!!!!!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa ai momenti trascorsi insieme
e all'amore che ci siamo donati........
neanche il tempo potrà cancellare,
quell'nesauribile fonte di felicità e di amore che abbiamo condiviso
Se mi ami non piangere!!!!!!!!
Se riuscirai a colmare un tempo breve, in un momento infinito
tu avrai la terra e tutto ciò che è in essa, ma quello che conta di più è che
sei diventato.......UN UOMO.......grazie di tutto.......Papà




                                                                     Max

sabato 11 agosto 2012

A SETTEMBRE SI VENDONO L’ITALIA….


VENDITA TOTALE DELLA NAZIONE


venderanno il patrimonio pubblico come fosse cosa loro il tutto con la complicità del PD-PDL-UDC e la finta opposizione di LEGA-SEL e IDV…
ci vendono..
leggete bene questo articolo e diffondetelo dobbiamo informare per salvarci.

Il piano Amato-Bassanini sulla riduzione del debito pubblico prevede solo la svendita del patrimonio pubblico e le privatizzazioni delle quote pubbliche residue aziende statali e locali. Esclusa qualsiasi patrimoniale. Sui capitali esportati illegalmente le cifre diventano molto ma molto relative.

La proposta Amato-Bassanini per la riduzione in cinque anni del debito pubblico, firmata anche dagli economisti Giuseppe Bivona, Davide Ciferri, Paolo Guerrieri, Giorgio Macciotta, Rainer Masera, Marcello Messori, Stefano Micossi, Edoardo Reviglio e Maria Teresa Salvemini sotto l’egida del centro studi Astrid, oggi domina le prime pagine dei giornali padronali (Corriere della Sera, Sole 24 Ore).

Gli undici economisti mettono subito le mani avanti sui pericoli recessivi di una imposta patrimoniale.Nel merito, gli undici dell’Astrid propongono un intervento articolato in sei mosse che entro il 2017 dovrebbe dare un gettito ipotizzato in 178 miliardi:

a) cessione di immobili pubblici per circa 72 miliardi (di cui: 30 dalla cessione agli inquilini dell’edilizia residenziale pubblica; 16 dalla dismissione di immobili di enti previdenziali; 15 da immobili di Regioni ed enti locali; 6 da caserme e sedi delle Province da smantellare; 5 dal cosiddetto federalismo demaniale);

b) 30 miliardi potrebbero venire dalla capitalizzazione delle concessioni (le sole lotterie danno 1,6 miliardi l’anno). Gli autori glissano sul fatto che ad esempio i concessionari privati di giochi e scommesse sono già in debito con lo Stato per ben 98 miliardi;

c) 40 miliardi valgono le privatizzazioni delle quote residue dello Stato e degli enti locali in Eni, Enel, Finmeccanica, St Microelectronics ed ex municipalizzate quotate in borsa;

d) 15 miliardi potrebbero venire imponendo agli enti previdenziali degli ordini professionali di aumentare la quota dei loro investimenti in titoli di Stato di lungo periodo, oggi ferma al 10% del portafoglio investimenti;

e) 16-17 miliardi potrebbe essere il flusso nel quinquennio proveniente dalla tassazione dei capitali italiani depositati in Svizzera, previo accordo con il governo di Berna. Ma su questo – ed è il dato che fa la differenza – gli autori diventano più imprecisi. Infatti non sono in grado di garantire che l’eventuale tassazione dei capitali scudati trovi i capitali lì ad aspettarli invece di involarsi verso i paradisi fiscali;

f) 5 miliardi potrebbero venire da incentivi e disincentivi fiscali volti all’allungamento delle scadenze e alla riduzione del costo medio del debito pubblico.

Il progetto dell’Astrid punta molto sulla Cassa Depositi e Prestiti che già raccoglie 300 miliardi di risparmio privato attraverso il sistema postale e propone di fatto la sua privatizzazione. Pur non essendo una banca, la Cassa ha in deposito alla Bce i suoi effetti creditizi per 25 miliardi, destinati a finanziare per metà lo Stato e per metà l’economia.

Decisiva dunque la privatizzazione delle partecipazioni residue del Tesoro, in società quotate e non quotate come le Poste, o degli enti locali nelle ex municipalizzate quotate e nelle 5.500 aziende municipali non quotate, 2.800 delle quali attive nei servizi pubblici locali.

Insomma quello di Amato-Bassanini e dell’Astrid non è un progetto di rientro o di ristrutturazione del debito pubblico ma una “paraculata” che si regge solo su dismissioni e svendita del patrimonio pubblico e privatizzazioni dei gioielli di famiglia sul piano industriale. Quando si arriva ai capitali e alla finanza entra nel regno della incertezza. I soldi vanno presi solo dal bancomat rappresentato dai beni pubblici mai dai capitali privati. Un atteggiamento questo che in dialetto romano viene definito come “paraculo”, a metà tra furbetto e ipocrita.





