Nella mente degli uomini cominciano le guerre, e nella mente degli uomini devono essere erette le difese della Pace. Con le pietre che ci ostacolano la strada si possono costruire cose meravigliose
venerdì 30 novembre 2012
giovedì 29 novembre 2012
LA VERITA' ANCHE SULLA RELIGIONE !!!!
Il lato oscuro di Madre Teresa: l’amore che non c’era
Rimango dell'opinione che noi tutti dobbiamo sapere sempre la verità........di qualsiasi cosa......SEMPRE!!!!
Max
martedì 27 novembre 2012
CARCERE E POLIZIA ITALIANA.........ORRORE!!!!
RACCONTO DI UNA STUDENTESSA ARRESTATA IL 14 NOVEMBRE A ROMA
«Si parte e si torna insieme» di Natascia GrbicMax
Ci ho messo un po' a decidere di buttare giù queste righe. Ripercorrere con la mente certi momenti non è facile, soprattutto se sei stato vittima di quello che uno a volte anche astrattamente chiama "repressione dello Stato". Mi sono detta però, che certe cose non devono passare sotto silenzio anzi, bisogna urlarle al mondo intero. Questo è per tutti quelli che il 14 novembre sono scesi in piazza e non hanno avuto paura. È per tutti quelli che l'hanno avuta. È per tutti quelli che l'hanno ancora, ma sono determinati a sconfiggerla e riprendersi le strade. È per tutte le detenute e i detenuti, che oltre a essere privati della libertà, "vivono" in condizioni pessime e degradanti, ma mi hanno mostrato cos'è la solidarietà. È per la mia famiglia che non ha mai smesso di sostenermi. È per i miei compagni e le mie compagne che in quel momento ho sentito ancora più vicino. È solo grazie a voi che non sono crollata.
GUARDA IN FONDO AL POST LA GALLERY DEGLI SCONTRI DEL 14 NOVEMBRESono una degli arrestati del 14 novembre. Sono tra quelli che quel giorno sono scesi in piazza insieme a tutta l'Europa per dire che non ci stanno al ricatto dei mercati e della finanza. Sono tra quelli cui è stato impedito nella maniera più brutale di manifestare il proprio dissenso sotto i palazzi del potere. Sono tra quelli che sono stati picchiati, umiliati e trattati come bestie su quella maledetta camionetta.Questo racconto non vuole spaventare, ma dare forza a tutti gli studenti, i precari, i disoccupati, i lavoratori e i pensionati determinati a tornare in piazza per riprendersi il proprio futuro. Vuole far capire che, anche se ci proveranno in tutti i modi, non si è mai soli, specialmente quando si hanno dei compagni. Perché non esistono sbarre o manganelli che possano fermare un'intera Europa che si ribella.Sul 14 novembre è già stato detto e scritto tanto quindi, per evitare di essere petulante (nonostante sia una delle mie caratteristiche principali), mi soffermerò più che altro sulla piccola vacanza in carcere gentilmente concessami dallo Stato italiano. Dopo i primi convenevoli della celere sul Lungotevere (calci sui reni, sulla faccia, e le immancabili manganellate sulla testa le quali, anche se vietate dalla legge perché banalmente potrebbero ucciderti, le forze dell'ordine proprio non riescono a fartele mancare), siamo stati trasportati sulla camionetta. Lì, ovviamente, i poliziotti hanno fatto gli onori di casa: e giù a calci nelle palle, insulti, minacce di morte e vessazioni di ogni tipo. Persone con la testa aperta, mani rotte e il sangue che scivolava copioso sono state costrette a sedersi per terra, senza potersi reggere, sbattendo così il proprio corpo già martoriato sui lati del camioncino. Siccome però le forze dell'ordine non sono bestie ma esseri umani, sei ore dopo averci portato in questura hanno chiamato un'ambulanza. "Alla buon'ora", avremmo voluto dire. Abbiamo però evitato, sia per non urtare la loro sensibilità, sia perché la bava che avevano alla bocca faceva un po' schifo e non volevamo esserne investiti in caso si fossero rimessi a urlare. Dopo dieci ore e manco un cracker nello stomaco, arriva il verdetto: carcere. Paura, panico, ansia e terrore iniziano a trasudare dal corpo per quell'unico pensiero: "E mo chi da' da mangiare al gatto?". Il poliziotto, che notavo avere un certo piacere nel comunicarmi la notizia, pregustandosi già una scenata isterica secondo lui tipicamente femminile, ha avuto un immediato calo della mascella nell'assistere alla telefonata tra me e mia madre in cui la istruivo sulle quantità di cibo da dare al felino. Colpo di