venerdì 24 agosto 2012

EVASIONE FISCALE......INIZIA LA GUERRA !!!!!!


Evasione fiscale, che la guerra abbia inizio

Monti lancia l'allarme «nero». Ma per combatterlo basterebbero due piccoli accorgimenti sulla denuncia dei redditi.

editoriale
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Anche Mario Monti ci è arrivato: l'Italia contro l'evasione fiscale è in «stato di guerra». L'espressione è forte e richiama misure di emergenza specialissime: in guerra le leggi penali vengono inasprite, l'organizzazione dello Stato viene piegata a obiettivi supremi, i cittadini devono accettare condizioni di vita diverse dalla normalità.
PIÙ SOSTANZA E MENO PROPAGANDA. Se la lotta all'evasione è davvero «una guerra» non devono stupire lo spiegamento dell'esercito o le verifiche porta a porta. Quello che ci vuole, tuttavia, è sostanza e non propaganda. Un solo avvocato che incassa in nero una parcella da 15 mila euro equivale a 15 mila scontrini di caffè non emessi.
Se è guerra, guerra sia. Gli onesti non la temono. E allora il governo cominci con due misure facili facili e prive di qualunque onere, sulle quali il dibattito da anni procede a intermittenza, sempre spento dalle forze occulte pro-evasione. Misure controverse e per certi versi innovatrici del costume, ma giuste nella sostanza: se guerra è, guerra sia.
PRIMO: RIVEDERE IL MODELLO UNICO. La prima: il modello Unico oggi non comprende i redditi a tassazione separata, ragion per cui la cifra del reddito indicata all'ultima riga non è necessariamente veritiera. Spieghiamo meglio. Se un contribuente ottiene l'intero suo reddito da cedole o dividendi, tassati alla fonte, non dovrà neppure compilare il modulo dell'Irpef e al fisco risulterà nullatenente. Tutto regolare, ma fuorviante.
Questo vale per imprenditori ma anche per semplici risparmiatori: va dichiarato solo quanto richiesto. Oggi la cifra di reddito indicata dal modello Unico ha un solo significato: quel contribuente non guadagna meno di così; ma non si può sapere quanto guadagna di più.
L'OBBLIGO DI DENUNCIARE TUTTI I REDDITI. La proposta dunque è semplice: ferma restando la tassazione separata e più favorevole, ogni contribuente dovrebbe essere obbligato a indicare nella denuncia tutti i redditi percepiti, cosicché la sua fotografia per il fisco diventi veritiera.
Questo deve valere anche per i politici, che avendo tutta o parte della propria indennità sottratta ai normali obblighi fiscali, sono i primi a mancare di trasparenza nei confronti dei cittadini-elettori.
SECONDO: MENO PRIVACY. La seconda misura è direttamente correlata alla prima. Gli elenchi dei contribuenti e dei relativi redditi dichiarati dovrebbero tornare a essere pubblici. Lo furono negli Anni 70 e 80: tutti i cittadini potevano sfogliarli nei Comuni e alle intendenze di Finanza.
UNA CAUTELA INUTILE. Lo sono, con assoluta normalità, nella gran parte dei Paesi confrontabili con il nostro. Forse qualcuno ricorda che i quotidiani, 30 anni fa, pubblicavano intere pagine con i nomi dei contribuenti, il loro reddito, le loro imposte. Nessuno si scandalizzava; o meglio, ci si era adattati a una misura legislativa di trasparenza.
Poi, anche in base a interpretazioni estensive del concetto di privacy (che dovrebbe riguardare, di principio, solo i fattori personali per i quali una persona possa provare intimi sentimenti di disagio o di vergogna), tutto fu silenziosamente cancellato e il contributo dei cittadini alla vita comune tornò a essere un segreto.
IL TENTATIVO DI VISCO. Ci provò di nuovo, nel 2008, l'allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che pubblicò su internet i redditi di tutti gli italiani relativi al 2005. La valanga di polemiche fu tale che lo slancio di verità durò soltanto poche ore. Vinse l'ipocrisia.
L'elemento più forte usato per contrastare questo principio è che si darebbe una mano alla malavita e che aumenterebbero reati come furti, rapine, sequestri.
Ebbene: questo significa sottovalutare l'intelligenza dei criminali, che non hanno bisogno della collaborazione del fisco per identificare le proprie vittime. Automobili, case, vacanze, scuole private, domestici bastano da soli a capire chi è ricco e chi no.
UNA PROSPETTIVA DA CAPOVOLGERE. Piuttosto, vale il principio della «casa (o cassa) comune», e va rivisto, concettualmente, un diffuso equivoco: l'interesse reciproco dei contribuenti non è conoscere il reddito, ma l'effettivo contributo di ciascuno alla società.
Un gruppo di studenti in vacanza mette in una cassa comune il denaro per le spese, ma se un membro della comunità cerca di sottrarsi all'obbligo, è l'occhio attento di tutti gli altri che lo inchioda al suo dovere.
OGNI MEZZO È LECITO. Questo non significa, tout court, che si arriverà alla delazione fiscale; ma giova ricordare che pochi giorni fa la civilissima Inghilterra ha pubblicato sui giornali le foto dei 20 più grandi evasori fiscali latitanti. Ogni mezzo che possa ridare rettitudine a un sistema storto e corrotto sarà lecito.
Se è guerra è guerra, appunto. Lo scopo è la vittoria comune, di tutti.
Basta.........adesso devono pagare tutti.................."TUTTTTTTTTTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII"

                                                                                                                        Max

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