sabato 17 dicembre 2016

COSTITUZIONE BATTE RENZI 59 A 41

COSTITUZIONE BATTE RENZI 59 A 41
CHI DI REFERENDUM COLPISCE (TRIVELLE) DI REFERENDUM PERISCE 
                                                     



Nessuno se l’aspettava così sonoro, ma alla fine l’autogol del rottamatore della Costituzione è arrivato: dopo 70 anni, come al Referendum del 2 giugno 1946, la Repubblica ha liquidato la Monarchia strisciante del Berlusconi-replicante. L’assenza di quorum ha dimostrato che così la gente è fortemente invitata ad andare a votare, perché non vale il giochino dell’astensionismo, ultimamente orchestrato da Renzi e dai suoi amici petrolieri, per far fallire il Referendum sulle trivelle. Stavolta, se si voleva vincere, bisognava votare e quasi il 70% del popolo italiano lo ha fatto (35 milioni di votanti oltre il 10% in più che alle elezioni europee del 2014, ferme a 29 sui 50,5 milioni di aventi diritto al voto). Da dove viene questa onda gigantesca di No? Certo contano anche le “appartenenze”, al Movimento 5 Stelle, ai Pd di Bersani e D’Alema, alla Lega con Fratelli d’Italia e quello che resta di Forza Italia, ma sarebbe miope intestare (solo o soprattutto) ai partiti un simile voto: hanno contato moltissimo i documentatissimi appelli dei costituzionalisti, come la docente padovana Lorenza Carlassare, Salvatore Settis, Stefano Rodotà, Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky, e la capacità analitica dell’avvocata calabrese Anna Falcone, estromessa dai dibattiti televisivi perché imbattibile dai pappagalli renziani. Come è stato fondamentale il contributo del giurista abruzzese Enzo Di Salvatore (autore anche dei sei quesiti dei Referendum No Trivelle) che ha evidenziato le porcherie ambientali contenute nella parte di riforma relativa ai rapporti Stato-Regioni (il Titolo V). Noi, con Tera e Aqua (che, in forma cartacea o via mail arriva a 6mila persone) abbiamo fatto la nostra parte, non con un acritico “vota No” contro il ducetto, ma ospitando nel numero di ottobre la sintesi dell’analisi giuridica di Di Salvatore (che abbiamo anche fatto venire a Venezia con la rete dei Comitati del Veneto) e uno sguardo alle ragioni economiche della finanza e delle multinazionali che spingevano il Sì di Renzi, curato da Francuccio Gesualdi, allievo pisano di don Milani. E non va certo dimenticato il coraggioso impegno dell’associazione dei partigiani, l’ANPI, e della Fiom-Cgil di Maurizio Landini. La megalomania del ducetto ha fatto il resto: trasformando il Referendum in RefeRenzum sulla sua poco significativa persona, si è coperto di ridicolo. A nulla sono valse le tardive retromarce, peraltro coperte dalle sue quotidiane presenze in tutti i radio e telegiornali, da far invidia al povero Ceausescu di rumena memoria. Come farà ora Crozza senza tanta fonte di ispirazione? Ora però, dopo aver festeggiato lo scampato pericolo, bisogna rimboccarci le maniche e continuare a lavorare, con ancora più entusiasmo, per tagliare gli artigli a banchieri, finanzieri, multinazionali, truffatori e sfruttatori dell’umanità e di nostra madre terra. A presto

                                                                               Max

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