chioma e testa alta, me ne torno dagli altri fermati insieme a me, comunicandogli la notizia. Quando passi dieci ore in stato di fermo insieme ad altre persone, solo perché avete un'idea di società diversa da quella che ti vogliono imporre, non puoi sentirti solo. L'affetto, la complicità e il sostegno che si hanno quando si condividono gli stessi ideali sono una cosa che non si può capire quando passi la tua vita a eseguire degli ordini. La forza che si tira fuori in certi momenti non deriva solo da te, ma anche da quelle mani che hai stretto durante i cortei, da quegli occhi che hai visto tutti i giorni nei percorsi che crei all'università, dai sorrisi stanchi ma felici che ti rivolgi alle tre di notte quando hai occupato la facoltà.Arrivata in carcere, sono privata di ogni cosa che potrebbe aiutarmi al suicidio: elastico dei pantaloni, lacci delle scarpe ("scusi, così mi stanno larghe, casco ogni tre passi" - "questioni di sicurezza" - "ma ho le lenzuola in cella, posso impiccarmi anche con quelle" - "eeeeehhhhhh"), reggiseno ("scusi come ci si ammazza col reggiseno?" "eeeeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhh"), piercing ("io questi non li levo, non l'ho mai fatto, non so' capace" -"fa come te pare" - "allora tengo anche quest'altri" - "no, se ci riesci, li devi levare" - "ma perché?" - "eeeeeeehhhhhh"), accendino ("si può avere solo quello con la rotella, no con lo scatto" - "perché, che cambia?" - "che quello lo compri qui" - "ah ecco"). Rimango in magliettina, in un clima paragonabile solo a quello dell'Alaska, e chiedo una felpa: "Adesso non si può". Sfidando le intemperie quindi, mi avventuro nel reparto dell'isolamento cui sono stata destinata e lì scopro l'amara verità: ho la finestra della cella mezza aperta. Mai 'na gioia davero. Nessuno mi dice come chiuderla e, avendo io la praticità e la razionalità di un bradipo monco, mi costringo a dormire.Le celle vengono aperte alle otto del mattino e richiuse la sera alle venti. "Rebibbia è un carcere aperto", dicono. Infatti, si poteva liberamente camminare avanti e indietro in un corridoio lungo dieci metri dove il massimo del divertimento era guardare la simpatica porta blindata che si apriva e chiudeva ogni tanto. Arriva la detenuta che porta le colazioni. Le chiedo quanto la pagano, lei schifata dice: "Ottanta euro al mese, per lavorare tutti i giorni dodici ore. Domani però vogliamo scioperare, non è possibile che qui ci sfruttino in questo modo e fuori non si sa nulla". Si potrebbe obiettare che in carcere c'è vitto e alloggio pagato dallo Stato, ma non è proprio così: qualunque cosa, anche quella più stupida che parenti e amici potrebbero mandarti da fuori, deve essere comprata all'interno della struttura. Con un sovrapprezzo chiaramente. Quindi, o hai alle spalle una famiglia che mensilmente versa dei soldi sulla tua "Jail - Card", oppure te la prendi allegramente in saccoccia e ti adatti a una vita che, oltre a essere già dura di per sé, diventa ancora più degradante.Decido di farmi una doccia. Acqua calda neanche a parlarne. Ai piani superiori riescono a scaldarla nei pentoloni, ma all'isolamento non l'abbiamo, quindi dobbiamo adattarci. Poco male, alle brutte mi prenderà una polmonite. Cerco il phon per i capelli. Aria fredda. Polmonite assicurata. Chiedo un cambio alle guardie carcerarie perché, essendo vestita da due giorni allo stesso modo e avendo anche dormito con quella roba, oltre alla mia vita anche le mie condizioni igieniche iniziano a diventare abbastanza precarie. Mi spiegano che il loro guardaroba è molto disorganizzato e quindi non possono darmi nulla. Chiedo allora di poter chiamare mia madre, così da farmi avere dei cambi. Non ne ho diritto. Chiedo a loro di chiamarla. Non possono. "Quindi rimango così?", chiedo iniziandomi ad alterare. "Signorina guardi che non è mica in villeggiatura". Gli spiego che i detenuti non sono delle bestie e che hanno dei diritti, vengo immediatamente bollata come "scocciatrice" e rispedita nella mia sezione. Dopo aver smosso almeno tre piani e stalkerato diversi secondini, riesco a rimediare una felpa e due mutande.All'isolamento siamo in cinque. A un certo punto sentiamo sbattere da dentro una cella e andiamo a vedere: c'è una ragazza messa