Fanno i furbi perchè sanno della non reazione del popolo, sanno che non esiste più una grande sinistra sanno che non esiste movimento ed opposizione....ci stanno prendendo per il culo e tutto va bene.....Soliti delinquenti patentati autorizzati da questo popolo ridicolo!!!!!





                                                                                                                        





                                                                                                                Max

martedì 7 agosto 2012

TEORIA AMERICANA.........OTTIMA!!!!!

Una curiosa teoria economica che è stata annunciata negli Stati Uniti. Il tipo si chiama Marc Faber ed è un'analista di borsa, un uomo d'affari ed imprenditore di successo... Nel giugno 2008, quando l'amministrazione Bush ha studiato un progetto per rilanciare l'economia americana, Marc Faber ha scritto nel suo bollettino mensile un commento con molto umorismo: "Il governo federale sta valutando di dare a ciascuno di noi una somma di 600,00 USD. Miei cari connanzionali americani: Se noi spendiamo quei soldi al Walt-Mart, il denaro va in Cina. Se noi spendiamo i soldi per la benzina, va agli arabi. Se acquistiamo un computer, il denaro va in India. Se acquistiamo frutta, i soldi vanno in Messico, Honduras e Guatemala. Se compriamo una buona macchina, i soldi andranno a finire in Germania o in Giappone. Se compriamo regalini, vanno a Taiwan, e nessun centesimo di questo denaro aiuterà l'economia americana. L'unico modo per mantenere quel denaro negli Stati Uniti è di spenderlo con puttane o birra, visto che sono gli unici due beni che si producono ancora qui. Io sto già facendo la mia parte...".
Risposta di un economista italiano, anche lui di buon umore: "Carissimo Marc, la situazione degli americani diventa realmente sempre peggiore. Inoltre mi dispiace informarLa, che la fabbrica di birra Budweiser recentemente è stata acquistata dalla multinazionale brasiliana AmBev. Pertanto Vi restano solo le puttane. Ora, se queste (le puttane) decidessero di inviare i guadagni ai loro figli, questi soldi arriverebbero direttamente al CONGRESSO DEI DEPUTATI ITALIANI qui a Roma, visto che qui esiste la maggior concentrazione di figli di puttana del mondo...

Che assurdo paese.............mah

                                                                      Max

domenica 5 agosto 2012

LA VERITA' SU TARANTO..............


Quando gli operai hanno torto marcio

di don Giorgio De Capitani
Almeno qui al Nord, le uniche preoccupazioni che sembrano allertare i nostri comuni sono le polveri sottili, prodotte dalla combustione nel settore del trasporto, del riscaldamento civile  e di quello industriale. Quando le polveri sottili superano una certa soglia (stabilita con quale criterio non si sa bene), allora si chiudono le città e i paesi al traffico. Sul riscaldamento si chiude un occhio, e sulle fabbriche si chiudono tutte e due. E la cosa direi grottesca è questa: nelle domeniche di chiusura al traffico, si invitano i cittadini di fuori a visitare i musei, a fare compere, a piedi o in bicicletta. E noi coglioni abbocchiamo, facendo da spugna che assorbe l’inquinamento. Ma oltre l’inquinamento dovuto alle polvere sottili, non si va. I veri problemi riguardanti la salute sono disattesi. Ci si limita a dei palliativi tanto per salvare la faccia. Anche nel piccolo dei nostri paesi, quanti si chiedono quali sono le vere cause di tumori o di malattie? Forse si ha paura a dover affrontare resistenze politiche o sindacali o ad andar contro interessi di parte. Eppure la missione di un medico dovrebbe consistere non solo nel combattere una malattia, ma soprattutto nel prevenirla. E ai politici che cosa interessa? Costruire e costruire, togliendo il respiro alle piante, concedere facili permessi alle ditte senza sapere prima che cosa produrranno? Che cosa poi pretendiamo? Di dire la nostra quando a doverci preoccupare dovrebbe essere non solo la salute di piccoli paesi ma di un’intera città? Allora le cose si complicano. Allora ci si sente impotenti. Allora di fronte a interessi colossali, guardiamo al mercato che non può fermarsi, nemmeno se a pagare caramente sono innocenti che chiedono solo di vivere senza rantolare. No. Non vogliamo assolutamente capire, non vogliamo assolutamente mettere in discussione il nostro posto di lavoro, solo perché è un nostro diritto costituzionale, senza chiederci che cosa produciamo. Quale assurdo! Produciamo veleno, e  diciamo che questo è un nostro diritto. Importante è che si lavori e si porti a casa il mensile, sul resto avremo tempo di discutere, quando un tumore inizierà a consumarci anima e corpo. E allora malediremo il giorno in cui abbiamo messo il primo piede in fabbrica! Coglioni o maledetti? Non vale la pena di trovare la risposta: vale la pena invece di sostenere quanti a Taranto vogliono giustizia, ovvero che la salute sia garantita a tutti, operai e cittadini, e la salute è vita. Non si lavora per morire. E tanto meno si vive per lavorare.
                                                                                                                                                                       Max