in punizione. Non può uscire da lì per dieci giorni. Chiusa 24 ore su 24. Inorridiamo a questa scoperta. Già noi ci sentiamo come animali in gabbia, chiuse in un corridoio, figuriamoci se si è costretti per dieci giorni, senza uscire, in una cella di due metri per uno. La guardia ci intima di allontanarci, non possiamo parlarle, altrimenti ci viene fatto rapporto e ci vengono dati quarantacinque giorni di carcere in più. Chiaramente, appena si gira, andiamo dalla ragazza, le portiamo l'acqua, il caffè, le allunghiamo una sigaretta. Se c'è una cosa che t'insegna il carcere, è questa: lì dentro non ci si lascia sole. Non importa quello che hai fatto al di fuori: lì, ci si aiuta l'un l'altra nei momenti di sconforto, di paura e di solitudine. La galera ti taglia fuori dal mondo, i contatti con l'esterno per molti sono nulli e rischi d'impazzire. Non c'è ordine dall'alto che tenga quando c'è in gioco il pericolo di una solitudine più grande di quella che già si ha. Fanculo l'isolamento, fanculo gli ordini, fanculo le regole che ti vogliono annullare. Nessuno deve rimanere solo.Mi arriva la spesa che ho fatto. Ho una bottiglia d'acqua naturale, la bevo e sento che è allungata con quella frizzante. E l'ho pure pagata. Impreco e vado dalla guardia a reclamare l'ora d'aria. Mi dice che non è possibile, non c'è l'assistente che può controllarci all'esterno e che quindi non usciremo. Inizio a scalpitare sempre di più e la mancanza di contatto con l'esterno inizia a devastarmi. Chiedo se i miei genitori hanno cercato di vedermi, se sono venuti i miei amici e i miei compagni. Non possono dirmi nulla. Inizio a incazzarmi veramente. Arrivano le venti e mi chiudono in cella. Le altre detenute accendono il televisore e sento il rumore delle camionette. Si parla della manifestazione del giorno prima. Mi tappo le orecchie per non sentirle, ma la rabbia monta lo stesso per quello che è stato fatto al corteo, a me e ai miei compagni e decido di mettermi a dormire. Tanto non ho nulla da fare. Mi addormento, stavolta un po' in preda al magone. E a un certo punto eccoli: i miei compagni, i miei amici, i miei genitori e i miei fratelli sono lì fuori a urlare che non sono sola, a lanciare fuochi d'artificio e a cantare che "Si parte e si torna insieme". Lì ho iniziato a ridere, la prima risata della giornata. Sento le altre detenute che urlano felici, che sbattono con le pentole sulle sbarre. Io non posso, quelle dell'isolamento sono più grosse e non riesco ad arrivarci, neanche salendo sullo sgabello. Arriva una guardia, ha capito che sono la fuori per me. Un po' infastidita mi dice che deve controllarmi e se va tutto bene. Non potrebbe andare meglio, le rispondo. Mi addormento con le voci dei miei fratelli che, dopo essere stati al freddo per un'ora, se ne vanno. Stavolta non mi addormento col magone, ma felice e piena di una forza che avevo paura di aver perso.Il giorno dopo va molto meglio. Sono arrivate delle nuove ragazze e una di queste è terrorizzata e piange di continuo. Stavolta è il mio turno di aiutare le altre e la consapevolezza di avere questo compito mi da' forza e tranquillità. Io non sono sola ma tante altre la dentro sì: è compito di chi ha questa fortuna far sentire parte di una comunità gli altri che invece lo Stato vuole esclusi. La giornata va avanti tra risate e un po' di lacrime quindi, ma quasi ci dimentichiamo di quelle sbarre che ci opprimono.Dopo un po' succede quello che più mi aspettavo e temevo: mi vengono le mestruazioni. Cari maschietti che leggete, non sentitevi in difficoltà e non distogliete lo sguardo che questa è una cosa tanto naturale quanto rognosa. Specie se ti trovi in carcere. Premetto che mia sorella aveva tentato di mandarmi degli assorbenti, ma niente: le guardie all'ingresso non glieli hanno fatti passare. "Li devi comprare, arrivano mercoledì". Certo, e nel frattempo che si fa? Cara dignità, quanto vogliono distruggerti. Quindi eccomi lì, in palese difficoltà, ad andare a elemosinare tampax dalle assistenti del piano. Dopo un'ora, sette richieste, e tanto disagio, sento una poliziotta che urla il mio nome. Convinta che mi stesse finalmente dando ciò che richiedevo da tempo, mi sento dire: "O esci mo a fatte l'ora d'aria o te tappo dentro". Inutile dire che lo charme e la buona educazione impartitami da mia madre sono andati a farsi benedire in tre secondi, permettendo al lato di chi ha fatto le scuole al Tufello di uscire indisturbato. Anche lì, a cavarmi d'impaccio dalla situazione, è arrivata una detenuta che, in tre secondi, da cosa facile qual era, mi ha allungato il tanto agognato assorbente salvando così quel poco di presentabilità che mi era rimasta. Tra l'altro, l'ora d'aria era peggio del corridoio: si è svolta in un quadrato di cemento minuscolo, con delle mura altissime, separato dalle altre detenute. Quel minuscolo pezzo di cielo che s'intravedeva è stato peggio della porta blindata della sezione che si apriva e chiudeva a intermittenza.Finalmente la sera la buona notizia: esco. Scatto dal letto, correndo su quelle scarpe senza lacci. "Li rimetti ora?". No, voglio uscire subito. Dalla cella più isolata sento una preghiera "Non ti scordare di me per favore". Non lo farò. La ragazza in lacrime arrivata la mattina mi saluta. Chissà se ce la farà. Respiro. Gli abbracci, i baci, la felicità, i festeggiamenti poi, li abbiamo vissuti insieme. Questo invece è quello che vi posso raccontare nei tre giorni che ho passato solo fisicamente lontana da voi. Di come hanno provato a privarci della libertà, ma non ci sono riusciti. Di come non ci si sente soli quando si ha qualcuno fuori che urla e combatte con te. Della solitudine che può essere sconfitta quando si ha la consapevolezza di avere dei compagni al tuo fianco. Di come i detenuti ti accolgano e ti accudiscano con un amore enorme. Quando si ha tutto questo, niente può buttarti giù. "Si parte e si torna insieme", questo mi sono ripetuta nei momenti di sconforto. Non ho mai smesso di dubitarne. Hanno provato a piegarci, a spezzarci, a romperci, a metterci paura. Noi invece torniamo più forti di prima. Non ci hanno nemmeno scalfito.
1 di 9

- Avanti
1 di 20

PRIMARIE, DEMOCRAZIA E CRISI !!!!!!!
PRIMARIE e DEMOCRAZIA
.............ALLO SCHIERAMENTO PROGRESSISTA NON SERVE UN COMANDANTE SIMPATICO CHE PIACE ALL'IMPRENDITORIA CONSERVATRICE (troppi gli ex politici PdL pronti a saltare sul carro di Renzi)...allo schieramento progressista, per continuare a definirsi tale, necessita sì una figura più giovane come leader, ma soprattutto serve un comandante pronto a mettere in cima al suo programma
PUNTI ben IDENTIFICATIVI della identità stessa dello schieramento – democrazia e paese, non hanno bisogno di due schieramenti troppo simili - ...Pochi i punti chiave condivisi e condivisibili dalla stragrande maggioranza degli italiani (vedi Grillo +chi non vi è ancora confluito per disciplina di schieramento): 1) Per esigenze interne, sospensione PER ANNI di quasi tutti gli acquisti e di tutte le spese di natura militare; 2) Cancellazione per legge di tutti i privilegi della classe politica in servizio, anche se BEN PAGATI durante; 3) Feroce lotta all'evasione con sanzione anche penale prevalente su chi non si fa rilasciare fattura o scontrino, ivi compresa una totale requisizione dei beni degli interessati se troppo elevata la truffa (trasformare il cittadino in “finanziere costretto a fare bene il proprio lavoro) ; 4) Inversione di tendenza sulle privatizzazioni (privatizzare è rubare al povero); 5) Tutela dei diritti dei lavoratori (il lavoratore non deve essere ricattabile) ;6) Finanziamento MINIMO ai partiti, distribuito IN PARI MISURA a chi avrà superato lo sbarramento (in democrazia, le IDEE, debbono tutte poter concorrere alla pari nella propaganda); 7) PATRIMONIALE...Solo un leader disposto a ragionare in questa maniera PUO' ESSERE DEGNO di coordinare un intero schieramento progressista...Diversamente sarebbe un conservatore MASCHERATO da progressista. In questo caso, sarebbe bene se ne stesse dall'altra parte!!...Sulla patrimoniale – viste le tasse evase in decenni – quei soldi “rubati” allo Stato e quindi ai cittadini tutti, NON POSSONO NON ESSERE CHE NELLE TASCHE DEI CITTADINI TROPPO RICCHI...Una corposa patrimoniale quindi, non sarebbe un furto, ma una sana e doverosa riappropriazione...Che vi è crisi internazionale lo abbiamo capito tutti da un pezzo, il problema è dover andare a prendere i soldi che servono agli italiani in Italia, e dove andare a prenderli si sa!!!
articolo scritto dal mio amico Antonio Filardi
due parole anch'io dopo aver letto questo articolo........Monti il professore ha avuto quasi un anno per rimediare.........in parte lo ha fatto....... togliendo sui servizi e sui redditi fissi.......non ha fatto nulla contro le grandi patrimoniali e la casta politica.....in poche parole e' riuscito a vendere all'Europa......un Paese completamente distrutto
Max
giovedì 22 novembre 2012
PALESTINA.......L'OBIETTIVITA' DI GUARDARE IN FACCIA LA VERITA'
No al bavaglio: ecco il post su Israele censurato a Odifreddi
In solidarietà con l'autore rilanciamo l'articolo cancellato dal sito di Repubblica perché chiedeva un processo per i crimini di guerra israeliani.


Uno dei crimini più efferati dell'occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi "giustiziarono", secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l'attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della "legge del taglione", che sostituiva la proporzione uno a uno del motto "occhio per occhio, dente per dente" con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l'ordine a Herbert Kappler, l'ufficiale delle SS che si era già messo in luce l'anno prima, nell'ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest'ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l'eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per "motivi di salute" (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all'ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l'ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli "atti terroristici" della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d'altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l'Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l'invasione, è facilmente prevedibile. Durante l'operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l'eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall'esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.
Ma a far condannare all'ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l'ordine a Herbert Kappler, l'ufficiale delle SS che si era già messo in luce l'anno prima, nell'ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest'ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l'eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per "motivi di salute" (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all'ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l'ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli "atti terroristici" della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d'altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l'Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l'invasione, è facilmente prevedibile. Durante l'operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l'eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall'esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.
Ma a far condannare all'ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?
non esiste nessuna forma di antisemitismo.......l'obiettività è guardare con i propri occhi
Max
martedì 20 novembre 2012
ODORE DI POCA VERITA' !!!!!!

Stavolta non ha dichiarato nessuno, sulla mesta vicenda del ragionier Spinelli. Né falchi né colombe berlusconiane. Un intero mondo ha taciuto, proprio quel mondo che negli ultimi anni ha giustificato, coperto, difeso - e anche, diciamolo - lucrato sulle disavventure di Silvio Berlusconi, per costruire carriere scalando i gradini del fanatismo.
Oggi, invece, silenzio. E non solo perché non c'è nessuna toga politicizzata da attaccare. Volendo, una qualunque dichiarazione si sarebbe potuta rilasciare, sia pur uno straccio di solidarietà per quel povero Cristo di Spinelli che passa una notte di inferno, affidandosi a Berlusconi all'alba mentre la saggia consorte si affida a un più sicuro rosario. In fondo, Spinelli è un fedelissimo del Capo che stava rischiando la vita per la Causa. Due parole, si potevano dire. La verità è che questo silenzio assomiglia all'atteggiamento di chi evita il contagio di fronte a un'infezione. Di Spinelli si sa poco, se ne vuole sapere di meno, e si capisce che l'affare è di quelli che meglio tenersi alla larga.
Ed è meglio tenersene alla larga, hanno pensato i big del Pdl, perché la storia suscita più interrogativi che risposte. Almeno tre, per non farla troppo lunga. Uno: è un sequestro che non è un sequestro. Nel senso che è vero che Spinelli è stato privato della sua libertà, ma l'estorsione non c'è. Se sequestri uno, ti aspetti che il sequestratore dica: gli ridò la libertà, in cambio di denaro. Invece la banda che ha tenuto come ostaggio Spinelli, lo considerava un tramite per una offerta: dossier in cambio di denaro. Pare una trattativa, almeno nella logica, più che un sequestro. Ed è meglio che sia così, per Berlusconi. Se mai avesse pagato, è meglio pagare per una trattativa, visto che pagare per un sequestro è reato.
E qui siamo al secondo punto. Dal momento in cui i cosiddetti sequestratori escono dalla casa di Spinelli a quando il ragioniere sporge denuncia passa un tempo incomprensibile. Siano dieci, ventiquattro, o trentasei ore, è sempre incomprensibile che dopo una tale avventura uno non esca di casa per andare a denunciare il fatto. Per carità, magari è normale per uno che passa la vita a pagare escort a fine mese, quelle che vendono piacere in cambio di denaro. E lo diventa ancora di più se si è aperta una trattativa tra uomini che vendono dossier per ricattare in cambio di denaro.
Sequestro o trattativa? Chissà. Sia come sia, è qui siamo al terzo punto, la vicenda è enorme per Berlusconi. Tanto che il povero Spinelli, verrebbe da dire, quando si libera dei sequestratori, a quel punto, passa a un più piacevole "sequestro dorato", dopo la nottataccia: sale sulla macchina della scorta del Cavaliere, e viene portato in un luogo sicuro. Non va in questura, ma ad Arcore. A quel punto, verrebbe da pensar male, il suo ruolo è finito. Più di un pidiellino di rango, a microfoni spenti, avvalora le dietrologie più disparate: quando Berlusconi ha verificato che i materiali sono farlocchi - su De Benedetti e Fini - la banda è stata fatta prendere con l'esca dei soldi? Il Cavaliere avrebbe voluto vedere questi dossier contro De Benedetti e Fini? Verrebbe così giustificata la presunta dazione degli otto milioni, il "riscatto" di cui parlano i pm, denari che arrivano non si sa da dove. Ipotesi, congetture. E' certo che i profili dei sequestratori lasciano pensare più a una storiaccia di bassi fondi. E Spinelli è pur sempre il cassiere dei vizi, colui che a fine mese dava soldi alle ragazze.
Sarà banale, ma anche molto oggettiva l'affermazione, si sarebbe detto una volta: tutta questa storia esala il cattivo odore del sospetto. È oscura, malavitosa. E non c'è davvero un solo elemento che susciti simpatia umana nel Cavaliere, stavolta. Ed è imbarazzante pensare che l'ex premier ha disertato il pranzo con Mario Monti, in quel diciassette ottobre, perché era immerso in questo mondo con assoluto coinvolgimento e dedizione, presente sul campo e senza delegare agli avvocati. Così come, per la stessa ragione, avrebbe disertato il viaggio al congresso del Ppe a Bucarest. Dà l'idea di un pasticcio davvero grosso stavolta, per uno che anche nei momenti più complicati di scandali e processi raramente si è eclissato in questo modo.
Una cosa è certa, è finita per sempre questa farsa di Berlusconi.........l'uomo che la destra ha voluto e che ora comincia a puzzare, non ci voleva granchè per capirlo, ma i conservatori incalliti italiani sono fatti cosi.
Per fortuna è finita
Max
domenica 18 novembre 2012
LA STORIA DEL SANTO BRIATORE.........
Briatore, visto da vicino nello studio di Servizio Pubblico, è veramente adorabile. Ha un processo per un’evasione fiscale da 5 milioni e tuona contro il “fisco Dracula che succhia soldi ma non restituisce nulla” (li succhia agli altri, ovviamente). Porta occhiali da sole azzurrini, un doppiopetto modello Chicago anni 30, un paio di babbucce bicolori davvero notevoli e, mentre è lì, in studio, traffica sull’iPad per twittare con i prestigiosi Paola Perego e Red Ronnie: “Manichino della Coin pontifica” e “robe da matti”. La Costamagna riepiloga il suo curriculum giudiziario e lui la chiama “maestrina” e la accusa di “dare lezioni”, ignaro dell’esistenza di un oggetto per lui misterioso: il giornalismo.
A chiunque obietti qualcosa, risponde che lui ha vinto 7 mondiali di Formula1 (poi naturalmente ne uscì per un caso di frode sportiva) e gli altri no: come quel suo amico che, al professor Spaventa candidato nel suo collegio a Milano, obiettò: “Prima provi a vincere un paio di coppe dei campioni”. Un’analista seria come la Penelope tenta di spiegargli, dati alla mano, che le tasse sono alte perché metà dei contribuenti non le pagano, ma lui la liquida con un elegante “non rompere i maroni, sei qui per vendere il tuo libro, i tuoi numeri ce li giochiamo al lotto”. In effetti lui coi numeri ha qualche difficoltà, fin da quando agguantò con una certa fatica (lo chiamavano “tribùla”) il diploma di ragioniere in quel di Verzuolo (Cuneo). E la Costituzione è stata scritta “nel 1945, in quegli anni lì no?”, dunque è superata. Non conosce nemmeno la sua età, visto che spaccia per errori di gioventù (“avevo vent’anni”) i due mandati di cattura per associazione a delinquere finalizzata alla truffa cui si sottrasse agilmente dandosi alla latitanza ai Caraibi e poi in Brasile.
Era il 1984 e lui, essendo nato nel 1950, aveva 34 anni. Fu poi condannato a 4 anni e mezzo e salvato dall’amnistia. Lui liquida il tutto con la soave espressione “ho avuto un problema”. Gli chiedono: quale? Risponde: “Gioco d’azzardo”. Naturalmente nessuno si becca due arresti e 4 anni e mezzo per qualche partitella a carte. Se invece organizza, con una banda di bari, partite truccate di poker e chemin per spennare decine di polli e intascare centinaia di milioni, grazie anche a rapporti con il boss Tony Genovese, non è gioco: è truffa. E il truffatore, in un altro paese, resta marchiato a vita da una diffusa quanto comprensibile diffidenza: non perché chi sbaglia non possa rialzarsi, ma perché la gente ha buona memoria, specie nel mondo degli affari. In Italia invece ha tutte le porte spalancate, grazie a una vasta platea di polli sempre pronti a farsi spennare. Grandioso, nella sua eleganza, il gesto di fare la carità alla figlia del malato di Sla: “I 500 euro al mese per un anno glieli do io”. Manca poco che il filantropo cuneese li tiri fuori di tasca a favore di telecamera, arrotolati. Forse confonde l’elemosina con Lele Mora.
Intanto chiama Landini “Maurizio”, come un compare di bisbocce al Twiga o al Billionaire. L’impressione, vedendolo all’opera, è che sia addirittura in buona fede: cioè che creda davvero a quel che dice. Anche quando sostiene che la politica non gli interessa. Ma chi dice in pubblico che B. è il numero uno, “un brand”, se non ha combinato nulla è “colpa della burocrazia” e dei “1200 parlamentari” (che sono 945), mentre in privato confida alla Santanchè “è malato, ha ragione Veronica, uno normale non fa ‘ste robe qui (le cene eleganti, ndr), al suo posto non dormirei la notte, ma non per le troie: per la situazione che c’è in Italia”, è già un politico fatto e finito. Lui non imita Berlusconi: lui è Berlusconi, o almeno crede di esserlo. Noi, però, fra il Cavaliere di Hardcore e gli aspiranti eredi, compreso il Ragioniere di Verzuolo, continuiamo a preferire l’originale. I polli che ha spennato lui, gli altri se li sognano.
Per carità non credo che questo paese abbia bisogno di personaggi come questo signore, ne tantomeno della discesa in campo dei Montezemolo di turno, non abbiamo bisogno della borghesia italiana......abbiamo bisogno di giovani, di teste, di gente che conosce le difficoltà della vita quotidiana, non certamente di coloro che della povertà conoscono l'aperitivo dell'ex Billionaire, preferisco ancora bere in una osteria a Venezia con amici veri.
Max
giovedì 15 novembre 2012
METTERE SUL CASCO DELLA POLIZIA IL NUMERO IDENTIFICATIVO!!!!!
Una manganellata in pieno volto. Quando il ragazzo è a terra, già immobilizzato. Dal video che sta girando in Rete, sembra anche non voler opporre resistenza. E allora perché? Come motivare quella manganellata? Forse non ha né senso né giustificazione, come del resto i rastrellamenti, il fitto lancio di lacrimogeni e le decine di fermati in giro per l'Italia.
Era la giornata di mobilitazione europea contro le politiche di austerity imposte dalla troika e qui da noi dal governo Monti, dove i risultati sono alquanto discutibili visto che in un anno di "tecnici" il debito pubblico è salito più che in tre anni di Berlusconi e il disagio sociale cresciuto in maniera esponenziale.
Un esecutivo che ha dimostrato di essere allergico alle contestazioni: alle mobilitazioni di piazza e al conflitto sociale si replica manu militari. Nessun spazio per dialogo e confronto. Il dissenso va estirpato. Già lo scorso 5 ottobre ragazzi minorenni erano stati pestati perché reclamavano più fondi, più democrazia e più saperi per la scuola pubblica. Ormai a pezzi. Sarà colpa degli studenti se il Paese è in ginocchio? Forse i 15enni spaventano i mercati e fanno salire lo spread?
Oggi di nuovo in piazza, in migliaia. Ancora una volta - come già successo negli anni precedenti, in primis con l'Onda - gli studenti, soprattutto medi, si fanno portatori di "ribellione": una nuova generazione sotto il ricatto della precarietà esistenziale. Ecco allora chiedere un futuro possibile, reclamare diritti e liberi saperi e un nuovo welfare. Contro le politiche di austerity e di impoverimento generale di cui il montismo si è fatto portatore.
Di fronte a tali legittime richieste, il governo risponde con le feroci cariche della polizia. La democrazia viene meno a vantaggio di brutalità come quella manganellata in pieno volto al ragazzo fermato. E cosa ancor più grave non sapremo mai il nome del poliziotto responsabile, non essendoci in Italia i caschi col numero identificativo. Impunità totale, cosa che non avviene nel resto d'Europa dove le forze dell'ordine in tenuta antisommossa sono riconoscibili.
Peculiarità italiane, come del resto quel vulnus in giurisprudenza: il reato di tortura - fermo nelle Aule del Parlamento - mai inserito nel codice penale. Oggi prima di citare Pasolini ci andrei molto cauto, o almeno prima di farlo conterei fino a mille. Largo a questi giovani studenti.
Carissima ministro Cancellieri quel teppista autorizzato con pistola e pubblico ufficiale non è una brava persona.......semplicemente un teppista legalizzato e protetto da quelle scuole di Polizia addestrate a delinquere......NON DIFENDO CERTAMENTE GLI ATTI DI VANDALISMO DA PARTE DI NESSUNO.......MA NON POSSO TOLLERARE L'IGNORANZA.....LA STUPIDITA'.........LA CATTIVERIA. LA FEROCIA E' SINONIMO DI UN QUALCOSA DI STRANO........PIANGO PER UN AGENTE CADUTO IN SERVIZIO..... CONTESTO I METODI DEI BARBARI
Max
1 di 20

- Avanti
1 di 24

Iscriviti a:
Post (Atom)
Cisgiordania e Gaza ‘’stato occupato ”?
Sofferenze ed umiliazioni degli arabi palestinesi ?
Palestina campo di concentramnento ?
Forse non farebbe male qualche lettura di storia invece di concetti tranciati con
l’ottica del pregiudizio ideologico.
Nel 47 l’Onu aveva deciso per due stati (era d’accordo perfino la Unione Sovietica di Stallin).
I regimi arabi tirannici e totalitari allora come oggi, il giorno dopo attaccarono il territorio
israeliano.
Poi i palestinesi divennero lo straccio rosso da agitare davanti alle truci e sottomesse
masse arabe.
I morti? Ha fatto piu’ morti palestinesi il settembre nero dei giordani, ha fatto piu’ vittime palestinesi Assad, sono stati massacrati piu’ palestinesi dai libanesi, di quanti ne siano stati
ammazzati dagli israeliani.
I veri nemici dei palestinesi sono sempre stati i regimi dei tiranni arabi.
Si consiglia qualche lettura di storia !!!
Ma un piccolo passo in avanti si è verificato.........condanno tutti le nazioni che si sono espresse per il NO.........basta togliere dignità ad un popolo martoriato........viva la Palestina !!!!
Questa volta il governo italiano ha scelto la strada più ragionevole
Max